Storythinking (libro)

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Cosa sia lo storytelling probabilmente lo sapete: è uno di quei termini di moda in questi anni, e c’è parecchia gente che si sta facendo i soldi vendendo corsi di storytelling che ha soppiantato la “scrittura creativa”. Io non c’entro, lo garantisco. Angus Fletcher però parla di storythinking, e ha un approccio piuttosto diverso. Secondo lui, il nostro cervello, e soprattutto lo sviluppo delle sinapsi, nasce proprio per farci pensare per mezzo di storie, dal controfattuale (cosa succederebbe se…) agli sviluppi futuri, ed è colpa dei filosofi greci e soprattutto dei loro seguaci se tutto questo è stato cancellato dallo sviluppo della logica. Fletcher non dice che la logica è inutile, anzi: però rimarca come la logica per sua stessa definizione non può trattare il divenire ma solo cristallizzare verità e falsità in un eterno presente, cosa che spesso non è quella che ci serve. Lo fa scrivendo naturalmente in modo molto accattivante, e ben reso da Daria Restani: il risultato finale è un testo che non accetto al 100% ma mi ha comunque dato molto da pensare sul rapporto tra narrazione e logica, e in particolare su come usarle al meglio.

(Angus Fletcher, Storythinking : La nuova scienza del pensiero narrativo [Storythinking], Codice Edizioni 2024 [2023], pag. 184, € 21, ISBN 9791254501115, trad. Daria Restani – se acquistate il libro dal link qualche centesimo va a me)

Voto: 4/5

Tessera ATM virtuale

A metà dicembre ATM ha rinnovato la sua app e introdotto l possibilità di virtualizzare la tessera. Nonostante la mia ingravescente età, sono ancora così pazzo da provare queste novità, nonostante fosse scritto chiaramente che non si può tornare indietro e la tessera fisica resta disattivata; ma sono evidentemente troppo vecchio per comprendere le istruzioni,e dunque avevo creato una tessera full Digital anziché spostare quella fisica. Ok, era Natale, ma l’assistenza ci ha messo due settimane per cancellare la tessera virtuale e permettermi di digitalizzare la mia: direi che questo significa che ci sono ancora problemi co n la logica dell’app, vista che pensavo che sarebbe stato necessario semplicemente settare il bit “tessera attiva” a FALSE…

ci sono ancora altri problemi di gioventù, come il non poter rinnovare la tessera presa coi punti Esselunga e dovete qui di richiederne una fisica nuova. (Ma va anche detto che non riesco mai a non farne una nuova, quindi il problema potrebbe essere a monte). Ieri sera, al primo tentativo, ho perso qualche secondo per capire che dovevo cliccare sul telefono per attivare del tutto la tessera, e che non bastava averla attivata in maniera standard. Per il resto nulla di particolare, anche i controllori che ho trovato in Duomo non mi hn9cpntrollato esattamente come non mi controlla ano quando tenevo la tessera nella cover del telefono. Bisogna tenere l’app aperta (e ovviamente NFC attivo) per evitare che il telefono attivi Google Wallet o simili e faccia pagare il biglietto nonostante l’abbonamento. Però è una tessera in meno da tenere nel portafoglio, il che mi sembra una bella cosa… Ma non lo sembra ai gemelli, che nonostante abbiamo sempre il telefono in mano mi hanno guardato schifati all’idea.

(Sì,lo so che col telefono scarico uno è fregato. Basta saperlo)

Racconto la trigonometria


Sabato pomeriggio alle 15 racconterò al Circolo Filologico Milanese (Via Clerici 10 – Milano: è a quattro passi dalla Scala) qualcosa sulla trigonometria. Spero di ricordarmene abbastanza o almeno di scrivere le slide (che non ho ancora preparato…) in modo che le cose mi tornino in mente. Del resto è la mia prima conferenza pubblica dopo il Covid! (l’anno scorso sono stato a Roma a presentare la collana dei librini di matematica, ma era una cosa corale)

Lo so, la trigonometria è una di quelle materie che suscitano ancora ricordi terribili dopo decenni di scuola: ma io non devo interrogare nessuno. Quello che cercherò di spiegare è perché per secoli si è fatta trigonometria, facendovi scoprire (spero) che una ragione c’era davvero.

Il Circolo Filologico ha una lunga tradizione di queste conferenze e un certo numero di affezionati e attempati uditori: però in genere il posto si trova, se volete vedere la mia bella faccia!

Un gioco di prestigio (quasi) scespiriano

Philip Henslowe era il fondatore e impresario del Rose Theater a Londra, negli anni in cui Shakespeare rappresentava le sue opere. Ci è pervenuto un suo diario manoscritto, dove in genere parla degli affari del teatro, ma ogni tanto ci sono delle chicche, come la spiegazione di un gioco di prestigio con le carte. Qui sotto potete vedere la trascrizione fatta nell’800 da un certo W.W. Greg.

Il testo di Henslowe, trascritto da W. W. Greg nell'800

Il testo è stato scoperto da Rob Eastaway mentre stava cercando materiale per il suo libro Much Ado About Numbers, che parla di Shakespeare e matematica. Peccato che il gioco di prestigio non funzionasse… probabilmente perché c’è stato qualche errore di trascrizione o di comprensione dell’inglese dopo tre secoli. Il gioco, secondo la trascrizione, funziona così:

Disponete 12 carte a faccia in giù in cerchio (ordinate dall’asso alla donna in senso orario), e in basso aggiungete il fante di picche, con la faccia in alto. [Nella figura è un K perché è un knave, un fante] Prendete un volontario, chiedetegli di considerare – senza dirlo – l’ora alla quale si è svegliato (tra 1 e 12: ma si può dire al volontario di scegliere un numero qualunque), scegliere una carta qualunque tra le 12 coperte sempre senza far vedere qual è, e contare dalla successiva in senso orario fino a 15, il tutto senza che noi guardiamo. A questo punto il volontario deve ricordarsi su quale carta è finito: noi ora partiamo dal fante di picche e contiamo in senso orario da 15 fino a 26. Il volontario deve notare qual è il numero che abbiamo detto mentre indicavamo la carta dove era finito, e contare questa volta in senso antiorario dal numero segreto fino a questo numero. Voltando la carta dove è arrivato con questo secondo conteggio, dovrebbe esserci proprio la carta corrispondente al numero pensato.

Colin Beveridge ha provato a eseguire il gioco, ha visto che non funzionava, e l’ha studiato per capire dov’era l’errore, riuscendoci e postando su Aperiodical i conti che ha fatto. La cosa non è stata molto complicata, perché si sbagliava sempre di un’unità (se uno partiva dal 7 finiva al 6); basta insomma che noi contiamo (e poi partiamo) da 14 e non da 15 e il gioco funziona. Ma come mai funziona? Semplice: stiamo lavorando con l’aritmetica modulare. Se il volontario ha scelto il numero n e parte dalla carta #c, contando fino a 14 dalla carta successiva arriva a #(c + 14 − n), naturalmente modulo 13. Partendo dal 14, noi in realtà stiamo dicendo il numero della carta coperta, sempre modulo 13, e quindi quando arriviamo sulla carta dove si era fermato il volontario siamo arrivati al numero (c + 27 − n). Quando conta all’indietro dalla carta #(i>c + 14 − n), partendo da n e arrivando a c + 27 − n, quello che succede in pratica è che si arriva alla carta in posizione (i>c + 14 − n) − (c + 27 − 2n) che è la carta #(n − 13), che modulo 13 è proprio la carta #n.

Come ha astutamente notato il figlio decenne di Beveridge, il 15 originale per il conteggio del volontario può essere un qualunque numero, perché tanto viene eliminato nel conteggio all’indietro; per quello che a differenza sua io ho preferito contare solo fino a 14 per mantenere la simmetria tra i due numeri. Il trucco è molto semplice se uno conosce un po’ di aritmetica modulare, ma ho il sospetto che nel ‘600 la cosa non fosse così comune… e anche adesso lo si può sfruttare, visto che presenta il vantaggio che può essere ripetuto più volte con valori diversi senza che il pubblico si accorga del trucco… a meno ovviamente che non ci sia un matematico!

MATEMATICA – Lezione 48: Teoria delle categorie

copertina A partire dalla prima metà dell’Ottocento la matematica è diventata sempre più astratta. Galois ha cominciato a studiare le strutture algebriche indipendentemente dal motivo per cui erano state definite inizialmente (nel caso di Galois, si parla delle permutazioni delle soluzioni di un’equazione). Perché darsi tanta fatica, vi chiederete? Semplice: perché in questo modo è possibile scoprire inaspettate convergenze tra campi diversi della matematica, e sfruttare quello già fatto da una parte per proseguire dall’altra. Ecco che così sono nati il programma di Erlangen, il Programma Langlands e per l’appunto la teoria delle categorie, argomento di questo volume scritto da Marco Erba e Claudio Sutrini. In un certo senso possiamo dire che la teoria delle categorie è astrazione a livello 2: si prendono le strutture teoriche di vari rami della matematica e si cerca di trovare un modo unificante per gestirle allo stesso modo. La cosa divertente è che anche in questo caso i matematici sono arrivati a formalizzare e rendere stabile un’usanza dei fisici, quella di fare diagrammi per indicare le interazioni tra particelle (avete presente i diagrammi di Feynman?) Erba e Sutrini nel volume tracciano anche le applicazioni fisiche, ma naturalmente cominciano dalle basi, quindi dagli elementi nella teoria: gli oggetti, che sono ciò su cui si opera; la naturalità, cioè le trasformazioni che non dipendono da elementi specifici o contingenti ma sono generali, e i funtori, le “frecce” dei diagrammi che sono le generalizzazioni delle funzioni.

Veronica Giuffré parla di Alexander Grothendieck, grande matematico del XX secolo che ha fondato praticamente da solo una nuova branca della matematica, rifondando alla base la geometria algebrica, salvo poi decidere che il suo antimilitarismo era più importante dello sviluppo matematico e passare gli ultimi decenni della sua vita come un eremita sui Pirenei; i miei giochi matematici sono problemi basati su configurazioni di fiammiferi.

Marco Erba e Claudio Sutrini, Teoria delle categorie, allegato a Gazzetta dello Sport e Corriere della Sera, €6.99 più il prezzo del giornale.

poveri tassisti

Quando l’altro giorno mi è arrivata la comunicazione che diceva “in ottemperanza a quanto previsto dalla nuova Legge di Bilancio i giustificativi delle trasferte dei dipendenti d’ora in avanti dovranno essere tracciati attraverso pagamenti effettuati mediante bancomat o carte di credito.” non ci ho fatto nemmeno caso. Tanto sono anni che non vado in trasferta :-) Ma Anna mi ha fatto poi notare che c’è una categoria che non sarà molto contenta di ciò: i tassisti, che si vedranno i clienti più importanti richiedere obbligatoriamente una ricevuta. Com’è possibile che ELLA, e la destra in genere, abbiano fatto un errore così marchiano?

Quizzino della domenica: raddoppia i triangoli

729 – geometria

Una stella a cinque punte come quella mostrata in figura contiene cinque triangoli (nel contesto di questo gioco non si considerano i triangoli con una o più linee al loro interno). Aggiungete due rette alla figura e ottenete dieci triangoli.

la stella a cinque punte
(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina https://xmau.com/quizzini/p729.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema dalla rubrica di Alex Bellos.)

Trick, Games and puzzles with Matches (libro)

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Questo libretto, che potete trovare riversato in formato elettronico senza grandi problemi – nemmeno di coscienza, è una vita che non è più edito – contiene un centinaio di giochi e problemi con i fiammiferi, come del resto dice il titolo stesso, ed è uno degli esempi dei primi libri della Dover Publication, prima che si dedicasse meritoriamente alle ristampe di libri introvabili. Niente di eccezionale, ma se volete far passare un po’ di tempo a qualche ragazzino con un pallino per la matematica e per il riarrangiamento di figure può fare per voi.

(Tra l’altro, lo sapevate che i giochi con i fiammiferi hanno solo un secolo e mezzo di vita? Banalmente, prima non esistevano fiammiferi di dimensioni standard, e quindi a nessuno era venuto in mente di usarli!)

(Maxey Brooke, Trick, Games and puzzles with Matches, Dover Publication 1973, pag. 64, ISBN 9780486201788)
Voto: 3/5