¡Cristóbal Colón fue judío español!

Cristoforo Colombo :-) Ieri ne ha parlato anche tutta l’italica stampa, ma io avevo già visto la notizia direttamente dal sito RTVE, facendo finta di saper leggere lo spagnolo dopo i tre anni in cui i gemelli l’hanno studiato a scuola (e io facevo loro notare che ne sapevo più di loro, almeno in lettura). RTVE ha trasmesso un documentario con le scoperte di José Antonio Lorente, professore di medicina legale all’università di Granada: nel documentario si dimostra che i resti di Colombo sepolti a Siviglia sono proprio suoi, che il fratello Diego in realtà non è un fratello ma al più un parente di quinto grado (il figlio di un cugino secondo, insomma), e soprattutto che il cromosoma Y di Colombo proverebbe che era un ebreo sefardita, e quindi non poteva essere genovese perché in quella città gli ebrei non potevano vivere; inoltre il DNA dei Colombo liguri e lombardi non coinciderebbe affatto.
Per prima cosa, segnalo che nemmeno tutti gli spagnoli sono così convinti. Quello che mi chiedo io, ma se lo chiede anche El Pais, è un’altra cosa: voi siete davvero convinti che una scoperta di questa portata venga anticipata in una trasmissione televisiva? Mettiamola così: tutto è possibile, ma il modo con cui la situazione è stata gestita mi sembra tendere molto più alla spettacolarizzazione che alla verità scientifica. Poi è chiaro che dormirò ugualmente anche se Colombo si dimostrerà essere in realtà Colón…

(Immagine di Colombo generata da Foooocus)

Quizzino della domenica: Mastermind 2D

717 – alfametica

Nel Mastermind, come sapete, (ma anche in Wordle…) chi deve risolvere uno schema indica una possibile soluzione, e gli viene detto quali elementi sono nella posizione corretta e quali sono presenti ma nella posizione sbagliata. In questa versione bidimensionale si ha un quadrato 3×3, dove sono inserite tutte le cifre da 1 a 9; sono anche indicati nei tre tentativi quali numeri sono nella riga corretta ma nella colonna errata e quali sono nella colonna corretta e nella riga sbagliata (in questo caso non c’è nessun numero nella posizione corretta). Sapete trovare la composizione corretta?

la griglia: [4 5 ? | ? 3 6 | 1 ? ?] 4 numeri sono nella colonna corretta ma nella riga sbagliata; nessun numero è
nella riga corretta; [ ? ? 3 | ? ? ? | 2 4 ? ] 2 numeri sono nella colonna corretta ma nella riga sbagliata; 1 numero è nella riga corretta ma nella colonna sbagliata; [ ? ? ? | 7 1 4 | 6 9 3] Nessun numero è nella colonna corretta; 5 numeri sono nella riga corretta ma nella colonna sbagliata.
(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina https://xmau.com/quizzini/p717.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema da Reddit)

All of Us Alone (ebook)

copertina [Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing]
Cosa succede se alcuni membri di una razza aliena con poteri telepatici, mentre fuggono dal loro pianeta invaso da altri alieni, finiscono bloccati sulla Terra (vicino ad Area 51…) e devono sopravvivere nascosti dagli umani, mentre cercano di lasciare il pianeta? Holly Payne-Strange fa un ottimo lavoro nel descrivere e sviluppare le caratteristiche di esseri molto diversi da noi: non è semplicemente la loro forma, ma il modo in cui vivono e cercano di superare le situazioni complicate in cui si trovano. Trovo però che ci siano vari buchi nella storia, a partire dalla situazione iniziale posta più o meno come deus ex machina ma che in realtà non è portata alle sue logiche conseguenze. Detto questo, il libro è comunque godibile e l’ho apprezzato.

Holly Payne-Strange, All of Us Alone, 2023, pag. 294, € 5,50, ISBN cartaceo 9798867164546 – se acquistate il libro dal link qualche centesimo va a me
Voto: 4/5

Michelle Comi e il titsfunding

Michelle Comi Fino all’altro ieri non avevo nessuna idea di chi fosse Michelle Comi, e fino a ieri la confondevo con la tipa del corsivo. Immagino che dimenticherò ben presto tutto. Ma devo dire che personalmente non vedo problemi nel fatto che abbia lanciato una raccolta fondi per aumentare di una taglia il proprio seno. I problemi ce li ho con il suo uso della lingua italiana come si vede dal suo testo su Instagram, il che dimostra quanto io sia vecchi.
C’è gente che le dà soldi per rifarsi le tette, tette che non vedranno nemmeno mai? E allora? Meglio così che picchiare i bambini o bruciare i cassonetti. Mi spiace, ma in mezzo a tutta questa gente che a parole sembra volere così bene al mondo ma che in realtà è interessata solo a sé stessa tanto vale che ci sia qualcuno che dice esplicitamente di pensare a sé stessa. Mica sono costretto a seguirla, no?

Addio al dominio .io?

In questi giorni si è sentito spesso parlare dell’accordo che restituirebbe a Mauritius la sovranità sulle isole Chagos. Se ne è parlato soprattutto perché quel territorio era una delle ultime colonie del pianeta, se non addirittura l’ultima, e soprattutto per la presenza di una base congiunta UK-USA che era la ragione principale per cui era rimasto in mano britannica. (Non che poi sia così necessario mantenere la sovranità sul territorio, basti pensare a Guantanamo…) Ma ci potrebbe essere una conseguenza imprevista.

Quelle isole sono anche denominate Territorio britannico dell’Oceano Indiano, in inglese British Indian Ocean Territory. Ed essendo un territorio sovrano, ancorché una colonia, esiste un nome di dominio di primo livello corrispondente: .io. Vi dice nulla? Molte aziende hanno scelto di avere un nome a dominio sotto .io, perché ricorda input/output; un po’ come trent’anni fa c’era chi prendeva un dominio .it per fare un gioco di parole tipo try.it. Per esempio io uso molto draw.io per fare diagrammi. Ma se il territorio britannico dell’Oceano Indiano sparisce dagli atlanti, dovrebbe sparire anche da Internet! Ne parla Computerworld, citato da Hookii.

Cosa succederà? Non è dato saperlo. È vero che i dominii di primo livello (TLD) di due lettere sono riservati per gli stati, ma per esempio è stato creato .eu per l’Unione Europea che non è uno stato (o .ps per la Palestina che chissà se lo sarà mai). E allo IANA, l’ente che gestisce tra le altre cose i nomi a dominio, sanno benissimo che ci sono tanti TLD usati principalmente al di fuori della nazione corrispondente. Io sono pronto a scommettere che alla fine il dominio rimarrà vivo e vegeto, assegnato formalmente alle Mauritius ma gestito praticamente da name.com come già accade ora; così saranno tutti contenti.

Quando la fisica ha bisogno della matematica

i due premi Nobel 2024 per la fisicaAnche gli Accademici di Stoccolma che assegnano i Nobel scientifici seguono spesso le mode, anche se non a livello di quelli del premio per la letteratura che secondo me ogni tanto si divertono. Così quest’anno il premio per la fisica è andato a John Hopfield e Geoffrey Hinton “per le scoperte e invenzioni di base che hanno permesso il machine learning con le reti neurali artificiali”. Ora che l’AI è tornata di moda, evidentemente, anche il comitato ha deciso di salire sul carro del vincitore.

Da un punto di vista genericamente scientifico l’attribuzione ha senso. Dopo l’Inverno dell’Intelligenza Artifiale arrivato alla fine degli anni ’60 quando Minsky e Papert dimostrarono che il percettrone di Rosenblatt non avrebbe mai potuto funzionare in pratica non essendo neppure in grado di calcolare uno XOR, avere il coraggio di proporre un nuovo modello non era facile, soprattutto considerando che non c’erano potenza di calcolo e basi dati di addestramento che permettessero di mettere in pratica la teoria. Quello che io – ma penso anche altri – mi sono chiesto è cosa tutto questo ha a che fare con la fisica, oltre al fatto che Hopfield è fisico. (Hinton nemmeno questo, tra l’altro: ho scoperto che è psicologo con dottorato in intelligenza artificiale, oltre che avere parentele illustri…) E anche il comitato se lo deve essere chiesto, se nella pagina che spiega a noi comuni mortali le loro ricerche cominciano con lo scrivere “I premiati di quest’anno hanno usato strumenti della fisica per costruire sistemi che hanno aiutato a porre le basi per il machine learning oggi così potente”, seguito dal titolone “They used physics to find patterns in information”. Continuando a leggere, scopriamo che il modello di Hopfield parte da un’analogia con i neuroni biologici più precisa di quella di Rosenblatt e poi usa una formula simile a quella usata nel caso di un reticolo di spin, per trovare lo stato di energia minore che dovrebbe corrispondere all’immagine del dataset più vicina a quella distorta fornitagli in fase di test. Il modello di Hinton, invece, ha introdotto lo strato di neuroni nascosti – il vero valore aggiunto rispetto al percettrone – e usato tecniche di massimizzazione dell’entropia per trovare la configurazione più probabile a cui assegnare la figura presentata nei test e non vista in fase di addestramento: non per niente il suo modello si chiama Boltzmann Machine. Hinton ha anche continuato a lavorare per decenni ai suoi modelli, il che gli ha permesso di farli funzionare anche in pratica e non solo in teoria: troppe connessioni infatti confondono il modello; è stato necessario ridurle, non solo per ridurre la quantità di calcoli necessari ma proprio per non rischiare di fissarsi su caratteristiche non importanti delle immagini.

Detto tutto questo, continuo a restare della mia idea: è vero che le idee alla base delle ricerche dei nuovi Nobel arrivano dalla fisica, ma poi di altra fisica non ce n’è molta, e abbiamo più che altro matematica. Ma lasciamo crogiolarsi i fisici al pensiero che sia tutta fisica ;-)

(Ritratti dei Nobel John Hopfield e Geoffrey Hinton di Niklas Elmehed, © Nobel Prize Outreach)

MATEMATICA – Lezione 35: I giochi combinatori

copertina Se ricordate, nel volume della collana Matematica sulla teoria dei giochi scrissi che ci sono due filoni della teoria: quella che avrei trattato (i “giochi economici”, potremmo dire) e i giochi combinatori. Stavolta è il turno di questi ultimi, trattati dai Rudi Mathematici. I giochi combinatori assomigliano di più a quello che pensiamo come gioco: tecnicamente gli scacchi farebbero parte della famiglia, anche se non è possibile fare una trattazione teorica delle mosse migliori (e poi si perderebbe tutto il divertimento). I giochi qui trattati sono molto più semplici, e il divertimento non sta tanto nel giocarli quanto nello studiarli; dopo che avrete terminato lo studio delle strategie sarete pronti per affrontare il testo di Elvyn Berlekamp, John Conway e Richard Guy Winning Ways (for your Mathematical Plays), la Bibbia del campo.
Il Maestro della matematica raccontato in questo numero da Sara Zucchini non esiste! Nicolas Bourbaki è infatti lo pseudonimo di un gruppo di giovani matematici francesi che decisero di riscrivere da zero la matematica secondo il loro punto di vista. I miei giochi matematici riprendono in parte il tema del libro e sono basati sull’analisi retrograda: anziché partire dall’enunciato e cercare di giungere alla soluzione, a volte conviene partire dal quest’ultima e ricavare i passi obbligatori che hanno portato lì.

Rudi Mathematici, I giochi combinatori, allegato a Gazzetta dello Sport e Corriere della Sera, €6.99 più il prezzo del giornale.