Documenti elettronici sull’app IO

Schermata di IO Da ieri è possibile (con qualche difficoltà iniziale) una versione digitale della tessera sanitaria e patente sull’app IO. A dire il vero per la patente ho dovuto aspettare che la motorizzazione civile accettasse la mia richiesta, e per quanto riguarda la tessera sanitaria io vedo solo il codice fiscale, nemmeno il numero della tessera: spero che siano problemi di gioventù.

È buffo che non si possa inserire la CIE, ma probabilmente è un problema di ricorsività (ci si può autenticare su IO usando la CIE, oltre che lo SPID). Diciamo che al momento le possibilità sono limitate: la patente può essere verificata dalle forze dell’ordine in Italia, e sulla tessera sanitaria non ho idea. Si può anche inserire la Carta Europea della Disabilità, ma lì non ho dati ulteriori. Però mi pare interessante avere questo primo inizio, per rendere l’app davvero utile: fino a oggi mi accorgevo dell’esistenza dell’app solo quando l’INPS mi pagava l’assegno unico per i gemelli. In definitiva, diamo credito al fatto che l’app è ancora in fase di sviluppo e potrà migliorare: sono ottimista.

Come simulare un dado da 9

un dado da 9?Quando si gioca ad alcuni giochi, spesso è necessario lanciare un dado non standard, per esempio perché deve dare un valore da 1 a 10 con la stessa probabilità. In quel caso si dice “lancia un d10”. Oggi non è molto difficile simulare uno di questi lanci: se su Google fate una ricerca “dice d10” avete immediatamente il risultato, oppure potete andare su un sito come Roll a Die. Una volta però non era così, e ad ogni modo c’è un sottile piacere a lanciare i dadi. Che fare, dunque? Esistono alcuni dadi con un numero non standard di facce, come si può vedere su questa pagina Wikipedia: devo dire che ho apprezzato il d1 :-) mentre ho dei dubbi sul fatto che il d9 funzioni davvero.

Tutto questo nasce da un post vecchio ormai di dieci anni che mi è capitato tra gli occhi e che “spiega” come avere dadi da d2 a d30. Solo che l’amico bara, perché per d9 dice “prendete un d10, e se esce 10 ripetete il lancio”. Così sono capaci tutti, e soprattutto è vero che la probabilità di non terminare l’operazione è zero, ma non è detto che non ci voglia molto tempo per arrivare ad avere un valore diverso da 10. Naturalmente si può fare molto di meglio. Avete qualche soluzione? Se volete fermarvi un attimo prima che io la posti è il momento giusto, mentre scrivo qualche riga per far passare lo spazio.

Se fosse stato un d11, ci sarebbero in effetti stati dei problemi: non ho idea di come riuscire ad avere un dado. Ma nove è un bel numero: è il quadrato di 3, e avere un d3 non è così difficile: basta prendere un dado qualunque e accoppiare i suoi risultati, per esempio rovesciandolo se viene un numero da 4 a 6: come sapete, la somma dei numeri sui due lati opposti di un dado è sempre 7. Lanciando due volte il dado così trattato, il primo valore dice se sommare 0, 3 oppure 6 al risultato del secondo dado. Ma non è questa l’idea che ho avuto.

Il mio primo pensiero è stato infatti che lanciando due dadi abbiamo trentasei possibili risultati, se siamo in grado di distinguere i due dadi (diciamo che sono R e B perché uno è rosso e l’altro blu). Se assegniamo i possibili risultati a gruppi di 4, ne avremo esattamente nove, come richiesto. Questo lo si può fare in modo molto semplice: per esempio potremmo dire che se B ha un risultato da 1 a 4 allora consideriamo il valore di R. Se invece B vale 5 o 6, prendiamo il valore di A, lo dimezziamo, arrotondiamo per eccesso e sommiamo 6. Lascio al lettore il facile esercizio di verificare che in questo modo abbiamo la nostra suddivisione perfetta. Una procedura come questa funziona anche solo con un dado, naturalmente da lanciare due volte, e quindi è relativamente semplice da implementare.

(immagine di Dozenalism, da Wikimedia Commons)

MATEMATICA – Lezione 43: Crittografia ed entropia

copertinaForse vi ricordate che uno dei volumi della collana era sulla teoria dell’informazione. In quel volume raccontavo di come ci siano punti di contatto tra la teoria dell’informazione e la crittografia: infatti un sistema di trasmissione ottimale comprime al massimo l’informazione del messaggio, il che significa che un crittografo non ha a disposizione nessun punto debole di ridondanza per partire con il suo attacco. Stavolta Giovanni Chesi e Leonardo Vaglini riprendono quei concetti dal punto di vista della crittografia, appunto: partendo dal cifrario perfetto mostrano come l’entropia sia legata a questa perfezione e che possiamo vedere che probabilità a priori e a posteriori hanno un significato fisico complementare rispetto all’entropia, mostrando così che l’intuizione di von Neumann che suggerì a Shannon di mutuare quel termine dalla fisica era davvero geniale, perché la somiglianza non è solo formale ma anche più pratica.
Veronica Giuffré ci racconta di Stefan Banach, che ha fatto tantissime cose in analisi matematica (oltre che formulare con Alfred Tarski il paradosso che prende il nome da loro); i miei giochi matematici sono basati sul pensiero laterale.

Giovanni Chesi e Leonardo Vaglini, Crittografia ed entropia, allegato a Gazzetta dello Sport e Corriere della Sera, €6.99 più il prezzo del giornale.

tempismo

Ho una carta aziendale Amex che è in rinnovo. Mi è appena arrivata comunicazione che “La tua Carta è stata spedita!” e che “La consegna della tua Carta è prevista per giovedì 28 novembre 2024.”

(poi è una triste storia. Anna ha preso il messaggio di non consegna della carta, ma me l’ha lasciato in un posto dove non l’ho notato fino a sera e quindi non ho potuto fare richiesta di consegna il giorno dopo. Il giorno dopo ho provato a chiamare il numero delle poste, il sistema automatico riconosceva persino il numero di consegna al primo colpo, ma “per problemi tecnici” non poteva fare nulla. Ho provato più volte, sempre così. Devo quindi aspettare una settimana per andare in ufficio postale, visto che “non ho espresso una scelta”.)

C’era una volta Internet

un cavo di rete Giovedì a pranzo esco a prendermi una yufka dal kebabbaro. Prendo il bancomat (rectius, una Visa Debit Card), ma arriva il messaggio di transazione rifiutata. Riprovo: ancora rifiutata. Avrei cinque euro nel portafoglio, ma io sono ostinato: prendo il vecchio bancomat ancora marchiato IWBank e pago. Tornando a casa Anna mi dice “devi passare a pagare il veterinario, ho paura di avere finito il plafond”, al che comincio a pensare “Non è che Deutsche Bank abbia casini?” Provo a prelevare: per due volte mi arriva il messaggio “Pin errato”, il che non è bello. Telefono al call center e il messaggio registrato dice che ci sono problemi con i pagamenti (e per dieci minuti non risponde nessuno… ma a questo punto mi era chiaro che il problema non era mio). Ho prelevato un minimo di soldi con l’altro bancomat e ho aspettato con calma che tornasse tutto a posto

Bisogna dire che il tempismo nel tranciare cavi dati (in Svizzera…) durante lavori sulla rete del gas proprio in occasione del Black Friday non è affatto male. E mi spiace soprattutto per gli addetti alla GDO, con la gente incazzata che ha lasciato i carrelli pieni di roba da far rimettere a posto, perché non poteva pagare. Ma la cosa che io trovo più interessante è che abbiamo la prova provata di come è cambiata Internet rispetto alla sua progettazione di 60 anni fa. L’idea era di avere un sistema che permettesse ai dati di trovare una via alternativa per la spedizione se un collegamento fosse interrotto: ma questo significa aumentare il carico di lavoro sui router (che devono conservare più percorsi possibili) e ridurre la velocità di trasmissione (bisogna pur scegliere dove mandare questi poveri pacchetti dati), e quindi buona parte di Internet viaggia su percorsi obbligati e quindi single points of failure, come abbiamo appena visto.

Cambierà qualcosa? Scommetto di no.

(Immagine di Jokx, da Wikimedia Commons)

(P.S.: avreste mai creduto che il Codacons si sarebbe subito fiondato a presentare esposti?)

Quizzino della domenica: Etichetta

724 – geometria

Un cerchio è inscritto in un quadrato, e in alto a sinistra è stata messa un’etichetta rettangolare di 6×3 cm che ha due lati sui lati del quadrato e che tocca il cerchio. Qual è il raggio del cerchio?

cerchio con etichetta
(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina https://xmau.com/quizzini/p724.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema da Futility Closet.)

Incatenati alla tastiera (ebook)

copertina
Io non sono un traduttore, anche se mi è capitato di tradurre qualche libro e sbattere la testa su slcune frasi che a prima (seconda, terza…) vista sono assolutamente impossibili da rendere in italiano, e solo dopo lunga fatica cominciano ad assumere un senso anche nella lingua di arrivo. Capisco dunque perfettamente quanto raccontato qui. Olivia Crosio è una traduttrice che è passata anche a essere una scrittrice di narrativa. Ma questo libretto non è un romanzo ma un saggio: Crosio racconta infatti con leggerezza e umorismo la vita di chi traduce, con vantaggi (qualcuno), svantaggi (parecchi) e soprattutto trucchetti pratici per non rischiare di bloccarsi sia mentalmente che fisicamente. Non so se questo sia il momento migliore per lanciarsi nella traduzione come mestiere, ma se proprio volete farlo leggetevi prima questo libretto.

(Olivia Crosio, Incatenati alla tastiera : Manuale di sopravvivenza per traduttori, Editrice Bibliografica 2017, pag. 96, € 5,99 (cartaceo: 9,90), ISBN 9788870753424 – se acquistate il libro dal link qualche centesimo va a me)
Voto: 4/5

resurrexit?

Ricordate il problema col tablet di Cecilia? Ho acquistato un nuovo Samsung (lei vuole quello…) che dovrebbe arrivare oggi salvo sciopero generale.
Mercoledì sera però ho ripreso il vecchio tablet, l’ho rimesso in carica, quando è arrivato al 4% l’ho acceso… ed è ripartito (con la configurazione di fabbrica, ma non mi immaginavo nulla di diverso, visto che avevano tentato il reset totale). Notate che prima di portarlo da Johnny Fix avevo già fatto questo tentativo, senza esito.
Non che io mi fidi della durata di questa resurrezione: immagino che ci sia qualche componente al limite, e una settimana di fermo gli ha permesso di ritornare a uno stato funzionale. Però è proprio vero: l’informatica non è una scienza ma un’arte (in questo caso più che altro magia nera)