
Devo aver già scritto tre anni fa di come le case di editoria scolastica affossino il dettato di legge che prevede che tutti i libri debbano essere consultabili digitalmente. Certo, lo si può fare. Ma mai direttamente con un pdf o un epub, metti caso che qualcuno cominci a copiare le edizioni digitali. (Non che io abbia mai visto uno studente studiare su un libro in formato elettronico, ma lasciamo perdere). Quindi ci sono le app per PC, con un fattore di usabilità che tende asintoticamente a zero. Le app, non una singola app. Accordarsi per usare un’unica app sarebbe stato evidentemente un rischio. (E non parlatemi dello zaino digitale. Ci ho perso mezz’ora per capire quale fosse la scuola di Jacopo, e alla fine ho tirato a indovinare. (Per la cronaca, dovevo scegliere “Istituto Tecnico Settore Tecno”. Sì, l’ho copincollato tutto.) Ah, non è nemmeno possibile scrivere qualche lettera, tipo “tecnico”: bisogna scorrere la lista).
Ma anche solo attivare l’app è un terno al lotto. L’editore La Scuola (che ora è con Sei) ti fa copiare gli illeggibili codici del bollino siae. Paravia – quindi Pearson, almeno per il momento, finché non diventerà Sanoma – ha messo un gratta e vinci con trentuno caratteri da digitare. Per darvi un’idea, le licenze Windows si accontentano di 25 caratteri… I trentuno caratteri sono tutte lettere maiuscole: se uno prova a scriverle minuscole l’attivazione ovviamente non va a buon fine. Alla fine mi chiedo quanti si sbattano ad attivare i contenuti digitali. (Bisogna però dire che scrivendo alle varie case editrici i problemi si risolvono quasi subito: di nuovo, mi chiedo se questo dipenda dal fatto che l’assistenza clienti non è ingolfata perché nessuno si cura di registrare le versioni elettroniche…)




Della vicenda del supposto stupro compiuto da Leonardo Apache La Russa e dal suo ignoto amico non parlo, perché non ho tutti i dati a disposizione. Però una cosa la posso dire: trovo semplicemente incredibile che Ignazio La Russa, padre del suddetto Leonardo Apache e incidentalmente presidente del Senato,
Il titolo italiano del libro non va bene: meglio quello originale, The Clock Mirage, ma forse sarebbe stato meglio ancora meglio qualcosa tipo “appunti sparsi sul tempo”. Una delle cose che almeno a mio parere manca nel testo è appunto un fil rouge che ci guidi nel vedere le varie sfaccettature del concetto di tempo nella storia. Né aiutano gli intermezzi personali (anche poesie!) di Mazur: io almeno sono rimasto piuttosto spiazzato. Diciamo che il testo si può leggere, ma poteva essere meglio. La traduzione di Giovanni Malafarina è standard.
Se prendete la radice cubica di 512, ottenete 8. Se fate la somma delle cifre di 512, ottenete 8. È un caso? Noi di .mau.ager crediamo di no. D’altra parte, possiamo vedere se la cosa è così comune, cercando tutti i numeri con questa caratteristica. Per esempio 0 e 1 hanno come radice cubica sé stessi, e quindi la somma della singola cifra è uguale alla loro radice cubica: ma magari ci sono altri esempi. Come trovarli?