L’attivazione dei libri scolastici


Devo aver già scritto tre anni fa di come le case di editoria scolastica affossino il dettato di legge che prevede che tutti i libri debbano essere consultabili digitalmente. Certo, lo si può fare. Ma mai direttamente con un pdf o un epub, metti caso che qualcuno cominci a copiare le edizioni digitali. (Non che io abbia mai visto uno studente studiare su un libro in formato elettronico, ma lasciamo perdere). Quindi ci sono le app per PC, con un fattore di usabilità che tende asintoticamente a zero. Le app, non una singola app. Accordarsi per usare un’unica app sarebbe stato evidentemente un rischio. (E non parlatemi dello zaino digitale. Ci ho perso mezz’ora per capire quale fosse la scuola di Jacopo, e alla fine ho tirato a indovinare. (Per la cronaca, dovevo scegliere “Istituto Tecnico Settore Tecno”. Sì, l’ho copincollato tutto.) Ah, non è nemmeno possibile scrivere qualche lettera, tipo “tecnico”: bisogna scorrere la lista).

Ma anche solo attivare l’app è un terno al lotto. L’editore La Scuola (che ora è con Sei) ti fa copiare gli illeggibili codici del bollino siae. Paravia – quindi Pearson, almeno per il momento, finché non diventerà Sanoma – ha messo un gratta e vinci con trentuno caratteri da digitare. Per darvi un’idea, le licenze Windows si accontentano di 25 caratteri… I trentuno caratteri sono tutte lettere maiuscole: se uno prova a scriverle minuscole l’attivazione ovviamente non va a buon fine. Alla fine mi chiedo quanti si sbattano ad attivare i contenuti digitali. (Bisogna però dire che scrivendo alle varie case editrici i problemi si risolvono quasi subito: di nuovo, mi chiedo se questo dipenda dal fatto che l’assistenza clienti non è ingolfata perché nessuno si cura di registrare le versioni elettroniche…)

Come non usare gli Invalsi

L’altro giorno ho visto questo post su Facebook. (Se non vedete FB, nema problema: c’è la figura che ho copiato e il testo “Per chi dice – specialmente a sinistra – che Invalsi non serve a niente. E‘ invece fondamentale per rivelare e misurare le diseguaglianze. Se non le conosci, come fai a combatterle?”) Il problema è che il contenuto di questa immagine è praticamente nullo. Non perché manchino dei dati, per esempio quelli degli studenti del centro Italia: possiamo immaginare che siano intorno alla media e quindi non sono stati ritenuti interessanti. Quello che manca è la definizione di quale sia la scala dei punteggi in questione. Che gli studenti di sud_isole (qualunque sia la ripartizione) abbiano 18 punti in meno della media non significa nulla: se la media è 50, quindi i valori sono da 0 a 100, 18 punti sono tanti ma se la media è 500 lo scarto non è poi così ampio.

Ho passato qualche minuto a guglare e ho trovato la fonte: il Rapporto Invalsi 2022 (la tabella è a pagina 45). Se si va a confrontare la tabella con quella a pagina 41, si scopre che il punteggio massimo possibile è 300, che il livello 3 ha un punteggio tra 190 e 210 (sotto il punteggio 100 si ottiene una specie di valore 0, e da quanto penso di aver capito quei non-risultati non vengono conteggiati) e quindi i 18 punti sono praticamente metà di un livello, il che in effetti è parecchio significativo. Però per l’appunto ho dovuto cercare altri dati per mettere quella tabella nel giusto contesto: se non lo si fa a mio parere non si fa altro che confermare la scarsa competenza statistica della gente, che è convinta che basti mostrare dei numeri per affermare la propria tesi.

Il tempismo di Enjoy

A maggio avevo bisogno di un’informazione su come veniva calcolata la tariffa giornaliera di Enjoy, perché da sito non è chiaro. Compilo il form, e quando dopo ventiquattr’ore vedo che non ho nessuna risposta telefono direttamente al call center per ottenere l’informazione.

Ieri (8 luglio, 64 giorni dopo) mi è arrivata la risposta di Enjoy. La chicca migliore è il titolo del messaggio, con [Suspicious email sender]. Io posso anche capire che il mio indirizzo email sia sospettoso, ma come vedete dalla schermata la mail è arrivata via form. D’accordo, un qualunque indirizzo email scritto in un form è sospettoso, ma proprio per quello un sistema un minimo furbo avrebbe scritto qualcosa tipo “unverified mail address” rimanendo sul neutrale. Enjoy no, vvuole farci sapere che loro sì che sono attenti ai mittenti!

“L’ho interrogato io”

"lo giuro!" Della vicenda del supposto stupro compiuto da Leonardo Apache La Russa e dal suo ignoto amico non parlo, perché non ho tutti i dati a disposizione. Però una cosa la posso dire: trovo semplicemente incredibile che Ignazio La Russa, padre del suddetto Leonardo Apache e incidentalmente presidente del Senato, abbia affermato «Dopo averlo a lungo interrogato ho la certezza che mio figlio Leonardo non abbia compiuto alcun atto penalmente rilevante».

Nulla di strano che un padre assicuri che il suo figliolo non possa aver combinato nulla, magari lo fece persino Carlo Donat Cattin. Ma qui La Russa si erge a giudice unico, senza alcuna vergogna. Ma forse per gente come loro questi comportamenti sono così naturali che non ci fanno neppure più caso.

Storia del tempo (ebook)

copertina Il titolo italiano del libro non va bene: meglio quello originale, The Clock Mirage, ma forse sarebbe stato meglio ancora meglio qualcosa tipo “appunti sparsi sul tempo”. Una delle cose che almeno a mio parere manca nel testo è appunto un fil rouge che ci guidi nel vedere le varie sfaccettature del concetto di tempo nella storia. Né aiutano gli intermezzi personali (anche poesie!) di Mazur: io almeno sono rimasto piuttosto spiazzato. Diciamo che il testo si può leggere, ma poteva essere meglio. La traduzione di Giovanni Malafarina è standard.

(Joseph Mazur, Storia del tempo : Misurare il tempo da Zenone alla fisica quantistica [The Clock Mirage], Il Saggiatore 2020 [2020], pag. 293, € 12,99 (cartaceo 26), ISBN 9788842827269, trad. Giovanni Malafarina)
Voto: 3/5

Ci sono solo sette numeri la cui radice cubica è uguale alla somma delle loro cifre

radice cubica di 19683 Se prendete la radice cubica di 512, ottenete 8. Se fate la somma delle cifre di 512, ottenete 8. È un caso? Noi di .mau.ager crediamo di no. D’altra parte, possiamo vedere se la cosa è così comune, cercando tutti i numeri con questa caratteristica. Per esempio 0 e 1 hanno come radice cubica sé stessi, e quindi la somma della singola cifra è uguale alla loro radice cubica: ma magari ci sono altri esempi. Come trovarli?

Per prima cosa, notiamo che il numero non può essere troppo grande. Se avesse sette cifre la loro somma sarebbe al più 7×9 = 63, ma 63³ è un numero di sei cifre e quindi non possono esserci numeri di sette (o più) cifre con quella proprietà. Quindi il numero può avere al più sei cifre, ed essere al massimo 6×9 = 54. Basta pertanto testare tutti i numeri da 0 a 54 e vedere quali hanno la proprietà richiesta. Oltre a 0, 1 e 512 abbiamo 4913 = 17³, 5832 = 18³, 17576 = 26³ e 19683 = 27³. Questi sette sono gli unici numeri di Dudeney, dal nome del matematico ricreativo che – almeno in era moderna – è stato il primo a trovarli tutti.

Notate che a parte 8 i numeri sono a coppie di consecutivi: 0-1, 17-18, 26-27. E questo sarà un caso? Beh, mi sa di sì…