Domenica 2 marzo ci sarà la prima giornata nazionale delle ferrovie dimenticate. Il programma lo potete leggere dal sito: aggiungo solo che per la rapida scorsa che ho fatto è sparso per tutta Italia, e ciò è bello. Vorrei però spendere due parole sulle “ferrovie minori” e sulla tristezza di vedere che vengono man mano dimenticate. A volte è forse vero che usare degli autobus è molto più economico, ma se per questo anche tenere in ordine le aree verdi non è che sia poi così economico… Diciamo che bisognerebbe valutare caso per caso, e comunque pensare anche al riciclo di alcuni percorsi ad esempio come piste cicloturistiche – per definizione un percorso ferroviario ha poche pendenze… E ce ne sono tante di ferrovie dismesse, guardate qua!
Il senso del tingo (libro)
L’idea di per sé è molto carina: raggruppare un bel numero di parole di lingue straniere che esprimono in breve quello che a noi richiede invece un giro di parole. Ad esempio, in giapponese per indicare il rumore di una macchina che gira quietamente al minimo basta dire “sa”. Peccato che questo libro (Adam Jacot de Boinod, Il senso del tingo [The meaning of Tingo], Rizzoli 2006 [2005], pag. 207, € 14.50, ISBN 978-88-17-01182-2, trad. Marina Sirka Mosur) soffra di due problemi. Il primo è che alla lunga tutti questi elenchi di parole stufano, e quindi bisogna centellinarselo con calma per evitare l’indigestione; ma a questo si può anche ovviare. Purtroppo, però, resta il fatto che questo libro è basato sull’inglese, e quindi ci sono sezioni, come quella dei falsi amici, che sono poco utili (non per colpa della traduttrice, lo dico subito). D’altra parte ci sono delle chicche mica male, come una lista di tutti i termini eschimesi relativi alla neve! Ah: “tingo” è un’espressione in rapa nui che significa “prendere in prestito un oggetto dopo l’altro dalla casa di un amico, fino a svuotargliela”.
Brunch al Julep’s
Per la serie “viva il colesterolo”, quest’oggi siamo stati dei milanesi alla moda, e siamo andati a farci il brunch da Julep’s, locale immagino abbastanza modaiolo in via Torricelli all’altezza della circonvallazione. Oltre ad Anna ed io c’erano Simona, Cristina, Benny in trasferta milanese e Michi. Per dirla tutta, ho dei forti dubbi sul concetto di orario per il brunch (dalle 12 alle 16), che farebbe pensare che qua si dorme davvero fino a tardi: però non mi sono impuntato più di tanto anche se l’appuntamento era all’una, limitandomi a fare colazione al mattino.
L’arrivo al locale è stato allietato da un pullman granturismo che aveva deciso di proporre un giro molto personalizzato dei navigli, pensando di riuscire a fare una curva a 330 gradi senza l’ausilio di uno smaterializzatore. Fortuna che non c’era nebbia, e che non era una mattinata durante la settimana. Entrati finalmente nel locale ho scoperto che è piccolo, è buio, ed è pieno di gente, e ho capito perché Cristina avesse opportunamente pensato di prenotare. Ho anche scoperto che quello è un posto dove scrivere “prezzo fisso per persona: 22 euro” sembra sconveniente, e quindi scrivono “prezzo fisso per persona: 19.40 euro; coperto: 2.60 euro”. Non so perché, ma mi è venuta in mente la pletora di sovrapprezzi dei biglietti aerei, pur di dimostrare che loro mantengono i prezzi bassi.
A loro onore, nel buffet è anche compreso un refill a piacere di succo d’arancia e di caffè americano, il che significa che sono riuscito a sbafare abbastanza roba da ritenermi soddisfatto. Anna pensa che ci sono posti che fanno un brunch migliore e non le sono piaciuti più di tanto i pancakes che aveva ordinato fuori menu con Simona, ma io sarò un po’ più rustico e mi sono trovato assolutamente a mio agio, salvo appunto un po’ di claustrofobia.
Nota a piè di post: dovrò iniziare a girare mascherato. Mentre stavo facendo il secondo giro al buffet, un tipo si alza e mi chiede “Sei Maurizio Codogno?” Per la cronaca, il tipo è lui. Più che blogstar (anche se Marco ha accennato qualcosa sul fatto che il mio blog si veda da Alice… spero di avere capito male), in questo caso sono stato ricordato come Usenet Guru, a dire il vero. Certo che continuo a non capacitarmi di tutta questa fama… bah.
dimostrazione dell’inflazione percepita
Questo articolo di rep.it mi ha stupito davvero. Non è che mi abbia stupito scoprire che il costo dei prodotti ad “alta frequenza d’acquisto”, cioè quelli che prendiamo tutti i giorni, sia salito molto di più del valore “ufficiale” dell’inflazione: spannometricamente ci arrivavo anch’io, e l’anno scorso avevo anche scritto qualcosa su come i panieri Istat non rispecchiano quello che la gente vede tutti i giorni: è un banale artificio legato al fatto che i nuovi prodotti introdotti in genere tendono a scendere di prezzo. Non mi ha stupito più di tanto nemmeno il fatto che quei prodotti contino solo per il 39% nell’indice: nella media italiana probabilmente è vero, peccato però che per le famiglie più povere, quelle cioè che sono più interessate agli aumenti, la percentuale cresca di molto.
No: quello che mi ha stupito è che l’Istat abbia scelto di preparare una simile statistica, e che un grande quotidiano nazionale ne parli.
D’altra parte, viviamo in una nazione in cui si nasconde la tabella che compara i prezzi dei carburanti in Italia, perché le compagnie petrolifere potrebbero sfruttarla per fare un cartello dei prezzi…
How to Cut a Cake (libro)
Anche Ian Stewart ha terminato la sua opera come autore della rubrica di matematica ricreativa di Scientific American ed edizioni sorelle. Questa (Ian Stewart, How to Cut a Cake, Oxford University Press 2006, pag. 231, Lst. 9.99 , ISBN 978-0-19-920590-5) è la raccolta degli ultimi articoli da lui pubblicati, come sempre rivisti con alcuni contibuti dei lettori. Il risultato finale è un po’ disuguale: alcuni capitoli, come i due che danno il nome al libro, sono molto interessanti, mentre ad esempio la parte sul minimo numero di incroci è un po’ pesantuccia. L’altro punto che mi fa rimpiangere i vecchi libri di Martin Gardner è che la parte delle aggiunte è molto più scarna: o la matematica ricreativa è diventata anch’essa troppo complicata, oppure i tempi eroici sono comunque terminati. Ma in ogni caso il libro resta sicuramente piacevole (per gli anglofoni: penserete mica verrà tradotto?)
Aggiornamento: (12:04) Una fonte assolutamente bene informata di cui non posso fare il nome ;-) mi ha appena comunicato che invece il libro è già stato tradotto, e uscirà tra un mesetto nella collana Einaudi Rebus. I non anglofoni possono rallegrarsi.
Che bello, definire le regole
Io mi chiedo sempre perché uno deve guardare gli spettacoli del Bagaglino, che non sono altro che delle brutte copie della realtà.
Ieri Uolter Weltroni aveva detto che il PD non avrebbe candidato persone condannate in via definitiva. Gianfranco Fini, pensando forse che tutti i condannati di AN se ne sono già andati con Storace, ha ripreso l’idea anche per il PdL. Che poteva fare allora Sandro “James” Bondi? Poteva forse restare al palo? Mannò, figuriamoci. Solo che in politica non si può semplicemente copiare, ma bisogna sempre rilanciare. Quindi, con squilli di trombe e fanfare, il nostro bel faccione ha affermato a gran voce “Puah, dilettanti! Noi del PdL non candideremo nemmeno gli inquisiti!”
Prima che qualcuno potesse chiedersi come avrebbero fatto a completare le liste, Bondi si è affrettato ad aggiungere «esclusi naturalmente quelli che, come sappiamo, hanno un’origine di carattere politico[*]». Presumo che con questa clausoletta potrebbero persino candidare Anna Maria Franzoni, dove è chiaro che il caso di Cogne è stato tutta una montatura mediatica perché la signora ha lo stesso cognome della moglie di Prodi e quindi le si voleva impedire di seguire la propria vocazione politica per il partito che rappresenta davvero gli italiani. D’altra parte, perché mai il PdL si chiama “Popolo delle libertà?
La cosa più triste di tutto questo cinema è che io per principio considererei il semplice fatto di essere inquisito assolutamente irrilevante. Sono addirittura abbastanza garantista da non volere impedire la candidatura, nemmeno con il Porcellum, a persone condannate in primo grado per corruzione, anche se credo che una persona con un minimo di serietà si farebbe da parte di suo per cercare di dimostrare la propria innocenza… ma mi sa che il garantismo per alcuni sia a senso unico con obbligo di svolta a destra.
[*] Di per sé non dovrei mettere il virgolettato, perché ho modificato la citazione di rep.it. Però non ce la faccio proprio a scrivere “un’origine” senza apostrofo.
Sì, lo so che non funziona!
Visto che tutti continuano a chiedermelo, tanto vale lo scriva una volta per tutte.
Anche se uno spunta la casella “ricorda i miei dati personali”, i dati personali non sono per nulla memorizzati. Non è che io sia così amante della praivasi: semplicemente quando sono passato da MT2.661 a MT4.01 ho innestato a forza i vecchi template, e non funziona nulla. È probabile che ad esempio sul calendario la cosa invece funzioni, il che significa che qualche speranza ci sarebbe anche: però mi serviranno parecchie di tempo per capire cosa posso salvare dei vecchi template a cui sono affezionato, e in questo periodo non ho tempo né la sera né durante i weekend. Abbiate pazienza fino a dopo Pasqua, e magari anche gli archivi funzioneranno di nuovo!
SeeqPod
Beh, in realtà tutto parte da EmmeBi che ha postato il link a Songerize: tu metti nome di una canzone e autore, e lui te la suona. Però Songerize è solo l’equivalente di “Mi sento fortunato” di un sito veramente fantastico: SeeqPod. A parte la solita sintassi appositamente erronea per il nome e il solito sistema “tutto-in-flash” che dopo un po’ inizia a scocciare, l’idea è bellissima: un motore di ricerca per canzoni (sotto forma di mp3 o di video). In questo momento mi sto deliziando con versioni di Happiness Is a Warm Gun di cui non conoscevo affatto l’esistenza, e sono una persona felice. Puoi fare il tutto perfettamente da anonimo, oppure puoi registrarti un profilo e salvarti le playlist. No, non mi pare sia possibile scaricarsi i brani direttamente, viviamo in un mondo difficile… :-)