Credo ormai lo sappiate: sono un fan di Francesco Cossiga, o meglio lo ritengo uno dei migliori comici che abbiamo in circolazione in Italia. (Comico volontario, non involontario. Secondo me si diverte anche lui).
Oggi il Corsera lo intervista sulla possibilità che quella bella fanciulla che risponde al nome di Aida Yespica possa essere candidata nelle liste del PdL. Il testo è breve, leggetelo che merita. Ma non è di questo che volevo parlarvi. Avete notato il testo che ho riportato? Cossiga è indicato come ex senatore a vita, come se fosse morto. (Sì, lo so che aveva chiesto di dimettersi, ma ovviamente era una boutade, come gli hanno fatto notare amabilmente). Pensate che persino il sistema automatico del Corsera si è accorto dell’idiozia: l’articolo termina infatti con il messaggio di errore [an error occurred while processing this directive]: insomma si dissocia con chi è riuscito a scrivere quel testo!
Aggiornamento: (22 febbraio) Anche stavolta i solerti redattori/rilettori del Corsera hanno corretto il testo :-)
Rendicontazione
Nella simpatica azienda in cui lavoro, come penso in quasi tutte le aziende con più di due addetti, vige l’abitudine di dovere preparare un foglio in cui si indica su cosa si è lavorato: in questo modo qualche consulente può preparare delle bellissime statistiche, che qualche capetto può orgogliosamente mostrare ai caponi. Naturalmente non è possibile mantenere sempre e solo lo stesso sistema per fare la rendicantazione, perché dopo un po’ anche i caponi si accorgono che c’è qualcosa di strano, e i consulenti non hanno più lavoro. Così anche quest’anno il sistema è cambiato, e finalmente ieri mi è stata data la possibilità di spiegare cosa ho fatto da Capodanno in poi. Ecco qua così una recensione che vi racconta quello che devo fare…
Per prima cosa bisogna aprire il browser e andare su un sito. Per ragioni di sicurezza, al sito non è stato dato un nome ma solo un indirizzo ip. Da lì metti il tuo identificativo (il numero di matricole) e la tua password (il numero di matricola, per ragioni di sicurezza) e finalmente ti appare la schermata iniziale: un form con gli spazi per scrivere cognome e nome e i campi per indicare giorno mese e anno. Un utonto qualsiasi scriverebbe cognome e nome, e magari si chiederebbe perché il sistema non glieli ha già messi: anche quella è probabilmente una procedura di sicurezza. Quello che bisogna fare è selezionare la data per cui si vuole fare la rendicontazione, e poi cliccare su un’iconcina con una lente, nascosta in alto a destra. In questo modo appare come per magia una riga con il proprio nome e cognome, e un’altra iconcina, stavolta a forma di floppy, su cui cliccare.
Finalmente arriva la schermata con i dati, e il primo messaggio automatico di errore: Matricola xxxxxx per il ggmmaaaa non e' stata schedulata. Scegliere un nuovo turno.. C’è un misero singolo campo in cui bisogna indicare il codice del “turno”: dal lunedì al venerdì si scrive 451 (Fahrenheit?), il sabato 57 e la domenica 61. Sì, il sistema non si fida di calcolare automaticamente qual è il giorno della settimana: metti che nel corso della sua validità si faccia una riforma del calendario… sarebbe tutto da buttare, no?
Si conferma il dato, e compare il secondo messaggio automatico di errore: Quadratura non Ok. Il sabato e la domenica non ci sono grossi problemi: basta ricliccare su “conferma”, partendo dal principio che uno può cliccare per sbaglio una volta, ma se lo fa due volte o è un idiota o vuole proprio fare così. A questo punto si può tornare indietro, riselezionare una data, ricliccare sull’icona con la lente e poi sull’icona con il floppino, che sembra assolutamente identica a prima ma si è magicamente settata per la nuova data.
Nei giorni in cui si doveva effettivamente lavorare, la procedura è un po’ più complicata. Io faccio una sola timbratura al giorno, quindi significa che tutti i giorni convenzionalmente lavoro per sette ore e trentotto minuti: ergo c’è uno dei millanta campi che sono apparsi come per magia dove devo scrivere “0738”. Ma poi devo indicare su cosa avrei lavorato: c’è un altro apposito campo, “Codice Lavoro”. Anzi no, ce ne sono due: quello giusto mi hanno detto che è “Dati relativi ad attività Artemis”, e non quello “Dati relativi alle Indisponibilita” (senza accento, sì). Per nostra comodità sono già indicati tutti i codici possibili di attività, preparati addirittura con quello che ha tutta l’aria di essere un carattere di controllo al loro interno (si sa, scegliendo da un elenco predefinito potresti sbagliarti). Ovviamente tu non sei costretto a sapere a memoria qual è il codice per il tuo lavoro, e si può cliccare su un bottoncino per vedere la lista: per favorire l’usabilità, il bottoncino è contrassegnato da una “X”, che quindi non sta per “chiudi”, ma per “eXcellent, my dear Watson!” Se fai un’assenza, però, non c’è l’aiutino: devi andare a caccia di un file, gestito religiosamente da Chi Conosce Il Sistema, con tutte le sigle. Epperò non ci credete, ma confermando il dato funziona tutto!
PS: bisogna però essere onesti. Per il futuro, uno può già schedulare il proprio lavoro, e spiegare al sistema quali giorni sono lavorativi e quali no. L’unico problema è naturalmente che devi ricordarti di delezionare i giorni già selezionati: la bilocazione gliela lasciamo a Padre Pio.
PPS: l’avrete già immaginato tutti: sono ventun anni e rotti che devo fare una rendicontazione, e sono ventun anni e rotti che la correlazione tra quanto scritto e quanto fatto è nella migliore delle ipotesi nulla.
PS3: In questo momento non posso collegarmi al sistema, perché mi dice Utente non riconosciuto: User 'xxxxxx' already Logged. Ma se cerco di inserire i dati, mi cazzia con Utente non autenticato! Vai alla pagina di login. Perfetto, no/
Accenti e apostrofi
Stavo rispondendo a una tumblrata di cfdp (già, come si può rendere in italiano “tumbrl”? “inkappare”?) quando mi sono accorto che stavo sbrodolando, e allora tanto valeva promuovere il tutto a una notiziola. Scriveva cfdp, probabilmente passando da Uord visto la proliferazione di e commerciali che mi sono uscite fuori nella citazione:
Ho una mania, un vizio che mi accompagna dalle elementari: distinguere fra accenti e apostrofi; così ho preso il perche’ dell’originale e l’ho trasformato in perché e tutte le terze persone dell’indicativo presente del verbo essere sono diventate è, mentre prima erano e’. Ricordo che una volta scrissi a Massimo e gli chiesi perché usasse gli apostrofi anche per le parole accentate, ricordo che mi diede una risposta che lì per lì considerai plausibile, ma non chiedetemi quale.
Mantellini vuole fare vedere che lui è un “old-timer” (anzi, no, via l’inglese inutile: un vecio). Anch’io vent’anni fa non usavo lettere accentate perché era impossibile sapere come il calcolatore di chi mi leggeva le avrebbe mostrate, e quindi scrivevo e` e perche` (con lo stesso carattere, perché dal mio punto di vista era meglio conservare la differenza tra accenti e apostrofi piuttosto che la differenza di suono, che tanto per me non esiste affatto. E poi, scusate, quando alle elementari scrivevo a mano mica li indicavo diversi, gli accenti!). Poi, una decina d’anni fa, ho deciso che gli standard iniziavano a coagulare, e forse potevo permettermi il lusso di passare alle lettere accentate. Tanto avevo imparato a memoria quali erano le parole con la é acuta. Intendiamoci, ogni tanto continuano ad arrivarmi email passate attraverso qualche tunnel della paura (gateway su mainframe IBM, insomma) oppure Macintosh malsettati, le cui lettere accentate sono molto buffe: ma non si può avere tutto dalla vita.
Immagino appunto che Massimo abbia poca fiducia, oppure sia un pigrone :-)
Social spamming
Io ho l’abitudine di scrivere una minirecensione dei libri che leggo, pensando che magari potrebbe servire a qualcun altro. Oltre che inserirla sul blog e su aNobii, ho anche l’abitudine di aggiungerla su IBS, per ragioni storiche. In questo caso, la recensione può essere o no anonima: io non capisco perché non mettere la faccia, e quindi si trova il mio bell’indirizzo email – occhei, un indirizzo che fa forward sul mio indirizzo email, ma il concetto è lo stesso.
Fino all’anno scorso mi era solo arrivata qualche mail di traduttori che non erano d’accordo con il mio giudizio sul loro lavoro, oltre che quelle di Gianni Biondillo (ma lì è facile, perché i suoi libri mi piacciono!). Sembra però che qualche “autore” abbia avuto l’ideona di considerare questi indirizzi come fonte a basso prezzo di bersagli pubblicitari, leggasi spam. Passi per il tipo che mi ha scritto a fine gennaio «E stato recentemente pubblicato il mio romanzo, che pur non trattando temi di denuncia sociale, è stato scritto e pensato durante le mie esperienze di volontariato nel Sud del Mondo.» . Non capisco bene la logica, ma almeno è stato un messaggio one-off. Invece,
Renato Di Lorenzo – rdlea@libero.it (e lascio appositamente il suo indirizzo in chiaro, come anche cuprozinco@libero.it da cui ha pensato di inviare scansione di articolo di giornale) ha iniziato con «lei in passato ha recensito un autore i cui romanzi vengono a volte comperati assieme ai miei.», e ha autonomamente deciso che, visto che non gli avevo scaricato quintali di insulti, poteva continuare a scrivermi: d’altra parte, il suo modo di pararsi con la legge della privacy è il seguente:
Il suo indirizzo e-mail è in nostro possesso o perché ci ha scritto, oppure è stato ricavato da recensioni che lei ha pubblicato, o da fonti analoghe che ci hanno fatto pensare ad un suo gradimento della presente segnalazione.
C’è qualcuno che mi sa consigliare qualche bella mailing list senza opt-in cui iscrivere il nostro amico “perché sono convinto lui gradirebbe la segnalazione”?
Io sono un trattino
Avrei potuto scrivere “I am a dash”, ma poi qualcuno mi avrebbe dato del detersivo, e non mi pareva il caso.
Ancora un altro quiz, ma stavolta assolutamente catartico: Che segno di interpunzione sei?. Il risultato – vedi sotto – direi che è abbastanza corretto, a parte l’ultima riga sui soldi che proprio non mi risulta.
(via Secondo Piano, che però deve stare attenta a non dire al signor Potts che andremmo molto d’accordo…)
You Are a Dash |
![]() Your life is fast paced and varied. You are realistic, down to earth, and very honest. You’re often busy doing something interesting, and what you do changes quickly. You have many facets to your personality, and you connect them together well. You friends rely on you to bring novelty and excitement to their lives. You excel in: Anything to do with money You get along best with: the Exclamation Point |
castrazione chimica
In Italia, capita spesso che i temi di discussione ricompaiano ciclicamente, giusto perché capita qualche fatto grave e allora tutti si sentono in dovere di estrarre dal cappello le “loro” soluzioni. Così la storia del pedofilo agrigentino ha subito risvegliato le discussioni sulla castrazione chimica, con la destra pronta a cavalcare l’indignazione popolare promettendo il pugno di ferro e la sinistra che parla di “risolvere a monte”, qualunque cosa voglia dire.
Naturalmente nessuno si mette a ricordare che la maggioranza degli abusi su bambini viene fatta da genitori o parenti stretti, perché mi sa tanto che in questo caso la tanto sbandierata approvazione popolare si raffredderebbe un po’ al pensiero “e se lo facessero a me?” Di per sé, se qualcuno vuole scamparsi parte del carcere chiedendo volontariamente una cura farmacologica di quel tipo io non ho nulla in contrario: però renderlo obbligatorio non mi pare affatto bello… forse perché mi torna immediatamente in mente quanto successe ad Alan Turing.
Sono il solito sporco comunista
Chi vuole capire quali sono i suoi punti di vista politici (almeno visti da parte dei ‘mericani… poi spiego anche quali statunitensi) può divertirsi con questo quiz politico liofilizzato. Dieci domande, non una di più non una di meno; tre possibili risposte per ogni domanda (sì, no, boh).
Come avete visto dal disegnino a sinistra – se cliccate lo si vede meglio – io sono uno sporco sinistrorso, il che non è strano pensando al modo di vedere le cose che hanno negli States. Ma in questo caso bisogna anche tenere conto che il quiz è stato preparato dai libertari USA, quelli che hanno candidato alle primarie Ron Paul, il quale è riuscito ad avere quasi addirittura meno copertura mediatica di Ralph Nader, il che è tutto detto.
Le due scale di punteggi del grafo spiegano tutto se non di più: il libertario è quello che ottiene il punteggio più alto nei temi “economici” e in quelli “personali”, almeno secondo il loro punto di vista. La cosa buffa, almeno per me, è che se lo stesso quiz fosse stato preparato da un gruppo di “governalisti”, la scala “temi personali” sarebbe stata sostituita da quella “temi sociali”, e il punteggio sarebbe stato automaticamente rovesciato: ma quella “temi economici” sarebbe rimasta esattamente la stessa, semplicemente a punteggi rovesciati… il che mostra che l’economia è nell’occhio di chi guarda.
(via Svevapress)
Kosovo? non so…
Occhei, dopo il titolo monovocalico un bel pippone, che è un po’ che non ne scrivo più.
Per prima cosa, una constatazione banale. Il Kosovo dove si trova, esattamente? Non vale andare a vedere su ‘pedia, né vale dire “da qualche parte nei Balcani”. Sono comunque quasi tutte montagne, niente sbocchi al mare né grandi fiumi, insomma posti dove o ci sei nato e vissuto o non è che ci vai apposta. Epperò sembra che siano tutti quanti interessati.
Seconda cosa: immaginiamo che una regione italiana a caso, il Veneto :-), decida la secessione unilaterale da Roma Ladrona. Cosa farebbe il governo italiano, di destra o di sinistra che sia? Sono ragionevolmente certo che prenderebbe l’esercito e comincerebbe ad andare da quelle parti a spiegare civilmente la cosa. Qui invece i paladini della libertà come gli USA sono pronti a prendere le parti dei poveri kosovari… Chissà come mai. Forse perché devono fare vedere che loro non ce l’hanno con i musulmani in sé ma solo con quelli cattivi, e il Kosovo è l’esempio preclaro? E come mai non è capitata la stessa cosa con il Kurdistan iracheno? Quale sarebbe la differenza, che mica l’ho capita?
In tutto questo, l’Unione Europea ha mostrato la sua usuale coesione, lasciando libertà di riconoscimento ai vari stati. Ora che c’è Sarkozy, la Francia trova il pieno accordo con gli USA – per il Regno Unito si sa che non c’erano problemi – e i due grandini hanno fatto a gare per essere i primi a riconoscere il nuovo stato. Ad essere contrari sono casualmente gli stati con più spinte separatiste interne, Spagna e Cipro (occhei, Cipro è già separata); stranalmente il Belgio ha invece subito riconosciuto il nuovo stato, probabilmente perché non volevano perdere tempo prezioso nei litigi interni su cosa fare da loro. Più preoccupante il fatto che tutti gli stati della zona (Grecia, Bulgaria e Romania) non sono d’accordo, e ancora più strano il no della Slovacchia che la sua divisione l’ha fatta… ma ammetto di non sapere come sia la situazione delle loro minoranze.
Resta l’Italia. Che facciamo noi? Il nostro ministro per gli affari esteri correnti Minimo d’Alema ha ufficialmente annunciato che sì, adesso dobbiamo cercare un po’ di capire bene le cose, ma in settimana sicuramente riconosceremo il nuovo stato, mentre ci sono i soliti gruppi contrari a prescindere. La sinistra-sinistra si trova stranamente con una posizione unica: ma lì penso sia un banale riflesso pavloviano nel sentire che gli USA approvano la secessione kosovara. L’altro gruppo politico contrario all’indipendenza del Kosovo è, udite udite… la Lega. Sì, i paladini dell’autodeterminazione dei popoli. È vero che i leghisti sono sempre stati filoserbi, perfino durante i bombardamenti Nato su Belgrado; è vero che il Kosovo è la parte meridionale della Serbia, quindi i suoi abitanti sono ipso facto dei terroni; però mi chiedo come poi facciano a chiedere l’indipendenza della Padania. È anche vero che la maggior parte del loro elettorato non credo riesca a fare tutti questi parallelismi.
I miei affezionati lettori invece si saranno accorti che sono stato molto attento a non indicare cosa ne penso io, di tutto questo. La risposta è “per l’ottima ragione che non so che cosa dire”. So che per i serbi quella regione ha forti connotati di unità nazionale – e non mettetevi a ridere perché ricordino con così tanto affetto una sconfitta. Presente la prima guerra di indipendenza italiana? – ma mi sa che ci sia anche qualcos’altro dietro, che però mi sfugge. Quindi sospendo il giudizio, e lascio la palla a voi :-)
Aggiornamento: (20 febbraio) Borghezio è un cattivone, e ha subito pensato bene di darmi torto.