Piezosurgery Academy

Qualche settimana fa Anna ed io avevamo fatto una puntata da Chiavari a Sestri Levante per comprare un testo (in questo senso, non “un libro”), e poi abbiamo fatto qualche passo nel centro storico che io non avevo mai visitato. Solo che come al solito il mio sguardo se n’è andato in giro e ha trovato una placca con la pomposa scritta “Piezosurgery™ Academy”. Essendo io un tipo curioso, ho provato a cercare qualche notizia in giro per la rete, anche perché piezo- (che significa “compressione”) e -chirurgia non mi sembravano due parole che stessero bene insieme.
il sito dice poco o nulla: in giro ho scoperto che la piezosurgery è roba da dentisti, probabilmente funziona anche bene, ma costa l’iraddidio – e se lo mettiamo in relazione al costo medio di una cura dentistica, non voglio nemmeno pensarci su. Resta il fatto che questa “Academy” nascosta sulla Baia del Silenzio a Sestri è un’immagine buffa…

I need a translator

Di Cossiga ho già parlato: è chiaro che si diverte come un bambino a fare dichiarazioni che vengono smentite rapidamente ma forse senza troppa gioia dagli interessati. Però c’è chi è ancora più criptico. Leggete questa dichiarazione fatta da Giacinto Pannella detto Marco a Radio Radicale, secondo quanto scritto da rep.it (ore 14:30):
«Occorre dare atto che è venuto fuori da Romano Prodi un comportamento lineare e preciso, contro tutti e contro tutto. Dopo aver cercato nottetempo di far fuori non tanto Prodi, ma il Prodi che rappresenta una sorpresa di stampo liberale, di difesa del diritto e dello stato di diritto, oggi si va davanti al Senato. Se poi, come non accade, la sostanza è totalmente indipendente dalla forma, discuteremo»
Qualcuno sarebbe così gentile da tradurmela?

Muoia Romano con tutti i filistei

Lo scrivo adesso perché stia agli atti. Spero che Prodi non vada al Colle a rimettere il mandato prima del voto in Senato. Apprezzerei anche che – nel caso ottenga sì la fiducia, ma con l’apporto determinante dei senatori a vita – rimettesse comunque l’incarico; ma quello è secondario.
Il punto è molto semplice: che non ci sia più una maggioranza lo deve dire il Parlamento, che anche se non abbiamo potuto votarlo direttamente grazie al Porcellum e si chiude a riccio appena qualcuno vuole toccare qualcuno di loro è comunque (purtroppo?) sovrano. Aprire la crisi in modo extraparlamentare è un’ulteriore presa per i nostri fondelli, e nonostante tutto ho ancora abbastanza stima per il Mortadellone perché non lo voglia fare. Qui non si parla di governare a tutti i costi, ma di fare in modo che i senatori abbiano il coraggio delle loro scelte.
Peccato che la proposta di Lunar (nei commenti a Mantellini, è il #5) di sciogliere solo il Senato è impraticabile non tanto costituzionalmente quanto praticamente, nel senso che il Porcellum darebbe una maggioranza di pochi voti al centrodestra, perpetuando l’instabilità. E peccato che questa legge elettorale non sarà cambiata, perché sotto sotto fa troppo comodo a tutti. Ne parleremo comunque domani, mi sa.

ISTAT e Corte dei Conti

Una pessima abitudine invalsa da alcuni anni per la fine dell’anno civile è quella del cosiddetto “decreto milleproroghe”: un lunghissimo decreto legge che serve a mettere a posto tutto quello che non si è riusciti a fare durante l’anno, dando ancora sessanta giorni di tempo per riuscire a votarlo. Quello che c’è di brutto in questo decreto è che al suo interno c’è proprio di tutto, e non si ha mai il tempo di capire se le norme in esso contenute sono valide, inutili o addirittura dannose.
Tra quanto approvato il mese scorso, fa notare Lavoce.info, c’è stato un codicillo pieno di buon senso. Occorre fare un passo indietro e ricordare che l’ISTAT, l’Istituto ufficiale italiano di Statistica, ogni tanto fa delle domande a un campione di persone per poter preparare le sue statistiche. Ricordo ad esempio che una quindicina di anni fa mi arrivò un bel plico dove mi si chiedeva di rispondere a una sfilza di domande sulla mia occupazione post-laurea: come sempre ho rovinato i risultati ;-) Io non ho naturalmente avuto nessun problema a rispondere, ma immagino ci sia della gente che per principio o per pigrizia non lo faccia: bene, la legge (decreto legislativo 322/1989, articoli 7 e 11) prevedeva una multa da 200 a 2000 euro (se privati) o 5164 euro (se aziende) nel caso non si fosse risposto. All’Istat sono delle persone intelligenti e hanno sempre fatto finta di nulla; alla Corte dei Conti sono tutti dei ragionieri, e hanno contestato all’Istat di avere fatto un ingente danno all’erario, qualcosa come 191 milioni di euro. Bene: nel decreto milleproroghe c’è anche una norma che restringe la multa ai soli rifiuti formali, e rende la norma retroattiva.
Ma perché ho scritto che all’Istat sono intelligenti? Beh, pensateci su un attimo. Se qualcuno mi costringesse a rispondere a un questionario, pena una multa, e io non avessi affatto voglia di farlo, la prima cosa che mi verrebbe in mente sarebbe mettere risposte a caso. (Qualcuno di voi magari avrebbe scritto l’opposto del vero, ma io sono più bastardo e preferisco evitare ogni correlazione possibile). Il risultato sarebbe un inquinamento delle risposte, che è sicuramente peggio di avere dei dati in meno: un bravo statistico riesce a ottenere qualcosa anche con dati meno completi di quanto vorrebbe, in fin dei conti, ma non può fare nulla con dati sbagliati.
Insomma, onore a chi ha pensato di sanare questa magagna, e onore a quelli di Lavoce.info che l’hanno resa pubblica, checché ne scrivano quelli di CriticaMente.

_Sei brillanti_ (teatro)

Un bel po’ in ritardo – non c’è nemmeno più in cartellone al Carcano – ma ecco la recensione dell’ultimo spettacolo di Paolo Poli, che poi tanto recente non è perché è alla sua seconda stagione: in effetti non c’era il pienone a teatro, ma in fin dei conti l’avevano già visto tutti tranne me.
Lo spettacolo segue il solito canovaccio di Poli: rutilanti costumi, molte parti en travesti sue e dei suoi boys, una scenografia scarna ma con immagini che richiamano Tamara de Lempicka, Felice Casorati, Salvador Dalí, o più semplicemente Totò, Macario e il Feroce Saladino. I “sei brillanti” sono in realtà le sei brillanti scrittrici e giornaliste tra gli anni ’20 e gli ’80 del secolo scorso, di cui Poli riprende alcuni pezzi. Mura (Maria Volpi Nannipieri), con “Perfide”, fantasia erotica al femminile; Paola Masino, con “Fame” e la crisi del ’29; Irene Brin, con le “Visite”, o meglio le allucinazioni del dopoguerra; Camilla Cederna, con “Lato debole” trasportato nei musei Vaticani dove si parla di moda con il cardinale Poli; quello che a mio parere è il racconto migliore, “Lui visto da lei” di Natalia Aspesi, e infine Elena Gianini Belotti con “Adagio poco mosso” e una vecchietta che non vuole assolutamente finire in casa di riposo. Il tutto è inframezzato dalle usuali coreografie danzanti, dove purtroppo si nota che Poli non è più un giovinotto e non può certo saltare su e giù per il palco. Nota di merito però quando entra a cantare Splendido Splendente, davvero favoloso.
Ah: stavolta è stato forse un po’ più monomaniaco del solito. In tutte le scene c’era almeno un prete o un prelato, fino ad arrivare al balletto su Tropicana con quattro boys vestiti da papa che bevevano appunto il Tropicana (yeah) da un calice da messa…

Macché crisi e crisi!

Le prime pagine di tutti i giornali continuano a rilanciare notizie sulla crisi di governo (ah, Prodi si è quasi scocciato del tutto, se chiederà esplicitamente la fiducia. Solo “quasi”, perché va prima alla Camera dove dovrebbe comunque averla…). Poi, se si va sulle pagine molto interne, si può ad esempio leggere questo. C’era una legge, fatta da nemmeno tre mesi, che vietava alle discoteche di vendere alcolici dopo le due di notte. Ma l’Italia è il paese delle leggi, e improvvisamente si è risvegliato l’iter della legge di riforma sulla sicurezza stradale. In un sussulto di decisionismo, la nuova legge è stata approvata in Commissione Trasporti all’unanimità, e quindi non dovrà passare in parlamento. Peccato però che casualmente non ci sia più il divieto di cui sopra. Un pensiero in meno. Ragazzi, sono riusciti a fare protestare contro l’abolizione della norma financo Carlo Giovanardi! Ma vi rendete conto? (no, probabilmente no)
Ho sbagliato tutto dieci anni fa, quando potevo ancora andarmene via dall’Italia senza problemi.

Pronto bici

Ricevo e inoltro (giusto perché si parla di biciclette, lo sapete che ho un debole…)
Pronto Bici è un servizio offerto dalla cooperativa Itacoop, finalizzata all’inserimento al lavoro di persone con una storia di malattia psichica. È una “ciclofficina a domicilio”: chiamando il 346/4754234 si può fare arrivare a domicilio (all’interno del Comune di Milano) qualcuno che ripara sul posto la vostra bicicletta; oppure si possono acquistare bici nuove o usate. Il comunicato stampa completo si può leggere ad esempio qua.

Repubblica porta-a-porta

Mi sembrava strano che dopo l'”offensiva OreSette” del Corsera quelli di Repubblica stessero a guardare. E in effetti stamattina c’è stata quella che almeno in teoria dovrebbe essere la risposta. Però…
Anche in questo caso la copia gratuita è stata consegnata il lunedì mattina. Però l’ignoto consegnante l’ha messa nella buca delle lettere, il che significa che probabilmente nessuno se n’è accorto perché non guarda certo la posta prima di uscire. Se il giornale l’aveva comprato lo stesso (è stato il caso di Anna), la rabbia nel trovarsi una seconda copia la sera secondo me diventa controproducente.
Inoltre non c’è un adesivo, un depliant o qualcosa del genere a pubblicizzare il servizio, ma solo un timbro in alto a sinistra che dice Consegna gratuita / a casa tua entro le 7 / Tel. 02 39 32 55 48. No, non ho pecettato per non fare pubblicità al servizio, che per la precisione non dipende da Repubblica ma è offerto da CityQpoint. Il punto è che chi ha messo il timbro sul giornale non si è accorto che la parte in fondo era illeggibile perché cascava su una fotografia dal colore scuro. In effetti io credevo ci fosse scritto 18, e ho dovuto fare un po’ di ricerche per trovare il nome della società.
Insomma, questa volta il Corsera ha vinto a man bassa!
Aggiornamento: (23 gennaio) forse mi hanno in parte ascoltato. Anche ieri c’era il giornale in buca (e quindi Anna non l’ha visto quando è uscita), però il timbro era piazzato meglio e il numero di telefono si leggeva perfettamente. Stamattina però la teorica pacchia è finita.