Il primo volume della collana Sfide Matematiche (Martin Gardner, Ah! Ci sono! [aha! Gotcha.], RBA Italia – Sfide Matematiche 1 – 2008 [1975], pag. 238, € 4.99, trad. Simona Panattoni) è la riedizione dell’ormai introvabile traduzione Zanichelli del 1981 di questo libro di Martin Gardner. A differenza del volume gemello “Esperienza a-ah!” che verrà pubblicato a novembre, l’argomento principale di questo libro sono i paradossi, reali e apparenti, legati alla matematica. I pregi del testo sono gli stessi dell’edizione originale: diciamo che se uno non apprezza quel tipo di disegnini probabilmente si scoccerà presto, ma altrimenti potrà avere un’idea delle trappole della matematica senza doversi esporre a troppa matematica.
Per quanto riguarda la traduzione, si sente che è un po’ datata, ma generalmente è buona; apprezzabile il fatto che sia anche stato tradotto la figura che inizia il capitolo 2, quella con i numeri scritti “in lettere”. L’unica eccezione è il capitolo sulla probabilità, che è zeppo di errori e si direbbe quasi opera di un’altra mano. Nella pagina di aNobii relativa al libro (vedi link su) ho messo un’errata corrige.
qualcuno ha visto la mia chiavetta USB?
Doveva capitare, prima o poi. Ho perso la mia chiavetta USB, quella che tenevo nel mazzo di chiavi di casa, e che mi si è sfilata non so quante volte. Me ne sono accorto oggi pomeriggio prima di uscire dall’ufficio: può essere rimasta in largo Augusto, piazza Argentina o via Padova, ma ormai la probabilità di trovarla è nulla.
Non che ci avessi dentro nulla di importante né di compromettente, visto che il suo uso era portare da una parte all’altra dei file: però rimane una scocciatura. Qualcuno sa i prezzi attuali di una 4GB? Offerte a Milano?
Aggiornamento: (30 settembre) per i curiosi, mi sono preso la confezione di tre chiavette Emtec da 4 GB, in offerta a 30 euro da Euronics; una l’ho rivenduta a un collega, una la sto usando e la terza me la tengo da parte per quando perderò la seconda :-)
Una gita a… Dolceacqua
Ultimamente sono in debito di troppi punti-moglie. E sono punti veri, nel senso che non solo Anna ha ragione, ma ha perfettamente ragione. E devo dire che sono anche un po’ stanco di essere sempre davanti al pc: così, quando mi ha proposto di fare un weekend a Dolceacqua per fare due passi tra le colline liguri, ho prontamente accettato.
Arrivati venerdì sera a Pietra Ligure a casa di Marina, il programma prevedeva la sveglia alle 8 e la partenza alle 9:30. Diciamo che il primo obbiettivo è stato pienamente raggiunto: per il secondo, complice il tempo che non sembrava essere così bello come da previsioni del tempo, abbiamo sforato solo di un’ora e mezza. Abbondante. Ad ogni modo siamo arrivati a Dolceacqua quasi alle 12:30, e dopo aver scoperto che i parcheggi del paese erano tutti pieni – non che sia un problema, basta andare trecento metri oltre – siamo riusciti a pigliare al volo una cartina turistica al punto informazioni che stava chiudendo, e un pezzo di focaccia al pomodoro nel negozio di alimentari che aveva finito il pane. Vedendo le cose positive, però, il cielo si stava finalmente aprendo.
Guardando la cartina, la nostra idea era di prendere la mulattiera che ci avrebbe portato fino a Perinaldo. Visto però che la cartina era a scala troppo grande per capirci qualcosa, abbiamo chiesto lumi alla vigilessa locale. Nonostante indossassimo gli scarponi, la vigilessa deve aver capito che volevamo salire in auto, e così ci ha indicato una strada fortunatamente poco frequentata ma piuttosto lunga, tanto che dopo un po’ temevamo di aver sbagliato strada, visto che della chiesa dell’Addolorata non si vedeva affatto traccia. Fortunatamente però per la prima volta sono riuscito a vedere funzionare il GPS del mio telefonino (no, non funziona di nuovo, sembra proprio che voglia gli ampi spazi) e confermare così che stavamo semplicemente raddoppiando la distanza percorsa, ma ce l’avremmo fatta. E in effetti alle 14:40 siamo arrivati alla chiesa e Marina ha anche visto il cartello che indicava la mulattiera per scendere. A questo punto, però, cominciava a essere un po’ tardi. Trovato casualmente un locale e chiestigli lumi, ci siamo fermati poco innanzi, all’agriturismo La Locanda degli Ulivi, sperando di trovare ancora qualcosa da mangiare nonostante l’ora. Beh, diciamo che c’è andata molto bene, visto l’ottimo piatto di prosciutto caldo con patate, preceduto da un antipastino e seguito da caffè e limoncello, il tutto a otto euro a testa! Beh, magari è anche servito a contenere il prezzo l’avere casualmente ritrovato il coltello a serramanico che il proprietario Mario aveva perso quella mattina, ma direi di no.
Dopo esserci rifocillati, ci siamo diretti verso Dolceacqua, stavolta prendendo la mulattiera e cercando di ricordarci tutte le istruzioni che ci erano state date. In effetti ogni tanto la si perdeva di vista, però ormai eravamo degli esperti, e non abbiamo più avuto problemi se non arrivati al castello, dove una scorciatoia ci ha portati a un cancello chiuso. Rientrati sulla mulattiera, siamo arrivati dalla parte giusta del castello, speso cinque (a mio parere assolutamente immeritati) euro a testa per visitare quello che rimane del suo interno, fatto due passi per il paese addossato al castello e scesi a fare quello che secondo me era lo scopo nascosto del giro: comprare un po’ di vino (e una bottiglia di olio, che non fa mai male).
La domenica l’abbiamo passata a Pietra, con un vento che ha impedito alle fanciulle di prendere abbastanza sole, e in autostrada, con una serie di code senza nessuna ragione che fanno capire quanto sia bello prendere la macchina nei weekend. Devo però dire che l’idea di base non è stata poi così male, anche se mi sa che se torno da quelle parti cercherò di stabilire prima un itinerario. Foto? Prima o poi magari le posto.
I bottoni di Napoleone (libro)
Una delle cause che sono state proposte per la disfatta dell’armata napoleonica in Russia dà la colpa ai bottoni delle divise, che erano di stagno. Alle basse temperature, lo stagno si polverizza letteralmente, e non è così facile fare una battaglia tenendosi su i pantaloni! L’aneddoto è probabilmente falso, ma dà comunque il titolo a questo libro (Penny Le Couteur e Jay Burreson, I bottoni di Napoleone [Napoleon’s Buttons], Longanesi, “La lente di Galileo – 37” 2006 [2003], pag. 408, € 18.60, ISBN 978-88-304-2156-1, trad. Libero Sosio), dove i due autori, chimici organici, raccontano la storia di diciassette molecole che “hanno cambiato il mondo”. Si spazia dall’aspirina agli oppiacei, dal sale all’indaco, dalla caffeina ai clorofluorocarburi. Di ciascuna di queste molecole viene fatta la storia, sia dal punto di vista tecnico – la maggior parte di queste molecole sono organiche, e quindi la loro sintesi non è sempre così facile – che da quello per così dire politico, con una serie di aneddoti come quello della cessione da parte degli olandesi dei diritti su Manhattan per mantenere il monopolio della noce moscata. In effetti bisogna dire che spesso gli autori esagerano un po’ nell’attribuire alle molecole presentate la possibile concausa degli sconvolgimenti mondiali, tipo quando affermano che il sapone abbia contribuito allo scoppiare della guerra civile inglese; però la lettura è davvero godibile, e permette anche di avere un’idea di cosa sia effettivamente la chimica, diversamente da quanto ad esempio insegnarono a me al liceo. Ottima traduzione, ma con Libero Sosio non mi sarei aspettato nulla di meno.
tabelle alcolemiche
Ebbene sì. Le tabelle alcolemiche, quelle che dovrebbero dirti se hai bevuto troppo, esistono. Sabato mattina ero a Pietra Ligure, cercavo di svegliarmi con un caffè – più o meno ci sono anche riuscito, per la cronaca – e ho notato tre fogli A4 con una serie di numerini vari, che spiegano quanto alcol ti trovi in corpo a seconda di cosa e quanto hai bevuto, di quale sesso sei e se hai mangiato. Il tutto preceduto da una spiegazione di cosa succede al crescere del tasso alcolico nel tuo sangue.
A parte che sarebbe stato molto più carino un poster colorato, che almeno faceva arredamento, vorrei sapere chi sono stati i guru mediatici che hanno deciso che questa sarebbe stata una mossa vincente. Dai, la maggior parte di quelli che si ubriacano non riescono nemmeno a comprendere il significato di tutti quei numerini da sobri. Figuriamoci dopo.
… e volarono tutti felici e contenti. Forse.
Se leggete questo post significa che è andato tutto bene, e che la trattativa Alitalia è terminata positivamente. (Altrimenti avrei cancellato il post: ogni tanto bisogna correre dei rischi)
– Sìlviolo ha mostrato che lui sì che sa gestire una trattativa.
– Uòlter ha mostrato che senza di lui Silvio non saprebbe che cosa fare.
– Guglielmo (Epifani) ha mostrato che esiste, ed è capace a fare aggiungere agli accordi le lettere di intenti.
– L’UGL ha mostrato che nella Seconda Repubblica anche l’ex CISNAL ha piena dignità di esistere.
– La CAI ha mostrato che la tecnica dei multimatum porta tanti vantaggi.
– Air France ha mostrato che basta aspettare il giusto e si possono risparmiare tanti soldi. (Beh, se poi arriverà Lufthansa la cosa cambierà un po’, ma nemmeno troppo)
– Intesa/Sanpaolo ha mostrato che se si fanno le cose per bene nessuno si accorge che tutta questa manfrina è stata inventata per salvare AirOne e Carlo Toto.
E voi siete ancora lì a lamentarvi per poche centinaia di euro a testa di debiti?
Mi sembra di essere tornato ai bei vecchi tempi
(notiziola lunga e nemmeno interessante. Al limite può valere qualcosa l’ultimo paragrafo, ma solo se siete davvero miei fan sfegatati: altrimenti saltate pure)
Giovedì scorso mi arriva una richiesta di contatto via LinkedIn. La richiesta però non era di contatto: eccovela qua, depurata da tutti i dati personali del tipo (o della tipa) in questione.
—— inizio —–
Anche se non ci conosciamo ti contatto per un problema su Wikipedia. Collaboro con X (sito di X) con finalità identiche a Y. Avendo questa una pagina Wiki, ci è sembrato corretto che X avesse una pagina, ma è bloccata. Quando X nacque, qualcuno salvò una pagina con una sola frase, che fu cancellata. Quando inserimmo una descrizione un moderatore ritenne questo un modo per pubblicizzarsi e la bloccò, il fantomatico [nickname] che la blocco’ è scomparso e ci troviamo nella situazione in cui ci sono informazioni su OkQuack, ma non su X, che non ha niente di diverso nello spirito da Y e Z già presenti su Wikipedia. Cosa ritieni si possa fare?
—— fine —–
Ho risposto così:
—— inizio —–
Premesso che dal mio punto di vista è più importante avere una voce su OkQuack (non scherzo: se voglio trovare qualcosa su X faccio una ricerca e trovo il sito con tutte le informazioni: se voglio qualcosa su OkQuack?) e che usare Linkedin per fare queste domande non mi pare affatto una buona idea, non è che abbia da dire cose molto diverse da quanto scritto in http://it.wikipedia.org/wiki/Aiuto:Voci_cancellate :
– iniziare a scrivere *la pagina di discussione* spiegando perché una voce su X potrebbe (non *dovrebbe*) avere diritto di esistenza in it.wiki; (scrivere come utente registrato, non come anonimo, e indicando subito di essere una parte interessata)
– scrivere la voce nella maniera più simile a quella di Y e Z
– essere pronto a spiegare le proprie ragioni ma anche ad ascoltare le ragioni altrui
– ricordarsi che it.wiki non è la Guida Monaci del XXI secolo. D’altra parte, non esiste nemmeno una voce su Maurizio Codogno, anche se qualcosa di enciclopedico l’avrei anche fatto. (No, esiste una voce, ma è un mio omonimo)
—— fine —–
Sì, sono un Bastardo Inside™. Ma voi lo sapevate già. Probabilmente la tipa (o il tipo) pensava invece a una risposta del tipo “non preoccuparti, metto tutto a posto e X apparirà in tutta la sua gloria”: risposta che non ci sarebbe stata nemmeno se io non fossi Bastardo Inside™. Tant’è che mi è arrivato prima questo messaggio:
—— inizio —–
Non entro nel merito della risposta, per non fare polemica e inutile sarcasmo sulla “scientificità” di Wikipedia in italiano.
Dico solo che l’uso di Linkedin è dovuto al fatto che NESSUN cosidetto “amministratore” o “moderatore” di Wikipedia si è mai degnato di dare una risposta a me o agli altri, quando invece riceviamo risposte immediate da parte di Senatori e Ministri (che sono sicuramente più importanti e influenti di qualche anonimo [nickname] o di qualche OkQuack) e questo la dice lunga sull’educazione e il livello culturale degli stessi.
—— fine —–
e poco dopo un suo pippone che parte con “tanto per fare un esempio” e prosegue copincollando questo articolo (“Wikipedia: enciclopedia universale o miniera di errori?” di Gino Roncaglia, del febbraio 2007). Immagino che non mi credesse capace di cliccare su un link e quindi mi ha gentilmente inviato il testo.
Devo dire che è confortante sapere che c’è gente che pur ricevendo “risposte immediate da parte di Senatori e Ministri” si preoccupa così tanto delle pessime condizioni in cui versa Wikipedia. Vuol dire che vogliono proprio bene all’enciclopedia, e sarebbero pronti a metterci del loro per migliorarla: occhei, solo in una parte molto limitata, ma in fin dei conti è quella che conoscono meglio, no? Ma non è questo il punto che mi interessa. L’amico/a, e voi tutti, avete il diritto di far sapere a chiunque che Wikipedia fa schifo e che è governata da una manica di fascistoidi e/o comunistoidi: ci mancherebbe altro. Ma la parte davvero divertente è vedere come ci sia gente che per dimostrare la propria importanza mette giù come nulla fosse le proprie “conoscenze altolocate”. Il mio amico/a non lo sa, ma mi ha fatto ritornare ai ruggenti anni ’90 e ai newsgroup, con i professoroni universitari che si lamentavano perché “il loro newsgroup” non era stato creato (perché i “voti per la creazione” erano stati spediti tutti dallo stesso PC…). Pensavo che cose del genere non capitassero più, o comunque che non arrivassero più a me, e invece no. La mamma dei complottisti è sempre incinta.
Chi me lo traduce?
Ho parlato troppo presto di miglior comprensibilità del testo dei messaggi di spam in italiano.
Questo è il messaggio che mi è arrivato ieri nella casella di posta aziendale:
E una grande garanzia, solo non uno Hugh selezione clienti ci hanno detto che hanno ricevuto italiano-fatto repliche.
Invece, essi istituito falso 'siti' e fingere di essere privati concessionari chiunque mail in un assegno o un vaglia e guardare la tua carta di credito.
Sono abituato a leggere i comunicati in sindacalese e trovarci un senso, anche se a volte avrei preferito non trovarlo; ma qua mi do per vinto. Nemmeno il titolo del messaggio, “Grande Acciao Inossidabile Filettati Viti”, mi aiuta; cos’è, ci avvisano di non comprare le viti dai siti di phishing?