Era quasi ora: dopo anni di spam “fatevi un mutuo, che i tassi sono favolosi”, oggi mi è arrivato il primo spam “Proteggi la tua famiglia dalla recessione”, con il tipo che scrive (in inglese, ma sono buono e ve lo traduco) «Sono un tipo qualunque che ha perfezionato un sistema per fare soldi veri nei tempi difficili (come quelli in cui ci troviamo). Ho guadagnato migliaia di dollari al mese nell’ultima recessione (2000-2002) e sto usando gli stessi mezzi per guadagnare di nuovo migliaia di dollari.»
A parte chiedermi cosa abbia fatto negli altri anni, mi sa tanto che il suo mezzo per guadagnare soldi sia vendere a caro prezzo il suo metodo piramidale… Ma come dicevo quello non è un problema, visto che tanto non ci vado a cliccare sul sito charm.domainnamemakeover.com del signor “Geek O’nomic”. La cosa interessante è appunto vedere come lo spam – anche se un po’ in ritardo – segue i ritmi dell’economia!
Disparità
Non parlo ancora della Social Card, perché mi mancano alcuni punti per capire se e come sia una fregatura. Parlo invece di una notizia di alcuni giorni fa passata abbastanza in sordina.
Il 13 novembre, la Corte di Giustizia Europea ci ha infatti condannato, e fin qua è una cosa fin troppo frequente. Il motivo, stavolta, è la disparità dell’età pensionabile, che nel caso della pensione di vecchiaia per le donne è fissata a cinque anni in meno che per gli uomini. Sulle prime avevo capito che il problema fosse legato al fatto che una donna, dovendo andare in pensione prima degli uomini, era svantaggiata perché avrebbe avuto una pensione più bassa. Macché. Se leggete questo articolo di repubblica.it, scoprirete che la storia è completamente diversa.
Innanzitutto, l’anticipo dell’età pensionabile per le donne è (era?) una facoltà, non un obbligo: bastava richiedere di continuare a lavorare, e nessuno faceva storie. Secondo l'”Avvocato dello Stato” (wow!) Wally Ferrante, i due terzi delle donne sceglievano tale opportunità, il che significa tra l’altro che non era certo una possibilità ignota. Il guaio è che i cinque anni che le donne possono avere condonati sono “una discriminazione ai sensi dell’art.141 CE dal momento che la medesima facoltà non è concessa agli uomini”. Insomma, discriminazione alla rovescia.
Non fidandomi dell’italica stampa, sono andato a cercarmi la sentenza. È anche in italiano, quindi è semplice da leggersi, per quanto “semplice” possa essere una sentenza. Si scopre così che è solamente relativa ai dipendenti pubblici, e che la difesa italiana non è stata considerata valida perché «la fissazione, ai fini del pensionamento, di una condizione detà diversa a seconda del sesso non è tale da compensare gli svantaggi ai quali sono esposte le carriere dei dipendenti pubblici di sesso femminile aiutando queste donne nella loro vita professionale e ponendo rimedio ai problemi che esse possono incontrare durante la loro carriera professionale.»
Quest’ultima frase è indubbiamente vera, ma mi sembra irrilevante rispetto alla procedura per discriminazione; a questo punto mi aspetto una sentenza della Corte di Giustizia Europea – che però non ci toccherà – per eliminare le “strisce rosa” per i parcheggi pubblici. Più seriamente, non riesco a capire se questa sentenza è per tutto il resto una “cagata pazzesca” oppure no. Voi che ne pensate?
Esperienza A-Ah! (libro)
Il secondo volume che Martin Gardner ha dedicato agli “a-ah”, cioè alle intuizioni che permettono di risolvere un problema senza doversi immergere nei conti (Martin Gardner, Esperienza a-ah! [aha! Insight], RBA Italia 8/11/2008 [2006], pag. 300, € 9.99, trad. Angela Iorio) è uno di quei libri che secondo me non dovrebbero assolutamente mancare nella biblioteca di una persona moderatamente colta. Le sei sezioni (A-Ah! rispettivamente combinatori – geometrici – numerici – logici – metodologici – verbali) mostrano come sia spesso utile riuscire a vedere il problema in un altro modo, e trovare così una soluzione inaspettatamente immediata. Certo, questi colpi di fortnua non capitano sempre: ma l’abitudine a saper guardare le cose da un punto di vista diverso è comunque utile anche nei casi non eclatanti.
La traduzione italiana ha fatto un grosso sforzo per localizzare l’ultima sezione – in effetti lasciare i giochi verbali in inglese non era il massimo. Peccato che in alcuni casi abbiano ciccato: ad esempio lo schema di “tris con le parole” a pagina 230 è completamente sbagliato, e nella pagina di aNobii citata sopra ho indicato altri refusi. Però almeno ci hanno tentato :-)
Un brutto colpo al mio ego
Stamattina, tra i messaggi arrivatimi via Facebook, ce n’era uno che cominciava così – compresi gli a capo:
maurizio ma sei tu?
no!
ma perchè ce il tuo nome e la foto di un altro?
inspiegabile...
Il messaggio in questione era di una donna il cui nome non mi dice nulla (nemmeno la faccia, ma io non sono per nulla fisionomista). La tipa in questione probabilmente conosce un Maurizio Codogno che non sono io – in fin dei conti non siamo tantissimi ma, qualcuno ce n’è: come ho già scritto, ad esempio la persona presente in Wikipedia sotto Maurizio Codogno non sono io.
La cosa che mi ha colpito è che questa è la prima volta che in rete qualcuno cerca un mio omonimo e non il sottoscritto. E questo a sua volta significa che Facebook ha davvero sfondato la barriera tra la rete e il mondo reale, come dice anche Markingegno. Un conto è connettersi, navigare, scrivere email; un altro conto è pensare di essere di presentarsi in rete, come si potrebbe fare sull’elenco del telefono o sui citofoni. I miei dubbi su Facebook restano intatti: però non ho problemi a riconoscere il suo successo reale, non pompato da qualche giornale che deve farsi vedere alla moda.
Chi ha dato i soldi ad Obama?
In questi giorni, almeno sui blog italiani con simpatie per la destra, sono apparse varie critiche a Barack Obama, per quanto riguarda la provenienza dei soldi ricevuti per la campagna elettorale. Obama aveva infatti affermato che la maggior parte di chi donava denaro per la sua campagna dava piccole offerte. Camillo riporta invece che “solo il 26 per cento del totale dei finanziamenti è arrivato da piccoli contribuenti. Nel 2004, per Bush era stato il 24 per cento, per Kerry il 20. Questanno per McCain il 21”.
Camillo non mette nessun link per la sua affermazione: lo faccio io, postando il comunicato ufficiale del CFI (quelli che verificano da dove arrivano i soldi ai candidati). I dati riportati da Camillo sono corretti. Se però andate sul sito del CFI e cliccate per vedere la tabella 3, noterete una cosa strana: le donazioni inferiori ai 200$ sono il 49% del totale, anche se appunto i donatori che hanno dato meno di 200$ sono il 26% del totale (vedi tabella 1). Come è possibile? Beh, è semplice: ci sono state molte persone che hanno fatto donazioni piccole in più riprese, e per cui quindi il totale è superiore a 200$. Leggendo tutto il rapporto si vede poi quello che uno si immaginava: che la maggior parte dei soldi ricevuti da Obama proviene dalle offerte di grande valore. (Consiglierei comunque di leggere tutto il rapporto, che è interessante)
Nelle frasi dello staff di Obama e di Camillo sono insomma nascoste due classiche trappole matematiche:
– confondere la quantità di offerte fatte con la quantità di soldi ricevuti (e questa è abbastanza comune)
– confondere la relazione offerte/denaro con la struttura donatori/denaro (e questa è invece molto meno comune).
Ho usato il verbo “confondere” perché non voglio mettermi a discutere su chi abbia “barato” e scelto il modo scorretto di guardare i dati: in realtà non c’è un modo più corretto di un altro, visto che i numeri sono sempre quelli. È chiaro che ognuno sceglierà di vederli nella maniera a lui più consona: quello che non mi stanco di dire è che bisogna imparare a saperli leggere, i numeri. Solo così si può evitare che qualcuno ti freghi con la scusa “i numeri non mentono”.
Anche il governo del fare si addormenta ogni tanto
Stamattina mi hanno telefonato dall’Avis per andare a donare sangue. Dico “nessun problema, passo la prossima settimana”, mi fanno le solite domande, ma poi sono costretto a bloccarmi. Lunedì sono infatti stato a Bologna, e quindi devo aspettare 28 giorni prima di una donazione, per le zanzare tigre – esattamente come succedeva l’anno scorso. Ho fatto sommessamente notare che con il freddo becco di questi giorni non credo proprio che di zanzare ne siano rimaste: la signora conveniva con me, ma ha detto che finché il ministero non ritira l’ordinanza non si può fare nulla.
A parte che non dovrebbe essere il mio caso, visto che nell’ordinanza si parla di “almeno una notte di soggiorno”, e tenendo pure conto che probabilmente non c’entrano né il ministro del lavoro Sacconi né il sottosegretario Fazio, non è che qualcuno si prende la responsabilità di decretare il cessato allarme?
Poveri musicisti
Leggo dalla BBC che è stato spedito al premier britannico Gordon Brown un video, da parte di 38.000 musicisti, per chiedere che venga approvata la proposta di legge per l’allungamento del copyright sulle esecuzioni musicali (che è al momento a “soli” 50 anni, a differenza di quello per gli artisti che è di 70 anni dopo la morte dell’autore). La Commissione europea propone di allungarlo a 95 (novantacinque) anni, ma il governo inglese non è d’accordo. Ah: il video naturalmente non è stato fatto da tutti i 38.000 musicisti, ché altrimenti si sarebbe battuto di gran lunga il record di We Are The World, ma da una delegazione di 29 persone.
A parte il banale fatto che per quello che ricordo io dei Beatles i session men venivano semplicemente pagati per la loro prestazione, e non ricevevano royalties (altra cosa è naturalmente quella degli interpreti: i Beatles non guadagnano diritti d’autore solo per le canzoni composte ma anche per quelle cantate da loro, almeno da un certo punto in poi), e a parte che io sono convinto che anche il copright degli autori dovrebbe tornare ad essere ridotto al massimo a 40 anni dalla produzione dell’opera (e non dalla morte dell’autore), qui stiamo parlando degli interpreti. Il copyright per gli autori nacque per fornire loro sostentamento per la vecchiaia, e infatti durava 28 anni che era considerato un periodo equo considerando la speranza di vita di allora. Però stiamo appunto parlando di autori. Qui abbiamo l’equivalente di un mobiliere che prepara un bel tavolo partendo da disegni altrui, vede che il tavolo è sempre usato in occasioni importanti e quindi chiede che per 95 anni gli si dia dei soldi, perché in fin dei conti il suo lavoro è sfruttato da tutti. Non mi sembra che si stia parlando di chissà quale creatività, no?