Ok, è terminata domenica scorsa, ma non è colpa mia (o forse sì…) se siamo andati a vedere la mostra nel suo ultimo giorno di apertura, dopo che ci avevamo tentato nelle vacanze di Natale e ancora giovedì scorso.
La prenotazione dei biglietti è stata piuttosto costosa, considerando il 16% di diritti di prevendita e soprattutto il fatto che nel sito non erano mica indicate tutte le possibilità di biglietto ridotto, e quindi abbiamo pagato intero. Per il resto, la mostra sfruttava il periodo in cui il museo Magritte di Bruxelles era chiuso per rinnovamento e quindi ha potuto mostrare molte opere conservate là. Come nel caso della mostra comasca del 2006, però, il Magritte e noto a tutti non era così rappresentato nella mostra; inizio a pensare che le immagini che si vedono in giro non siano effettivamente “il vero Magritte”. Da notare poi l’allestimento, con una serie di microcitazioni immagino magrittiane sui muri, e soprattutto l’enorme quantità di gente, con l’ulteriore fregatura di due-gruppi-due di trenta persone cadauno con guida che praticamente bloccavano due sale consecutive. Doveva essere proprio un pittore alla moda.
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Maroni non ha tutti i torti
In questi giorni Radio Popolare, e immagino tutta la stampa di sinistra, sta cercando di montare un caso a proposito della morte di non si sa quante centinaia di migranti affondati mentre cercavano di arrivare in Sicilia dalla Libia. Il direttore Danilo De Blasio chiosava “se fossero precipitati due charter con trecento turisti stranieri, ci sarebbe stata tutta un’altra attenzione mediatica”, e si lamentava delle parole di Maroni che a suo parere se ne lavava sostanzialmente le mani.
Per quanto scarso sia il mio amore per questo governo e per il sassofonista ministro degli interni, non posso però essere d’accordo con questo giudizio sprezzante. Innanzitutto se fossero cascati due aerei di turisti americani ci sarebbe stato qualche titolone sui giornali, ma si sarebbe comunque dimenticato tutto il giorno dopo. Quanto al ruolo dell’Italia, onestamente non possiamo pattugliare tutto il Mediterraneo né tanto meno finire dlle parti della Libia, che non sarebbe contenta. Certo, c’è un (brutto) gioco delle parti tra Italia e Libia, ed è probabilmente vero che Gheddafi fa chiudere più di un occhio a chi dovrebbe pattugliare le coste libiche; ma non vedo come si sarebbe potuto fare altimenti in questo caso. E comunque diciamolo: rispetto alla strage del Venerdì Santo di alcuni anni fa siamo molto migliorati.
Come giocare e divertirsi con l’ingegno (libro)
Con questo volume delle Sfide Matematiche (Jaime e Lea Poniachik, Come giocare e divertirsi con l’ingegno, RBA Italia 2009, pag. 230, € 9,99, trad. Paola Pettinotti) abbiamo una visione sulle ricreazioni matematiche sudamericane, come già capitato coi testi di Recamán. La criptoaritmetica e i problemi numerici in genere hanno un peso notevole, ma ci sono anche vari tipi di problemi, come il percorsi del segugio oppure i problemi dei giorni del mese, che non sono mai stati visti nella tradizione statunitense oppure europea, e possono essere un interessante diversivo rispetto ai soliti problemi passatempo.
Inutile aggiungere che chi è interessato alla matematica ricreativa alla Gardner non amerà troppo questo libro: a ognuno il suo.
La traduzione, a parte qualche refuso, mi pare infine buona.
l’INPS pensa a noi
Scopro da Repubblica che l’Inps, nella sua infinita bontà, manderà 700 mila lettere ai datori di lavoro delle colf, con i bollettini di pagamento precompilati. Inutile dire che Roberto Petrini, che ha scritto che lo fa “in vista della scadenza del 10 aprile”, non deve mai avere avuto a che fare con le Regie Poste Italiche. Vabbè, risparmio la fatica di scrivere all’Inps per avere dei nuovi bollettini: devo dire però che i “laboriosi calcoli sulle ore” non sono mai stati troppo laboriosi, visto che in un trimestre ci sono tredici settimane e basta fare due moltiplicazioni per avere il totale (via, diciamo quattro moltiplicazioni per sapere quant’è la quota a carico del lavoratore). Ad ogni modo una piccola fatica in meno: stasera avevo perso cinque minuti per calcolare il totale e compilare il modulo relativo, il prossimo trimestre non dovrò perdere i due minuti per compilare il nuovo modulo.
Quello che però è poco serio è scrivere che tutto questo servirebbe per fare emergere il lavoro nero. Chi paga i contributi può magari aver saltato un trimestre, ma nulla di più: chi non li paga continuerà a non pagarli. A cosa serve allora tutta questa notiziona?
assenza più o meno giustificata
Da domani a venerdì sarò a un corso (“Gestione efficace delle attività”: in effetti per un casinista come me è un must). Il corso si tiene a circa un chilometro dal mio ufficio e a due chilometri e mezzo da casa, quindi non è una grande cosa. L’unico guaio è che sarò lontano dal PC, e quindi non avrò notiziole da commentare da par mio. Qualche post ci sarà comunque, ma sarà più generale. Non lamentatevi troppo :-)
Tutti contro Google Book Search
Leggo sulla Stampa che la Siae, sempre pronta a queste iniziative, si è unita alla class action americana contro Google, rea non solo di voler mettere a disposizione di tutti le copie digitali dei libri pubblicati, ma anche di avere proposto una transazione – c’è ancora un mese di tempo per aderire o rifiutare – che darebbe a ogni autore ben sessanta dollari per la cessione definitiva di tutti i diritti “digitali” di un libro.
È abbastanza logico che gli scrittori americani famosi (leggete qua un articolo di un rappresentante della Writers Representatives) siano contrari a questa regola, esattamente come i musicisti famosi non sopportano la musica distribuita liberamente. Più divertente leggere i commenti degli scrittori italiani: Vattimo spiega «In generale sono per la libera circolazione delle idee sulla rete e per quanto mi riguarda sono ben felice se le mie idee trovano larga eco sul Web. Personalmente, quindi, non farei mai unazione legale di recupero crediti. Cosa diversa è se si muove un editore o il mio editore in particolare» mostrando come si possa riuscire a protestare assoluta innocenza mandando avanti qualcun altro; Alberoni ironizza sul fatto che tanto Innamoramento e amore è stato mal tradotto in inglese, e gli anglofoni non lo capiscono (sì, questa è ironia), ma si arrabbierebbe molto «se su Google apparissero senza mia autorizzazione le traduzioni in francese, spagnolo, portoghese, tedesco, svedese o giapponese, alcune delle lingue in cui sono stati pubblicati miei libri con grande successo e quindi ricavi per me». Bisogna dire che almeno lui ha l’onestà di dire che il problema è la vil pecunia.
La mia domanda è: ma si perderebbe davvero tanta vil pecunia? Io ammetto di avere dei limiti personali, ma non riesco proprio a leggere un libro su un monitor. Persino i manuali tecnici li preferisco in doppia versione: rilegati per studiarli, e online se devo cercare al volo qualcosa. Secondo me anche i long seller verrebbero comunque acquistati lo stesso; non so come sia il mercato americano, ma qua da noi ci si divide in lettori compulsivi che comprano tutto perché piace loro la carta, e non-lettori che vanno in libreria una volta l’anno perché regalare a Natale un libro fa sentire acculturati, e non potrebbero fare lo stesso con un file. Probabilmente decidere un periodo di un paio d’anni prima di un forfait per la fruizione digitale (via, facciamo cinque anni per la narrativa visto che sono buono) sarebbe un buon compromesso, ma non credo nessuno abbia voglia di raggiungerlo.
Sarebbe però interessante sapere come vanno le vendite dei pochi coraggiosi che in Italia pubblicano sotto Creative Commons e lasciano la versione digitale delle loro opere!
Un matrimonio all’inglese (film)
Sabato siamo andati all’Ariosto (quello che trent’anni fa sarebbe un Proseguimento di Prima Visione…) a vedere Un matrimonio all’inglese, scoprendo che era molto meglio di quanto temessi.
In effetti non era facile capirlo: il titolo italiano non ha nessun senso, anche se immagino non abbiano tradotto letteralmente il titolo originale “Easy Virtue” perché altrimenti sarebbe potuto essere scambiato per una commedia pecoreccia all’italiana; il film racconta invece di una disinvolta americana che alla fine degli anni ’20 sposa John Whittaker, il rampollo di una famiglia aristocratica inglese che nasconde in tutti i modi la sua imminente rovina, e si trova immediatamente a combattere contro la madre che gestisce la vita di tutti. Tutta la famiglia Whittaker sembra fatua, col padre di John che nasconde col suo cinismo i rimorsi per quanto accadde in guerra; la storia di dipana prevedibilmente e forse un po’ troppo leggera, ma sicuramente strappa più di una risata e mette di buonumore. Infine ottima la fotografia; insomma non un capolavoro ma comunque un piacevole film.
I DC sì, che sono intelligenti
Magari sarò smentito di grosso tra neanche un giorno, ma devo dire che mi ha stupito leggere che il segretario autoreggente «non intende raccogliere il guanto di sfida di Silvio Berlusconi che lo aveva invitato a candidarsi alle elezioni europee.» Intendiamoci: solo un imbecille avrebbe accolto la sfida, sapendo che sarebbe stata persa in partenza e soprattutto avrebbe legittimato la scelta di Fidel Silvio di fare la bandiera. Ma il piddì ci aveva abituati a questo e ad altro, ed è toccato avere un segretario diccì per vedere qualcosa di diverso. Peccato che abbia rovinato tutto, dicendo che la legge sul conflitto di interessi «Sarebbe dovuta arrivare in Aula nel gennaio del 2008, ed è una delle ragioni per cui Berlusconi si è impegnato ad acquisire senatori che poi ha candidato con il Pdl». Fare il piagnina non è mai bello, e quella legge sarebbe dovuta arrivare un anno prima, se non qualche legislatura fa.
A questo punto, però, voglio vedere come gli yesmen del PresConsMin risponderanno a Franceschini, che ha detto «Lancio una sfida a Berlusconi a fare con me tre dibattiti: uno davanti a mille disoccupati, un altro davanti ad insegnanti e studenti e un altro davanti agli imprenditori» Se devo fare delle previsioni, o faranno finta di nulla, oppure Bonaiuti o chi per lui dirà che fino a che il PD non avrà un segretario regolarmente acclamato, o al limite eletto, chi è alla guida è solo un facente funzione. Vediamo…