Mi dispiace, ma non riesco ad accettare l’ipotesi di partenza di Maurizio Cucchi: che Milano sia bella. Intendiamoci, ci sono posti ben nascosti, chissà perché generalmente privati, davvero carini; ed è chiaro che le chiese della città contengono tesori artistici spesso misconosciuti, alcuni dei quali raccontati nell’ultima parte di questo libro (Maurizio Cucchi, La traversata di Milano, Mondadori – Oscar Contemporanea 2011 [2007], pag. 188, € 9, ISBN 978-88-04-60783-0). Ma affermare che le passeggiate nelle vie del centro o della periferia milanese siano piacevoli è davvero troppo.
D’altra parte anche Cucchi è costretto ad accontentarsi di uno scorcio qua e là, mentre si lamenta di tutte le altre cosacce che si vedono nella sua passeggiata senza meta precisa da vero flaneur; non si può certo esagerare. Il libro ha però la sua ragione d’essere negli intermezzi in cui si parla dei personaggi del passato, soprattutto poeti e scrittori, con affetto e direi quasi nostalgia, come quando racconta della sua infanzia e gioventù in una Milano che probabilmente era davvero più bella di adesso.
Archivi autore: .mau.
le meraviglie della virgola
Ieri mattina, mentre ero al negozio di articoli per bambini a comprare le tendine parasole per l’auto (e due macchinine per i duenni…) c’era una signora che stava questionando con una commessa a causa di una bilancia pesaneonati che a suo parere non funzionava: in effetti ce n’erano due uguali sul bancone. A un certo punto le sento dire “e poi scusi, perché le istruzioni non spiegano cosa vuol dire se la bilancia indica 6,16? Sono sei chili e sedici grammi o sei chili e centosessanta grammi?”
Anche se ero intento a trattenere i giovini prima che facessero ulteriori danni, non sono riuscito a fermarmi e ho risposto automaticamente “sei chili e centosessanta grammi, ovviamente”. Non ho sentito commenti ulteriori, devo aver tirato fuori una delle peggiori voci da maestrino tra quelle che mi ritrovo. Però, scusate, mi sembra impossibile che una persona che si suppone abbia fatto almeno otto anni di scuola, e fors’anche tredici, non abbia acquisito il concetto di “numero con la virgola”, che ha circa cinquecento anni di storia, e soprattutto non abbia pensato che se il display ha un certo numero fisso di posti dopo il 6,99 non può esserci altro che il 7,00. O forse il problema è proprio lo zero posizionale? O peggio ancora l’influenza dell’euro, che avendo i centesimi e non i millesimi fa sembrare “naturale” un numero con due cifre decimali lasciando lo stato della terza in un limbo non meglio specificato?
Quando le rette diventano curve (libro)
Questo quarto volume della collana Mondo Matematico (Joan Gómez Urgellés, Quando le rette diventano curve – le geometrie non euclidee, RBA Italia – Mondo Matematico 2011 [2010], pag. 151, € 9,99, trad. Sonia Scarfi), dedicato nominalmente alle geometrie non euclidee, ha in realtà un ambito più ampio: non per nulla il testo parte con la geometria del taxi, nota anche come geometria di Minkowski (che curiosamente riappare anche nell’appendice finale, dedicata alla geometria della relatività). Tale prolusione non è affatto fuori tema: permette anzi di dare al lettore un’idea direttamente visibile di come le regole euclidee non siano valide in tutte le occasioni, e quindi permette di capire meglio come si possa arrivare al rifiuto del quinto postulato di Euclide. Nel seguito, dopo aver raccontato come si è arrivati alla geometria iperbolica ed ellittica, Urgellés passa a elencare alcune formule di base delle due geometrie, in maniera però piuttosto confusa – non so se per colpa dell’autore o della traduttrice. La parte finale, infine, credo dovrebbe mostrare come la geometria pervada il XXI secolo, anche se non si tratta della geometria euclidea che si insegna a scuola. Diciamo che almeno per quest’ultima parte l’intenzione era buona, il risultato un (bel) po’ meno. Però in definitiva l’opera mi pare più riuscita delle precedenti.
province
gioco della domenica: Track the Ball
In Track the Ball ci si limita, in stile Sokoban, a spingere una pallina finché non la si riesce a mandare in buca. La pallina si ferma solo quando trova un ostacolo (e la fine dello spazio di gioco NON è un ostacolo), quindi spesso bisogna fare dei giri un po’ tortuosi per raggiungere l’obiettivo. Nei ventotto livelli del gioco ci sono man mano dei nuovi tipi di ostacolo, come per esempio il muro che si forma dopo che la pallina è passata lì sopra. Il gioco prevede anche un editor di livelli, se volete cimentarvici…
(via Passion for Puzzles)
_I giochi matematici di Fra’ Luca Pacioli_ (libro)
Non si può negare che l’operazione che l’editore Dedalo ha compiuto con questo libro (Dario Bressanini e Silvia Toniato, I giochi matematici di Fra’ Luca Pacioli, Dedalo 2011, pag. 240, € 15, ISBN 9788822068231) non è certo facile. Non solo è stato preso un libro scritto nel volgare di fine ‘400, tanto che oltre al testo originale viene saggiamente fornita una versione in italiano corrente, oltre al classico apparato di glossario e riferimenti vari che si trova in appendice; ma il testo parla di giochi matematici, il che fa correre il rischio di perdere immediatamente i pochi appasionati di filologia che si fossero timidamente avvicinati all’opera.
Beh, sarebbe davvero un peccato scappar via, perché il libro è davvero ben curato. Si vede bene l’attenta opera di Silvia Toniato; ma preziosissimo è anche il lavoro di Dario Bressanini che per una volta lascia da parte la sua chimica delle cose di tutti i giorni e torna al suo primo amore, la matematica. Le spiegazioni di come funzionano i giochi del Pacioli sono chiarissime e illuminanti, e chissà che non vi venga voglia di riciclare qualcuno dei “bolzoni” ivi presentati per mettere alla prova i vostri amici!
firuli’ firula’
Regno a venire (libro)
Non sono mai riuscito esattamente a capire come mai molti considerino Ballard un autore di fantascienza. Soprattutto nelle sue ultime opere, come questo Regno a venire (J.G. Ballard, Regno a venire [Kingdom to Come], Feltrinelli – Universale economica 2009 [2006], pag. 293, € 9.50, ISBN 9788807721243, trad. Federica Aceto) l’unica cosa “fantascientifica” è l’attuale impossibilità – o almeno si spera, in realtà ho letto il libro nei giorni delle rivolte londinesi, e mi sembrava di avere un déjà vu – che avvenimenti come quelli narrati si svolgano davvero. Come altre volte, il romanzo è ambientato nell’Inghilterra contemporanea, in una cittadina nel londinese dalle parti di Heathrow che sembra più che altro essere nata come satellite di un enorme centro commerciale, il Metro-Centre (buffo che nel risvolto di copertina abbiano usato la grafia americana Metro-Center), che in un modo o nell’altro pervade le vite di chiunque si trovi da quelle parti. Il protagonista, Richard Pearson, pubblicitario appena licenziatosi, viene catapultato là a causa della morte di suo padre, tra milizie consumismo-fasciste che organizzano attacchi agli asiatici ai maggiorenti della città, che si direbbe vogliano eliminare in un modo o nell’altro il Metro-Centre. Quel che è certo è che, oltre al pessimismo che come al solito è una caratteristica di Ballard, c’è un senso di straniamento: persino il protagonista sembra cambiare idea e punto di vista da una pagina all’altra senza nessuna ragione plausibile, come se l’autore volesse aumentare il senso di incomprensibilità di questa nostra società contemporanea urbana. O almeno spero non sia stato un problema di traduzione… La storia termina come ci si poteva immaginare fin dall’inizio, anche se con una timida nota positiva.