Forse è colpa mia, che spesso mi porto avanti col lavoro per gli auguri di buon compleanno. Ma quest’anno, oltre agli auguri dei ritardatari (apprezzati anch’essi) ci sono state ben cinque persone che mi hanno fatto gli auguri in anticipo, e non per sbaglio ma esplicitamente. Insomma, sta nascendo il concetto del compleanno quantistico, che non puoi indicare direttamente…
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attenti a quegli occhiali
Stamattina sono andato a rifare la carta di identità, che mi era scaduta da una decina di giorni. Arrivo con le mie foto, prendo il numeretto, aspetto il mio turno, consegno carta vecchia e foto. L’impiegata mi dice “guardi che non potrei farle la carta con queste foto, perché la questura ha mandato una circolare che dice che le foto devono essere senza occhiali”. Io la guardo, le faccio “guardi, senza occhiali non riesco nemmeno a vedere dov’è la macchinetta per fare le foto!” La controrisposta è stata “Io glielo devo segnalare, perché potrebbe avere dei problemi con qualcuno” e poi mi fa la carta d’identità.
A questo punto sono poi andato a fare una ricerca in rete e ho scoperto questo testo, che dà effettivamente una serie di prescrizioni riguardo agli occhiali:
• la fotografia deve mostrare chiaramente gli occhi senza riflessi sugli occhiali;
• le lenti non devono essere colorate (se possibile, evitare le montature pesanti e indossare occhiali con montatura più leggera);
• la montatura non deve coprire nessuna parte degli occhi.
Ho riguardato la mia foto: le lenti sono leggermente scure essendo fotocromatiche, ma gli occhi si vedono perfettamente, senza riflessi e la montatura è leggera. Direi che posso farcela, anche se la foto non era esattamente recente come richiesto…
Matematica ospedaliera
Sabato scorso ho passato un simpatico pomeriggio all’ospedale San Gerardo di Monza, un nosocomio evidentemente costruito per gemmazione. In tutto quel periodo non avevo molto da fare, quindi ho iniziato a guardarmi in giro: ho scoperto che esistono impegnative per visite “urgenti differibili”, qualunque cosa ciò voglia dire, ma soprattutto ho visto il cartello qui in cima al mio post.
Tanto per essere chiari per chi scappava via alle lezioni di matematica: che l’ospedale riceva centomila, diecimila o un milione di pazienti l’anno è assolutamente irrilevante per quanto riguarda attese e disagi. Più precisamente, un ospedale deve essere dimensionato per il carico medio che ci si può aspettare: se mi dici che i disagi ci sono vuol dire che qualcuno ha sbagliato completamente i conti, e mi piacerebbe che questo qualcuno avesse pagato per i suoi errori. Altra cosa naturalmente è il fatto che l’afflusso di pazienti non è certo costante, e quindi è possibile – direi quasi necessario, perché altrimenti l’ospedale è sovradimensionato e si stanno spendendo molti più soldi più del necessario – che ci siano momenti in cui chi arriva e non è in pericolo immediato di vita si trovi ad aspettare un po’. Ma questo può capitare in un ospedale piccolo, medio o grande; anzi, statisticamente parlando, più l’ospedale è grande minore è la probabilità che ci sia un momento di crisi, come affermato dalla legge dei grandi numeri. Poi, certo, qualcuno potrebbe replicare che sabato pomeriggio sui monitor compariva il messaggio “Emergenza in corso – si prega di attendere nella sala triage”; ma la situazione era chiaramente del tutto normale, con la gente che finiva tranquillamente nei vari reparti, e la mia sensazione è che qualcuno si fosse dimenticato di sostituire il codice #01 con uno #02 oppure #03. Avrei anche potuto farlo io, visto che nella postazione dove doveva stare una guardia giurata non c’era nessuno fino alle otto di sera :-)
Poi se volete possiamo parlare del dimensionamento, ma con un solo caso a disposizione non posso avere molte certezze. Siamo arrivati alle 14:28 con un codice verde e un tempo di attesa a monitor di 49 minuti, e mio suocero è stato visitato alle 18:35. (Poi c’è stata un’ora e mezzo per avere i risultati degli esami del sangue). In queste quattro ore nel reparto di medicina generale del pronto soccorso è passato un codice rosso, otto codici gialli che sono man mano arrivati, e due codici verdi che erano lì da prima di lui. (In realtà uno era un codice bianco che a un certo punto ha avuto l’upgrade, esattamente come un codice verse è stato aggiornato a giallo). Gli altri settori (pediatrico, ortopedico e chirurgico) sono sempre stati con numeri più bassi e tempi minori di attesa, anche se il numero di persone arrivate era maggiore; anzi pediatria ha visto la coda sgonfiarsi nonostante il discreto numero di codici bianchi presenti al nostro arrivo. L’afflusso medio a medicina generale è stato di tre persone l’ora. È tanto o è poco rispetto alla media? Ripeto: non ho dati a sufficienza per dare una risposta. Però qualche dato lo posso estrapolare. Considerando un totale di 10 persone l’ora in media sommando tutti e quattro i reparti, e considerando che in un anno ci sono circa 9000 ore, abbiamo una stima di 90.000 persone l’anno; quindi il numero totale di arrivi è assolutamente compatibile col totale indicato dal cartello che campeggia nell’ospedale. Ci sono quindi tre casi possibili: a) la distribuzione dei pazienti di sabato scorso era fortemente sbilanciata tra i vari settori, anche se rimaneva nella media vista globalmente; b) la tipologia delle malattie in medicina generale quel giorno richiedeva visite molto più lunghe della media; c) il reparto di medicina globale è sottodimensionato. Scegliete voi qual è l’ipotesi più probabile.
Test: Math Optical Illusion
Mighty Optical Illusions, come dice il nome, in genere raccoglie immagini di illusioni ottiche. Ma in questo caso l'”illusione” è un test matematico (niente di eccezionale: bisogna fare delle somme con numeri di due cifre).
Quando ho provato il test immaginavo che alla fine ci sarebbe stata una di quelle somme tipo “3099+1” a cui si tende a rispondere “4000”: non mi sarei aspettato la domanda finale (non aritmetica), né mi sarei aspettato che la mia risposta fosse parzialmente uguale a quella divinata, nonostante non avessi fatto il test pensando in inglese! (diciamo che non sono sinestetico, per non dare spoiler). Se avete voglia di indicare nei commenti il vostro risultato, vediamo se sono un caso patologico oppure no…
_Uno studio in grigio_ (libro)
Esistono libri che si scoprono per caso. In questo caso (Augusto Gamba, Uno studio in grigio : racconto scientifico, Sabatelli 1968, pag. 171) il libro mi era stato prestato vent’anni fa da un mio allora collega (classe 1948, quindi era all’università quando il testo uscì nel 1968): riuscire a ritrovarlo è stata un’impresa, perché è fuori catalogo da una vita e non se ne trovano copie neppure nei soliti canali di rivendita di libri usati. Google Books afferma di averne scansionata una copia dalla University of California, ma non la fa vedere per ragioni di copyright; per fortuna la Sormani a Milano ha una copia che mi sono preso in prestito. Del resto è già difficile trovare notizie dell’autore, Augusto Gamba: in compenso le illustrazioni del libro sono di Benito Jacovitti, e almeno quel nome dovrebbe essere sufficientemente noto.
Il testo di per sé spiega la termodinamica di base: ma detto così è riduttivo. In effetti Gamba spiega già nella sua prefazione che il libro “deve dare l’idea di «che cosa è la fisica?» soprattutto a coloro che fisici non saranno, ma avvocati e commercialisti.” Ci sono così vari racconti, a parte l’inizio che naturalmente è ripreso da Uno studio in rosso (il protagonista narrante è Watson, anche se il contraltare si chiama Alberto Fisi in quanto fisico), che mettono in una specie di pratica le idee teoriche alla base della termodinamica. È vero che i racconti sono un po’ datati, da una pseudo Rivoluzione Culturale alla creazione del Mercato Comune Europeo: ma a mio parere non tolgono affatto nulla al piacere della lettura. A mio parere il libro si pone nella categoria dei migliori testi divulgativi “ludici”, e pensare che ha quasi cinquant’anni è davvero incredibile. Se proprio dovessi fare un appunto, devo segnalare che il finale è un po’ tagliato con l’accetta, ma non si può pretendere tutto dalla vita. Però diciamocelo: sarebbe bello poter avere una riedizione del libro, almeno in formato elettronico. Chissà se Sabatelli ci penserà mai!
a Google piacciono i telefonini
Io ho settato il mio Google Calendar in modo che mi vengano mandati via SMS gli avvisi degli “eventi” (per mancanza di un titolo migliore) che mi sono segnato. Ai bei tempi mi ero salvato come “Google” il numero di telefonino (americano) da cui provenivano, cioè +16504509500.
Da alcune settimane, però, gli SMS mi arrivano da numeri italiani che cambiano spesso: al momento ho visto +393484775541, +393497657402, +393490038373, +393497653886, +3493420468976. Non è che stiano chiedendo ai loro dipendenti di spedire direttamente loro gli avvisi?
quiz per il dì di festa: Test Your Grammar With Beyoncé And Friends
Niente di complicato, in fin dei conti il primo maggio è la festa dei lavoratori. Solo sei domande per questo quiz, che prendono frammenti di testo da varie canzoni e chiedono se sono grammaticalmente corrette o no. Per la cronaca, ho sbagliato i Tears for Fears, anche se avrei dovuto accorgermene subito. Come si dice a proposito di Star Trek: “to boldly split infinitives that no one had split before”!
Ho esaurito il bonus-fortuna per il 2014
Stamattina ho portato all’asilo i bimbi, ho inforcato la bicicletta (la porto a mano quando sono con loro) e sono arrivato in ufficio un po’ prima del solito, anche perché dovevo andare dal dentista. Arrivo, faccio per prendere il portafoglio per timbrare, e scopro che non c’è.
A questo punto comincio a darmi del coglione sesquipedale. So perfettamente che i pantaloni che avevo addosso hanno una tasca posteriore troppo piccola, e già lunedi stavo perdendo il portafoglio, tanto che ieri me l’ero messo nella tasca della giacca; stamattina me ne ero dimenticato. Riprendo la bici, faccio tutto il percorso all’indietro (contromano) perché uno spera sempre per il meglio: nulla da fare. Arrivo a casa, per bloccare tutte le carte possibili e impossibili, e vedo che un collega mi aveva cercato. Lo chiamo, e mi dice che hanno chiamato giù dalla portineria perché una signora aveva trovato il portafoglio. Mi faccio dare il numero, chiamo, e vado.
Per la cronaca: il portafoglio conteneva tutto. Per trovare un recapito telefonico (che non avevo da nessuna parte) la signora ha provato a chiamare la palestra (dove non vado più da una vita); poi ha visto i bigliettini di resto della mensa Telecom ed è andata a cercare la sede corrispondente. (Ok: in ufficio, a parte percularmi, hanno detto che bastava digitare nome e cognome su Google… ma il numero di telefono non l’avrebbero comunque trovato). E non ha neppure voluto una ricompensa.