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matematto non praticante

Sempre meno bus a Milano

Ieri e oggi sono andato a farmi mettere e restituire l’holter in un ospedale (privato, ma questo è irrilevante nella questione). L’ospedale in questione è a una decina di minuti a piedi da casa mia, ma in teoria c’è una linea di bus che ha il capolinea quasi lì e mi porta sotto casa. Non è un vero problema, nel senso che io cammino volentieri. Però ieri mattina il bus in direzione ospedale era atteso in 7 minuti, e in effetti non mi ha raggiunto; quello del ritorno aveva un’attesa di 12 minuti. Stamattina non ho guardato all’andata: il ritorno in compenso segnava 20 (venti) minuti di attesa.
Considerato che il tutto è stato tra le 8 e le 8.30, mi chiedo se si possa ancora dire che a Milano c’è un servizio pubblico di trasporto di superficie. (Jacopo si lamenta anche che alle 16.30 deve aspettare la metropolitana più di 7 minuti: relata refero)

(immagine da FreeSVG)

“Impossibile” creare AI generative senza copyright

il logo di OpenAI Leggo dal Guardian (ma immagino sia scritto ovunque…) che OpenAI afferma che sia impossibile addestrare i LLM generativi come ChatGPT senza usare materiale sotto copyright. Per la precisione, dicono che “supportano il giornalismo, fanno accordi con aziende del settore, e che la causa del New York Times (che li ha citati per violazione di copyright) non ha fondamento”.

Consiglio di leggere la difesa di OpenAI al link qui sopra, perché è un classico esempio di come si fa in fretta a spostare il punto del contendere. Non mi riferisco tanto al fatto che OpenAI ha implementato un sistema di opt-out per chi non vuole che il suo materiale da quel momento in poi (enfasi mia) non venga più usato, tacendo su quanto è stato fatto in precedenza. Né alla frase «We had explained to The New York Times that, like any single source, their content didn’t meaningfully contribute to the training of our existing models and also wouldn’t be sufficiently impactful for future training.» Questa frase non ha alcun senso dal punto di vista legale: pensate a una causa per furto di alcune monete antiche esibite in una mostra e alla difesa “ma la nostra mostra non sarebbe stata differente anche se non ci fossero state quelle monete. Ma anche la difesa fatta davanti al parlamento britannico è lampante: “Poiché oggi il copyright tocca praticamente ogni tipo di espressione umana – compresi post nei blog, fotografie, messaggi nei forum, frammenti di codice e documenti governativi – sarebbe impossibile addestrare i modelli più avanzati odierni di AI senza usare materiale sotto copyright”.

Il punto per me è un altro. O paghi per usare materiale sotto copyright – il termine significa proprio questo: tu che sei titolare decidi quanto vale il tuo materiale – o mostri che il concetto di copyright come è declinato oggidì è malsano. Il tutto senza contare che OpenAI mette (volutamente…) sullo stesso piano tipi diversi di copyright. I documenti governativi, per esempio, sono di solito liberamente riutilizzabili; i blog hanno spesso una licenza non commerciale (come nel mio caso: non che io pensi che qualcuno addestri un’AI anche con le mie notiziole), e lo stesso capita spesso con foto e codice. Nulla insomma a che fare con gli articoli di giornale.

Non mi sembra poi che si possa invocare così facilmente il fair use, ovviamente restando sul diritto anglosassone perché da noi non se ne parla proprio: il fair use implica che si usa una piccola parte del materiale sotto copyright, mentre per definizione l’addestramento di un LLM generativo ne usa tanto, tantissimo. (sulla singola risposta ne sfrutta poco, ma quella è un’altra storia). Capirete però che un simile approccio apre un vaso di Pandora, il che non conviene neppure a OpenAI che con i suoi modelli ci vuole fare i soldi. In definitiva consiglierei di preparare i popcorn.

i soliti problemi con le linee telefoniche :-)

icona end of call Anna ha appena ricevuto l’ennesima chiamata del “Servizio Elettrico Nazionale” che segnalava la possibilità di una vantaggiosa tariffa monoraria per la casa al mare. Alla domanda “come avete questo numero, considerando che quando ho fatto la voltura ho espressamente chiesto di non essere contattata?” c’è stato il solito muro di gomma con una risposta evasiva. Quando però abbiamo fatto notare che il numero da cui pareva chiamassero era inesistente ha provato a chiedere cosa avevamo detto, Anna gliel’ha rispiegato e incredibilmente la chiamata si è interrotta, immagino per l’effetto Wile E. Coyote (avete presente quando corre oltre un dirupo, prosegue per qualche passo, si ferma, si accorge che è in aria e precipita?)

A parte le battute, è chiaro che un comportamento del genere fa togliere ogni possibile compassione per la callcentrista in questione, che evidentemente sa che sta facendo le telefonate da un numero fasullo. È anche chiaro che l’ancora per poco grande azienda dove lavoro ha perso una buona occasione per bloccare tutti i caller-id fasulli.

Meglio perdere che vincere?

un podioSei amiche (Ada, Bea, Cleo, Dina, Eli, Fede) giocano spesso a tennis nel campetto del condominio dove abitano. Dato che la loro forma fisica varia nel tempo e non sempre possono esserci tutte, hanno ideato un metodo per stilare una classifica relativa che si aggiorna a ogni gara. Partendo dall’ultima partita giocata e andando a ritroso, si prepara un ordine parziale dato dalle partite giocate: se una di queste partite non è coerente con l’ordine finora trovato viene scartata perché rispecchia un momento passato. Per fare un esempio pratico, immaginiamo che ci siano solo quattro amiche e le partite giocate siano state nell’ordine le seguenti, dove le lettere corrispondono alle amiche e la prima nella coppia dica chi ha vinto: CD, CA, BD, BC, AB. Andando a ritroso, abbiamo le seguenti classifiche parziali: AB, ABC, la coppia ABC / ABD (non sappiamo ancora ordinare C e D), una partita non considerata perché A è davanti a C, ABCD. Supponiamo che la partita successiva sia B contro D; se B vince non succede nulla, se vince D passerà davanti a B e si ricalcolerà tutta la classifica.

Questo metodo di stabilire una gerarchia è forse un po’ scomodo, ma parrebbe abbastanza equo, oltre ad avere il vantaggio di essere indipendente dal numero di partite giocate. Ma esistono dei casi in cui a una delle amiche conviene perdere una partita per migliorare la propria posizione in graduatoria, come Stan Wagon ha mostrato in uno dei suoi Problem of the Week!

Immaginiamo che siano state giocate le seguenti partite, sempre con la stessa convenzione che la vincitrice è la prima indicata nella coppia: BC, FA, BD, AB, FD, DE, CD, CF, EF. Calcoliamo ora l’ordine, partendo sempre dall’ultima partita e indicando tra parentesi qual è la partita considerata:

  • (EF) EF
  • (CF) EF e CF
  • (CD) EF, CF, CD
  • (DE) CDEF
  • (FD) partita scartata
  • (AB) CDEF e AB
  • (BD) CDEF e ABDEF
  • (FA) partita scartata
  • (BC) ABCDEF

Supponiamo ora che la partita successiva sia C contro E. Se C vince, la classifica rimane la stessa, e C resta terza. Cosa succede se E vince? La striscia di partite è ora BC, FA, BD, AB, FD, DE, CD, CF, EF, EC. Ricalcoliamo la classifica:

  • (EC) EC
  • (EF) EC e EF
  • (CF) ECF
  • (CD) ECD e ECF
  • (DE) partita scartata
  • (FD) ECFD
  • (AB) ECFD e AB
  • (BD) ECFD e ABD
  • (FA) ECFABD

Come vedete, anche se Cleo ha perso è passata in seconda posizione! Meglio ancora: Fede, che era ultima in classifica e non ha giocato l’ultima partita, è balzata in terza posizione… Morale della favola: ogni classifica totale distorce i valori in campo, ma ce ne sono alcune che li distorcono di più!

(immagine di firkin, da OpenClipArt, CC0)

Il IX gennaio

Il 9 gennaio di centocinquantun anni fa morì Carlo Luigi Napoleone Bonaparte, più noto come Napoleone III. Per commemorare l’evento, lo scrittore e poeta bolognese Olindo Guerrini scrisse (con il suo usuale pseudonimo di Lorenzo Stecchetti) un’ode, che forse farà riecheggiare qualcosa nella vostra mente…

Ei fu. Siccome immobile
Un padre capuccino
Guarda la goccia a pendere
Dal naso al suo vicino,
Così tranquilla e placida
La terra al nunzio stà,

Indifferente all’ultima
Ora dell’uom caduto,
E sol le vecchie pensano
Al caso impreveduto
Per combinare i numeri
D’un terno che verrà.

Lui folgorante in solio,
Dorato fino ai tacchi
Bardato come un asino
Di croci e di pennacchi,
Vide la Musa, e il cantico
Sciolto per lui non ha.

Ed oggi che il Demonio
Alfin l’ha presa in cura,
Questa del Corso Cesare
Volgar caricatura,
Parodia il vecchio cantico
Che tutto il mondo sa.

Dal due dicembre al Messico,
Dal Messico a Pechino,
Spinse alla preda l’aquila
L’imperator Pasquino
Oggi a giurar levandosi
Domani a spergiurar,

Fu vera infamia? — Capperi,
Se non è infamia questa
Anche il Neron di Tacito
Può sollevar la testa,
E i Mani di Caligola
Si posson consolar!

La tabaccosa e lurida
Genia dei Paolotti,
La turbolenta e lacera
Plebe dei Sanculotti,
La nobiltà del sangue
La boria del denar,

Tutti ingannò. L’Autocrate,
Il papa e le regine,
I regni, le repubbliche,
I preti e le sgualdrine:
Bugiardo nella polvere,
Bugiardo sugli altar.

Ei si nomò. Sorrisero
All’orgie della Senna
Le corna, le cantaridi
E il pepe di Caienna,
Blandizie ai reni esaustii
Dell’ebbro imperator.

E sparve. I dì nell’ozio
Trascorse in terra amica,
Triste, curando i calcoli
Dell’imperial vescica.
Dove peccò, l’Altissimo
Punisce il peccator.

Come sul dorso agli asini
Picchia la stanga e pesa,
E come i calci piovono
Addosso ai cani in chiesa,
Se per disgrazia pisciano
Sui piedi al sacrestan,

Tal su quell’alma il cumulo
Delle memorie scese,
Allor che fra le nebbie
Del cupo esilio Inglese
In mente gli tornarono
Le busse di Sedan.

Oh quante volte, pallido
Sul tormentato letto,
Chinato il volto livido
Sul vindice schizzetto,
Stette e dei dì che furono
L’assale il sovvenir:

E ripensò le splendida
Scene de’ suoi piaceri,
E il salto dei turaccioli,
E il cozzo dei bicchieri
Lo sparecchiar sollecito,
Il celere imbandir!

Ah, forse in tanto strazio
Un avvenir più caro
Gli sorridea; ma improvvido
Un medico somaro,
Gli diede il cloroformio
Tanto che l’ammazzòl

E l’avviò pei vindici
Sentier del bieco inferno
Ad espiar le infamie
In un arrosto eterno,
Ad espiar le vittime
Degli imperial’ Chassepots.

Lercia, servil, malefica
Stampa alle mancie avvezza,
Che palpi eroi da trivio
E geni da cavezza,
Che beli il panegirico
Del birbo che pagò,

Alle sue calde ceneri
Bandisci il monumento,
Invidiando l’obolo,
Margotti, il tre per cento,
E Cora Pearl, la Taide
Che in braccio a lui posò.

(Era quasi un anno che cercavo inutilmente questo testo. La Rete ha tante cose, ma l’indicizzazione lascia a che desiderare. Stavolta mi è capitato per caso, e non me lo sono lasciato sfuggire)

Altro che angoli morti

Stamattina sono arrivato in ufficio in bici, e mi sono trovato un camion che bloccava l’accesso carraio (e il marciapiede). Il motore era acceso. Mi metto dietro a una certa distanza, do un paio di colpetti di clacson (sì, ho un clacson tosto sulla bici). Il camion si sposta di qualche centimetro in avanti, di qualche centimetro indietro per due o tre volte, poi si ferma lasciando uno spazio a malapena sufficiente per andare. Comincio a tenere continuo il clacson, dopo un po’ scendo dalla bici; intanto l’autista era sceso e incazzato mi ha detto “c’è lo spazio!”

Io ho una certa età, e sono ancora più o meno tutto intero nonostante vada in giro in bicicletta perché parto sempre dal principio di avere a che fare con imbecilli. Ma è chiaro che se il pensiero dominante è “so bene quello che sto facendo col mio camion” avremo sempre morti sulla strada, con o senza cicalino per gli angoli morti.

(immagine da freesvg)

Niklaus Wirth

Niklaus Wirth Credo che tutti gli smanettoni informatici della mia generazione sappiano perfettamente chi fosse Niklaus Wirth, morto a Capodanno a 89 anni; e molti conoscevano anche la battuta apocrifa “In genere gli europei pronunciano il mio nome correttamente, mentre gli americani lo storpiano in ‘Nickel’s Worth.’ (‘Vale un nichelino’): insomma gli europei mi chiamano per nome, gli americani per valore”. Quasi tutti gli smanettoni di cui sopra hanno programmato in Pascal, il linguaggio da lui ideato: credo che il Turbo Pascal Borland sia stato uno dei programmi più piratati degli anni ’80.

Io invece non ho mai programmato in Pascal :-) In effetti mentre studiavo matematica mi ero portato avanti con il lavoro e avevo dato Sistemi 1 a informatica: andai a metà dicembre dal professore a chiedere il programma che prevedeva anche di scrivere (a mano, mica al computer!) un programma in Pascal, a Capodanno aprii per la prima volta il testo, il 6 gennaio sera chiesi a un mio amico informatico “scusa, mi dici quando devo mettere il puntoevirgola finale e quando no?”, la mattina del 7 entrai in aula e dopo un’oretta ne uscii dopo aver dato scritto e orale, per poi dimenticare quando mettere il puntoevirgola :-)

Ma a parte tutto, Wirth è stato fondamentale per passare dal paradigma di programmazione “quasi assembler” del FORTRAN (ma anche del BASIC) a quello algoritmico-strutturato. Il Pascal non è stato il primo linguaggio di programmazione con le strutture begin/end; ALGOL lo ha preceduto di quasi un decennio. Ma è stato il primo linguaggio di programmazione che fu studiato per insegnare a programmare “bene”, costringendoti a strutturare gli algoritmi; ed è per quello che ha avuto tutto quel successo. Se riuscivi a compilare un programma in Pascal senza che ti venisse sputata una serie di errori avevi qualche speranza di avere messo in pratica quello che volevi davvero fare. L’informatica cominciò così a diventare un mestiere, e non un’arte. Dite niente…

(Immagine di Thuresson, da Wikimedia Commons, PD)

Quizzino della domenica: Peggio la toppa che il buco

Un carpentiere ha a disposizione due tavole di legno, una 2m x 5m e l’altra 1m x 1m, per riempire un buco rettangolare di 3m x 4m. Taglia antrambe le tavole in due parti e riassembla i pezzi per riempire apparentemente il rettangolo. Dov’è il buco?

le due tavole
(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina https://xmau.com/quizzini/p677.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema dalla Ontario Mathematics Gazette.)