Archivi autore: .mau.

Informazioni su .mau.

matematto non praticante

“not interested”

Io avrei un account Instagram, ma non lo uso da prima del Covid: ho capito che postare miei video non fa per me. Però non cancello l’account perché altrimenti da desktop non potrei vedere l’eventuale post pubblicato da qualcuno. L’altro giorno mi è capitato proprio questo: evidentemente era un bel po’ che non mi connettevo, perché Meta mi ha chiesto se volevo pagare per non vedere pubblicità oppure non pagare e cuccarmi gli spot. Inutile dire che cosa ho scelto: meno inutile raccontare che a questo punto la piattaorma mi ha detto “ok, ti setto l’accesso come povery e poi ti permetterò in una schermata successiva di scegliere se vuoi la pubblicità personalizzata oppure no.”

La schermata successiva in effetti c’è stata, ma preceduta da un’altra schermata in cui ti si offriva di far mettere a posto le cose da Instagram e solo dicendo di non essere interessati si arrivava all’agognata schermata “vuoi tu la pubblicità carina o quella schifosa non personalizzata?”. Sono abituato a vedere interfacce utente che cercano di convincerti a fare quello che vogliono loro, ma devo ammettere che stavolta hanno superato sé stessi!

Tom Lehrer

Qualche mese fa mia moglie Anna mi ha spedito il link a un brano di Tom Lehrer, chiedendomi se lo conoscevo. La mia risposta: “ho un CD triplo con le sue canzoni!”

Tom Lehrer, morto ieri alla bella età di 97 anni, era un matematico che aveva tra l’altro insegnato a Harvard, al MIT e alla University of California. Ma nel sottobosco matematico era conosciuto per le sue canzoni parodia che scrisse tra gli anni ’50 e ’60, a volte su musica altrui altre volte con melodie originali. Io sono venuto a sapere della sua esistenza da Adam Atkinson: tra i suoi brani quello che ho apprezzato forse di più è Lobachevsky (il nome era stato scelto solo per ragioni metriche) in cui il protagonista decanta le meraviglie del plagiarismo. Traduco al volo l’ultima strofa (parlata, non cantata):

Io non mai dimentico il giorno il mio primo libro fu pubblicato:
ogni capitolo io rubato da qualche altra parte.
Indice l’ho copiato da vecchio elenco telefonico di Vladivostok.
Libro è stato sensazionale!
PravdaPravdaPravda disse: (**)
“Una schifezza!”
Ma IzvestiaIzvestia disse: (**)
“Una schifezza!”
Metro-Goldwin-Moskva compra diritti cinematografici per sei milioni di rubli,
Cambiando titolo in “L’Eterno triangolo”,
con Ingrid Bergman nella parte dell’ipotenusa.

Le parti con l’asterisco erano pronunciate in russo con parole casuali se il pubblico non capiva il russo e altri giochi di parole (spesso osceni) in caso contrario; al posto di Ingrid Bergman c’era una qualunque attrice famosa al momento.
Come avete capito, musicisti come Weird Al Jankovich si sono ispirati a lui. Non ho idea se gli Elii conoscessero la sua opera, ma non mi stupirei. Tra l’altro un paio di anni fa Lehrer ha lasciato tutti i suoi testi nel pubblico dominio.

Se volete sentire e vedere un suo brano, vi lascio “Silent E” (via l’obituary di Mark Liberman)

Quizzino della domenica: Scambio di posti

758 – algebretta

Immaginate di avere nove ragazzi seduti in cerchio come in figura, e di assegnare a ciascuno di loro un numero tra 1 e 9 senza che nessun numero sia usato più di una volta. A questo punto si dice ai ragazzi di alzarsi e spostarsi di tanti posti in senso antiorario quanto è il numero che hanno: quindi il numero 1 si sposta di un posto, il 2 di due posti e così via, fino al 9 che fa tutto il giro e ritorna a sedersi dov’era prima. È possibile assegnare i numeri in modo che alla fine dell’operazione non ci siano due ragazzi nello stesso posto?

il cerchio con nove punti
(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina https://xmau.com/quizzini/p758.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema ideato da James Tanton.)

Everything’s Better With Monkeys (ebook)

[Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing]
C.J. Henderson è morto nel 2014: questo libro è la riedizione di un volumetto che aveva terminato prima di morire. Di per sé Henderson, anche se scrisse molta fantascienza, preferiva horror e romanzi hard-boiled. Diciamo che la sf gli veniva abbastanza naturale, tanto che il primo racconto di questa collezione nacque per una scommessa fatta con un suo amico che era anche editore, che gli disse che non sarebbe stato in grado di scrivere una space opera. Rocky e Noodles nacquero così: membri della prima nave spaziale terrestre costruita per esplorare l’universo, che però scopre che la galassia era già stata tutta esplorata dalle razze della Lega Pan-Galattica… o no?
I racconti sono generalmente comici, oltre che avere una parte che pare presa di peso dai musical. Consiglio di non leggerli tutti di un fiato, ma lasciar passare un po’ di tempo tra l’uno e l’altro. Commenti monoriga:
▪ Prologue: SO IT BEGINS garantisco che non dà nessuna idea del seguito!
▪ SHORE LEAVE: Henderson riesce a dare una specie di senso di tutte le cose implausibili che è riuscito a infilare nel testo, cosa non certo banale. 5/5
▪ SPACE PIRATES COOKIES: Mi sono perso verso il fondo. Perché i protagonisti non hanno cambiato il loro piano originale? 3/5
▪ EVERYTHING’S BETTER WITH MONKEYS: Ottimo, a parte parlare dell'”altra specie senziente che cammina su tre gambe”… 5/5
▪ A MEAL FIT FOR GOD: Eh sì: mangiare è davvero importante, anche per un dio! 5/5
▪ OH WHY, CAN’T I?: Fin qui il peggiore. La soluzione tirata fuori da Henderson è banale. 3/5
▪ SPACE BATTLE OF THE BANDS: Ho riso quando gli stili musicali si sono scontrati, ma anche qui poteva terminare in modo più simpatico. 4/5
▪ LAWN CARE: Carino, anche se era ovvio come sarebbe terminato. Mi ricorda un po Troubles with Tribbles. 5/5
▪ ARE WE NOW SMITTEN?: “A Martini. Stirred, not shaken.” 4/5
▪ ABSOLUTELY NOTHING: Non si può terminare un racconto, anche se costruito con tutte le specie aliene viste in passato, in questo modo così improvviso. 3/5

C.J. Henderson, Everything’s Better With Monkeys, eSpec 2024, pag. 202, € 5,19 (cartaceo 18,86), ISBN 978-1-956463-20-0 – come Affiliato Amazon, se acquistate il libro dal link qualche centesimo va a me
Voto: 4/5

Perplexity Pro per gli utenti Tim

L’ho scoperto solo perché la mia azienda l’ha scritto nella posta interna, ma la cosa vale per tutti: Tim ha stretto un accordo con Perplexity e darà per un anno ai suoi clienti (iscritti a Tim Party, una di quelle cose che in genere evito, ma tant’è…) la possibilità di usare gratuiitamente Perplexity Pro pre un anno.

Quali possono essere i vantaggi di questa partnership, a parte quanto scritto nei comunicati stampa? Secondo me soprattutto pubblicità. Sappiamo che il mercato degli LLM è molto più ridotto di quello che le aziende speravano: come del resto successe con i giornali, la stragrande maggioranza degli accessi è fatta con account gratuiti e quindi gli utili non arrivano. Perplexity ha una nicchia un po’ diversa, perché vorrebbe essere un motore di ricerca, tanto che dà anche i link da cui avrebbe ricavato le risposte. Uso il condizionale perché io sono anzyano e non l’avevo ancora usato: ho provato col mio classico “Chi è Maurizio Codogno?” e devo dire che le fonti, anche se vecchiotte, le ha trovate. Ma torniamo ai vantaggi per Tim e Perplexity.

In Italia, o almeno nelle bolle che frequento, Perplexity è relativamente poco noto: se l’azienda vuole internazionalizzarsi può convenirle fare un accordo a prezzo assai scontato con chi può portarle pubblico (e sperare che qualcuno resti). D’altra parte riuscire a scalfire il predominio di Google non è per nulla facile. Per quanto riguarda Tim, è sicuramente un modo per differenziarsi dagli altri operatori, e quindi appunto una pubblicità soprattutto verso persone che probabilmente hanno una maggiore propensione all’uso non trinariciuto di Internet. Non so quale categoria spenda di più, ma spero che i miei colleghi di marketing abbiano fatto bene i conti…

Nuovo logo per FiberCop

il nuovo logo FiberCop

Il nuovo logo fibercop

Dopo solo tredici mesi dalla separazione da Tim, i miei ex colleghi di Fibercop si trovano un nuovo logo, studiato da Interbrand. Minimalista, tricolore (ma anche il vecchio logo lo era), a me personalmente piace: ma sono uno di quelli a cui piace anche l’attuale logo TIM che sembra un pezlo dell’I Ching.

Per i fan della grafica quale io sono, ho anche notato che Fibercop nel suo sito non usa più il Tim Sans (residuo dei tempi in cui pareva che fosse di tendenza avere una propria font personalizzata: avete presente Eugenio?) ma abbia scelto Aspekta, che è open source e free, anche se non è quello del loro logo (la r è completamente diversa). Una buona scelta, anche perché la o e la a in Tim Sans sono praticamente indistinguibili :-(

Privacy, diritti e voyeurismo

Lunedì scorso Andrea Monti ha scritto un articolo su due casi apparentemente diversi, ma con una matrice comune: l’amministratore delegato della software house americana Astronomer colto con l’amante dalla kisscam del concerto dei Coldplay, e la causa vinta dal fotografo italiano Gianni Minisichetti contro Meta per non avere cancellato da Facebook le varie copie di foto coperte dal diritto d’autore che il fotografo scattò a Oriana Fallaci. I giudici hanno deliberato che le segnalazioni di Minisichetti erano sufficientemente dettagliate perché Meta prendesse azioni una volta che la cosa fosse stata loro segnalata, e che le immagini, spesso usate come base di un meme, ledevano anche i diritti morali dell’autore. Nel caso Coldplay la cosa funziona alla rovescia, ma il principio è lo stesso: quando compri il biglietto per il concerto c’è scritto che puoi essere inquadrato, e soprattutto – e questa è la cosa che accomuna i due casi – i diritti delle immagini sono dei fotogratanti e non dei fotografati, che possono opporsi alla pubblicazione solo se non viene rispettata la dignità della persona,

Come al solito, io preferisco guardare di sghimbescio e notare un paio di cose. La sentenza contro Meta non ha praticamente avuto risonanza: decidete voi se perché nessuno se l’è filata o perché l’algoritmo di Meta non fa vedere i post al riguardo. Io penso più alla prima. In compenso i vari guardoni hanno parlato per giorni della storia dei due amanti, anche se penso che nessuno avesse mai sentito parlare prima della settimana scorsa di Astronomer. (Io almeno no). Insomma, si è parlato di qualcuno che sarebbe famoso perché c’è stato chi l’ha definito così e quindi tutti ci hanno creduto: ok, possiamo dire che è la stessa cosa che succedeva con la televisione, ma lì almeno il Carneade di turno era d’accordo… Ormai non abbiamo più i quindici minuti di fama promessi da Andy Warhol, ma la settimana di shame; e soprattutto in questo modo non ci accorgiamo delle altre notizie.