A ogni elezione Repubblica s’indigna perché la destra viola il silenzio elettorale. Passare da De Benedetti ad Elkann non ha mutato la situazione.
Vorrei sommessamente consigliare loro di lasciar perdere una buona volta. Innanzitutto il silenzio elettorale non vale sui social, quindi è già dimezzato di suo; inoltre era stato pensato quando non si viveva 24/7 con un bombardamento di notizie, e quindi evitare gli annunci dell’ultimo minuto aveva un senso. Per dire, oggi ho scoperto per caso che Berlusconi ha promesso il raddoppio del reddito si cittadinanza; immagino che qualunque frase i politici dicano non cambi di una virgola il risultato. Eliminiamo, insomma, e vivremo con un articolo di giornale in meno.

Hilbert è probabilmente uno dei matematici che da solo ha rappresentato un punto di svolta. La matematica del ‘900 non sarebbe esistita nel modo in cui si è sviluppata senza la sua spinta al rigore da un lato e alla formalizzazione dall’altro. Eppure, come Lolli mostra in questo libro, Hilbert è ancora un uomo del secolo precedente. Il testo prende spunto dall’evoluzione del pensiero hilbertiano, che viene messo in contrapposizione a quello degli altri matematici del tempo, da Frege a Peano a Poincaré, da Brouwer a Weyl a Gödel. Il quadro che ne risulta è molto vivace, e permette a tutti di farsi un’idea del fervore in quel periodo e di come il confronto filosofico abbia permesso a Hilbert di affinare il proprio pensiero. Ah: pare che la citazione che dà il titolo al libro non sia mai stata pronunciata almeno ufficialmente da Hilbert, che nella sua corrispondenza con Frege aveva usato un concetto simile ma senza usare quei termini…