Nel mio caso personale, la risposta è “tre” (di uno avevo anche scritto) e “nessuno”. Ma la mia è ovviamente una vista personale e non fa statistica. D’altra parte, però nemmeno Roberto Dal Bosco fornisce dati, limitandosi a citare sé stesso (e non sa nemmeno leggere le statistiche che riporta).
Gli auguro vivamente di non avere un malore o ictus improvviso, anche se non Covid.
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Andare in pensione conviene rispetto all’anno scorso
Una delle modifiche della riforma Dini che è rimasta sottotraccia per una quindicina d’anni è l’introduzione dei coefficienti di trasformazione per la quota contributiva della pensione. In pratica, si prende la speranza di vita del pensionando e si calcola il rateo di pensione in modo che verranno statisticamente erogati i soldi accantonati durante la vita lavorativa (più gli interessi maturati). Ancora più in pratica: se uno va in pensione anticipata a 62 anni, a parità di contributi rispetto a uno di 67 anni, otterrà un 15% di pensione in meno.
Come mai è rimasta sottotraccia? Semplice: i governi da Dini a Monti non hanno mai aggiornato i coefficienti di trasformazione, nonostante la speranza di vita degli italiani fosse aumentata. Sono arrivati Monti e Fornero e hanno fatto ripartire il calcolo di questi coefficienti: il risultato è che ogni due anni le pensioni per i nuovi pensionati calavano un po’, perché la speranza di vita aumentava. (No, chi era già in pensione non si vede tagliato l’assegno).
Ma nel 2020 c’è stato il Covid. Molti anziani sono morti. Così il ministero del lavoro ha ricalcolato i coefficienti per il 2023-2024, che sono aumentati di circa il 2%. Sì, è un po’ un mors tua vita mea, lo so…
La GDO è in sofferenza?
Durante la settimana, la mattina ascolto sempre i titoli del GR delle 7 di Radio Popolare. Occhei, quasi sempre, perché non sopporto la trasmissione prima e quindi devo ricordarmi di accendere la radiolina al momento giusto. Oggi il GR era in ritardo di un minuto, e così ho sentito tutto il blocco pubblicitario precedente. Su cinque o sei spot, non ricordo bene, ce n’era uno di Carrefour, uno di Bennet e uno di Coop Lombardia.
Nulla di particolarmente strano, nel senso che tutti e tre (in ordine crescente di apparizione) sono inserzionisti; ma mi ha stupito trovarmeli tutti assieme in poco più di un minuto. La GDO è in difficoltà?
Il paradosso dei gelatai 2.0
Un paio di giorni fa, parlando della vittoria di Elly Schlein, avevo accennato al paradosso dei gelatai 2.0, suscitando un certo qual interesse nei mio socialcoso di nicchia. Ecco qua cosa intendo!
Il paradosso dei gelatai è piuttosto noto, e lo si trova anche su Wikipedia. Immaginate di essere a Pocacabana, su una spiaggia lunga un chilometro, dove è stata data una concessione a due gelatai. Inizialmente essi si mettono nella posizione in alto in figura, a 500 metri tra di loro e a 250 metri dagli estremi della spiaggia. Ma A pensa che se si sposta un po’ verso B farà sì di trovarsi un po’ di bagnanti più vicini a lui che a B, e quindi guadagnerà di più. B però non si lascia fregare e si avvicina anch’egli verso il centro, recuperando i bagnanti persi e prendendone ancora altri. Alla fine i due si troveranno fianco a fianco: avranno lo stesso pubblico di prima, ma in compenso mentre prima i bagnanti avevano un gelataio al massimo a 250 metri di distanza ora ce ne sarà qualcuno che dovrà percorrere 500 metri, e magari gli passa la voglia.
In teoria dei giochi il posizionamento di entrambi i giocatori, pardon i gelatai, al centro è un equilibrio di Nash: con il vincolo di doversi per forza trovare nella propria metà della spiaggia quella posizione è stabile perché a nessuno conviene muoversi. Ecco perché i partiti tendono a posizionarsi al centro, dicono i teorici dei giochi. Fin qui la teoria. Passiamo ora alla pratica…
La soluzione suindicata è corretta nell’ipotesi che tutti i bagnanti vadano a prendere il gelato. Ma se quelli più lontani si astengono, la soluzione rimane ottima ma con i due gelatai che guadagnano molto meno. Cosa succede allora se un gelataio decide di essere più radicale e spostarsi di nuovo verso un estremo? Ringalluzzisce i bagnanti che tornano in massa al chiosco e fanno aumentare gli incassi al furbo gelataio. Fuori di metafora, posizionarsi verso gli estremi in una situazione stagnante può dunque essere un vantaggio: l’abbiamo visto con Meloni a queste elezioni, lo vedemmo con Vendola in Puglia, e potremmo vederlo con Schlein. Funzionerà davvero? Chi lo sa. Quello che però sappiamo è che bisogna sempre stare attenti con i modelli :-)
il nuovo protocollo post-Brexit
Ho letto i punti chiave dell’accordo UE-UK per gestire la non-frontiera tra Eire e Irlanda del nord e la non-non-frontiera tra quest’ultima e il Regno Unito, e devo dire che non ci ho capito molto, immagino perché non sono addentro alla questione.
Il problema di base è che nessuno vuole una frontiera tra le due parti dell’Iralanda, cosa che finché la Gran Bretagna stava nell’Unione Europea non era un problema; ma ora ci sarebbero dazi da pagare. Alcune cose nell’accordo sono chiare: per esempio, l’UK potrà abbassare l’Iva su certi prodotti – come la birra nei pub… – anche in Irlanda del nord. Ma la differenza tra Green Lane e Red Lane (non “line” come scrive Rainews :-) ), da quanto leggo, sarà su base fiduciaria, con etichette “Not for EU” sui prodotti destinati all’Irlanda del nord. Mi chiedo solo cosa succede se un editore britannico decide di stampare e spedire libri da Belfast…
la fascistissima Italia
Valditara: «non compete ad una preside lanciare messaggi di questo tipo e il contenuto non ha nulla a che vedere con la realtà: in Italia non c’è alcuna deriva violenta e autoritaria, non c’è alcun pericolo fascista»
Piantedosi: «Mi chiedo come sia possibile che vengano organizzate traversate di questo tipo, spingendosi fino al punto di coinvolgere donne e bambini in traversate che si rivelano tragicamente pericolose».
Il problema non è che abbiamo un governo fascista. (occhei, anche quello è un problema). Il problema è che mi sa che la maggioranza degli italiani è d’accordo con queste frasi.
Toh, Elly Schlein
La mia incapacità di indovinare un pronostico elettorale continua. Però stavolta ho una scusa: tutti quelli di sinistra nella mia bolla avevano detto che avrebbero votato Schlein, e quindi mi aspettavo che il paese reale fosse pro Bonaccini. E invece a quanto pare no.
Ieri mi sono divertito a vedere cosa dicevano i giornali di destra (tranne La Verità che è solo per abbonati). Il Tempo la butta sulla farsa, con il tipo che ha votato cinque volte: evidentemente sono i più svegli della cumpa e hanno capito che Bonaccini sarebbe stato per loro meglio. Libero preferisce parlare degli amichetti Prodi e Soros, senza nemmeno esporsi in primo piano ma ripetendo il tweet di Carlo Fidanza; Il Giornale parla di truppe cammellate grilline (in effetti i grillini di destra sono già finiti da mo’ a Fratelli d’Italia) e come primo aggettivo per Schlein indica “fluida” (ma il lettore tipo del Giornale sa cosa significa? Non leggendolo, non ne ho idea). Per quanto riguarda i giornali di sinistra, ho solo letto Avvenire, che preferisce parlare del programma di Schlein, o almeno della parte più vicina alla sensibilità cattolica.
Il voto a favore di Schlein mi fa comunque pensare che il paradosso dei gelatai 2.0 abbia colpito ancora: mi sa che a destra fanno bene a preoccuparsi :-)
la ciclabile “più rispettata”
È vero che nella terra dei ciechi l’orbo è un re, ma dire che in corso Buenos Aires «i veicoli […] hanno imparato a rispettare un po’ di più i ciclisti» rispetto a viale Monza mi pare un po’ azzardato. Certo, c’è la differenza che i parcheggi – dove ci sono – sono tra la pista e la carreggiata stradale e quindi è un po’ difficile infilarsi nella pista ciclabile, ma garantisco che le rare volte che ci passo mi tocca comunque fare lo slalom tra le auto che vedono un ottimo posto per parcheggiare, addirittura colorato di giallo.
Vedremo che succede con l’ennesima ristrutturazione del corso, sperando che la larghezza dei marciapiedi venga resa omogenea e quindi il percorso da ubriaco della ciclabile si raddrizzi: ma non ne sarei così certo.