Sono anni che hubiC esisteva in una specie di limbo: nessuno poteva più iscriversi, ma chi c’era già poteva continuare a usare il suo spazio dati (io ero arrivato a 40 GB con un po’ di referral). Adesso a OVH si sono scocciati, hanno preso un altro vecchio servizio che avevano, l’hanno rimesso un po’ in sesto e hanno chiuso hubiC. O meglio, dovevano chiuderlo a fine luglio ma ci hanno dato ancora due mesi di grazia.
Per me la fregatura è che ShadowDrive non mi dà mica tutti e 40 i giga che avevo. Certo, pago Google One e avrei abbastanza spazio libero per metterci quei file, ma è una questione di principio :-) Terabox, a parte essere cinese e avere limiti di trasferimento dati al mese, non mi ispira più di tanto…

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La storia della matematica è anche una storia della civiltà. Fin qui penso che anche i platonisti di più stretta osservanza siano d’accordo. Brooks parte da questo punto di vista e prova a leggere lo sviluppo della matematica come uno sviluppo della civiltà. Ecco che i numeri per esempio sono legati a doppio filo all’economia: se sai gestirli non rischi di andare in bancarotta. E non è un caso che Chaucer fosse il sovraintendente delle dogane britanniche, dunque. Ma tutti gli esempi del libro sono strettamente legati alla vita reale: per esempio quando si parla di algebra Brooks mostra come FedEx e UPS abbiano scelto le posizioni dei loro hub (Memphis e Louisville) per minimizzare le distanze percorse dai suoi vettori, mentre i numeri immaginari arrivano come risultato della ricerca di un suono particolare per le chitarre elettriche. Come avrete intuito, l’idea non è affatto malvagia e potrebbe avvicinare alla matematica chi pensa di odiarla: però il libro mi ha dato tanto l’impressione di una salva di fuochi artificiali (“potevamo stupirvi con i nostri effetti speciali, ma questa è matematica”) il che almeno per me risulta un po’ troppo alienante.