Archivi annuali: 2018

The day after

[hasta la wikipedia siempre]

Grazie a Salvatore Mulliri per l’immagine!

Qui invece potete trovare il podcast di Caterpillar di ieri, dove ho parlato del blocco di Wikipedia, mentre qui (in fondo) brani del mio intervento a Radio Popolare.

Ultimo aggiornamento: 2018-07-04 09:15

maoisti forse, seguaci di Di Maio no

Quando uno tra i tanti giornalisti che oggi mi ha telefonato per avere informazioni sull’oscuramento di Wikipedia mi ha detto che c’era chi ci considerava grillini sono caduto dal pero. Poi ho scoperto questo articolo del Foglio (o almeno le prime righe che si possono leggere prima del paywall).

Tanto per essere chiari: Di Maio ha detto di essere contro la link tax, anche se non penso che un qualsivoglia governo potrà andare contro la direttiva quando verrà approvata. Perché l’ha fatto? Non lo so. Tra i contributori a Wikipedia ci sono pentastellati? Immagino di sì, e anche parecchi, non foss’altro che per banali ragioni statistiche. Essere a favore della direttiva così com’è un loro diritto: in fin dei conti il gruppo liberale ALDE la approva, anche se a me pare strano. Ma pensare che Wikipedia assecondi Di Maio (o qualunque altro politico, se per questo) mi sembra davvero incredibie.

D’altra parte potrei sbagliarmi, ma non credo proprio che al Foglio abbiano cercato qualcuno non dico di Wikimedia Italia ma di quelli che hanno discusso sulla possibilità di oscuramento. Non ha quindi molto senso entrare nel merito del loro testo, no?

Ultimo aggiornamento: 2018-07-03 17:21

Perché Wikipedia in italiano è oscurata

da https://meta.wikimedia.org/wiki/File:Ep_strasbourg_9.jpgStavolta mi è andata meglio di sette anni fa, quando ho scoperto che Wikipedia in italiano era oscurata perché mi avevano telefonato dal Corriere. Ieri notte un’anima pia mi ha messaggiato dicendo che in mezz’ora sarebbe scattato l’oscuramento.

Ricordo solo alcune cose che avevo già raccontato. La direttiva è sul “Copyright in the Single Digital Market”, copyright nel mercato unico digitale. Il copyright nacque per tutelare chi creava qualcosa di nuovo; ora invece aggiunge paletti a favore dei “vecchi” attori abbarbicati a un modello che non funziona più.

Per dare un esempio positivo, pensate a cosa ha fatto Repubblica. I lanci fondamentali sono ad accesso libero, la parte di approfondimento è invece stata inserita in una sezione a pagamento – Rep: – di cui si possono leggere solo le prime righe. Gli aficionados del “tutto e gratis” mugugnano, ma è giusto che il lavoro venga rimunerato. Torniamo ora alla link tax. Se il tuo articolo di giornale è una semplice rimescolatura del lancio Ansa, e quindi bastano le prime quattro righe per sapere di che parli e nessuno clicca da Google News sulla tua pagina, perché vuoi che Google ti paghi per la rimescolatura? Se invece i lettori sanno che andando avanti troveranno cose utili, ci cliccheranno eccome. Ovviamente mettere tutto l’articolo nel proprio sito è violazione di copyright già adesso, come è giusto: qui si va a toccare il diritto di cronaca. Il controllo preventivo e automatico degli upload è poi infattibile a livello di testi, non foss’altro che perché occorrerebbe avere da qualche parte una copia digitale di tutti i testi accessibile da tutti i siti, con tutti i problemi del caso. Paradossalmente il caso di YouTube e della sua tecnologia per riconoscere i video è l’esempio di quanta potenza di fuoco ci vuole; in pratica si vuole far sì che solo chi ha tanti soldi possa pubblicare materiale. Di nuovo, eliminare a posteriori i contenuti sotto copyright è cosa buona e giusta, ma non mi pare che sia tanto implementata a giudicare dagli alert che mi arrivano tutte le settimane con i nomi di siti dove scaricare i miei libri. Probabilmente Wikipedia potrebbe essere esentata da tutto questo, almeno per il momento: ma noi vogliamo la libertà per tutti, non delle esenzioni ad personam.

Un’ultima cosa: la discussione è partita da venerdì (la si può leggere) e non è insomma un ukase.

Ultimo aggiornamento: 2018-07-03 10:38

Come volevasi dimostrare

Mentre scrivevo il post precedente non sapevo che Matteo Salvini era già pronto a darmi ragione. Ripercorriamo cosa è successo. Ieri ai Giochi del Mediterraneo (competizione che non si fila mai nessuno, nonostante l’Italia agonistica la prenda sempre seriamente e stravinca nel medagliere davanti a Francia e Spagna) la staffetta 4×400 femminile vince l’oro. Piccolo particolare: nessuna delle quattro donne è di Pura Razza Italica Fondamentalmente Bianca Ancorché Non Esattamente WASP. C’è chi posta nei social qualche foto del quartetto, foto che diventano rapidamente virali con gli immancabili commenti da una parte e dall’altra. Stamattina il silenzio assordante dell’italica stampa viene rotto da Repubblica: non che siano interessati all’atletica leggera, ma al pullulare di condivisioni sui social network e soprattutto alle immagini antisalviniane. Solo a questo punto il leader della Lega si sveglia e posta un tweet, di nuovo non tanto per congratularsi con le vincitrici quanto per prendersela con «qualche “benpensante” e rosicone di sinistra». Il tutto scritto con un bello slogan: lui o il suo staff sono molto bravi, e questo non lo si sa da adesso.

Leggiamo però bene il suo testo. Se «il problema è la presenza di centinaia di migliaia di immigrati clandestini che non scappano da nessuna guerra e la guerra ce la portano in casa» se ne deduce che (a) siamo in stato di guerra – ha scritto guerra, non violenza o altro; (b) gli unici immigrati “buoni” sono quelli che sposano un Vero Rappresentante della Pura Razza Italica ecc. ecc. come Grenot o il padre di Chigbolu, oppure figli di operosi lavoratori che hanno accettato di unirsi alla Pura Razza Italica ecc. ecc. come i genitori di Lukudo e Folorunso. Perfetto. L’unica risposta da dare è insomma “cosa sta facendo il governo di cui Matteo Salvini è vicepresidente e ministro dell’Interno per permettere agli operosi lavoratori stranieri di venire a lavorare regolarmente in Italia?” Non cambierà nulla e l’interlocutore rimarrà della sua idea, ma almeno gli resterà il retropensiero che Salvini dice anche cose a cui non crede affatto.

Ultimo aggiornamento: 2018-07-02 20:54

“non leggo da tre anni”

Nella mia bolla Facebook è comparsa questa notizia riguardo alla sottosegretaria ai beni culturali Lucia Borgonzoni, con tutte le battute del caso. Tutto questo non è solo inutile, ma anche deleterio.

Siamo una nazione in cui tre italiani adulti su cinque non leggono libri. Leggere non è visto come un valore: nel migliore dei casi viene considerato un passatempo come un altro, nel peggiore una perdita di tempo. Non è un caso che poi continui con “Ora che mi dedicherò alla cultura magari andrò più al cinema e a teatro”, attività che richiedono sì tempo e denaro ma possono sembrare più interessanti per l’elettorato cui la sottosegretaria si rivolge. D’altro canto, leggere non è un fine ma un mezzo: più che farsi a vicenda l’occhiolino dicendo quanto si è bravi, è più utile sfruttare le proprie letture per imparare a controbattere agli slogan con altri slogan. (Di nuovo, entrare nel merito in genere non serve a nulla se c’è un rifiuto aprioristico dall’altra parte) Lo so, sto peccando anch’io con questo post, ma a mia discolpa sono certo che i miei ventun lettori abbiano le competenze necessarie per capire quello che scrivo: il bello di avere un blog di nicchia è questo.

Un’ultima nota: la mia sensazione è che se putacaso la maggioranza degli italiani fossse stata a favore degli sbarchi dei migranti allora Salvini sarebbe il primo a tuonare contro i cattivoni dei libici. Certe frasi sono studiate apposta per guadagnare voti, e mandarle in giro fa solo il loro gioco.

Ultimo aggiornamento: 2018-07-02 15:55

_Il libro bianco dei Beatles_ (ebook)

I Beatles hanno ufficialmente cantato più di duecento canzoni, e si sa più o meno tutto su di esse. Nonostante io abbia una certa qual cultura sul tema, in questo libro (Franco Zanetti, Il libro bianco dei Beatles, Giunti 2015, pag. 420, € 9,99, ISBN 9788809801691, link Amazon) ho trovato tante notizie e pettegolezzi che non conoscevo. La struttura è semplice: a ciascun brano, scritto da loro oppure cover, è associata una scheda con i dati di prima pubblicazione in UK, USA e Italia, chi ha suonato quali strumenti e un racconto sulla genesi e composizione del brano. Certo, un beatlesiano è molto più interessato a queste informazioni, ma ritengo che anche chi non è così appassionato possa apprezzare il libro, scegliendo le canzoni preferite. C’è comunque qualche refuso, come indicare spesso il 1963 come data di uscita di Meet the Beatles e parlare di sopratonica anziché di sopradominante nella scheda su This Boy. Altro problemuccio, almeno per chi come me è un lettore dalla prima all’ultima riga, è trovare varie ripetizioni, come scrivere per ogni canzone di Revolver “anche questa canzone, come tutte le altre dell’album, non è mai stata cantata dal vivo dai Beatles”. Detto questo, il lavoro è senza dubbio utilissimo per avere una visione dell”evoluzione del quartetto, non solo da un punto di vista musicale.

Ultimo aggiornamento: 2018-09-23 21:51

Il comune di Milano è riuscito a far vincere il Codacons

Sempre sul Corsera di ieri ho scoperto che un tizio, con l’aiuto del Codacons, è riuscito a farsi togliere quindici multe dell’autovelox in viale Fulvio Testi: il tutto perché il comune di Milano non si è presentato dinanzi al giudice di pace. Mah.

Però non vorrei parlare di questo ma dell’articolo che lo racconta. Nel catenaccio troviamo scritto «tra viale Ca’ Granda e piazzale Istria, dove il limite di velocità passa da 70 a 50 chilometri orari», cosa che è assolutamente falsa: da quando vivo da quelle parti il limite per tutto il viale è sempre stato di 50 all’ora in tutto il comune di Milano, e del resto questo è il default. Certo, se si arriva da Cinisello (rectius, Sesto) il limite è di 70, ma il cartello dei cinquanta all’ora c’è prima di via Bignami… Posso immaginare che il titolista abbia scorso rapidamente il testo dove troviamo «L’amministrazione Comunale di Milano non ha fatto realizzare subito sull’asfalto le grandi scritte, apparse dopo, che riportano il limite di 50 all’ora — spiegano sulla pagina Fb —. Prima di questa novità molti erano convinti che il limite fosse di 70 chilometri orari» e non abbia capito un tubo. Ma allora a questo punto è possibile che l’annullamento delle multe non abbia nulla a che fare con quanto riportato nell’articolo e sia semplicemente dovuto a un’errato invio delle multe. Leggere i quotidiani è davvero utile, insomma, e fa imparare tante cose.