Archivi annuali: 2018

Ho e le edicole

La campagna di lancio di Ho (il gestore telefonico low-cost di Vodafone) ha una particolarità: le sim si possono prendere in edicola, o almeno nell’edicola vicino a casa mia che frequento. Per due volte la scorsa settimana mi sono trovato davanti clienti che stavano attivandosi un numero; ieri ho chiesto all’edicolante come andavano le cose e mi ha risposto “bene, ma sarebbero ancora andate meglio se in questi due giorni non avessi finito le sim; non me ne hanno ancora portate di nuove”.

Certo, un singolo punto vendita non è una base statistica valida: trovo però interessante questa tendenza a riciclare le edicole, o almeno quelle sopravvissute, come punti di contatto. Per esempio mi pare che IBS abbia fatto un accordo per consegnare i libri ordinati presso un’edicola. Sul vantaggio o no per Vodafone di spostare molti clienti su un altro brand (o magari di recuperarli da altri gestori) non ho abbastanza dati per discuterne :-)

Ultimo aggiornamento: 2018-07-18 09:15

Forse ci vuole davvero la Link Tax


Questo è un titolo nella home page odierna di Repubblica. Testo: “Se la vittima si è ubriacata volontariamente, la violenza sessuale resta ma non c’è aggravante”. Catenaccio: Per la Cassazione l’aumento di pena è giustificato se”a somministrare l’alcol è stato l’autore dell’abuso”. E via con l’indignazione da social.

Poi può capitare che per sbaglio qualcuno legga il testo dell’articolo, e scopre due cose. La prima è che la Cassazione ha sentenziato che c’era stata violenza (mentre in appello primo grado era stata accolta la tesi dei difensori degli stupratori, che «aveva sostenuto che non vi fosse stata condotta violenta da parte dei due, né riduzione ad uno stato di inferiorità, dato che la ragazza aveva bevuto volontariamente». Essersi ubriacata significa che la ragazza non aveva dato il consenso all’atto sessuale, e quindi quella era violenza sessuale: senza se e senza ma. Quello che ha poi aggiunto è che visto che la ragazza aveva bevuto di sua volontà non si poteva aggiungere alla condana l’aggravante aggiunta in adell’articolo 609-3 comma 2 del Codice penale: se cioè l’atto è stato compiuto “con l’uso di armi o di sostanze alcoliche, narcotiche o stupefacenti o di altri strumenti o sostanze gravemente lesivi della salute della persona offesa”. Non sono stati gli stupratori a farla ubriacare, quindi non hanno usato sostanze alcoliche. Tutto qui.

Abbiamo insomma un articolo che spiega correttamente le cose, un titolista che invece che scrivere “anche se ti sei ubriacata da sola è sempre violenza” (che è quello che ha detto la Cassazione) preferisce il titolone a effetto (aumento di pena “giustificato”? Tecnicamente è forse corretto, ma la parola ha una connotazione molto forte. Bastava scrivere “si ha quando”) e due esponenti politiche che evidentemente non sapevano assolutamente di che cosa si stesse parlando e hanno preso il titolo per oro colato. Sto cominciando a rivalutare la Link Tax che l’Europarlamento ha momentaneamente stoppato. Visto che con ogni probabilità Google deciderebbe di non dare più il suo servizio di news riusciremmo a ridurre la diffusione di questi titoli fuorvianti (se non faziosi, come suggerisce mfisk).

Aggiornamento: (17:00) ho corretto il testo iniziale, perché l’assoluzione è stata in primo grado mentre l’appello aveva sentenziato una condanna con aggravante che è stata tolta (giustamente, per le mie conoscenze di diritto) dalla Cassazione.

Ultimo aggiornamento: 2018-07-17 17:01

barconi d’antan

italiani più ripuliti La strategia politica di Matteo Salvini è più o meno la stessa che Silvio Berlusconi aveva ai suoi tempi: campagna elettorale permanente, considerando irrilevante il fatto di essere al governo – anzi, essere il governo, visto che pare occuparsi di tutto. Le maggiori differenze sono due: l’usare molto di più i social media, sfruttando il fatto che i media tradizionali seguono (leggi, “copiano”) a ruota, e la scelta di nemici esterni all’Italia anziché i “comunisti”, anche perché a definire comunisti quelli del PD non ci riesce più nessuno. (Nota: che le campagne siano sue o del suo Social Media Manager è irrilevante. Gli SMM nascono per essere invisibili, e non è un caso che da quando Rocco Casalino ha più spazio la comunicazione M5S sia peggiorata di brutto)

Ecco dunque che anche i mondiali di calcio diventano un pretesto per scagliarsi contro il nemico, in questo caso i Cattivi Francesi, e twittare Forza Croazia alla vigilia della finale. Vince poi la Francia? Nema problema: siamo pronti con il nuovo tweet che dice che “i veri campioni” sono quelli della staffetta 4×400 maschile che ha vinto ai mondiali U20 a Tampere e che ha anche avuto il buongusto di non inserire nessun nero in squadra a differenza delle omologhe ragazze ai Giochi del Mediterraneo. Certo che uno che si chiama Klaudio Gjetja è quasi certamente di etnia albanese e i suoi genitori sono probabilmente sbarcati con i barconi, ma ormai è tutto passato in prescrizione; e soprattutto, volete mica che qualcuno se ne accorga?

Ultimo aggiornamento: 2018-07-16 11:16

Quizzino della domenica: errori

Corinna, Quarto, Fiorenza e Pio hanno sostenuto un test, di quelli a cui bisogna scegliere la risposta esatta. Una risposta esatta vale un punto, una errata zero. Dopo la consegna dei risultati – non proprio eclatanti – i quattro hanno fatto i seguenti commenti:
Corinna: In media abbiamo ottenuto la metà dei punti possibili.
Quarto: Io ho fatto tre errori.
Fiorenza: Io ho risposto correttamente a nove domande.
Pio: Io ho fatto undici errori.
A quante domande ha risposto correttamente Corinna?
errore!

(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p326.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema da Varsity Math; immagine di sixsixfive, da OpenClipArt.)

Ultimo aggiornamento: 2018-07-18 12:19

_Cacciatori di numeri_ (ebook)

Mettiamola così. Se a voi piace Giacobbo e Voyager, probabilmente apprezzerete questo libro (Igor e Grichka Bogdanov, I cacciatori di numeri, Piemme 2014, pag.234, ISBN 9788856633313, trad. Franca Genta Bonelli). È vostro diritto, ci mancherebbe altro. Io personalmente sono arrivato in fondo per pura tigna. Perlomeno ho preso l’ebook in prestito bibliotecario – tra l’altro non lo vedo nemmeno più in vendita elettronica – quindi non ho perso né soldi né spazio in casa, solo un paio d’ore suddivise in tante pause riunione. Posso anche credere, come Luís González-Mendez scrive nella postfazione, che i due Bogdanov siano bravissimi fisici teorici. Ma il testo è un banale misticismo da quattro soldi, con questi “numeri di Dio” (qualunque sia il significato che si voglia dare a quelle tre lettere) che non vengono per nulla spiegati se non con la banale frase “se fossero anche solo un poco diversi l’universo non esisterebbe”. D’accordo, io su queste cose sono un bayesiano puro e duro, e il mio pensiero è “se non ci fosse l’universo non ci sarei neppure io”. Io al limite avrei parlato delle costanti, non di quesii scienziati che facevano grandi chiacchierate insieme. Ma se le trasmissioni di Giacobbo hanno un pubblico così vasto è chiaro che quello in torto sono io. Nulla da dire sulla traduzione di Franca Genta Bonelli: ha fatto onestamente il suo lavoro, non poteva certo riscrivere il libro.

I grandi guadagni delle royalties

Con Matematica in relax, tra le ultime copie dell’edizione Vallardi e il 50% della parte sopra il minimo garantito di quella Hachette, l’anno scorso ho guadagnato ben 203,57 euro (lordi, si intende). Vabbè, tanto è ben noto che non scrivo i libri per diventare ricco (o famoso, ma quella è un’altra storia). Un’unica cosa: quando SIAE e FIMI se la prendono con i cattivoni wikipediani al soldo di Google e Facebook che vogliono togliere i sudati guadagni all’autore, ricordatevi di quali cifre si parla per il grosso degli autori.

La cosa più divertente è però che ieri mattina mi è arrivata la notifica della banca con l’accredito, e solo ieri pomeriggio la nota dell’editore, da un indirizzo e con un testo che farebbe pensare a una mail di phishing (fortuna che già i rendiconti mi erano arrivati da quel dominio)…

Ultimo aggiornamento: 2018-07-13 10:53

L’account Facebook può passare agli eredi

È chiaro: non potrei fare l’avvocato o tanto meno il giudice. Ci sono cose che proprio non capisco, come i sei anni necessari per arrivare alla corte suprema (tedesca, non è un problema nostrano) e vedere deciso che l’account Facebook di una ragazza morta sotto un treno quando aveva 15 anni fa parte dell’eredità e quindi la password deve venire consegnata ai genitori.

Avrei forse capito un po’ di più la linea di difesa di Facebook – il contratto d’uso era stato fatto con la ragazza, e quindi alla sua morte esso termina automaticamente – se si fosse trattato di una persona maggiorenne. Per quanto riguarda un minorenne non c’era storia: non dico che non è tutelato per la sua privacy, ma sicuramente un concetto di patria potestà esiste. Più che altro mi chiedo perché Zuckerberg abbia cercato in tutti i modi di evitare la consegna dell’account. Che possano accedere a tutti i profili degli utenti è così ovvio che non credo pensassero di cavarsela dicendo che era impossibile; il precedente che si è creato è per utenti defunti, che tanto pubblicità non ne vedono più e soprattutto non si lamentano. Mistero.

Sembra facile moderare i commenti

Cosa fare con i commenti in rete? Non c’è una risposta univoca, questo è chiaro. Il guaio è che ci sono tendenze opposte: molti grandi siti sfruttano i commenti per costruire a spese degli utenti la loro offerta – pensate a Facebook e Twitter, tanto per dirne due – e quindi devono tenerli; ma la natura umana porta spesso a trascendere, e quindi il costo per eliminare i commenti più ingiuriosi sta crescendo sempre più.
Qui nelle mie notiziole il traffico è così limitato che posso permettermi ciò che sta diventando un lusso: non moderare se non automaticamente. Dal 2001 avrò cancellato al massimo cinque commenti che potevano avere conseguenze penali; per il resto lascio anche quelli che non portano alcuna nuova informazione ai miei ventun lettori. In altri posti evito direttamente di leggere i commenti, se non una volta al mese o giù di lì per ricordarmi com’è la gggente. Resta però una nicchia di siti in cui la discussione è generalmente civile e quindi ogni tanto indulgo a leggere e magari scrivere. Qui nascono i problemi.
Qualche giorno fa Massimo Mantellini ha parlato della direttiva copyright dai miei amici del Post. Ho commentato subito, poi mi sono dimenticato di controllare. Ieri, pungolato da Disqus, ho visto alcuni altri commenti interessanti e ho risposto. Solo che il Post modera i commenti, quel post è relativamente vecchio (gli ultimi commenti erano di due giorni prima) e così in questo momento quanto ho scritto è “pending”. Capisco che ci vogliono risorse per verificare quanto scritto da gente di tutti i tipi, ma a questo punto forse conviene applicare la famosa tecnica “qui e ora” e chiudere i commenti dopo un certo tempo. Almeno risparmio la fatica di scrivere :-)

Ultimo aggiornamento: 2018-07-12 12:17