Archivi annuali: 2017

“Come ho perso – di Hillary Clinton”

OR Book Going Rouge

Ho scoperto dalla Stanzetta dei Bottoni su Facebook l’esistenza del libro How I Lost By Hillary Clinton, pubblicato dalle edizioni O/R. Occhei, loro stessi si definiscono “Alternative Publishing”, e quindi un lettore dovrebbe già sapere sin dall’inizio quale può essere il loro punto di vista: ma non è di questo che vi voglio parlare.

Tanto per essere ancora più chiari: quando O/R pubblica il libro di Doug Henwood My Turn – Hillary Clinton Targets the Presidency, con una foto in copertina di una Clinton ancora più rugosa che punta contro il lettore una pistola, non trovo nulla di cui lamentarmi. Non so quale sia il contenuto effettivo del libro, ma so che è di un autore che le è ostile e che lo vuole dire al mondo. Ma in questo caso c’è un problema. Se guardate bene la copertina, non c’è un autore. Il “By Hillary Clinton” può far credere che l’autrice sia l’ex Segretaria di Stato, ma non è naturalmente così: l’autore del testo è probabilmente il Joe Lauria che si nasconde dietro l’umile qualifica di “introduttore e annotatore” (la prefazione di Assange è la ciliegina sulla torta, ma di nuovo la cosa è irrilevante).

Posso immaginare che i discorsi pubblici di Clinton in qualità di membro del governo USA, come quelli di tutti gli altri membri del governo, siano nel pubblico dominio. Ma leggendo la presentazione del libro direi che qui si parla delle famose email spedite dall’indirizzo personale (“e le email, allora”), che per definizione sono private perché altrimenti non ci sarebbe stato tutto il problema. Ma il punto non è nemmeno quello: se il libro si fosse intitolato “How Hillary Clinton Lost in Her Own Words, by Joe Lauria” mi sarebbe andato tutto bene. (Oh, se ci fossero contenuti penalmente rilevanti è un loro problema, mica mio). In questo modo però si dà l’impressione che il libro sia stato scritto da Clinton, e almeno in Europa il concetto di proprietà intellettuale dovrebbe essere separato da quello di diritto d’autore. Insomma, tu puoi anche usare i miei testi, ma non puoi metterci la mia firma sotto senza il mio permesso, perché sono io che decido come gestirmeli. In America non funziona così?

le mie basi dati librarie

Io ho tanti libri a casa. Ho anche tanti ebook. Ho poi letto tanti libri presi in prestito in biblioteca. Diciamo che sono un bulimico dell’informazione. Questo significa che ho salvato i dati di lettura e soprattutto le mie recensioni dell’ultimo quindicennio prima su Anobii, poi su Goodreads e infine su LibraryThing. L’idea di per sé sarebbe sensata, a parte il lavoro attuale per copiare tre volte le stesse informazioni, se non fosse che l’esportazione-e-importazione delle basi dati è sempre stata molto subottimale. La ragione è semplice: ho molti libri vecchi senza ISBN per i quali trovare il match è sempre difficile, e ho moltissimi libri in italiano (mavalà) che Anobii di solito gestisce ma gli altri due sistemi no. È vero che posso aggiungerli a manina, ma non è velocissimo. Il risultato è che su Anobii ho 1017 libri, su Goodreads 935 e su LibraryThing 832.

Ieri pomeriggio ho provato a mettere in ordine di ISBN i due file excel dell’esportazione Anobii e Goodreads per vedere se potevo creare un file di differenze e darlo in pasto. Diciamo che fino ai primi 200 libri in inglese la cosa è stata facile, c’erano giusto alcuni libri salvati con ISBN diverso (evidentemente perché non c’era l’edizione giusta). Poi il dramma. Non credo riuscirò mai a finire :-(

Il tempismo del comune di Milano

A giugno il Comune di Milano mi ha scritto (rectius, ha scritto ad Anna che è il capofamiglia) ricordandoci che anche quest’anno bisogna pagare la TARI. Ci ha mandato i bollettini ma ha anche scritto “se volete però potete attivare un SEPA Direct Debt, così non dovete più preoccuparvi”. Che bello, dico io. Compilo il modulo, lo faccio firmare al capofamiglia e lo porto allo sportello bancario di Palazzo Marino che mi rilascia la mia bella ricevuta. Data: 14 giugno 2017.

A inizio agosto Anna mi chiede “ma non doveva essere già passata la prima rata della TARI”? Io rispondo “magari la prendono tutta assieme a settembre. Tanto ho qua il mio bel foglietto, aspetta che apro il file dove l’ho salvato. Non trovo il file. Vado allora a cercare tra le scartoffie, recupero la ricevuta, la scansiono e le dico “Visto? Tuttapposto”. Poi ci penso ancora su un attimo e noto qualcosa che non mi torna. Apro il sito dell’home banking, guardo il mio IBAN, e vedo che non è quello che ho scritto nel modulo. Più precisamente avevo copiato il precedente IBAN del nostro conto, che era stato cambiato nell’ambito dell’ennesima riorganizzazione della banca.

Una cosa simile mi era capitata qualche anno fa: mi ero dimenticato di cambiare IBAN nella domiciliazione dello stipendio, e al secondo cambiamento di codice mi sono trovato un mese senza stipendio sul conto corrente. Sapevo quindi che probabilmente il SEPA sarebbe passato comunque, visto che questo era il penultimo IBAN e non il terz’ultimo. Per sicurezza mi connetto al sito del Comune per chiedere informazioni; chiedo lumi alle 19:06 dell’11 agosto. Non mi aspetto naturalmente una risposta prima di Ferragosto.

Ieri (domenica 10 settembre) alle 12:31 mi arriva un’email in cui mi viene scritto in burocratese puro «in riferimento alla sua richiesta, la informiamo che dovrà comunicare alla sua filiale di inviare una modifica, entro il 10/8/2017, del mandato SEPA attualmente attivo, segnalando il nuovo iban, che verrà rilevato grazie al servizio SEDA.».

Ora io non mi lamento nemmeno più di tanto del fatto che per avere una risposta ci abbiano messo trenta giorni. Mi lamento un (bel) po’ di più del fatto che ci dev’essere qualcosa che non funziona nella spedizione delle email, a meno che un solerte funzionario si trovasse a mezzogiorno di domenica in ufficio. Ma quello di cui mi lamento davvero è che non è possibile rispondere a un messaggio scritto l’11 agosto dicendo che dovevo fare qualcosa entro il 10 agosto. Piuttosto scrivete “essendo passata la data del 10 agosto, non garantiamo sia possibile fare alcunché”, no?

(per i curiosi: stamattina ho controllato, il SEPA è attivo sul mio conto)

Ultimo aggiornamento: 2017-09-11 13:50

La fabbrica delle bufale

Luca Sofri racconta di come l’italica stampa – e non solo i liberi giornali portatori di verità, come molti spesso affermano sperando di cavarsela così – raccontino le cose.

Nel caso di Firenze dei carabinieri denunciati per stupro dalle due studentesse americane, il Messaggero scrive (il testo completo può essere letto qui) che «Ci sono comunque delle cifre che fanno riflettere: ogni anno, solo a Firenze, vengono presentate da ragazze americane dalle 150 alle 200 denunce per stupro. di queste il 90% risulta completamente inventate.». Subito la notizia è ripresa praticamente verbatim da La Stampa e Il Mattino. Sofri fa notare come un dato senza nessuna fonte indicata e con un margine di errore del 25% (quello tra il massimo di 200 e il minimo di 150) sia accoppiato a una percentuale esatta del 90%, e aggiunge che Claudia Fusani ha contattato la questura di Firenze che ha fornito dati del tutto diversi (nella provincia tutta l’anno scorso ci sono state 51 denunce per violenza sessuale in totale, da parte di italiani americani o altro).

Io mi limito ad aggiungere una minuzia. L’articolo originale del Messaggero è scritto da New York. Non credo che L.Fan., che immagino sia il corrispondente locale del quotidiano, abbia buttato giù dal letto le procure italiane per prendersi i dati che ha malamente scritto: immaginando che non se le sia inventate direttamente tanto per riempire le colonne dell’articolo, l’ipotesi più accreditabile è che le abbia lette da qualche parte – chessò, uno dei tanti gruppetti Facebook – e le abbia prese per oro colato, seguendo la sua propria deontologia giornalistica. A questo punto tutti gli altri quotidiani si sono buttati a pesce, manco dovessero proteggere l’Arma da queste infamanti accuse perpetrate da extracomunitari.

(post scriptum: mi meraviglio che a nessuno di questi sia venuto in mente che anche ammettendo che le giovani avessero implorato i carabinieri di far sesso con loro, salvo poi pentirsi il giorno dopo, questi erano in servizio e non avrebbero dovuto né potuto fare alcunché? Oppure l’hanno notato ma poi hanno pensato che in fondo sono ragazzi?)

Aggiornamento (12 settembre): La Stampa ha pubblicamente ritirato la frase incriminata. (A quanto scrive il Post, il Messaggero l’ha eliminata silenziosmente). Peccato che non possiamo sapere quale sia la fonte che “l’ha più volte avvalorata”, e che quindi potrà avvalorare altre bufale in futuro.

Ultimo aggiornamento: 2017-09-12 22:41

Quizzino della domenica: lavoratori

È il momento di pulire casa per accogliere gli ospiti che festeggeranno una Prestigiosa Rivista Matematica. Sappiamo che se lavorassero solo Alice e Rudi ci metterebbero due ore; se lavorassero Alice e Piotr ci metterebbero tre ore; se lavorassero Piotr e Rudi ci metterebbero quattro ore. Se invece si mettono a lavorare tutti insieme (e non si pestano i piedi tra di loro…) quanto tempo ci vorrà?

(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p268.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema da Mind Your Decisions; immagine di OlKu, da OpenClipArt)

_Lewis Carroll nel paese dei numeri_ (libro)

Lewis Carroll è noto a tutti per le avventure di Alice nel paese delle meraviglie. Alcuni sanno anche della sua mania di fotografare bambine, spingendosi fino a definirlo un depravato sessuale represso (anche se non si hanno notizie di alcun suo atto contro la pubblica decenza). Ma la sua personalità è molto più variegata, come si può leggere in questa biografia (Robin Wilson, Lewis Carroll nel paese dei numeri : Una biografia in otto canti [Lewis Carroll in Numberland], Bollati Boringhieri 2010 [2008], pag. 264, € 22, ISBN 978-88-339-7025-7, trad. Franco Ligabue) che racconta la sua vita a tutto tondo, compreso il suo lavoro come fotografo (uno dei più importanti del XIX secolo), di matematico (onesto, pur senza essere fuori categoria: importanti i suoi lavori sui sistemi di voto) e di persona comunque in prima fila nella società dell’epoca. La traduzione (disclaimer: conosco Franco Ligabue da una vita) è stata un mezzo tour de force per rendere le rime e i giochi di parole dell’originale, per il sollievo del lettore non madrelingua inglese.

L’evoluzione dei distributori

Quando negli anni ’90 del secolo scorso venne timidamente introdotta la modalità self service alle pompe di benzina, il risparmio era risibile: dieci, massimo venti lire al litro. Insomma con cinquanta litri di pieno se ti andava bene risparmiavi l’equivalente di 50 centesimi attuali, e uno poteva anche chiedersi chi glielo faceva fare ad alzarsi e sporcarsi le mani.

I tempi cambiano, e adesso possiamo affermare che il default è la pompa self service, tanto che i distributori indicano sempre più spesso quanto costa in più il rifornimento servito: ho visto anche 20 centesimi in più al litro, che è ben più del 10% del costo della benzina. Ma ho come il sospetto che la cosa non funzioni più così bene per i benzinai… o almeno credo che sia così vedendo promozioni come questa di Eni che “regala” una gommina di Cars 3 a chi fa “almeno 30 euro al Più Servito”. Mah.

Se loro lo scrivono è perché voi lo leggete

Se non ho capito male, parecchi quotidiani hanno raccontato con dovizia di particolari lo stupro avvenuto qualche giorno fa a Rimini. Almeno questo è quanto ho intuito leggendo non so quanti commenti su Facebook. No, meglio specificare: leggendo l’incipit di non so quanti commenti su Facebook, compresi quelli dell’assessora di Venaria che ha proposto la castrazione fisica contro di loro.

Tanto per chiarire: ho letto dello stupro e ho letto dell’arresto dei perpetratori. Non è che io voglia evitare certi tipi di notizie. Semplicemente, non trovo nulla di utile nel sapere certi particolari, che non cambiano per nulla la mia considerazione dell’avvenuto. Ma capisco perfettamente perché certa stampa li sbatte nero su bianco: perché tanta, troppa gente, ama leggere queste cose, giusto per potersi indignare sulla tastiera. Ecco: se a diffondere e commentare quelle notizie non ci fosse praticamente nessuno, buona parte dei ricavi pubblicitari legati alla visualizzazione sparirebbe, e magari questi comincerebbero a scrivere di qualcos’altro.

(non è un caso che non ci siano link in questo post, e nemmeno nomi :-) )

Ultimo aggiornamento: 2017-09-08 14:37