Quest’anno i Rudi Matematici sono stati fregati: loro scelgono storicamente il mese di febbraio anche perché è carnevale, ma ieri eravamo già in quaresima. Ma ad ogni modo la loro scoppiettante edizione (tema: “Matematica e sesso”) è da leggere.
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Nicoletta Bourbaki mi commenta
Ricordate la storia del film inesistente Foibe? Ne parlavo un paio di settimane fa qui sulle Notiziole. Stamattina ho casualmente scoperto che nei commenti al post originale su Wu Ming Nicoletta Bourbaki aveva commentato il mio post. La scoperta è stata casuale perché a quanto pare i trackback non funzionano né in un verso né nell’altro – non mi è arrivata notizia qui nel pannello di amministrazione di WordPress di quel commento, che pure aveva correttamente un link al blog, né vedo il mio trackback sul loro post, anche se avevo ovviamente messo un link. Cose che capitano: ringraziate per questo gli spammer che hanno rovinato il concetto di trackback.
Detto questo, l’unica cosa per la quale concordo con la Bourbaki è la frase «[occorre] un giusto approccio generale dell’utilizzatore medio all’Enciclopedia Libera, che a quest’ultima dovrebbe rivolgersi con strumenti minimi di cognizione che permettano di valutare l’affidabilità di una voce, senza darla per scontato». Questo è qualcosa che non mi stancherò mai di ribadire. Wikipedia non solo non è la pappa pronta nel senso che se non ci sono i volontari che ci scrivono su non ci si può trovare nulla, ma non è la pappa pronta nemmeno nel senso che uno può fidarsi ciecamente di quello che sta scritto. Per tutto il resto continuo a essere della mia idea.
Nel dettaglio: se io dico «Non ci crederete, ma la cosa non mi preoccupa nemmeno poi tanto», esprimo chiaramente un mio giudizio, giusto o sbagliato che sia. Non ho messo nessun cappellino per pronunciarlo. Andando nel dettaglio, è chiaro che è uno dei tantissimi errori che ci sono in Wikipedia. Ma a differenza di altri errori, come per esempio quello del “boia chi molla” attribuito a Eleonora Pimentel Fonseca che è finito in un libro e ora non si riuscirà più a togliere se non con enorme fatica, nessuno ha parlato del film Foibe perché c’era scritto su Wikipedia. Non riesco poi a capire dove avrei scritto «vista la presenza di una fonte la voce era wikipedianamente corretta e scorretto sarebbe invece segnalare l’inciampo e avanzare delle critiche al dispositivo Wikipedia.». Ho ricontrollato: ho scritto «il primo controllo di verificabilità è sicuramente passato» (grassetto aggiunto adesso), il che dovrebbe fare intuire che ci possano essere altri controlli (che in questo caso non ci sono stati fino a che Wu Ming ha fortunatamente sollevato la questione). I controlli non ci sono stati per tre anni? Da un lato questo è successo perché a controllare c’è sempre troppa poca gente, dall’altro perché evidentemente di quel supposto film non interessava poi nulla a nessuno, e quindi nessuno leggeva davvero quello che c’era scritto.
Non entro nemmeno nel merito della frase «Stupisce quindi che non abbia colto quanto espresso nel paragrafo 4 del nostro post dove si rende conto di come gli articoli pubblicati su giornali e siti cascavano sì mani e piedi nella bufala parlando di un film che si doveva fare, ma non riportavano che esistesse già.» . Basta leggere il terzo paragrafo del mio post. Infine non capisco perché dovrebbe preoccuparmi «il fatto che la voce sia rimasta intatta su it.wiki per tre anni, pur facendo parte di un cluster di voci – quelle sulle vicende relative al confine orientale – solitamente attenzionate e in cui non di rado si sono verificati casi di editwar, senza che nessun utente abbia notato nulla di strano e senza che nessun avviso sia stato apposto in testa alla voce». Edit war su quella voce non ce ne sono state, il che è stata anche una delle ragioni per cui è rimasta lì intonsa. La voce non parla del confine orientale ma parla di un (inesistente) film. Che il film fosse o no esistito non sarebbe cambiato nulla dal punto di vista della questione dell’italianità o meno di Istria e Dalmazia: chi si dovrebbe arrabbiare sono insomma i cinefili. Ad ogni modo, mettendo stavolta il cappellino da wikipediano, spero che Wu Ming continui ad attenzionare tutte quelle voci e segnalare gli errori nei loro post, così che poi possiamo correggerli. Un’unica cosa: capisco che essendo un lavoro volontario non ho il diritto di chiedervi nulla, ma la prossima volta potreste metterci meno di tre anni?
Quizzino della domenica: il cubo a pezzi
Immaginate di avere un cubo formato da ventisette cubetti uguali, un po’ come il cubo di Rubik (sì, lo so che il cubetto interno non esiste perché fa parte del meccanismo di rotazione. Questo cubo ha tutti i 27 cubetti). Immaginate ora di volere avere sei parallelepipedi 2×2×1, che hanno un volume complessivo di 24 cubetti. Insomma, almeno in teoria è possibile tagliare il cubo in modo tale da ottenere quei parallelepipedi, e vi avanzano persino tre cubetti. Ma ci si può davvero riuscire?
(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p194.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema di Mark Jason Dominus)
Ultimo aggiornamento: 2016-03-05 17:46
_Sull’orlo del precipizio_ (libro)
Cosa succede se nel Bel Paese le tre maggiori case editrici si fondono in un unico colosso la cui proprietà è ignota, forse russa o cinese o chissà cosa? Come cambia la vita degli scrittori di successo se devono diventare semplici codici prodotto, per assicurare una produzione e “qualitä” costante dei loro lavori, proprio come i cibi industriali che riempiono anche lo stomaco ma sono assolutamente piatti? Mi sa che questo racconto lungo (Antonio Manzini, Sull’orlo del precipizio, Sellerio 2015, pag. 115, € 8, ISBN 978-88-389-3483-4) sia stato scritto di getto sull’onda della fusione tra Mondadori e Rizzoli Libri, anche se poi Manzini si è lanciato su una distopia. Giorgio Volpe è il prototipo dello scrittore di successo, abituato a essere riverito da tutto il piccolo mondo dell’editoria; quando scopre che le cose non sono più così e il suo ultimo manoscritto che ritiene un capolavoro verrà trasformato in un banale romanzetto dal lessico adolescenziale, con scene di sesso sparse a piene mani e soprattutto breve (ah, sapete che sono tornati di moda i libri “distillati”, come ai tempi di Selezione?). Le sue resistenze sono inutili: non tanto per i metodi mafiosi che la casa editrice Sigma usa per eliminare ogni possibile editore concorrente, per quanto piccolo esso sia, quanto perché alla fine deve accettare il fatto che lui, come del resto gli altri big, non può vivere senza sentire gli osanna del pubblico. Certo, è libero di smettere di scrivere. Ma poi? Chi lo considererà più? Il mio unico dubbio è sul finale, che ho trovato un po’ troppo tirato e ambiguo in un modo banale. Vedere parte del pubblico che lascia la presentazione del libro in versione Sigma forse dovrebbe essere un possibile segno positivo, ma nel contesto mi pare troppo forzato.
gatti e tablet
A me era stato detto che i cani non riconoscevano le immagini alla televisione: non riuscivano a fare il passaggio mentale dall’insieme di puntini a una rappresentazione della realtà. Non saprei dire se questo fosse collegato al fatto che una tv ha odore di tv, o cos’altro.
Però ho visto che la nostra gatta Ariel è attenta alle immagini sull’iPad di Anna. Anzi Anna ha fatto partire un’app con un topino che si muove per lo schermo e schizza via quando viene toccato, e Ariel con la zampa cercava di prenderlo. Qualcuno più esperto di me in etologia sa dirmi se c’è differenza tra il cervello di un cane e quello di un gatto, se banalmente la differenza è nella maggiore risoluzione dello schermo dell’iPad (che anche se non è Retina ha comunque una densità di punti ben maggiore di una TV non HD) o altro ancora?
Prezzi fissi sugli ebook anche da noi?
Leggo sul Post che in Germania la legge sul prezzo fisso dei libri sarà applicata anche agli ebook; o meglio, sembrerebbe che Amazon sia stata dichiarata colpevole perché non aveva applicato la legge anche agli ebook, e sembra che la legge emendata sarà in vigore da settembre, anche Spiegel non specifica una data (io l’ho trovata su Wikipedia).
Dal mio punto di vista mi sembra giusto che sia l’editore a fissare il prezzo di un libro, e capisco che soprattutto per gli ebook, dove il rivenditore non ha magazzino e quindi può giostrare molto di più, risulta troppo facile fare politiche di vendita al margine. Mi chiedo solo se l’editore avrà sempre la possibilità di fare campagne promozionali per i suoi ebook, campagne che a questo punto sarebbero neutrali rispetto ai rivenditori e quindi non dovrebbero turbare il mercato. Ma magari c’è qualcoa che mi sfugge. Voi che ne pensate?
Ultimo aggiornamento: 2016-02-12 13:49
Mt 5,37
Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno.
Cardinale, che ci azzecca il voto segreto?
Ultimo aggiornamento: 2016-02-12 09:20
mail in modalità write only
Io ho anche un account su gmail che è semplicemente Codogno. Non lo uso mai, l’ho preso come segnaposto. Oggi mi sono casualmente collegato e ho visto un centinaio di messaggi in coda da un paio d’anni. C’è la mailing list di una che si è iscritta con il mio indirizzo, alla faccia della conferma del messaggio. C’è una Jamila, immagino brasiliana (ci sono parecchi Codogno in Brasile, a mia conoscenza nessun parente) che ha deciso di iscriversi a Twitter. Ci sono un po’ di messaggi singoli, che capisco. Poi c’è gente (Luigi Merli, Federico Grolla, Crebiart, fornitori020) che ha spedito dieci e più messaggi a quella casella. Ma non richieste “ha ricevuto la mia email?”. Proprio fatture – vere, non cryptolocker – e segnalazioni che continuavano a essere inviate, evidentemente perché la posta elettronica è qualcosa che una volta scritta è a posto. Svegliarsi ogni tanto?
(il massimo è stato un MMS con testo “Ciao Paolo ma lo sai che sei proprio stronzo”. In effetti se le ha dato quella email un po’ stronzo lo è)
Ultimo aggiornamento: 2016-02-11 15:11