Archivi annuali: 2016

_Professor Stewart’s Incredible Numbers_ (libro)

9781782831587Avete presente il libro di Piergiorgio Odifreddi Il museo dei numeri? Ecco, Ian Stewart ha scritto esattamente lo stesso libro ma in modo completamente diverso. Anche in questo caso (Ian Stewart, Professor Stewart’s Incredible Numbers, Profile Books 2016 [2015], pag. 352, Lst 7,99, ISBN 9781781254516) si parla di numeri, piccoli e grandi: ma non necessariamente interi, a differenza del libro di Odifreddi, né necessariamente reali o se per questo finiti. Ma anziché trattarli per mezzo di fattoidi e opere d’arte, Stewart scegli di limitarsi a qualche proprietà matematica e spiegarla – non “dimostrarla”, non è mica un manuale scolastico! – ricordando tra l’altro che quando i matematici trovano qualcosa di impossibile ma che pare loro interessante trovano sempre il modo di farla diventare possibile. Non so se la differenza sia dovuta alla diversa percezione degli interessi del pubblico italiano rispetto a quello anglofono; però ritengo che sarebbe molto più bello che anche da noi la divulgazione entrasse più nel merito dei temi e non si limitasse a stupire con effetti speciali. Ah, l’ultimo capitolo è dedicato a un numero molto importante, come vedrete: il 42.

Ultimo aggiornamento: 2016-03-12 17:12

Inventaire.io

Ho visto per caso l’altro giorno Inventaire pubblicizzato da una bibliotecaria wikipediana, ho provato a iscrivermi (come utente xmau) ma non sono ancora certissimo di quello a cui può servire.
Ha sicuramente un vantaggio, quello di usare e creare dati pubblicamente usabili (e scaricabili, in formato JSon e come database in formato PouchDB che per me è un nome completamente nuovo). Ha sicuramente uno svantaggio, quello di essere nato da un francese ;-) – si può leggere qualcosa nel tumblr dedicato. Però a vederlo così com’è in questo momento più che l’ennesimo modo per gestirsi i propri libri sembra tanto un sistema per scambisti (di ebook, anche se si può dire di voler prestare libri cartacei, tanto ci si può geolocalizzare), il che mi sembra un modo facile per creare massa critica ma che porti fuori strada.
Voi che ne pensate?

Ultimo aggiornamento: 2016-03-11 15:00

George Martin

È un po’ ironico che la notizia della morte di sir George Martin (quello senza R.R. in mezzo, tanto per essere chiari) sia stata data da Ringo Starr. Quando Martin siglò il contratto discografico con i Beatles, infatti, la formazione vedeva ancora Pete Best alla batteria, e il produttore disse a John e Paul che il loro compagno poteva andare bene per i concerti live dove tanto non si sentiva nulla, ma non per le registrazioni. Il duo probabilmente non aspettava altro, fece fuori Best (la cui idea di suonare la batteria era “facciamo casino”) e recuperarono il loro amico Ringo… che però si trovò il posto fregato dal session man Andy White per registrare Love Me Do. Vabbè, poi si sono spiegati.
George Martin aveva bisogno dei Beatles: la sua carriera come capo produttore alla Parlophone era abbastanza traballante e c’era bisogno di una spinta. Ma i Beatles avevano bisogno di George Martin. Erano bravissimi a creare melodie ed armonie, ma questo non basta per avere un disco valido. Ci sono mille minuzie a cui fare attenzione. La magia è stata trovarsi e capirsi, come si è visto per il secondo singolo: Martin spingeva per How Do You Do, scritta da altri, il quartetto contropropose Please Please Me e alla sua stroncatura “quel brano non funziona” risposero rifacendolo da capo con i risultati che poi si videro. Non sembra, ma non è affatto facile trovare un rapporto di questo tipo.
Insomma, non so se possiamo chiamarlo “il quinto Beatle”, ma sicuramente è stato un personaggio chiave, che ha avuto una lunga e interessante vita e la cui morte ha reso un po’ più tristi tutti noi fan del quartetto di Liverpool.

Ultimo aggiornamento: 2016-03-11 19:45

_Pedro, galletto coraggioso_ (film)

pedro Quando si hanno due gemelli di sei anni e mezzo, i film che si possono andare a vedere al cinema non è che siano poi così tanti: domenica abbiamo così provato questo cartone messicano, che evidentemente non è quello visto dai critici di FilmUp e MYmovies che raccontano due storie ben diverse da quella che abbiamo visto noi. Li posso capire, onestamente: sia io che Anna abbiamo trovato il primo tempo pesantissimo e credo che i suddetti critici abbiano fatto molto fast forward per non addormentarsi. Almeno il secondo tempo è stato un po’ più vivace, ma diciamo che all’inizio si poteva tagliare mezz’ora senza nessun problema. Nessuno si aspettava una trama con chissà quali colpi di scena, chiaro: ma almeno qualche gag in più ci poteva stare, oltre al contesto rap dei paperi e ai nomi dei santi sul calendario (non tradotti e nemmeno sottotitolati: credo li abbiano persi in molti). Anche la running gag degli sciacalli (?), che termina dopo i titoli di coda, era abbastanza trita. Diciamo che il sito spagnolo Abandomoviez che scrive “Lo sentimos, no tenemos frases célebres de esta película” ha proprio ragione :-)
Ad ogni modo i seiemezzenni si sono divertiti, e questo è l’importante.

Google Docs ora esporta in formato epub

Creare un ebook non è una cosa così difficile… se sai come farlo. Io ne ho fatti a mano, ne ho fatti con il plugin (italiano) per LibreOffice (Matematica liofilizzata), ne ho fatti con PressBooks (gli ultimi con 40k), ne ho fatti con Sigil. Bisogna però dire che non è che questi sistemi siano il massimo della semplicità.

Quindi mi pare solo una bella cosa che – come leggo da The Stack – ora Google Docs preveda non solo di salvare un documento in formato epub, ma anche di salvare un file Microsoft Word in epub, dopo averlo importato. Finalmente tutti potranno leggere con calma i loro documenti senza usare PDF e spostarsi qua e là per la pagina :-) In realtà, almeno con il file di test che ho provato io, Sigil si lamentava della mancanza del file .ncx, e il lettore di Calibre ha dei problemi con l’indice: però per esempio SumatraPDF lo fa funzionare perfettamente, con la struttura dell’indice a fianco, e le footnote che una volta ricliccate ti riportano a leggere il testo originale.

(E chi ha il Kindle? Beh, dovrà anche prendersi Calibre e convertire in .mobi o .azw3. Ogni scelta ha le sue conseguenze)

Ultimo aggiornamento: 2016-03-08 16:11

Wikipedia fa crollare il PIL

La settimana scorsa, in una delle mailing list a cui ogni tanto do un’occhiata, un wikipediano olandese – no, diciamola tutta: quello che ha ideato Wiki Loves Monuments, non uno qualsiasi – ha scritto un post con questo testo:

An interesting column in Financieel Dagblad (Dutch equivalent of the Financial Times, including pink paper) it is suggested that Wikipedia has, like free news websites, a negative contribution to the economy… http://fd.nl/beurs/1141246/wikipedia-remt-de-groei

Purtroppo l’articolo in questione è dietro un paywall e quindi non posso nemmeno tentare di darlo in pasto a Google Translate, oppure lanciarmi con la mia famosissima conoscenza dell’olandese (faccio finta che sia un tedesco malscritto: non che io capisca così bene il tedesco, ma qualche parola qua e là la riconosco). Però, almeno dal punto di vista di un economista, la cosa ha perfettamente senso. Quando io lavoro gratuitamente migliorando l’enciclopedia non sto generando ricchezza misurabile: allo stesso modo, chi usa il contenuto di Wikipedia anziché comprare un’enciclopedia non sta generando ricchezza misurabile e persino chi usa Wikipedia per generare contenuto che poi vende non genera tutta la ricchezza possibile, perché c’è solo una transazione economica e non due.
E quindi? Quindi dobbiamo sperare che prima o poi si riesca a trovare una migliore misura della ricchezza del mondo, non tanto per considerare Wikipedia ma anche tutte le cose che ci migliorano ma non richiedono scambio di denaro :-)

Quizzino della domenica: perle e principesse

Nel suo testamento un rajah lascia un certo numero di perle alle proprie figlie, da dividere secondo le sue istruzioni. La figlia più anziana riceverà una perla più un settimo di quanto rimasto, la seconda figlia riceverà due perle più un settimo di quanto rimasto, la terza tre perle più un settimo di quanto rimasto, e così via fino alla penultima figlia. Quello che rimarrà sarà dato alla figlia più giovane.
Quest’ultima rimase delusa all’udire della suddivisione, ma alla fine della procedura si accorse che tutte le sorelle avevano ricevuto lo stesso numero di perle. Quant’era il numero totale di perle, e quante erano le figlie?

(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p195.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema classico, che si trova per esempio in L’uomo che sapeva contare di Malba Tahan)