È già un bel po’ che Trenitalia ha smesso di produrre i biglietti chilometrici, che erano comodissimi per chi usava ogni tanto i treni regionali e poteva acquistarli prima. Adesso sta completando la sua iniziativa per rompere le palle a chi non prende spesso il treno.
Dal primo agosto, come potete vedere in mezzo ai disegnini da libro delle elementari, il biglietto acquistato non avrà più una validità di 60 giorni entro il quale dovrà essere usato, ma dovrà indicare il giorno di partenza, anche se poi ovviamente deve essere convalidato. Che “le modifiche non riguardano al momento i biglietti acquistati on line o tramite app Trenitalia” immagino sia l’idea di barzelletta dell’ufficio relazioni esterne di Trenitalia, visto che è una vita che i biglietti online valgono per il giorno in cui sono stati chiesti. Aggiungiamo poi che puoi sì cambiare gratuitamente la data di viaggio fino al giorno prima (ma lo puoi fare una sola volta, come detto nel file senza disegnini), ma devi comunque andare in stazione… oppure vai in tabaccheria e paghi il pizzo.
Perché tutto questo? La mia impressione è che visto che i controllori passano sempre meno spesso stavano iniziando ad aumentare i furbetti del biglietto, che in questo modo verranno penalizzati (o saliranno direttamente senza biglietto). Io sono un po’ stupido ma non riesco a vedere altri motivi logici. Voi avete qualche idea?
Questo libretto fuori commercio (Alberto Cadioli e Damiano Scaramella, Storia del Saggiatore 1958-2015, Il Saggiatore 2015, pag. 101, s.i.p., ISBN 9788842820468) nasce per raccontare i quasi sessant’anni della casa editrice, fondata da Alberto Mondadori (il figlio di Arnoldo) e ora guidata da Luca Formenton (nipote di Arnoldo). Secondo me, il testo soffre del voler fare due cose insieme: una storia aneddotica e un catalogo. La parte aneddotica è interessante, ma per me un po’ troppo ridotta; è bella la parte che mostra come Alberto Mondadori cercasse disperatamente, anche se senza troppi risultati pratici, di dstinguersi dal padre, ma la parte di De Benedetti e Formenton è davvero schematica. Sul catalogo, ho trovato tanti nomi che mi sono dimenticato subito: sarebbe forse stato meglio avere una struttura a tabella per vedere meglio come la produzione si sia diversificata, lasciando perdere la parte descrittiva. Alla fine comunque ho avuto un’idea più chiara del DNA dell’editore, e questa è una bella cosa.
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