Archivi annuali: 2016

crollo nelle differenze

(non ho intenzione di discutere del Jobs Act, perché non ne so abbastanza di economia. Mi limito ai semplici numeri di cui capisco qualcosa in più)

Oggi un trafiletto nelle pagine sull’economia di Repubblica ha come titolo “crollano i contratti stabili: -84%”. Leggendo il titolo, a me viene in mente che il numero di nuovi contratti è sceso a un settimo di quello di un certo periodo precedente. Periodo non identificato, ma da un titolo non puoi pretendere tutto, c’è apposta il testo dell’articolo per saperne di più. Leggendo il testo, scopro che i conti sono stati fatti tra il primo semestre 2016 rispetto al primo semestre 2015, il che ha senso. Mi viene anche spiegato che una possibile causa è che ora solo il 40% dei contributi è a carico dello Stato, anziché tutti come l’anno scorso. Ma soprattutto che quel calo non è stato sul numero di nuovi contratti, come ingenuamente pensavo, ma sulla differenza tra nuovi contratti creati e vecchi contratti cessati. In altri termini, questo 84% in meno è sul tasso di crescita dei contratti: in matematica diciamo che è sulla derivata seconda.

Possiamo discutere sulla importanza e pericolosità dei dati, ma almeno cominciamo a sapere di cosa stiamo parlando… Altrimenti sono solo chiacchiere da socialcosi.

Ultimo aggiornamento: 2016-08-26 11:35

Tacere

Non è che non ho scritto sul terremoto perché sono in ferie e ho altro da fare. Molto più banalmente, non ne ho scritto perché non ho nulla di intelligente da aggiungere.

Come sempre, a poche ore dal sisma abbiamo avuto le solite polemiche di tutti i giorni, giusto declinate in salsa tellurica; le solite idee idiote propagate sui socialcosi, stavolta la devoluzione del montepremi del Superenalotto; per fortuna, i molti commenti su quanto quell’idea fosse impossibile, il che mi esime dal segnalare la cosa ai miei ventun lettori che presumibilmente l’hanno già saputo.

Io mi arrogo il diritto di scrivere quello che mi pare, lasciando a voi il diritto simmetrico di non leggermi. Ma mi arrogo anche il diritto di non scrivere.

Ultimo aggiornamento: 2016-08-26 09:51

_Silicon Valley: I signori del silicio_ (libro)

9788875785703Morozov è una delle cassandre che non si stanca di avvisarci di fare attenzione ai pericoli della società digitale e delle grandi aziende che ci stanno rapidamente invischiando nella loro rete. Questo libretto (Evgeny Morozov, Silicon Valley: I signori del silicio, Codice Edizioni 2016, pag. 151, € 13, ISBN 9788875785703, trad. Fabio Chiusi), ben tradotto da Fabio Chiusi che a sua volta conosce bene questi temi, è la riproposizione di alcuni lunghi articoli scritti da Morozov su varie riviste, e preceduti da un’ampia introduzione che riassume i temi. A parte qualche inevitabile ripetizione dovuta alla struttura, il concetto di base del libro è chiaro. Mentre fino a poco tempo fa ci dovevamo preoccupare dei governi che cercavano di violare quanto più possibile la nostra privacy, ora la vera minaccia è data dalle aziende di Silicon Valley che con la scusa degli “oggeti intelligenti” che usati lasciano tracce che possono essere unite a tutte le altre (Big Data non vi dice nulla?) per schedarci in maniera sempre più precisa, addirittura con il nostro implicito consenso quando cediamo volontariamente i nostri dati e parte della nostra vita, come nel caso di Uber e Airbnb, per due spiccioli. Alcune delle affermazioni di Morozov mi sembrano distopiche, ma il modello di base è indubbiamente vero e dovremmo meditarci tutti su.

_Documentalità_ (libro)

9788858110652Non mi è stato facile leggere questo saggio (Maurizio Ferraris, Documentalità : Perché è necessario lasciar tracce, Laterza 2014 [2009], pag. 429, € 17, ISBN 9788858110652). Ferraris ha scritto un’opera monumentale, che non solo presenta una tesi (la documentalità come base della conoscenza, appunto) ma nel contempo costruisce un sistema completo tutto attorno. E non lo fa usando una profusione di paroloni (beh, in effetti ce ne sono tanti, a volte mi sono dovuto mettere a consultare un dizionario) ma con tanti esempi terra terra che mi sono risultati perfettamente chiari quando li ho letti, ma che poi tendevo a dimenticare immediatamente, tanto che sono stato costretto a rileggere praticamente ogni paragrafo. La colpa non è sua, ribadisco, ma mia… evidentemente non sono fatto per la filosofia. Però Ferraris è buono, e oltre a spiegare all’inizio cosa vuole fare ha anche inserito al termine del tomo un riassunto delle sue tesi, che aiuta davvero molto. Lettura profittevole solo per chi voglia davvero mettersi a studiarlo, mi sa.

Veri Cattolici

Sabato, tra le lettere a Repubblica, c’è n’era una di tale “Massimo Brandimarte” di Taranto. Il signor Brandimarte scrive che una sera si trovava a messa in una chiesa della città ionica. All’inizio della messa al sacerdote, “scarpe da ginnastica multicolor”, squilla il telefonino: “lo visualizza, schiaccia qualche tasto e imperturbabile prosegue la funzione”. Evidentemente scioccato, decide di confessarsi: vicino al confessionale trova “un signore in pantaloni e camicia, nessun segno distintivo da prete” che inizia a confessarlo “in piedi, in mezzo ai fedeli” e, neanche fossero “nel quartier generale della Gestapo”, gli fa un terzo grado chiedendogli se conviveva con “quella donna che sta vicino” a lui. Brandimarte termina chiedendosi se “papà Francesco sa come si opera a livello di base”, e dicendo che “comincia a capire i protestanti, dopo una vita da cattolico”.

Non è facile farsi un’idea complessiva della storia sentendo solo una campana, tra l’altro senza riferimenti puntuali. Il riferimento alle scarpe multicolore del prete mi dice però molto sulle idee del signor Brandimarte, a cui non viene neppure in mente di dare il beneficio del dubbio: se a me capita di lasciare acceso il telefonino quando non dovrei e ricevo una chiamata, tipicamente la rifiuto e poi tolgo l’audio, schiacciando qualche tasto. Partendo poi dal principio che il signore in camicia e pantaloni fosse effettivamente un prete, e il nostro cattolico deluso sia una talpa come me e non abbia visto una crocetta appuntata al petto, ho trovato molto buffo il fatto che Brandimarte pensi di decidere lui quali sono i peccati da confessare. Non penso sia entrato in chiesa voluttuosamente avvinghiato alla signora, quindi posso immaginare che Taranto sia una città piccola e la relazione fosse abbastanza nota. Nulla di male, figuriamoci: però in effetti allora forse è meglio definirsi protestante e lasciare in pace il povero Bergoglio, no?

Quizzino della domenica: incroci

Quattro rette distinte si possono incrociare al più in sei punti. È facile riuscire a farle incrociare in 0, 1, 3, 4, 5 e 6 punti; se non ci riuscite, guardate la figura qui sotto. Riuscite a dimostrare che è impossibile che si incrocino in due punti?

q210a

(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p210.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema tratto da Math StackExchange).

_Storia dei simboli matematici_ (libro)

9788842820925Secondo me il titolo scelto nella traduzione italiana di questo libro (Joseph Mazur, Storia dei simboli matematici : Il potere dei numeri da Babilonia e Leibniz [Enlightening Symbols], Il Saggiatore 2015 [2014], pag. 387, € 26, ISBN 9788842820925, trad. Paolo Bartesaghi) è fuorviante. Sì, qualcosa sulla storia dei simboli matematici si trova, anche se ad esempio Più per meno diviso di Peppe Liberti ne ha di più. Ma quello di cui Mazur vuole parlare è in realtà della filosofia dei simboli matematici, o per meglio dire di come l’uso di simboli scelti in modo opportuno possa illuminare (“enlighten”, come da titolo originale) la comprensione dei concetti matematici. Delle tre parti in cui il libro è composto, la più riuscita è la seconda, sull’era moderna: la prima, con la nascita delle cifre e dei sistemi posizionali, mi è parsa confusa mentre la terza sulla fisiologia del cervello relativa alla comprensione dei simboli, è forse un po’ fuori posto. Più preoccupanti sono le numerose ripetizioni nel testo, e in qualche caso – come nel caso dell’umbro Livero de l’abbecho – anche contraddizioni. L’impressione che ho avuto è che Mazur abbia scritto il testo a spizzichi e bocconi nel corso di vari anni e non abbia poi provveduto a rileggerlo e asciugarlo, cosa che avrebbe favorito la lettura. La traduzione di Paolo Bartesaghi è scorrevole, anche se mi ha lasciato perplesso vedere all’inizio che il Webster da un dizionario è diventato una persona; ci sono infine parecchi refusi, alcuni dei quali forse già nell’originale, a giudicare dai ringraziamenti di Mazur al suo traduttore in ceco.

Ultimo aggiornamento: 2016-09-02 14:18

Un altro cloud ci lascia

Mi è arrivata una mail che segnalava la prossima terminazione del servizio Sony Memories, che permetteva il backup delle foto fatte con il telefonino sul cloud. La cosa non mi dà troppo fastidio, non sono neppure certo lo stessi usando; ma è un altro segnale che dopo il boom del passato i fornitori di servizi cloud si sono evidentemente accorti che i costi sono troppo alti.
Probabilmente Google potrà ancora farcela, ma a questo punto dobbiamo davvero pensare a come loro riusciranno a sfruttare i dati che gli abbiamo dato. (ah, avete notato che Facebook sta cominciando a indicare cosa c’è nelle foto?)

Ultimo aggiornamento: 2016-09-03 21:28