Archivi annuali: 2015

_Sette brevi lezioni di fisica_ (libro)

[copertina] Inizio subito con una doverosa precisazione: anche se Carlo Rovelli è un fisico, questo libriccino (Carlo Rovelli, Sette brevi lezioni di fisica, Adelphi 2014, pag. 80, € 10, ISBN 978-8845929250) è pensato per chi di fisica – intesa nel senso moderno – proprio non ne vuole sentire parlare. C’è solo una formula, piazzata lì a metà, ma è chiaro che è stata messa così per bellezza: non viene spiegata, e potete tranquillamente saltarla (io l’ho saltata). Lo scopo di Rovelli è di fare “fisica umanistica”; più che spiegare come oggi noi – nel senso degli scienziati – pensiamo che funzionino le cose, parla della meravglia che si scopre nel vedere come man mano il disegno – intelligente o meno che esso sia – della natura si è disvelato. L’idea secondo me è riuscita bene: naturalmente bisogna aver chiaro sin dall’inizio qual è il pubblico a cui Rovelli si rivolge, altrimenti uno si lamenta perché “di fisica non ce n’è”.
Gli ultimi due capitoli sono indubbiamente più filosofici: Rovelli si rivela uno spinoziano (giusto sostituendo alla parola “Dio” che comunque in Spinoza è un concetto ben diverso da quello teista il termine “informazione”) e fa una predizione molto negativa sul futuro dell’umanità. Secondo me il libro è insomma adatto a tutti coloro che vogliono capire, più che sapere, qualcosa di più.

Regali non molto graditi

Mi sono comprato dalla Gran Bretagna un libro usato di matematica divulgativa. Ogni tanto lo faccio, con cinque euro – formalmente uno per il libro e quattro di spedizione, ma naturalmente i prezzi sono definiti così come specchietto per le allodole – mi recupero roba di quattro-cinque anni fa che mi ero perso.
Bene, nel libro che mi è arrivato c’era un biglietto di auguri con il seguente testo: “To Natalya – Happy 16th Birthday from Eloise”. Ecco: direi che quel libro non è stato il migliore dei regali che Eloise avrebbe potuto fare a Natalya :-)

Terry Pratchett

Terry Pratchett alla Mondadori di via MargheraNon state a leggere il Corsera, che ha ficcato alla rinfusa tutto quello che ha trovato senza nemmeno verificare quando era stato raccolto (i libri della scienza del Discworld sono quattro, per esempio). L’unica cosa che probabilmente ha indovinato è quella che non dirà ufficialmente nessuno: che Sir Terry Pratchett si è suicidato. È vero che la BBC afferma che la sua morte è stata naturale: «I was told by the publishers his death was entirely natural and unassisted, even though he had said in the past he wanted to go at a time of his own choosing», ma permettetemi di dubitarne.

Io seppi dell’esistenza di Pratchett intorno al 1990, quando capii che di nuovi libri di Douglas Adams non ne avrei poi letti tanti (anche se DNA non fosse morto prematuramente, è noto che i suoi tempi di scrittura non erano esattamente rapidi), e nel newsgroup Usenet a lui dedicato qualcuno segnalò un altro scrittore inglese, anch’egli con un newsgroup a lui dedicato: alt.fan.pratchett, per l’appunto. In quei bei tempi lontani Pratchett stesso partecipava al gruppo che era molto vivace: è lì che nacque il nomignolo “Pterry” (la p iniziale è muta), che non c’entra con Eta Beta ma con la storia narrata in Pyramids. Negli anni ho poi continuato a leggere, non compulsivamente – per esempio non ho mai preso un’edizione rilegata, anche se con le offerte Amazon veniva a costare come il paperback l’anno dopo – ma continuativamente pur se con un po’ di ritardo: per esempio non ho ancora iniziato Raising Steam, anche se ho comprato il paperback a novembre. Naturalmente ho seguito anche i resoconti della sua forma di Alzheimer precoce, una vera e propria nemesi per una persona che era così brava a far dire alle parole quello che voleva lui. Che la terra gli sia lieve.

(la foto è del 2007, quando Terry venne in Italia per un breve ciclo di incontri: ne parlai qui)

Ultimo aggiornamento: 2015-03-12 20:18

_Serie poco serie_ (ebook)

[copertina] Vi eravate accorti che era qualche mese che non uscivano libri di #40kmate? Spero di sì :-) Questo trimestre di assenza è dovuto principalmente a due motivi: il primo è che non avevamo materiale da pubblicare, il secondo è che la formattazione di questo epub mi ha fatto dannare l’anima. Diciamo che credo di essere arrivato ai limiti pratici di epub2.
Aldo Spinelli è un giocologo oltre che un artista concettuale, e ha pubblicato testi molto peculiari: per darvi un esempio, io ho una copia di un suo libro (fuori commercio) tutto dedicato alla lettera “e”. In questo ebook (che potete come al solito acquistare su Amazon, BookRepublic o altri store) troverete cento successioni numeriche. Ciascuna di esse ha come soluzione un numero da 1 a 100, secondo una logica non sempre così logica. Quel che è peggio è che i sottotitoli di ciascun capitoletto (sì, ogni gioco corrisponde a un capitoletto) dovrebbero essere degli indizi per capire come è costruita la successione; ma anche in questo caso a volte la logica è davvero perversa. Ma non preoccupatevi: in fondo a ogni gioco c’è il link per arrivare al capitoletto con la soluzione, e soprattutto alla fine di ogni soluzione c’è il link per tornare al gioco originale. Questo librino è tutto un link: ho portato il concetto di libro-game alla sua logica conseguenza elettronica.
Un’ultima cosa: il libro ha un bonus, nel senso che la griglia delle soluzioni (e qui ammetto di non aver trovato un modo per farla compilare mentre si legge il libro…) è a sua volta un gioco. In definitiva, questo è un ebook come non ne avete mai visti prima!

Fortuna stultos iuvat

Ieri sono andato a sentire la presentazione di Regine d’ebano, il libro del mio amico Paolo Pobbiati. La presentazione era presso la libreria Bocca in Galleria Vittorio Emanuele: così, uscito dall’ufficio, ho pedalato fino in Duomo: sono arrivato qualche minuto prima delle 18, ho legato la bici alla ringhiera di una delle rampe della metropolitana bloccando il casco dentro l’archetto, ho tolto il contachilometri (una volta me ne avevano fregato uno in Centrale…) e sono andato a sentire la presentazione. Verso le 19:15 sono uscito e mi sono avviato verso la bici, che era lì ad aspettarmi… assieme alla mia borsa che mi ero dimenticato attaccata al portapacchi.
Nella borsa non c’era nulla di valore, probabilmente quello che valeva di più era la borsa stessa; è anche vero che era messa tra la bicicletta e il muretto della scala, e quindi non era proprio così visibile: ma sono rimasto comunque sollevato…

Ultimo aggiornamento: 2015-03-11 11:30

FriendFeed chiude

Ieri sera ero lì bello tranquillo a cazzeggiare al pc prima di preparare la cena, quando su Friendfeed leggo questo messaggio:

«Dear FriendFeed community, We wanted to let you know that FriendFeed will be shutting down soon. We’ve been maintaining the service since we joined Facebook five years ago, but the number of people using FriendFeed has been steadily declining and the community is now just a fraction of what it once was. Given this, we’ve decided that it’s time to start winding things down. Beginning today, we will no longer accept new signups. You will be able to view your posts, messages, and photos until April 9th. On April 9th, we’ll be shutting down FriendFeed and it will no longer be available. We want to thank you all for being such a terrific and enthusiastic community. We’re proud of what we built so many years ago, and we recognize that it would have never been possible without your support. – The FriendFeed team»

Ho verificato che l’autore, Benjamin Golum, era effettivamente un ex sviluppatore di FriendFeed che ora è in forze a Facebook, e ho commentato NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO! Dopo un paio d’ore, man mano che la gente aveva udito la notizia e stava commentando, il sito era definitivamente giù. (Spero stamattina sia tornato su…)

Chi mi conosce lo sa bene: per me Friendfeed era una casa. Certo, come del resto avevo scritto poco tempo fa, erano cinque anni e mezzo che girava più o meno unattended, e aveva perso buona parte delle sue feature iniziali: poter radunare in un unico posto tutti i feed RSS delle persone. (Ma d’altra parte sembra tanto che RSS non sia più di moda: provate a tirare fuori un feed da Facebook o da Google). Certo, molti degli entusiasti guru che lo animavano i primi due anni se ne erano oramai andati a uno a uno, perché “non c’erano più gli altri per cui valeva la pena starci”. Io sono notoriamente di bocca molto buona, e su FriendFeed ci sono sempre stato bene. Lo usavo in maniera non standard (relativamente pochi amici e ancora meno “stanzette”, cioè gruppi di discussione informali; in compenso seguivo gli amici degli amici). Ci trovavo tantissima rumenta che nascondevo immediatamente, e tante discussioni che magari finivano in vacca ma prima (e dopo) mi davano una serie di informazioni che non avrei trovato così facilmente altrove. Ho conosciuto (virtualmente, in ogni senso) tante persone che non avrei mai incontrato altrove: Friendfeed era piccolo, e quindi era molto più semplice incontrare persone con interessi simili, non foss’altro che perché chi era interessato a starci doveva avere comunque interessi strani :-)

Ecco. Come farò senza tutto questo?

P.S.: ovviamente il fatto che il numero di utenti di Friendfeed sia in costante declino (vero o falso che sia) non è la causa della chiusura. Il sito non ha pubblicità, quindi il numero di utenti è irrilevante. I costi maggiori per Facebook sono quelli dello storage per ospitare immagini e video: la parte di testo vero e proprio è irrilevante…

Aggiornamento: (09:50) ovviamente non tutti hanno la mia stessa idea: ecco un parere opposto di Enrico Sola. Che dire? Io usavo ben poche stanzette chiuse (Frenfigli per parlare dei nostri bambini, per esempio) e stavo ben lontano dalle stanzette di perculo (che c’erano e ci sono, e non sono necessariamente nascoste). Ma credo che tutti abbiano diritto a un po’ di morbosità.

Ultimo aggiornamento: 2015-03-10 09:56

Italo Ghersi, chi era costui?

Molti amanti della matematica ricreatica conoscono il manuale Hoepli Matematica dilettevole e curiosa, scritto da Italo Ghersi. Ne ho anche parlato qui nelle Notiziole. Beh, mi è capitato di scoprire che tre mesi fa su Goodreads che una trisnipote di Ghersi mi aveva scritto chiedendomi se avevo altre informazioni: la mia risposta è stata “purtroppo no”. Poi ho provato a fare qualche ricerca e la risposta continua ad essere “purtroppo no”.

La cosa è davvero incredibile. Si sa che Italo Ghersi era un ingegnere. Ho scoperto che scrisse una quantità incredibile di manuali Hoepli, da Metallocromia : colorazione e decorazione dei metalli per via chimica ed elettrica al Manuale del ciclista, da un Ricettario industriale a un Ricettario domestico, da Monete, Pesi e Misure Inglesi a Metodi facili per risolvere i problemi di geometria elementare (se siete curiosi lo trovate su archive.org. Ma nei manuali Hoepli non si trova nemmeno una riga di biografia. Una ricerca un po’ più ad ampio spettro mi ha fatto scoprire che negli Usa, chissà perché, la I di Italo era diventata una J: con “Ghersi, J.” si ritrovano infatti i suoi libri (vedi Worldcat Identities e Open Library). Da qui ho scoperto data di nascita e di morte: 1862-1925. Poi nient’altro. Niente su Wikipedia, niente sul Dizionario Biografico Treccani. Sembra impossibile, eppure è così.

Post Scriptum: tra i misteri legati a Ghersi c’è anche il fatto che tutte le fonti indichino che la quinta edizione di Matematica dilettevole e curiosa sia del 1988, mentre quella in mio possesso (che è la quinta edizione, sì) è datata 1978…

Quizzino della domenica: il falsario

Qualche settimana fa il direttore di un museo statunitense ricevette la visita di un tipo ben vestito che lui conosceva di vista. L’interlocutore gli spiegò di essere in un momento di ristrettezze economiche e di voler vendere una moneta d’oro con l’effigie di Giulio Cesare che aveva ereditato da suo nonno, il quale a sua volta l’aveva ottenuta durante la seconda guerra mondiale in circostanze sulle quali era meglio stendere un velo pietoso. La moneta era in discreto stato di conservazione: si leggeva bene sul recto CAIVS IVLIUS CAESAR e la data del 45 a.C., mentre sul verso la scritta SENATVS POPVLVSQUE ROMANVS era più difficile da individuare ma era sicuramente presente.

Il direttore del museo aveva già trattato senza farsi troppi problemi oggetti dalla provenienza non proprio specchiata, e non aveva dubbi sul fatto che la moneta fosse effettivamente d’oro: ma cacciò lo stesso il tipo a malo modo. Come mai?

(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p164.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema classico.