Nei commenti alla copia su Facebook di questo mio post sul blocco delle auto a Milano mi è stato contestato che il (relativo) calo dei valori di PM10 milanesi lunedì scorso non era dovuto al blocco ma al fatto che molti se ne erano andati fuori città e quindi c’erano meno impianti di riscaldamento accesi. Visto l’imprevisto picco di martedì, presumo che ora affermeranno che sono tutti rientrati a casa (prima delle 10 o dopo le 16), per riandarsene subito via, almeno a quanto affermano i dati preliminari di ieri (mentre scrivo, sono disponibili solo quelli di una centralina su tre); o più probabilmente risponderebbero che questa è la prova che le auto non contano nulla.
La risposta più corretta è probabilmente “it’s complicated”. C’è un’estrema variabilità giornaliera, dovuta immagino alle microcondizioni meteo, e ci sono molti effetti concomitanti. Boris Limpopo ha segnalato questo interessante post che dai (pochi) dati a disposizione mostra come l’inquinamento causato dalle auto è in costante calo, ma sta crescendo quello dovuto alle attività umane tra cui il riscaldamento. Il killer non è però il gasolio, il cui contributo è in calo, quanto le biomasse: legna e pellet. In città il contributo è simile a quello dovuto al traffico; fuori città i vantaggi di avere poche auto sono vanificati dall’aumento dell’uso di quei combustibili.
In pratica insomma tutto fa brodo: un (vero) blocco in città non è una panacea ma aiuta, bisogna però prendere anche provvedimenti (non ho idea quali) per ridurre i fumi prodotti dalle biomasse. Poi, essendo la pianura padana quel che l’è, si può sempre pensare a spianare il Turchino.
Ultimo aggiornamento: 2015-12-31 10:02
Questo volume (Roald Dahl,
Questi (Giuseppe Verdi, 
Che senso ha fare un’analisi musicale teorica delle canzoni dei Beatles, che notoriamente non avevano alcuna cultura musicale e suonavano ad orecchio? Beh, un senso ce l’ha. Come il musicologo Wilfrid Mellers spiegò in questo vecchio libro (Wilfrid Mellers, Twilight of the Gods, Viking 1974 (1973), pag. 215, ISBN 0-670-73598-1) la teoria musicale nasce per codificare cosa si suona. Da un punto di vista armonico la musica pop, come del resto il blues e il rock, è sicuramente meno complessa della musica classica diciamo dal 1700 al 1900; ma questo non significa che le note siano affastellate a caso. Le “cadenze eolie” narrate dal critico musicale del Times riguardo a Not a second time sono per Mellers semplicemente il risultato di una sperimentazione del quartetto che ha parecchie affinità con la musica rinascimentale per l’ottima ragione che anche a quel tempo, con il passaggio dalla modalità alla tonalità, si viaggiava a vista… pardon, a udito.