_Messa da Requiem_ (spartito)

978887592012Questi (Giuseppe Verdi, Messa da Requiem – riduzione per canto e pianoforte Ricordi 1996, pag. CXLVI+291, ISBN 978887592012) non sono semplicemente degli spartiti: ci sono più di cento pagine di introduzione, in italiano e in inglese, dove David Rosen racconta la genesi del Requiem e le sue prime rappresentazioni in Italia (a Milano, nella chiesa di San Marco e poi alla Scala), in Europa e negli Stati Uniti… che al tempo non riconoscevano il copyright e quindi copiavano a man bassa. Sono inoltre indicate le varianti tra i vari manoscritti: io ero ingenuamente convinto che a fine ‘800 la versione a stampa fosse stabile, e ho scoperto che invece ci sono decine di differenze, alcune dovute alla fretta, altre a ripensamenti di Verdi, altre ancora incomprensibili. Paradossalmente questo si riflette negli spartiti, che sono stati preparati partendo dalle fonti e indicando con una font diversa le correzioni necessarie, con un effetto a prima vista sciatto. Ci ho perso un po’ di tempo per capire che era proprio così…

Ultimo aggiornamento: 2016-01-03 17:43

10 pensieri su “_Messa da Requiem_ (spartito)

  1. un cattolico

    «altre a ripensamenti di Verdi»
    Ma tra i vari ripensamenti del Maestro, non dovrebbe “valere” l’ultima versione nota da lui “approvata” (suonata? Data alle stampe? Ignoro quali siano i parametri)?

    Sarebbe come pubblicare i Promessi Sposi nelle loro varie redazioni in un unico libro, pieno di caratteri (font) diversi… Sai che casino…

    1. mestesso

      @un cattolico: “ultimo” non vuol dire “migliore” in generale. In particolare è probabile che non si sappia con certezza quando le varie modifiche siano state fatte.

      1. un cattolico

        Per noi (intesi come musici esperti quale io non sono) no, ma per l’autore si presume di sì. E credo vada rispettata la volontà dell’autore :)

        Se si tratta di manoscritti, anche in assenza di date, credo proprio che alcuni elementi grafologici e chimici (segno grafico via via più traballante con lo scorrere degli anni, parte liquida dell’inchiostro della stylo via via sempre meno presente etc…) possano aiutare a farsi un’idea.

        1. .mau. Autore articolo

          Il problema di base è che i manoscritti sono evidentemente errati, perché Peppino saltava legature e confondeva le Indicazioni sonore – pppppp e pppp per esempio – e non aveva tempo di verificare lo stampato. Solo che l’effetto visivo è francamente brutto.

        2. mestesso

          @un cattolico: no, ti assicuro, per un musicista professionista ultimo non vuol dire necessariamente il migliore, la storia della musica è piena di ripensamenti.

          1. un cattolico

            @mestesso: chi di noi non ha ripensamenti?
            Ma prova a pensare ad un testamento olografo… Non è detto che in punto di morte il de cuius non abbia cambiato idea rispetto all’ultimo testamento, ma se non lo cambia quello resta come espressione della sua volontà (per la legge e quindi per tutti).

            Se acquisto uno spartito di un musico defunto mi aspetto di trovarvi quella che filologicamente viene ritenuta essere l’ultima edizione della sua opera, ultima espressione della sua vena artistica su quella determinata opera. Non ho mai scritto che artisticamente debba necessariamente essere la più riuscita (a giudizio di terzi o dello stesso autore). Quale altro parametro vorresti adottare?

            Naturalmente non parlo di edizioni a stampa critiche, dov’è normale che siano contenute tutte le “lezioni” disponibili, ma di edizioni per altri musici che vogliano suonare quell’opera in un concerto. Immagino si usi stampare l’ultima edizione a noi nota, non è così?

            Poi certo ci saranno gli aggiustamenti del caso, per errori o imprecisioni, come quelli segnalati da Maurizio nei commenti.

          2. .mau.

            Le note sono sempre le stesse (c’è un’appendice con la versione originale di un brano che da coro è diventato per solista), sono le legature e i simboli di espressione a essere “aggiustati”.

          3. un cattolico

            «le legature e i simboli di espressione»

            mica robetta, la differenza in larga parte la percepirei persino io che non ho certo un orecchio fino :)

            Ma ci saranno altri casi in cui anche le note cambiarono… Resta la mia curiosità: a prescindere dal tipo di modifiche, adotteranno quella che ritengono essere l’ultima partitura?

          4. .mau. Autore articolo

            Dovrei controllare sullo spartito, ma mi pare di no, hanno scelto caso per caso

  2. mestesso

    @un cattolico:

    “Se acquisto uno spartito di un musico defunto mi aspetto di trovarvi quella che filologicamente viene ritenuta essere l’ultima edizione della sua opera”

    Siam sempre lì: “filogicamente” e “ultimo” non sempre coincidono. Proprio per questo vengono elencate tutte le note e tutte le possibili varianti. Tieni presente che di alcune non è dato sapere se provengano dal copista o dall’autore stesso: nel dubbio si mettono tutte.

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