Archivi annuali: 2014

“non confacente alla drammaticità”

Come avete probabilmente letto, la sentenza d’appello nel processo contro la Commissione Grandi Rischi in seguito al terremoto dell’Aquila ha assolto sei degli imputati e ridotto la condanna a Bernardo De Bernardinis. Ovviamente non si può dare un giudizio complessivo sulla sentenza senza avere ancora a disposizione le motivazioni: così a prima vista posso solo ipotizzare, anche rileggendo quello che scrissi all’epoca, che De Bernardinis sia stato considerato colpevole per avere detto esplicitamente che “non c’erano pericoli” (invece che “non abbiamo idea di cosa capiterà”).

Radio Popolare ha intervistato Stefania Pezzopane, attualmente senatrice PD e al tempo presidente della provincia dell’Aquila; potete ascoltare direttamente l’intervista e ascoltare il tono di voce, che è di chi sta scegliendo le parole. Bene, analizziamo qualche frase del suo discorso; il grassetto naturalmente è mio.

«E anche questa contraddizione […] tra l’assoluzione di sei dei condannati in primo grado e invece la condanna, seppur parziale, di De Bernardinis fa comprendere che c’è stato davvero un atteggiamento non confacente alla drammaticità degli eventi

Traduciamo quest’ultima frase in italiano corrente: ci sono stati tanti morti, il terremoto è stato un dramma, e quindi dobbiamo trovare i colpevoli e linciarli; assolverli quasi tutti ci toglie il capro espiatorio. Bell’idea di giustizia.
Se non credete che il concetto espresso sia quello, ecco un’altra frase:

«[questa sentenza] contraddice completamente la sentenza di primo grado, che aveva dato soddisfazione alle parti civili e alle famiglie delle vittime».

Quasi un guidrigildo per interposta autorità, insomma. Tra l’altro, come fa rilevare Marco Mucciarelli, in questi anni sono stati fatti vari processi contro chi ha costruito case non antisismiche in una zona sismica, e ci sono state varie condanne: però – chissà perché – non se ne parla mai.

Termino con un suggerimento all’onorevole Pezzopane, che dice anche

«la bontà di queste ragioni è dimostrata dal fatto che in tutte le vicende successive la Protezione civile ha cambiato atteggiamento: non solo non rassicura più, ma addirittura invita agli allerta pure quando non accadono poi i fenomeni naturali».

Secondo voi, quando qualcuno deve scegliere tra il rischio di essere incriminato per non aver previsto un possibile pericolo e il rischio di un procurato allarme che però non verrà mai portato a giudizio, cosa volete che faccia? Bene: ora l’onorevole Pezzopane pensi all’effetto “al lupo al lupo” che si sta verificando, e a cosa succederà quando la gente si stuferà di sfollare di continuo per allerta inutili e morirà per un allerta serio. La scienza non può dare certezze, ma solo segnalare possibilità più o meno probabili; scienziati, divulgatori e politici devono imparare a sapersi spiegare e a fare in modo che la gente non “si fidi di loro”, ma possa farsi una propria idea del rischio.

Ultimo aggiornamento: 2014-11-11 13:50

aspetta aspetta

Ho scoperto che sta per concludersi il processo in primo grado per «minacce aggravate dalla finalità mafiosa» che esponenti del clan dei Casalesi hanno fatto contro Roberto Saviano e Rosaria Capacchione.
Non entro nella logica del processo, perché ovviamente non ho seguito la vicenda. Mi limito a notare che le minacce in questione sono del 2008 e il processo è iniziato nel 2012. Le minacce sono state pronunciate all’interno di un altro processo e quindi non ci sono volute chissà quali inchieste, eppure sono passati quattro anni prima che il processo iniziasse, e altri due per farlo arrivare al primo grado.
Siete sempre convinti che non ci sia qualcosa che non va nell’italica giustizia?

Ultimo aggiornamento: 2014-11-10 11:25

_Caso, probabilità e complessità_ (libro)

[Copertina] Mentre cercavo informazioni su dove poter trovare questo libro (Angelo Vulpiani, Caso, probabilità e complessità, Ediesse 2014, pag. 224, € 12, ISBN 978-88-230-1906-5) ho scoperto che la casa editrice Ediesse è… della CGIL. E in effetti il colophon riporta che “la presente pubblicazione è stata realizzata con il contributo” – immagino pecuniario – di Unipol, che certo è interessata al tema ma è anche parte della stessa galassia… Se qualcuno se lo stesse chiedendo, la mia è una semplice curiosità, unita all’apprezzamento per l’avere prodotto un testo divulgativo, e non una noiosa relazione degli atti di chissà quale convegno.

Ma veniamo al testo. Vulpiani è fisico di formazione, e la cosa si nota facilmente vedendo come spesso usi nomi tecnici di quantità che saranno definite solo varie pagine dopo, oltre ad avere un’insana passione per le formule che fortunatamente sono relegate nelle sezioni in grigio. Il libro è però molto utile anche senza fermarsi a leggere le formule, perché dà un’introduzione ai temi di probabilità e complessità piu legata al capire da dove e perché arrivano questi concetti che alle regole d’uso: insomma non è un libro di testo ma proprio un manuale divulgativo, una di quelle cose di cui abbiamo in effetti un gran bisogno per avvicinare la matematica alla gente. Caratteristica fondamentale è la serie di dialoghi fittizi che presentano i vari capitoli: quello che mi ha divertito di più è la chiacchierata tra cliente e gestore, che è contento se si gioca al lotto ma allo stesso tempo cerca di convincere il cliente che il gioco è sempre in perdita! A chi è ancora dubbioso, temendo (ingiustamente…) l’aridità della materia, segnalo che Vulpiani ha un approccio molto militante, sin dall’introduzione; le parti più matematiche sono così inframmezzate da considerazioni sociologiche spesso espresse senza peli sulla lingua. Peccato solo per qualche refuso nel testo.

Ultimo aggiornamento: 2014-11-08 21:06

venditori di pubblicità

Facebook mi ha appena scritto dicendo «Matematica in pausa caffè’s post “Volete leggere …” is performing better than 95% of other posts on that Page. Promote it to get even better results.». Considerando che di post ce ne sono undici, di cui due non sono in realtà post (la foto di copertina e l’immagine della pagina), e arrotondando per eccesso sui nove post rimasti, quel post dovrebbe essere migliore di tutti compreso sé stesso!

Ma detto questo, perché dovrei promuovere (= “pagare per far vedere”) i post più visti, e non quelli che secondo me varrebbero ma sono ingiustamente negletti? Quelli più apprezzati dovrebbero già comparire di più nelle bacheche altrui. O forse – absit iniuria verbis – Facebook abbassa la loro visibilità?

Ultimo aggiornamento: 2014-11-08 16:27

l’accorciamento dei libri

aNobii mi fornisce una serie di statistiche sui libri che ho letto nel corso degli anni (beh, di quasi tutti: gli ebook che non hanno codice ISBN non possono essere inseriti nel sito, quindi negli anni passati ne ho perso qualcuno).

Ormai sono passati i bei tempi dal 2007 al 2011, quando i gemelli non erano ancora nati o comunque non interagivano più di tanto e io leggevo dai 70 agli 80 libri; il 2012 ha visto un totale di 60, il 2013 46 (ma Goodread dice rispettivamente 61 e 50, lì sono più di bocca larga), anche se è vero che quest’anno segna un leggero miglioramento essendo già arrivato a 53 libri. Però il numero di libri letti non dice nulla! Tralasciando il banale fatto che un romanzetto si legge più in fretta di un saggio, una metrica forse un po’ meno grossolana del numero di libri letti è quella del numero di pagine lette. Beh, stante il fatto che gestendo ho avuto per le mani un congruo numero di libri piccini, le 21314 pagine del 2008 per 86 libri, quest’anno sono diventate 11478 per 53 libri: da 248 a 217 pagine in media. (sì, leggo ancora anche dei libri lunghi)

Quello che mi chiedo è se questa è una tendenza solo mia o generale. Immagino che i miei ventun lettori facciano parte dello sparuto numero di “lettori forti” italiani, e quindi possano essere un campione statistico interessante; non sono interessato a chi in un anno legge forse un libro se ci sono abbastanza figure. Che mi dite?

Ultimo aggiornamento: 2014-11-07 16:30

Certe mamme sono sempre incinte

Mamma mia, è successo qualcosa di assolutamente nuovo! O almeno qualcosa mai visto da decinaia e decinaia di giorni! Un giornalista (Giacomo Maria Arrigo) ha scritto un articolo (questo, anche sulla Wayback Machine) dove ha raccontato dei suoi tre “esperimenti” di inserire volutamente informazioni false all’interno di Wikipedia in lingua italiana, per far vedere “il cortocircuito” per cui qualcuno copia da Wikipedia una bufala facendola diventare vera. Naturalmente Giacomo Maria Arrigo si guarda bene dal dire quante voci ha vandalizzato in questo modo, né quante sono state corrette (alla faccia dell'”esperimento”); come si può leggere qua, sei mesi fa ci si era accorti della cosa, ma purtroppo – come in un’operazione non perfettamente riuscita per eliminare il cancro – qualche cosa è rimasto.

Oh, intendiamoci: una modifica come questa sarebbe dovuta immediatamente essere eliminata, per una banale ragione: se Faletti avesse davvero detto quella frase in un’intervista al Corsera nel 2009, perché mai ci sono link ad altri giornali e non all’articolo originale? Insomma, ci sono sicuramente grossi margini di miglioramento nella gestione dell’enciclopedia. Per fare un esempio, ieri ho trovato scritto nella voce sull’appena deceduto Augusto Martelli che una sua composizione ha vinto uno Zecchino d’Oro e che lui compose l’inno ufficiale del Milan: la prima in effetti è vera (a meno che il sito sulle filastrocche oggi pomeriggio abbia retrodatato di undici anni il suo post), la seconda chissà. Adesso perlomeno la fonte della prima affermazione è indicata e la seconda è stata indicata come senza fonte. Ciò non toglie che finché ci sarà gente come Giacomo Maria Arrigo che si diverte a fare esperimenti ci dovrà essere altra gente che invece che aggiungere nuove informazioni su Wikipedia dovrà passare il suo tempo a verificare le bufale inserite. E considerando che “l’esperimento è lungi dall’essere concluso”… (lo scrive Giacomo Maria Arrigo, mica lo dico io).

Post Scriptum: avevo commentato sull’articolo del Foglio (con nome e cognome, mi pare ovvio) scrivendo “Complimenti vivissimi. Per fortuna che c’è gente come lei”. Chissà perché quel commento non è stato approvato. Evidentemente a qualche collega di Giacomo Maria Arrigo non è piaciuto. Aggiornamento: no, qui ho sbagliato io. Semplicemente i commenti sono stati verificati (e approvati) stamattina.

Ultimo aggiornamento: 2014-11-04 12:14

Microsoft Word e l'”Advanced Find”

Io per anni ho usato Word 2003, e di per sé in ufficio lo sto ancora usando, smadonnando un po’ perché l’interfaccia è in italiano e quindi le scorciatoie da tastiera sono tutte diverse: per esempio non è possibile selezionare tutto il testo a meno di avere il tastierino numerico abilitato o disabilitato, e per cercare del testo devo digitare ctrl-shift-T, se non ricordo male, invece che il più logico ctrl-F.

Ma a casa ho Word 2010 che ha un’interfaccia tutta diversa. Molte scorciatore sono ancora possibili, anche se non mostrate, ma non riuscivo proprio a trovare quella del buon vecchio find. Ctrl-F apre infatti un navigation pane, che mi sarebbe anche potuto andare bene se non avesse la pessima abitudine di cancellare i risultati di ricerca non appena modifico il testo del documento: cazzarola, l’unica cosa buona che avevi era far vedere tutti i risultati di colpo, e mi costringi a rischiacciare ogni volta? Sabato mi sono scocciato e ho fatto una ricerca, che mi ha portato a questa pagina di PCPro (britannico). La soluzione era semplicissima: basta digitare Alt+H, F, D, A (oppure andare sul nastro e cercare Home | Editing | Find | Advanced Find) e come d’incanto compare il vecchio find. Come ho fatto a non pensarci prima?