Archivi annuali: 2014

#SpammiamoNoi

[perché devi avere 20000 invitati?]

Quello che vedete qui sopra è il messaggio messo in evidenza su questa pagina Facebook, che pubblicizza l’incontro pubblico torinese del M5S che si terrà il prossimo 12 aprile e che ha come hashtag #VinciamoNoi. Come faccio a sapere che c’è l’incontro? Semplice: mi è stato inoltrato l’invito. (Sì, probabilmente voi sapete che io vivo a Milano da tredici anni. Anche chi mi ha invitato lo sa, se per questo).

Come potete leggere, la grande strategia komunikativa del MoVimento Cinque Stelle Torino è “Riusciamo arrivare a 20.000 invitati?”. Io sono un’anima semplice, e pensavo che quello che fosse importante sarebbe arrivare a tot partecipanti, ma evidentemente non ho capito nulla di come funzioni la politica. Aggiungo anche che il MoVimento Cinque Stelle Torino non è molto sicuro delle competenze degli iscritti alla propria pagina facebook, considerando le istruzioni a prova di idiota che sono state indicate in quello status. Istruzioni, tra l’altro, che sono accuratamente state preparate in modo che non occorra azionare alcun neurone per chiedersi quali amici effettivamente invitare… ma già, come sono stupido. Se l’importante è arrivare a 20.000 invitati, non è che ci si possa mettere a cercare il pelo dell’uovo: lo slogan diventa «Esci per le strade e lungo le siepi, spingili a entrare, perché la mia casa si riempia.» Se pensano di avvicinare la gente alla politica così, siamo messi davvero male.

(Nota per il pentastellato che volesse commentare: avrei scritto esattamente la stessa cosa per un invito arrivatomi da un qualunque altro partito accoppiato a uno status di quel genere)

Ultimo aggiornamento: 2014-04-09 16:04

geografia all’americana

Cristian Consonni mi ha fatto leggere questo articolo del Washington Post a proposito di come gli statunitensi vedano la crisi ucraina. Lascio a voi, se siete interessati, vedere l’analisi dei risultati: quello che a me ha fatto un po’ specie è vedere dove gli americani collocano generalmente l’Ucraina. Assieme alle solite domande, insomma, i sondaggisti hanno chiesto di indicare su una cartina muta ad alta risoluzione dove mai si trovasse quella nazione: i risultati sono mostrati qui sotto (cliccando si vede meglio).

[Dov'è l'Ucraina per gli americani?]

Dov’è l’Ucraina per gli americani?

Intendiamoci: se io dovessi dire dove si trova il Belize (ma anche la Lettonia, tanto per dire) avrei qualche dubbio. Però la zona la beccherei. Qui invece metà degli intervistati ha indicato una posizione lontana almeno 2900 kilometri, con un numero non indifferente di persone che ha indicato una qualche nazione africana e la Groenlandia. Ma il peggio sono i cinque coraggiosi che hanno situato l’Ucraina… nel territorio continentale degli USA! (“non è lì tra Nebraska e Arkansas? O forse è a due passi dalla Georgia?”) Niente male, vero?

appiedato anche oggi

Stamattina sono dovuto andare in ufficio a piedi. Motivo? Semplice: bicicletta scassata. Ma come? Di nuovo? Ebbene sì.
Dovete sapere che io da un anno e mezzo porto i gemelli all’asilo “sulla bicicletta”. Naturalmente non ho due seggiolini sulla bici, non ne ho nemmeno uno: in pratica faccio sedere sul portapacchi uno dei due, prendo per mano l’altro, e porto (a mano) la bici. A metà strada c’è il cambio bimbo, e viviamo tutti felici e contenti, a meno di lotte per ricordarsi chi è stato a iniziare il giro il giorno precedente oppure lamentazioni perché mi sono fermato un metro prima. Ho spiegato a suo tempo che le gambe dovevano stare larghe, ho avuto un anno e mezzo fa un problema di piedini in mezzo alla ruota, e amen.

In genere, però, la bicicletta la portavo solo all’andata, perché al ritorno c’era qualcun altro che recuperava i bimbi. Ma adesso sta toccando anche a me, e ieri pomeriggio ero sufficientemente in ritardo per arrivare direttamente all’asilo. Prendo i bambini, stiamo un po’ ai giardinetti, e finalmente dico che è ora di tornare a casa. Prima tratta, Cecilia sul portapacchi e Jacopo a piedi: seconda tratta, scende Cecilia e sale Jacopo. Arrivati alla via di casa nostra, Jacopo mi fa fermare dicendo che sulla macchina lì parcheggiata c’è un “gufo” (che poi ho capito essere il peluche di un puffo, ma soprassediamo). Quando mi incammino di nuovo, sento qualcosa che mi frena… esatto, il piede di Jacopo in mezzo ai raggi, o meglio la sua scarpa nuova di zecca, e ora sporca del tipico smog milanese che si avvinghia alle ruote di una bici. (No, Jacopo non si era fatto nulla: ricordate che la bici la porto a mano ed ero fermo). Peccato che stamattina abbia verificato attentamente e abbia visto che era successo davvero quello che avevo temuto: si era rotto un raggio. Risultato: sgridatone a Jacopo, che poi non voleva entrare in classe perché aveva paura che io avrei detto tutto alla maestra, e nuova gita dal ciclista, portando rigorosamente la bici a mano per non rovinarla vieppiù. Uffa.

Ultimo aggiornamento: 2014-04-08 12:35

Sindone: crocifissione a Y?

L’articolo segnalato da Galileo a proposito di un nuovo studio della Sindone è molto interessante. Secondo Matteo Borrini e Luigi Garlaschelli, infatti, le macchie di sangue sul braccio non sarebbero compatibili con una crocifissione a T, ma bensì con una a Y, cioè con le braccia molto in alto anziché orizzontali.

Naturalmente lo studio (lo trovate qui, alle pagine 205-206) si limita a scrivere che «Considering these results, the imprint on the Shroud does not correspond with the traditional artistic image of a crucifix with arms stretched out on the crossbeam», e non prosegue a valutare le altre ipotesi: tipicamente, che la crocifissione ai tempi dei romani fosse effettivamente fatta con una croce – pensate solo che fino a pochi decenni fa l’iconografia faceva portare tutta la croce al Cristo, e solo in seguito si è passati ai pali già pronti per l’uso – e che fosse usanza medievale crocifiggere qualcuno. Per questo secondo punto, il razionale è semplice: se io dovessi fare una finta Sindone potrei anche decidere di crocifiggere qualcuno perché “sembri vera”: ma a questo punto faccio le cose come credo siano avvenute, e quindi con il poveretto messo a T. Se invece mi limito a mettere il sudario su uno che era stato crocifisso per tutt’altra causa, allora è chiaro che come viene, viene…

Peccato che di tutto questo non vi sia traccia nel resoconto di Galileo, che si premura però di ricordarci che lo studio è stato “realizzato anche con il sostegno dell’Uuar” (sic – però il link arriva correttamente al sito UAAR)

Ultimo aggiornamento: 2014-04-08 10:51

ladri di biciclette (non mie)

La scorsa settimana ho notato sul marciapiede vicino a casa mia, legata a uno di quegli archetti messi di traverso per impedire alle auto di parcheggiari su, una mountain bike gialla a cui mancava la ruota davanti. Il telaio della bicicletta era legato all’archetto, la ruota evidentemente no.

Ieri mattina, uscendo coi bimbi per far loro fare un giretto (in bicicletta :-) ) ho notato che la bicicletta non c’era più. Il punto è che non c’era neppure l’archetto. Per onor di cronaca, devo aggiungere che quell’archetto era già parecchio instabile, e non credo ci sia voluto molto a toglierlo: se volete, la cosa buffa è che non l’abbiano lasciato per terra sul marciapiede.

Tenetene conto quando legate la vostra bici!

Ultimo aggiornamento: 2014-04-07 10:37

_Snuff_ (libro)

[copertina] Il Comandante Vimes va in vacanza, in campagna… o più precisamente nelle terre della famiglia di sua moglie Sybil. Per Vimes il concetto di “vacanza” è incomprensibile, ma da bravo sbirro riesce subito a scoprire quali crimini contro una specie vivente si stanno commettendo… e a rimettere tutto a posto. In questo trentanovesimo libro del Discworld (Terry Pratchett, Snuff, Corgi 2012, pag. 470, Lst 7,99, ISBN 9780552166751) abbiamo nuovamente Vimes come protagonista, insieme a suo figlio Sam junior (un vero esperto sulla cacca, tra l’altro); abbiamo i goblin; e abbiamo il tema chiave della Legge, di chi decide cos’è la legge e di quante cose illegali si possono fare in nome della legge. Per la cronaca, la parola “snuff”, oltre che applicarsi all’annusare tabacco come si vede fare da molti personaggi del libro, sta anche per “morti arbitrarie e spiacevoli”.
Rispetto ai libri precedenti, forse qua c’è più una ricerca della battuta fine a sé stessa, pur declinata secondo il verbo del Discworld: però devo dire che era da parecchio che non mi divertivo così con un libro di Pratchett. Beh, per ridere davvero almeno cinque o sei dei precedenti bisogna averli letti, ma chi non lo ha mai fatto?

Ultimo aggiornamento: 2014-04-15 14:51

anche il tram cambia verso

[comunque svolti, resti lì]
Domani qui a Milano il 16 fa una deviazione: invece che svoltare in viale Umbria, svolterà in viale Umbria. Cercate di non sbagliarvi!

Ultimo aggiornamento: 2014-04-04 16:04

mukki.it, muffe, customer care

[muffa in una confezione di Mukki Smuthie] Quello che vedete qui a sinistra era (parte del) contenuto di una confezione di Mukki Smuthie (latte al cioccolato) che avevamo comprato all’Auchan di Cinisello Balsamo un paio di settimane fa, avevamo messo regolarmente in frigorifero e abbiamo dato da bere ai bambini martedì pomeriggio. (I bambini hanno bevuto tutto prima che ci accorgessimo di quel robo ammuffito).

Come prima cosa, Anna ha subito chiamato il nostro vicino di casa che è un medico tossicologo e che ci ha rassicurati: non c’erano problemi di botulismo. Certo, fa, quel latte doveva avere una carica batterica molto superiore a quella consentita, e quindi si poteva rischiare una gastroenterite: se però nelle 24-48 ore non ci fossero state scariche di diarrea, allora saremmo potuto stare tranquilli (cosa che è effettivamente successa).

Mercoledì in pausa pranzo sono andato a vedere il sito della Mukki, pardon della «Mukki latte- Centrale del Latte di Firenze, Pistoia e Livorno S.p.A.». Un bellissimo sito, di cui riporto verbatim la missione dell’azienda:

“Un’Azienda efficiente, orientata all’eccellenza del prodotto, che opera in forte legame con il territorio circostante ed adotta e promuove comportamenti etici verso tutti i propri referenti”.

Io sono una personcina relativamente comprensiva, almeno fintantoché non mi si toccano i bimbi: sono così andato sulla pagina del sito dal bel titolo “Contattaci” e ho compilato il form, inserendo naturalmente il mio nome e cognome e il mio indirizzo email. (Nota a latere: non ho nulla in contrario a compilare un form e non avere a disposizione un indirizzo di posta elettronica. Ma un qualunque sviluppatore di un sito aziendale con un minimo di cervello, a parte evitare di mettere cinque asterischi su cinque campi che dicono “questo campo è obbligatorio”, avrebbe aggiunto una casella da spuntare per avere una copia del messaggio inviato. Ma ciò in questo contesto è irrilevante)

[muffa e confezione] Come dicevo, il mio messaggio è stato inviato mercoledì all’ora di pranzo. Io non mi aspetto una risposta dopo dieci minuti (beh, sì, mi aspetterei un messaggio di ricezione avvenuta, ma lasciamo perdere). Però mi aspetto una risposta in ventiquattr’ore. Di ore ne sono passate 48, e il risultato è stato zero.

Domanda: cosa pensate voi di un’azienda che ha un customer care di questo tipo?

Aggiornamento: (8 aprile) Ieri mattina, istigato da alcuni amici, ho scritto sulla pagina Facebook di Mukki.it. Dopo un po’ di commenti di amici e conoscenti, verso le 17 c’è stata una risposta da Mukki, che tra l’altro segnalava che «Purtroppo devono essere intervenute delle problematiche tecniche indipendenti dalla nostra volontà che non ci hanno permesso di ricevere il tuo messaggio, altrimenti saresti stato sicuramente ricontattato.» Ho risposto subito via mail e – non dopo un secondo mio messaggio odierno sulla bacheca FB) oggi pomeriggio ho finalmente un recapito diretto… che passerò ad Anna che è molto più brava di me nelle relazioni interpersonali :-)

Ultimo aggiornamento: 2014-04-08 16:01