Archivi annuali: 2009

_Sillabari_ (teatro)

Sabato sera Anna e io siamo stati al Carcano, a vedere l’ultimo spettacolo di Paolo Poli, Sillabari. Checché ne dica Repubblica, non è che il teatro fosse così pieno: almeno su in balconata c’era più di metà dei posti liberi. D’altra parte, gli spettacoli di Paolo Poli hanno un format ormai stabilizzato, e non è che uno si aspetti nulla di diverso: dalle scenografie di Luzzati, ai boys (Alfonso De Filippis, Luca Altavilla, Alberto Gamberini, Giovanni Siniscalco) che, vista la non più giovane età del nostro, hanno ormai un loro spazio abbastanza importante. Insomma, ci si va se si ama quello stile.
Devo però dire che Sei brillanti mi era piaciuto molto di più. Il problema credo sia nel manico, e cioè nel testo di Goffredo Parise da cui è stato tratto lo spettacolo. Sillabari è sì un libro composto di vari racconti e quindi perfettamente adatto per uno spettacolo formato da una serie di sketch. Però è tutto meno che un libro allegro, il che non va bene per quello che è definito come “spettacolo comico”. A parte il primo tempo dove la maggior parte dei racconti è ambientata durante la seconda guerra mondiale, in genere la scena finiva con gli attori che recitavano l’ultima battuta mentre stavano uscendo, e sembrava di essere arrivati a un anticlimax.
Sulla compagnia niente da lamentarsi, come al solito: Poli è incespicato un paio di volte su una battuta, riprendendosi in maniera eccezionale (la prima era in un pezzo quasi a filastrocca, quindi con la musica ritmata dietro, e garantisco che in questi casi non è facile far finta di nulla). Per quanto riguarda i costumi, Anna ha detto che l’ultima mise di Poli (una vestaglia stile pipistrello) a suo parere è stata apprezzata da praticamente tutte le donne a teatro! (noticina a latere: stavolta Poli ha recitato meno en travesti del solito, c’erano varie scene in cui non era in sottana da donna o monsignore…)

Ultimo aggiornamento: 2016-03-27 18:45

Voli aerei: quando più è meno

La scorsa settimana l’ingegner Castelli si è lamentato perché ha pagato un volo aereo Roma Fiumicino – Milano Linate 325,80 euro. La vera notizia non è ovviamente il fatto che la Compagnia Aerea Inmonopolio sta mettendo i prezzi che vuole grazie alle amorevoli cure del governo di cui l’ingegner Castelli è sottosegretario, quanto che il volo se lo sia pagato lui.
Ma è anche molto interessante questa sfrucugliata da noiseFromAmerika: ne’elam si è messo a fare una ricerchina in linea, usando Expedia, e ha verificato empiricamente quello che già si sa, che cioè i prezzi dei voli aerei non c’entrano nulla con le distanze volate ma solamente con quanto la compagnia pensa che possa chiedere al pollo (che essendo un pollo non può evidentemente volare per conto suo).
Vi invito a leggere l’articolo in toto; per i pigroni vi faccio qua il sunto. In tutti i casi si va da Roma Fiumicino a Milano Linate, il 13 Febbraio 2009 alle 13:00.
– Roma Fiumicino – Milano Linate sola andata, 330,80 euro (Expedia si fa pagare 5 euro di commissione, questo vale per tutti i voli selezionati)
– Roma Fiumicino – Milano Linate andata e ritorno (il giorno dopo), 184,91 euro.
– Roma Fiumicino – Bruxelles sola andata via Linate (la tratta Linate-Bruxelles è via Alitalia): 129,31 euro.
Non chiedetevi come mai comprando più cose il prezzo totale è inferiore. Limitatevi a ricordarvelo se mai doveste prendere un aereo.

Ultimo aggiornamento: 2009-02-03 06:00

I radicali non cambieranno mai

Io ritengo sacrosanta la visita che Rita Bernardini e Sergio d’Elia hano fatto ai detenuti per lo stupro di Guidonia, per verificare se sono stati effettivamente maltrattati; fortunatamente in Italia la giustizia faidate non è ancora assurta a norma di legge.
Non mi stupisco che ci siano centinaia di persone imbecilli che siano andate a scrivere al sito dei radicali augurando ogni peggior male alla Bernardini, come non mi stupisco che non l’abbiano fatto con d’Elia: si sa, un ex terrorista potrebbe sempre essere pericoloso, soprattutto per uno che appunto ritenga la giustizia faidate un’ottima cosa.
Che i radicali abbiano deciso di metterle in linea tutte queste email fa parte della loro storia. Ma fa anche parte della stessa loro storia (ricordate il primo spam politico, quello della Bonino?) la modalità con cui mettono in linea le mail. Iniziano dicendo che non pubblicano gli indirizzi email per il rispetto della normativa sulla privacy, ma poi dicono «pubblichiamo con nome e cognome del mittente le email che sono giunte firmate, in ossequio al diritto di cronaca». Se qualcuno mi volesse spiegare cosa sarebbe in questo caso il diritto di cronaca, e soprattutto come fanno a sapere che il signor “Giambattista Selvaggi” o la signora “Anna Rivarola – Genova” abbiano scritto davvero loro quei messaggi, o non ci sia stato qualcuno che abbia ben pensato di usare un nome a caso – o quello del proprio vicino di scrivania – perché “non si sa mai”.
Chicca finale: «per le email che sono giunte da indirizzi email falsi al fine di evitare la identificazione, le pubblichiamo, riservandoci, nel caso in cui decidessimo di adire le vie legali, di rintracciare, tramite la polizia postale, l’indirizzo IP di provenienza» . Vuoi sporgere denuncia contro ignoti per minacce? liberissimo, per quanto idiota la cosa mi sembri. Ma a questo punto non dovresti pubblicare il testo. Vabbè, non si può pretendere chissà che cosa da Pannella e C.

Ultimo aggiornamento: 2009-02-02 16:07

cassa integrazione

Di per sé non so nulla del Grande Fratello 9, come non sapevo nulla di quelli da 1 a 8. Non sto nemmeno a dire che sarebbe da abolire: so bene come la curiosità morbosa, possibilmente unita a un po’ di sesso anche solo intuito, sia una forza della natura.
Però mi è capitato per sbaglio di leggere questo piagnisteo della settimana scorsa di Daniela Martani, hostess ex Alitalia e ora CAI nota per essere stata filmata con un cappio in mano e il cartello “ecco la cordata Alitalia” quando piloti e assistenti di volo protestavano per essere “svenduti” a Colaninno e soci. Da quanto ho capito, CAI la vorrebbe licenziare per assenza dal lavoro, e lei spiega così quello che ha fatto: «Prima di entrare al GF sono stata assunta a tempo indeterminato. Non ho avuto tempo di chiedere l’aspettativa, così ho chiesto tramite il mio avvocato la cassa integrazione.»
Che la signora o signorina Martani abbia un avvocato è una sua opportunità, sulla quale non metto becco. Mi chiedo solo quali attivazioni neuronali siano avvenute nella sua testolina per immaginare (a) che la cassa integrazione venga chiesta dal singolo dipendente e (b) che serva per permettere l’occasione di una vita. Sì, lo so che per Alitalia/CAI non cambia nulla sulla produttività globale, ma per una volta mi viene da dar loro ragione.

Ultimo aggiornamento: 2009-02-02 13:59

_Il libro che la tua chiesa non ti farebbe mai leggere_ (libro)

[copertina] Non so se la mia chiesa non mi farebbe mai leggere questo libro (Tim C. Leedom e Maria Murdy (ed.), Il libro che la tua chiesa non ti farebbe mai leggere [The Book Your Church (or Synagogue, Temple, Mosque…) Doesn’t Want You to Read], Newton Compton – Controcorrente 32, luglio 20082 [2007], pag. 585, € 12.90, ISBN 978-88-541-1124-0, trad. Lucio Carbonelli e Susanna Scrivo). Io comunque l’ho letto, perché sono sempre stato allergico ai libri proibiti; però mi chiedo se davvero un approccio di questo tipo può far spostare il credo di alcune persone. Innanzitutto, nonostante questa seconda edizione sia stata ampliata “includendo tutte le religioni più importanti” in realtà si parla per almeno i tre quarti del libro di cattolicesimo e fondamentalismo cristiano USA; il libro è chiaramente pensato per l’americano medio. Ci sono alcune notizie interessanti e almeno a me ignote, tipo quella sulle missioni-lager francescane nella California del XVII secolo – la parte peggio tradotta del libro, tra l’altro; e altre notizie ben note ma che magari i più non conoscono, come le similitudini tra i detti di tante religioni che si possono vedere nel quiz in appendice. Ma buona parte dei vari saggi presenti nel libro contengono una serie di errori storici, affermazioni senza alcun fondamento e contraddizioni tra loro che si direbbe costoro vogliano creare un fondamentalismo areligioso, perché essi pensano che i seguaci del fondamentalismo cristiano siano così stupidi da potere accettare anche questo… e forse magari non hanno tutti i torti. L'”umanesimo” che dovrebbe essere il punto a cui i curatori tendono è insomma una religione ancor più confusa, mi sa. Consiglio comunque di leggere Stephan Hoeller sull’ermetismo americano, nel senso di Ermete Trismegisto, a pagina 475; e soprattutto il cristianesimo come codice segreto per indicare le conoscenze sumere delle piante magiche presentato da John Allegro a pagina 283. Almeno vi divertirete un po’. Per quanto riguarda la traduzione, faccio solo notare che “l’immacolata concezione” non c’entra nulla con la nascita di Gesù, e mi sa che non sia un errore nel testo inglese.

Ultimo aggiornamento: 2016-06-30 19:43

Candelora

“Per la santa Candelora
de l’inverno semo fora;
ma se piove o tira vento
ne l’inverno semo dentro”.
Visto che qui stia nevicando, mi sto chiedendo come divinare il tempo a partire dal proverbio. Il logico che c’è in me dice NOT (pioggia VEL vento) → fine inverno; ma una lettura “spirituale”, nel senso che segue lo spirito del proverbio, mi farebbe suggerire il contrario. D’altra parte, il proverbio nelle regioni centromeridionali è diverso: il terzo verso è infatti “ma se Sole o solicello”, e quindi con questa lezione – che poi riprende il proverbio originario (tardo) latino: «Si Purificatio nivibus / Pasqua floribus / Si Purificatio floribus / Pasqua nivibus». Tutto questo e molto altro lo potete leggere da meteogiornale.
ps: come mfisk, non vedo perché preoccuparmi delle marmotte quando abbiamo le tradizioni locali.

Ultimo aggiornamento: 2009-02-02 10:11

giubileo

Sicuramente la data corretta non è il primo febbraio. Allora non avrei mai pensato che tutto questo sarebbe stato così importante da dovermi ricordare il giorno esatto. Però è una data come un’altra, il periodo è più o meno quello, e quindi ho deciso di considerarla come il giorno anniversario.
Il primo febbraio 1984, al centro di calcolo della Scuola Normale Superiore, scoprii che avevo la possibilità di usare i terminali (uno a linea di comando, 300 baud; l’altro a 4800 bit al secondo, schermata 24*80) e connettermi a E105DIDA@ICNUCEVM, un account sul mainframe del CNUCE che faceva parte della rete di calcolatori EARNET (la parte europea di BITNET, che ai tempi veniva sponsorizzata dall’IBM: in effetti ICNUCEVM era un IBM 370).
Probabilmente la maggior parte di questi nomi non vi dice proprio nulla. Non è così strano: venticinque anni nell’informatica sono più di una vita. Quello che vorrei dire è che non so quanto l’informatica abbia cambiato la mia vita (ma se è per quello, la prima calcolatrice programmabile, la TI-57, l’ho avuta nell’estate 1978 e quindi sono già passati più di trent’anni), ma sicuramente l’internette sì (anche se non mi sono sposato grazie ad essa :-) ). Dunque mi sembra giusto ricordarla, no?

Ultimo aggiornamento: 2009-02-01 20:55