Il piano delle cicale (ebook)

copertina Ho recuperato il primo volume scritto da Tadako Okada (con l’aiuto di Marco Pagot che ha probabilmete suggerito all’autrice alcune espressioni italiane). Il testo, che ora è stato retrofittato come lontano sequel degli altri volumi con Linux Kimura, è indubbiamente per young adults, ma questo non significa che non si lasci leggere molto piacevolmente anche da chi giovane non lo è più da decenni come il sottoscritto. Il mondo distopico dell’Istituto Gloriosa Alba si dipana man mano, e anche se il finale probabilmente è intuibile si resta comunque incollati a scoprire cosa farà Anna Malva. Ho solo un appunto: il cambio di voce narrante nella seconda parte mi ha spiazzato, e ho fatto fatica a rimettermi in carreggiata.

Tadako Okada, Il piano delle cicale, Forevera 2019, pag. 506, € 3,99, ISBN cartaceo 9788825403077, trad. Marco Pagot – come Affiliato Amazon, se acquistate il libro dal link qualche centesimo va a me
Voto: 4/5

Quanto non sappiamo dei nostri figli in rete

Sono sconvolta. Io non conoscevo Charlie Kirk e mio figlio sì. Vedeva i video e li sta commentando qui con me, più informato di me sui temi. La destra e le idee della tecno-destra evangelica estrema sono un’emergenza per il mondo democratico. Hanno le orecchie dei ragazzi. Stamattina ho letto questo tweet di Chiara Degli Esposti. Posso aggiungere la mia personale esperienza con due sedicenni.

Premessa: nemmeno io sapevo di Charlie Kirk prima che venisse ucciso. Cecilia (che era a casa malata) mi ha detto autonomamente “Hai letto di quel tipo che è stato sparato (sic) al collo?” Alla mia controdomanda se lei ne avesse sentito parlare prima ha risposto che aveva visto qualche clip. A Jacopo ho dovuto fare la domanda diretta: anche lui sapeva chi era, ha aggiunto che a lui non piacevano le idee che aveva sull’aborto, ma che comunque non era giusto ammazzarlo (per fortuna…)

Quello che posso dire è che sono ormai vecchio. In passato l’americanismo imperante implicava che conoscevo molte più cose legate agli USA di quante francesi, tedesche o spagnole. Adesso a quanto pare non è più così, o almeno il numero di cose che conosco è minore (non ho fatto una statistica sulle mie conoscenze in genere). Ma quello che mi preoccupa di più è questa polarizzazione della comunicazione. Ai ragazzi le notizie arrivano: magari con un giorno di ritardo, spesso distorte, ma capita che a cena i ragazzi ci chiedano di qualche fatto di cronaca. Se però il mezzo principale sono i dibattiti, come quelli di Kirk, ci allontaniamo del tutto dai fatti, e diventa difficilissimo non dico fare debunking ma anche solo dare un contesto. Su questo abbiamo davvero molto su cui lavorare.

Gli esperimenti di fisica delle IA

Qualche settimana fa Le Scienze ha tradotto e pubblicato un articolo di Anil Ananthaswamy su come è stata usata l’intelligenza artificiale per provare a vedere se fosse possibile migliorare la sensibilità dei ricevitori LIGO per le onde gravitazionali. A quanto pare, dopo output iniziali incomprensibili e uno sfrondamento fatto (a grande fatica) dai ricercatori, l’IA se n’è uscita con una soluzione bruttissima a vedersi, ma che permetteva un miglioramento del 10-15% nella sensibilità. L’articolo prosegue con altre soluzioni “brutte ma funzionali” trovate dall’IA.

Come è possibile tutto questo? Leggendo con attenzione l’articolo, la risposta balza subito agli occhi. In tutti quei casi, l’intelligenza artificiale ha costruito il proprio esperimento aggiungendo altri stipi di esperimento in campi apparentemente scorrelati. In altre parole, non c’è stato nulla di “intelligente”: anzi. Le IA sono ovviamente agnostiche su quali testi emettere, prendono tutto quello che hanno in pancia senza darsi la pena di vedere se è valido o no: ci devono poi pensare i ricercatori a sfrondare e vedere se effettivamente l’idea funziona o no in pratica. Questa è un’ottima cosa, intendiamoci: proprio perché noi umani abbiamo dei bias congeniti, come per esempio la ricerca di simmetrie, avere un punto di vista diverso aiuta molto.

Le IA sono anche utili perché hanno la capacità di macinare molte più informazioni di noi, come nello “scoprire la simmetria di Lorentz solo dai dati” (sempre dall’articolo citato). Magari noi umani saremmo riusciti a mettere insieme i due approcci apparentemente diversi, se li avessimo conosciuti entrambi: ma la specializzazione è ormai così alta che nemmeno in campi apparentemente limitati come la fisica quantistica si sa tutto.

Conclusioni? Semplice. Usiamo l’IA, ma non divinizziamola.

spam sul blog

Oggi mi è arrivato uno spam attraverso la funzione “scrivimi!” del blog. La sedicente signora o signorina seleneveyra mi ha infatti scritto

Windows updates are always exciting, but I think the real value comes from the apps we can run on them. For example, the [REDACTED] windows app latest version
makes it simple to monitor CCTV cameras directly from a PC, which is really useful for both home and office security.

Il mio unico dubbio è se togliere la possibilità di inviarmi messaggi…

Aggiornamento: (17:15) La sedicente signorina la trovate anche qui.

Come approssimare un arco di circonferenza

Approssimazione di un arco

Come si può misurare la lunghezza di un arco di circonferenza? Semplice: si misura l’angolo al centro relativo e il raggio della circonferenza e si fa la proporzione, sapendo che tutta la circonferenza ha ovviamente lunghezza $2πr$.

Nel libro del 1803 di Peter Nicholson Carpenter’s New Guide viene però data una costruzione approssimata. Dato l’arco (non troppo grande) $\overset{ \huge\frown}{AB}$, si divida in quattro parti il segmento $AB$ con i punti $C_1, C_2, C_3$ come in figura. Se la circonferenza di centro $A$ che passa per $C_1$ interseca l’arco dato in $D$, allora il segmento $C_3D$ è approssimativamente lungo la metà dell’arco. Nicholson avverte che questa costruzione si può usare solo per archi inferiori a un quadrante.

In questo caso, come nel 1981 ha mostrato il matematico britannico Ian Cook, l’errore massimo che si commette è dello 0,6%, che per un carpentiere è ampiamente all’interno delle tolleranze ammesse. Il tutto senza goniometri. Niente male, no?

(fonte: Futility Closet)

Franco Guadagni

Ieri è improvvisamente morto di infarto il mio vecchio (si fa per dire, aveva 71 anni) capo in Cselt. Franco era salito dalla Toscana a Torino a studiare ingegneria, e in Cselt si occupava di ingegneria delle telecomunicazioni, che al tempo significava seguire gli standard ISO/OSI con cose tipo X.25. Ebbe però l’intuito che forse quella cosa chiamata “Internet” poteva avere un qualche futuro, e così nel 1992 cominciò ad ampliare i temi trattati dal suo gruppo, prendendo tra l’altro il sottoscritto che era uno dei pochi in azienda a saperne qualcosa. Cominciammo così a spiegare ai colleghi romani in Sip che forse poteva essere l’ora di istituire accessi in TCP/IP, collaborando alla creazione di Interbusiness (di cui bucammo la prima implementazione in mezz’ora… bei tempi, quelli).

Franco mi supportò e sopportò per un decennio: fu lui a spingermi per esempio a entrare nella Naming Authority (dove ovviamente Telecom era malvista, visto il suo monopolio di fatto…). A parte le serate musicali che facevamo con i colleghi, siamo sempre stati in contatto anche quando sono andato via a Milano: se passavo in Tilab andavo comunque a trovarlo, anche negli ultimi anni quando era stato mobbato – ma Cselt era morto e sepolto, nulla di strano). Andato in pensione si era cominciato a dedicare a tempo pieno a raccontare i suoi viaggi e scrivere di botanica, oltre ai suoi “pensierini” che erano un ottimo modo per vedere le cose da un punto di vista diverso dal solito.

Per qualche pugno di dollari

A giugno avevo scritto che un giudice americano aveva dato torto ad Anthropic in una causa perché aveva usato il testo dei libri per addestrare il proprio LLM. Di per sé ciò non sarebbe stato un problema, ma Anthropic si era presa la base dati dai server di libri piratati, e quello sì che non si poteva fare, perché si rubava il pane di bocca dagli autori.

La notizia di questi giorni è che è stato raggiunto un accordo extragiudiziale, e Anthropic pagherà un miliardo e mezzo di dollari agli autori. Quali, esattamente, non si sa: qui c’è una pagina dove chi pensa di essere stato piratato può inserire i suoi dati. Il valore per libro è intorno ai 3000 dollari: come scrive David Gerard, “Molti autori non saranno felici, pensando che 3000 dollari sono pochi: ma altri notano che è più di quanto abbiano mai ottenuto dal loro editore”. (Forse uno dei miei libri è arrivato a farmi guadagnare quei soldi: l’unica cosa che posso dire è che non ho mai pagato per farmi pubblicare). Teoricamente non ci dovrebbe essere differenza di valore tra un libro e l’altro, visto il loro uso: ma mi sa che la cosa funzionerà più o meno come la SIAE da noi, che applica la regola evangelica “a chi ha sarà dato, a chi non ha sarà tolto anche quello che ha”.

Ho appena controllato: libgen è giù, quindi non posso fare l’elenco dei miei libri ivi presenti :-( Non che la cosa sia così importante: in Italia tu cedi i diritti all’editore, quindi dovrebbe essere lui a fare domanda, e alla fine di quei 3000 dollari ne vedrei tra i 150 e i 200. Per quanto riguarda i libri autopubblicati, sono in CC-BY-SA e quindi utilizzabili liberamente…