Probabilmente la notizia non vi è nuova, visto che in questi giorni ne hanno parlato in tanti: Wikimedia Italia (quella con la M) è stata citata per venti milioni di danni per diffamazione da Antonio Angelucci (Angelucci padre) e Giampaolo Angelucci (Angelucci figlio). Venti milioni di euro, sì: le cause intentate dal nostro premier a Repubblica e all’Unità sono al confronto dilettantesche. Ma chi sono Angelucci padre e figlio? Non posso lasciarvi un link all’enciclopedia perché, come sempre in questi casi, la voce corrispondente è stata oscurata; (beh, a dire il vero quella di Angelucci figlio non è mai stata creata); spero però di darvi un’idea senza commettere alcun reato comunicandovi che Angelucci padre è un parlamentare eletto nelle file del Popolo delle Libertà, mentre Angelucci figlio è attivo nella gestione delle imprese di famiglia come Tosinvest e Tosinvest Sanità che è tra l’altro l’editore di Libero.
Facendo parte del direttivo Wikimedia Italia uscente ho letto il testo della citazione; purtroppo non posso raccontare esplicitamente le varie cattiverie imputateci, ma posso dire che i danni all’immagine di Angelucci padre e figlio nelle voci di Wikipedia consistono in un mix di citazioni (con relativo link) ad articoli di quotidiani che annunciavano l’esistenza di procedimenti penali in corso contro Angelucci padre e figlio, di affermazioni presentate senza prove corroboranti il testo (tipo che volessero comprare L’Unità: sì, ne parlavano tutti al tempo ma a quanto pare è ingiurioso scriverlo su Wikipedia) e di notizie incomplete, come gli arresti domiciliari a cui fu sottoposto Angelucci figlio nel 2006 – vero, ma revocati poco tempo dopo. Questo sul merito della vertenza.
Quello che però preoccupa davvero è il metodo. Innanzitutto, (i legali di) Angelucci padre e figlio non hanno nemmeno pensato a mandare una diffida, o una richiesta di rettifica: sono andati direttamente in causa – ovviamente civile, perché è molto più semplice da fare di una causa penale – contro Wikipedia Italia. Wikipedia con la P, sì: l’indirizzo dell’atto di citazione era quello. Fossimo stati un po’ più svegli avremmo forse potuto rifiutare l’atto di citazione dicendo “andate dall’Associazione Wikipedia Italia”, che esiste, sta a Roma e non so assolutamente che faccia; ma visto che l’atto era comunque a nome della Capa di WMI in qualità di presidente pro tempore alla fine sarebbe tornato da noi.
Evidentemente (i legali di) Angelucci padre e figlio non sanno o fingono di non sapere che noi di Wikimedia Italia non abbiamo alcun potere sulle voci dell’enciclopedia, che stanno fisicamente su server fuori dal territorio italiano e non gestiti né gestibili in alcun modo da noi; chiunque può modificare le voci, e non essendoci state precedenti diffide nessuno si è messo a verificare attentamente quello che è successo. Pensate a un giardino comunale lasciato al buon senso dei fruitori, e a un gruppetto di persone che si chiama “Amici del giardino” e che cerca volontariamente di animarlo e permettere a tutti di usarlo. Se succede qualcosa che non va, chi andreste a prendere? Chi ha effettivamente compiuto il danno, il Comune o gli Amici del giardino?
Con ogni probabilità, alla prima udienza il giudice ci stralcerà dal processo, visto che fuor di metafora i possibili citabili dovevano essere la Wikimedia Foundation che gestisce i server e le persone che hanno fatto le modifiche incriminate; ma il diritto – non solo in Italia – non è una scienza esatta e non si sa mai che cosa potrà capitare, soprattutto a Frieda che in qualità di presidente di WMI risponderebbe in proprio visto che il bilancio dell’associazione non arriva nemmeno a venti milioni di lire. Ma anche supponendo che sarà così, chi ripaga l’associazione per i soldi spesi per difendersi rispetto a qualcosa che non ha commesso e Frieda per le probabili notti insonni? Il problema è proprio qui: io personalmente credo che (i legali di) Angelucci padre e figlio non abbiano fatto finta di non sapere ma non sappiano davvero, il che però è da un certo punto di vista ancora peggiore perché una causa di questo tipo mostra solo menefreghismo da parte di chi tanto gli avvocati ce li ha e deve far fare loro qualcosa, oppure un tentativo di intimidazione.
Il tutto naturalmente facendo l’ipotesi che nelle voci relative ad Angelucci padre e figlio ci siano espressioni oggettivamente diffamanti. Ma attenti! Io penso che sia diffamante scrivere che una persona X è stata posta agli arresti domiciliari “dimenticandosi” di completare l’informazione aggiungendo che dopo tot giorni la misura è stata revocata e lo stato attuale dell’inchiesta; in questo modo si mette in cattiva luce X, che lo si voglia espressamente fare oppure no. Ma impedire a suon di richieste milionarie per danni di scrivere cose vere e complete è censura (preventiva). E non si venga a parlare di diritto all’oblio: a parte che io sono tendenzialmente contrario al concetto, un personaggio pubblico non può arrogarsi il diritto di censurare le notizie su di sé che non gli piacciono, quando riguardano fatti pubblici accaduti mentre lui era un personaggio pubblico. Non stiamo parlando di avere tradito la moglie o di aver preso a diciott’anni una multa per eccesso di velocità!
Alcuni pensano che il problema di base sia nelle biografie di persone viventi, tanto che le wikipedia in lingua inglese e tedesche hanno politiche molto più stringenti. Ho parecchi dubbi al riguardo. A parte che anche un’azienda può decidere di andare in causa per diffamazione, per come la vedo io il problema maggiore nel caso è la quantità di voci biografiche promozionali di personaggi assolutamente sconosciuti che hanno scambiato Wikipedia per Facebook. Nessuno mi toglie dalla testa che anche se la voce su Angelucci padre fosse stata tecnicamente perfetta, con presenti tutte le fonti e le notizie successive alle prime voci di scandalo, la citazione a giudizio ci sarebbe stata ugualmente. Sarebbe interessante anche scoprire se per puro caso (i legali di) Angelucci padre e figlio abbiano chiesto risarcimenti milionari anche ai giornali che hanno pubblicato inizialmente tali notizie, che sono un po’ più famosi dello Squillo di Roccacannuccia. Credo di no, e ne immagino anche la ragione: il giorno dopo la pubblicazione, il quotidiano serve giusto a incartarci il pesce, mentre quello scritto su Wikipedia non solo sta lì ma è anche per molta gente il primo posto dove cercare informazioni su qualcuno…
Spero la situazione sia un po’ più chiara: se volete saperne di più, Frieda sta raccogliendo i vari interventi al riguardo, oppure potete scrivere (civilmente, ma lo so che voi siete tutti personcine ben educate) ad Angelucci padre e chiedergli la sua versione dei fatti.
P.S.: sabato 19 a Roma ci saranno tante manifestazioni: al volo ricordo quella indetta dalla FNSI per la libertà di informazione e quella dell’UAAR “liberi di non credere”. Ma ci sarà anche l’assemblea di Wikimedia Italia, in Sapienza. Se siete da quelle parti e non sapete che fare…
Aggiornamento: (23 settembre) Alessandro Gilioli a quanto ne so è il primo giornalista ad aver provato a chiedere informazioni agli Angelucci. Ecco il risultato.
Pedalata in stato di ebbrezza
Va a finire che hanno ragione quelli che vogliono togliere la patente a chi va in bicicletta e commette infrazioni gravi al codice della strada.
Lo scorso weekend, come si può leggere, un ventiduenne ha perso 220 euro alle macchinette fregasoldi di un bar, è fuggito pedalando nonostante fosse ubriaco, e in piazzale Lagosta ha investito un vigile che cercava di fermarlo, e che è stato giudicato guaribile in otto giorni. A parte lo scoprire che ci sono vigili di stanza in piazzale Lagosta, mi chiedo solo se il giovane – di cui ingiustificatamente :-) non è detta la nazionalità – si vedrà la bicicletta sequestrata…
Carnevale della Matematica #17 – GOTO Gravità Zero
Sì, sono in ritardo. Diciamo che tra le giornatacce di questo periodo il 14 settembre è stata una delle peggiori. Rammento comunque ai miei ventun lettori che il Carnevale della Matematica XVII (anagramma di VIXI… ecco perché c’è chi dice che il 17 porta male) è ospitato dagli amici e conterranei di Gravità Zero, che con l’occasione hanno anche attivato una fan page su Facebook che sono sicuro sottoscriverete a decinaia.
Buona lettura matematica, e ricordatevi che il “carnevale maggiorenne” del 14 ottobre sarà ospitato da una new entry, Gianluigi Filippelli, e che dovreste smetterla di fare i timidi e candidarvi per l’edizione di novembre, oltre che scrivere e parlare di matematica!
Grandi pulizie autunnali (inutili)
I condizionatori (pardon, i ventilconvettori, visto che di inverno sparano aria calda) del nostro ufficio funzionano male. Così la scorsa settimana ci hanno detto che li avrebbero cambiati entrambi: dopo un tentativo di farci sloggiare giovedì, si sono messi tutti d’accordo per sabato. Venerdì pomeriggio abbiamo dovuto spostare via tutta la roba dalle nostre scrivanie, cosa che per me è stata una tragedia come ben sa chiunque abbia visto il modo in cui lascio in giro le cose. I convettori stanno infatti sul soffitto, e gli operai dovevano montare un trabattello per lavorare comodamente.
Stamattina sono arrivato alle otto e mezza, con gli operai che stavano aprendomi a spinta il cancello scorrevole – sapete, era piovuto e il cancello come al solito si è bloccato. Arrivo in ufficio e trovo il trabattello ancora montato, uno dei due convettori – non quello sopra di me – nuovo ma senza tubi di collegamento, e null’altro, con gli operai che mi fanno “ma non è che potete andare in un altro ufficio per oggi, così continuiamo il lavoro?” (In certe sedi Telecom sarebbe anche possibile, da noi no). Alla fine, quando è arrivato il capo, sono rimasti d’accordo di togliere il trabattello e continuare il lavoro un sabato prima o poi: ci siamo così accinti a rimettere a posto almeno un po’ di roba.
L’unico punto positivo è che finalmente hanno tolto la polvere dalla mia scrivania :-)
gioco della domenica: Popnus
Mah. Questo giochino non sono riuscito bene a capirlo. Assomiglia ai soliti “metti tre palline vicine così le fai fuori”, però ci sono anche le palline a forma di bomba che devi fare fuori prima che scoppino, e inoltre puoi spostare le palline più o meno a piacere e non solo scambiarne di posto due vicine. C’è un orologio, ma sembra serva solo per cambiare livello. Diciamo insomma che può servire a chi è nervoso e vuole innervosirsi ancora di più :-) Poi se uno vuole comprare la versione per PC o per Mac, allora si trova anche due tipi diversi di gioco, “Puzzle” e “Classic”, che però non ho provato nemmeno in demo.
(via Passion for Puzzles)
Addio BankAmericard
La mia carta Visa ha bello in vista il logo BankAmericard: quando ero un giovincello ero convinto che la Banca d’America e d’Italia fosse chissà che grande istituto di credito, visto che c’era lei oppure l’American Express. Poi sono passati i decenni, ormai la carta di credito te la danno proprio tutti – c’è Lufthansa che cerca in tutti i modi di farmi prendere la loro carta, anche se è da anni che non volo più con loro – e i tempi cambiano: così assieme all’estratto conto mi è arrivata una letterina che mi dice che da ottobre la mia carta si chiamerà Deutsche Bank Card.
Fin qua nulla di male: la cosa che però mi ha stupito anzichenò è che la Deutsche Bank aveva rilevato il ramo d’azienda “carte di credito” di BankAmericard dal 1986. Ventitré anni in cui non hanno mai pensato a cambiare il nome commerciale. Sta a vedere che non ero il solo a fare l’associazione di cui scrivevo in cima… Ma soprattutto: perché il cambio proprio adesso?
Il buco di Gioia
C’era una volta il Bosco di Gioia, quello che era stato dato in eredità all’Ospedale Maggiore “per lenire le sofferenze dell’umanità“; e infatti ci hanno costruito l’Altra Sede della Regione Lombardia, il falansterio voluto da Formigoni per aumentare il numero di Madunine sui tetti milanesi. Ma oggi voglio parlare di qualcosa di molto più banale.
Il primo settembre si è aperto un buchetto nell’asfalto all’angolo tra via Melchiorre Gioia e Viale della Liberazione, a un duecento metri dall’ex Bosco di Gioia e soprattutto nel pieno della (s)qualificazione edilizia della cosiddetta Porta Nuova, che sarebbe dovuta essere la nuova città della Moda ma credo rimarrà una serie di palazzoni di uffici semivuoti. E cosa volete che sia un buco nell’asfalto, mi direte? a Milano ce ne sono di nuovi tutti i giorni, qualche mese fa ce n’era uno ben peggiore dietro via Bolzano. Peccato che questo buchetto sia proprio sopra la parte interrata del canale della Martesana, e qualcuno tema che visti tutti i lavori intorno non ci voglia nulla a fare una vera voragine. Così sono dieci giorni che per non sapere né leggere né scrivere hanno transennato quel tratto di strada, lasciando l’accesso solo alle biciclette (cosa di cui motorini scooter moto se ne fregano bellamente, inutile dirlo).
Oggi leggo che l’assessore ai Lavori Pubblici ha comunicato «Me ne sto occupando personalmente»: non nel senso che sta tappando il buco lui, ma che «è emersa lopportunità di estendere lintervento di riparazione a unarea più vasta, in modo tale da trasformare unopera di manutenzione in un lavoro accurato che porterà alla città benefici duraturi». Ora, a parte che quando sento la parola “opportunità” io mi preoccupo sempre, tremo al pensiero del “lavoro accurato”: non solo per i tempi necessari, ma proprio per la qualità del lavoro. Ricordatemi che prima o poi devo raccontarvi la storia del capolinea dell’1 in via Martiri Oscuri.
Rendimento negativo per i Bot?
Layos ieri mi ha segnalato gli strilli in prima pagina di questo articolo di Repubblica sul “rendimento negativo per i Bot”, lamentandosi del fatto che la cosa sarebbe logicamente impossibile, visto che tu non paghi certo lo Stato per il piacere di prestargli dei soldi. La mia risposta è più possibilista.
Sul significato di “negativo” non ci sono dubbi, spero; resta da discutere il signiricato di “rendimento”. Che ci possa essere in assoluto un rendimento negativo non è così impossibile: se tanto per dire l’Italia emettesse titoli di Stato a un anno in dollari, e il mercato pensasse che il dollaro in quest’anno si apprezzasse chessò del 5% sull’euro, uno potrebbe anche comprarli a un prezzo superiore alla parità: anche se perdessi il 2% del valore in dollari, avrei un rendimento del 3% in euro. Negli anni ’80 i conti svizzeri in franchi per i risparmiatori italiani avevano effettivamente un rendimento negativo, che però era più che ampiamente compensato dalla rivalutazione dei franchi. Ma questo non è il nostro caso: i Bot sono in euro. Vediamo allora che succede.
Secondo l’articolo citato sopra, i Bot trimestrali hanno spuntato all’asta un rendimento dello 0,386% lordo, che tolto il 12.5% di tasse dà lo 0,337% netto circa. Se le banche, attraverso cui l’investitore compra i Bot, prendono una commissione dello 0,4% il risultato per l’investitore è effettivamente negativo. Ho dei dubbi che le commissioni rimangano così alte, ma conoscendo le nostre banche la cosa potrebbe anche essere possibile. L’unica cosa da dire è che non è vero che noi paghiamo lo Stato per il piacere di prestargli dei soldi; in realtà paghiamo le banche perché facciano il piacere di prestare dei soldi allo Stato. Ottima metafora della nostra vita.
Cosa significa tutto questo per quanto riguarda la povera matematica, visto che ho deciso di parlarne qua? La solita mia raccomandazione: quando si vuole usare la matematica, la cosa più importante è mettersi d’accordo sulle definizioni. Poi il resto segue (a meno di errori di distrazione)!
Aggiornamento: (h 15:00) Nei commenti qualcuno si è chiesto quando mai le banche facciano pagare lo 0,40% sui Bot, considerando che le commissioni sono in genere dello 0,10%. Verissimo: ma stiamo parlando di Bot trimestrali, e quindi il tasso annuo equivalente è (un pelo più) di quattro volte la commissione. I conti bisogna farli corretti :-)