Ottobre fausto

In una di quelle catene di sant’Antonio che una volta ammorbavano le caselle di posta elettronica dei malcapitati come me che non le sopportano e adesso sono generalmente nascoste dentro Facebook, prima di intimare al lettore di non fermare la catena si trova scritto

Questo Ottobre ha 5 venerdì, 5 sabato e 5 domenica tutto in un mese. Succede solo 1 volta ogni 823 anni.
Questi mesi sono considerati come “sacchi di soldi”. Passa questo messaggio a 8 brave persone e il denaro apparirà.
È basato sul Fengshui cinese. Chi lo ferma non godrà dei benefici.
Auguro a tutti che funzioni…

Lo so da solo anche se non me lo dite voi: nessuno legge quanto scritto in questi messaggi. C’è solo un riflesso pavloviano – quando va bene – o un worm informatico – se va male – che li inoltra a tutti i propri corrispondenti. Ma io sono bacato dentro e mi è saltata immediatamente all’occhio la frase “una volta ogni 823 anni”, anzi “1 volta ogni 823 anni”. Parliamone. Per avere cinque venerdì, cinque sabati e cinque domeniche in un mese di trentun giorni occorre e basta che il primo del mese capiti di venerdì. Sappiamo che ogni anno i giorni della settimana relativi a una data si spostano di una o due posizioni; come diavolo fa una data a mancare per 823 anni, quando in media capita una volta ogni sette anni?
Ad essere pignoli, e io lo sono, la probabilità di un venerdì primo ottobre non è esattamente 1/7, per colpa delle modifiche gregoriane al calendario giuliano, ma è abbastanza vicina da poterla approssimare. E comunque per la cronaca l’ultimo anno prediletto dal Feng Shui è stato il 2004, anche se bisognerà aspettare 11 anni per averne un altro… ma 11 anni sono parecchi meno di 823, no?

Contratto di solidarietà

Prima di pranzo ci è arrivata copia dell’accordo firmato da Telecom e CGIL-CISL-UIL dove abbiamo scoperto che dall’8 novembre per due anni ci applicheranno un contratto di solidarietà. Per quanto ci riguarda, il taglio dello stipendio sarà del 3,27%, o detto in altro modo 18 giorni in cui dovremo stare a casa nei prossimi due anni; ma ci sono gruppi il cui taglio è dell’8% e addirittura del 15%, mentre pochi fortunati continueranno a lavorare a tempio pieno. Almeno questo è quanto sono riuscito a capire dal verbale d’accordo, evidentemente scritto in politichese stretto che io parlicchio solo un po’.
Ora, possiamo chiederci la necessità di un contratto di solidarietà per un’azienda che nel primo trimestre 2010 ha fatto solamente 601 milioni di euro di utile e nel secondo altri 610. Ma non è di questo che voglio parlare.
Sono andato a recuperarmi i comunicati di SLC-CGIL e FISTel-CISL quando ci fu l’accordo del 4 agosto che – sempre leggendo l’accordo attuale – aveva previsto questi contratti. La CGIL ha scritto «In particolare 1100 esuberi dichiarati divengono lavoratori da formare nuovamente e da riconvertire verso altre aree aziendali (con particolare attenzione alle riconversioni verso la rete), accompagnati da strumenti di integrazione al reddito durante il periodo di formazione (contratti di solidarietà) garantendo a tutti la ricollocazione dentro l’azienda.» Per quanto riguarda la CISL, «Saranno, inoltre, utilizzati i contratti di solidarietà e la formazione per i 1100 lavoratori che non sono coperti dagli ammortizzatori sociali e per i 450 lavoratori di SSC e saranno rinnovati per altri 2 anni i contratti di solidarietà per il 1254-DA.». Persino a posteriori ho problemi a capire che quanto scritto lì indicava contratti di solidarietà per ventinovemilaerotti lavoratori. E posso garantire che da agosto a oggi non ho ricevuto nessuna spiegazione di cosa stava succedendo da nessuno di nessun sindacato, né quello di cui pago la quota di iscrizione né dagli altri due. Se tanto devo fare tutto da solo (e perdere tempo a ridire le stesse cose a tutti i colleghi, nonostante io abbia appeso in bacheca la copia dell’accordo da me annotata con tutto quello che so) posso anche lasciare perdere l’iscrizione…

Gathering for Gardner

Oggi avremmo voluto festeggiare il novantaseiesimo compleanno di Martin Gardner, e invece siamo costretti a festeggiare il novantaseiesimo anniversario della sua nascita. Ma questo non toglie che sia comunque un giorno da ricordare: in tutto il mondo si tengono i Gathering for Gardner, raduni di amici della matematica, della magia, dello scetticismo e di tante altre cose. Qui in Italia i genovesi possono andare agli Archimedes’ Lab… per gli altri non so, ma consiglio di rileggervi il ricordo dei Rudi Matematici.

Opportunità linguistiche

Google metterà in rete una scansione dei rotoli del Mar Morto. Come il Corsera ci fa opportunamente sapere, «Per chi non conosce l’Aramaico antico, Google fornirà la traduzione a fronte della trascrizione dei testi originali.».
Io capisco un errore di battitura, come il «manadati on line» qualche riga sotto. Ma chi ha composto quell’articolo ha letto la frase qui sopra? O è un cultore delle lingue semitiche morte e quindi non si capacita nemmeno che qualcuno possa avere dei problemi a leggere l’aramaico antico?

Colossal Book of Wordplay (libro)

[copertina] Martin Gardner è universalmente noto per i suoi libri di matematica ricreativa. Ma chiunque abbia letto qualcuno dei suoi libri (soprattutto se in lingua originale, per ovvi motivi) sa che Gardner amava indulgere anche ai giochi di e con le parole. Questo libretto, smilzo nonostante il reboante nome (Martin Gardner, Colossal Book of Wordplay, 2010, pag. 160, $8.95, ISBN 978-1-4027-6503-2) raccoglie per l’appunto i giochi sparsi nelle sue varie opere; Gardner stava riguardando le bozze quando in maggio morì, e l’opera è stata completata da Ken Jennings che stava già collaborando con lui per la preparazione del testo. Ora, è vero che molti appassionati di giochi matematici sono anche appassionati di giochi con le parole, anche se il il viceversa non è necessariamente vero; però è chiaro che Gardner, per quanto bravo, non era il top per questo tipo di giochi. Il risultato è comunque godibile anche per chi come me non è madrelingua inglese e quindi si perde parecchi giochi, a volte anche quando legge la loro soluzione. D’altra parte il libro è essenzialmente intraducibile, per ovvie ragioni, anche se si può riciclare qualcuno dei giochi di parole trovandone un equivalente italiano.

il riconteggio in Piemonte

Tra poco dovrebbe arrivare la sentenza del Consiglio di Stato sul ricorso presentato dal governatore piemontese Cota contro la sentenza del Tar piemontese che ha imposto il riconteggio di alcune decine di migliaia di schede. Tolti i bizantinismi legali, la storia si riduce a questo: quando in primavera si è votato, tre delle liste presenti – tutte per il centrodestra – erano illegali. Una perché le firme di presentazione dei candidati erano state tutte falsificate, due perché non avevano presentato le firme appellandosi a una legge regionale ma in realtà non avevano il diritto di farlo. Il riconteggio vuole verificare quante delle persone che hanno votato per le liste (al momento solo le ultime due a causa di un procedimento penale in corso) hanno anche votato esplicitamente per Cota; secondo il Tar chi non l’ha fatto si troverà il voto annullato perché quella lista non esisteva.
I legali di Cota affermano che togliere il voto anche al candidato governatore è illegale, perché la legge prevede esplicitamente che il voto di lista senza indicazione al candidato governatore passi a quest’ultimo, e che bisogna tutelare per quanto possibile la volontà dell’elettore anche in presenza di irregolarità formali. La cosa avrebbe anche senso, se non fosse per un piccolo particolare: le due liste sono state presentate millantando un apparentamento con lo schieramento opposto. La cosa vale soprattutto per Scanderebech, che nel passato consiglio regionale era con l’UDC, adesso è di nuovo con l’UDC, ma era stato sospeso dal partito proprio perché voleva starsene con il centrodestra; ma lo stesso si ha per il movimento consumatori. A questo punto è probabile che uno votasse per la lista pensando che stesse con gli altri.
Per quanto riguarda il PD, come capita loro di solito la posizione scelta sono due posizioni. Per la Bresso la cosa è chiara: una volta tolti i voti dichiarati invalidi e sentenziato che lei ha preso più voti di Cota, il posto va a lei (con tutto il turnover dei consiglieri eletti col premio di maggioranza); per buona parte del partito è molto meglio rivotare, innanzitutto perché la Mercedes è antipatica a molti e poi perché l’anno prossimo possono mettere sul piatto come candidato governatore Chiamparino, il cui mandato come sindaco scade appunto nel 2011; e Chiamparino dovrebbe anche riuscire a fare un effetto trascinamento per il candidato sindaco piddino, il Piero Fassino che è torinese, è tanto una brava persona ma come appeal vale ben poco.
Fortuna che qui in Lombardia non riescono a sentenziare le irregolarità nelle firme per Formigoni :-)

ah, le classifiche

Ieri sono apparsi i dati di “Ecosistema urbano”, ricerca annuale di Legambiente con il centro studi Ambiente Italia e il Sole 24 Ore sulla qualità della vita nelle province italiane. Nulla di particolare né di eclatante: le città del sud riempiono quasi tutti i posti in fondo alla classifica, in cima ci sono cittadine medio-piccole, le metropoli arrancano. Se si vuole proprio notare qualcosa in più, quest’anno sembra che le grandi città siano scese parecchio in classifica (la trovate qua. Bene, come hanno parlato di questo i quotidiani italiani? Sul Messaggero non ne ho trovato traccia, anche se ammetto di non aver cercato a fondo. Il Giornale e il Corriere hanno un titolo direi corretto: rispettivamente «Ambiente, male tutte le metropoli» e «Allarme ambientale nelle grandi città
Peggiorano tutti i grandi centri urbani (eccetto Torino)». Per la cronaca, Roma è scesa dal 62. al 75. posto, Milano dal 46. al 63., Napoli dal 89. al 96., Torino è risalita – si fa per dire – dal 77. al 74. posto. Bene, la Busiarda, essendo ormai un quotidiano tendenzialmente locale, titola «Il rapporto di Legambiente: male Milano, Roma e Napoli. Tra le grandi città si salva solo Torino» che insomma è un po’ fuorviante, visto che il “salvarsi” significa essere in posizione pessima seppur con un leggero miglioramento.
Ma stavolta la palma dell’innumeratezza va a Repubblica. Ecco il loro articolo (immortalato anche qui): «Rispetto allo scorso anno la capitale scivola in fondo alla classifica e viene sorpassata da Milano, che a sua volta perde diciassette posizioni.» A casa mia, per sorpassare qualcuno prima dovevi essere dietro di lui e dopo davanti. Accetto il concetto di “sorpasso alla gambero”, in cui entrambi i contendenti perdono ma quello che era dietro perde di meno; ma in questo caso Milano era già davanti a Roma, e ha perso più posizioni in classifica. Lo so, sono minuzie tali che non dovrebbero nemmeno essere commentate; ma anche dalle cose piccole si vede la faciloneria. (Che poi Repubblica formalmente è un quotidiano romano. Cos’è, rema contro?)