piccoli plagiatori

Copio integralmente (per far salire i risultati dei motori di ricerca) questo POST DI SERVIZIO di Teiluj:

Solo per segnalare uno strano caso di plagio occorsomi di recente: esiste un tale di nome Andrea Fossati. Questo tale di nome Andrea Fossati ha una pagina come “scrittore” sul social network del momento, Facebook. In questa pagina, il Fossati, di nome Andrea, pubblica e vende come suo un post di questo blog, un post dunque mio. Il post in questione, dal titolo l’esecuzione, è stato rinominato dal Fossati Andrea “confessioni di una mente malata alle ore 00.13″, come mostra il documento.
Venuta a conoscenza del malefatto, ho comunicato direttamente sulla suddetta pagina di scrittore del suddetto Andrea Fossati lo spiacevole equivoco, ottenendo in risposta la cancellazione del mio appunto e una limitazione a futuri accessi alla pagina incriminata.
Peccato. Mi piaceva il suo modo di scrivere così identico al mio.
Ciao, caro scrittore, Andrea Fossati.

In un mondo in cui l’informazione dovrebbe essere libera, plagiare è il vero peccato mortale. Sperare che nessuno si accorga del tuo plagio cancellando i commenti non è un peccato mortale; è un chiaro segno di stupidità. Quindi non imputo ad Andrea Fossati anche questa colpa :-)
Aggiornamento: (h 22:20) L’Andrea Fossati in questione è questo.

quer pasticciaccio brutto delle primarie

Ha iniziato Valerio Onida, lamentandosi che il PD stia facendo tanta pubblicità per Stefano Boeri, e così a suo dire «le primarie sono snaturate, diventano una competizione tra i partiti.» Ora, io Boeri alle primarie non lo voto di sicuro (è anche vero che non sono simpatizzante di alcun partito, ma questo non c’entra perché la mia posizione sarebbe la stessa); però non vedo nulla di male in un partito che sostenga un candidato rispetto agli altri, a meno che non si parta dal principio di eliminare direttamente tutti i partiti; principio che potrebbe anche avere dei punti interessanti, ma non è attualmente fattibile.
Onida ha continuato dicendo che il PD sta usando gli indirizziari (non ho capito se email o cartacei, spero i secondi visto che nel frattempo ho traslocato) per inviare spam… ehm, pubblicità mirate a chi aveva votato a precedenti primarie, e che Ciò Non Era Bello. Risultato? Ecco qua: tutti e quattro i candidati (ci sono anche Giuliano Pisapia e Michele Sacerdoti) potranno spammar… inviare pubblicità mirate. Visto che semplicità?

Dimostrazioni senza parole: i formati An

[dimostrazione senza parole]
Nell’Europa continentale i formati per la carta sono stati standardizzati da parecchio. I più noti sono gli An; un foglio di carta A0 ha un’area di un metro quadro, e se dividi a metà un foglio Ak ottieni due fogli A(k+1). Il formato non è molto bello come proporzioni, ma questa sua proprietà di essere simile a sé stesso una volta dimezzato lo rende così utile che si passa sopra questa sua bruttezza.
La settimana scorsa Zar ha chiesto a un gruppetto di amichetti come avrebbero fatto una “dimostrazione senza parole” (un disegno autoesplicativo) che dimostrasse che condizione necessaria e sufficiente per avere quella proprietà è che i due lati del rettangolo siano in rapporto 1:sqrt(2) tra di loro.
La mia dimostrazione è indicata qui a fianco (il sorgente Geogebra è qui): vi piace? è comprensibile? la fareste in modo diverso?
Le regole del gioco sono spero chiare: non ci deve essere null’altro se non il disegno, al più è possibile indicare graficamente che certi angoli oppure certi segmenti sono uguali mettendoci un apposito segnetto.
Aggiornamento: (28/10) Gnugnu mi ha mandato quella che secondo me è la dimostrazione definitiva, da lui denominata “3×2”. Eccola qua.
[Formati An in 3x2]

Logiche burocratiche

Supponete di andare un sabato mattina al pronto soccorso, e che il chirurgo che vi visita vi scriva sul foglio di dimissioni di tornare il lunedì successivo per il controllo. Cosa fate voi? andate lunedì al controllo? Sbagliato. Qualcuno (evidentemente non il chirurgo) doveva prima farvi l’impegnativa, e il foglio di dimissioni (firmato elettronicamente…) non basta.
D’altra parte, se non esistesse la burocrazia pensate a quanti posti di lavoro in meno ci sarebbero.

Mixa (free press)

Mixa (http://www.mixamag.it/) è uno degli ultimi free press apparsi a Milano: il numero di ottobre che mi è capitato tra le mani è infatti il quarto per il mensile. Il sottotitolo recita “Il magazine dell’italia multietnica”; a vedere il colophon è milanese (Coop. Cartacanta, per la cronaca; almeno due delle collaboratrici so chi sono) e non so se viene distribuito fuori Milano e dove; io ho trovato un po’ di copie nella biblioteca di quartiere, ma è vero che oramai frequento poco i luoghi classici.
Nelle 32 pagine c’è pochissima pubblicità, tre pagine e un quarto; gli articoli tendono ad essere più ampi della media dei free press, superando anche a volte quelle che sembrano essere le colonne d’Ercole della lunghezza massima consentita, vale a dire la pagina. Come facilmente immaginabile, il punto di vista degli articoli è presentare agli italiani la vita degli immigrati (di “successo”, nel senso di regolari e più o meno integrati), il tutto da una prospettiva generalmente di sinistra; basti pensare che c’è una paginata dedicata a cosa pensano riguardo all’immigrazione i candidati alle primarie del centrosinistra per le comunali 2011, e non ho visto interviste a esponenti dichiaratamente di centrodestra. Questo potrebbe forse essere un limite, perché si rischia di finire in una situazione “me la canto e me la suono” che non portrebbe grandi vantaggi; peccato, perché un punto di vista diverso dal solito sensazionalismo dei media e che non scade nel patetico sarebbe davvero utile.

gioco della domenica: Fling the Furballs

Il gioco di oggi, da Smart-Kit, è di logica anche se a prima vista non sembra. Le “palliccie” (passatemi la traduzione del termine) devono essere eliminate a una a una. La mossa che si ha a disposizione è spingerne una a un’altra non adiacente; la prima palliccia si ferma nella casella vicina, e la seconda viene spinta in là (eventualmente facendo carambolare un’altra palliccia). C’è la possibilità di undo illimitato se si sbaglia, e si possono anche chiedere gli aiutini… al costo di dover risolvere uno schema in più per passare il livello.
Io l’ho trovato simpatico :-)

Dizionario del Corano (libro)

[copertina] Anche se per noi occidentali, di radici giudaico-cristiane oppure ateo-agnostici, il mondo islamico è un monolite questo non è affatto vero. Quest’opera, tradotta dal francese (Mohammad Ali Amir-Moezi (ed.), Dizionario del Corano [Dictionnaire du Coran], Mondadori 2007 [2007], pag. 987, € 28, ISBN 978-88-04-56660-1, trad. Barbara De Poli, Silvia Di Donato, Martino Diez, Gabriele Ferrario, Marco Aurelio Golfetto, Anna Maria Paoluzzi, Davide Tacchini), raccoglie 400 brevi saggi su altrettanti temi visti non solo dal punto di vista del Corano ma anche della tradizione islamica, con dovizia di riferimenti alle varie sure; nei saggi ci sono molto spesso riferimenti filologici, e del resto l’introduzione racconta proprio della nascita del Corano come testo scritto, dopo la sua origine che fu per scelta orale. Almeno per quanto riguarda le voci che ho preso a caso, ho trovato piuttosto difficile l’associazione tra quanto scritto e quello che si vede in pratica, anche perché per esempio non è chiarissima nemmeno la differenza tra sciiti e sunniti. In definitiva, l’opera è più utile da un punto di vista storico che da quello di attualità. Insomma, vale la pena di averlo come opera di consultazione, visto anche il prezzo contenuto, ma non è il libro da usare per avere una conoscenza non dico completa ma almeno ampia dell’islamismo. Attenzione alla traduzione; è rimasto qualche svarione di italiano, probabilmente per la rapidità richiesta nel preparare la versione italiana a pochi mesi dall’uscita dell’originale francese.

Laurea pubblicitarii causa

Mentre stavo preparando il ricordo di Benoît Mandelbrot che ho scritto per il Post, sono andato a caccia di informazioni biografiche. Non che poi ne abbia usato chissà quante nel mio articolo: ma questo è normale, non essendo io interessato a scrivere un necrologio formale. Mi ha però lasciato basito la scoperta – che il 13 novembre 2007 l’Università degli studi di Bari gli conferì una laurea ad honorem in Medicina e Chirurgia con la seguente motivazione:

La Prof.ssa XY riassume le motivazioni della proposta, ponendo in rilievo la figura del Prof. Benoit Mandelbrot, celebre in tutto il mondo per aver proposto un nuovo ambito di ricerca, la
Geometria frattale. Questo strumento di analisi, che ha reso il Prof. Benoit Mandelbrot uno dei più
famosi matematici degli ultimi 50 anni, trova applicazione anche in campo biologico e biomedico;
per quanto di interesse in campo medico, la Geometria frattale favorisce una visione unificante,
olistica, della malattia e della persona che soffre.

Lo sappiamo tutti: le lauree honoris causa, almeno in Italia ma credo non solo da noi, non sono fatte per premiare il laureato ma per fare pubblicità all’ateneo. Non si può fare molto contro questo andazzo. Però ci dovrebbe essere un limite a tutto. Che diavolo sarebbe un malato frattale? come lo si cura, con medicine autosimili? Perlomeno Mandelbrot, nella sua lectio magistralis che seguì il conferimento della laurea, spostò opportunamente il discorso sulle neuroscienze; affermare che si potranno usare i frattali per la comprensione dei processi neurali mi pare molto improbabile, ma almeno un minimo di senso ce l’ha. Mi chiedo se la decisione di conferire una laurea honoris causa impedisca un qualunque altro uso del buon senso…