_An Imaginary Tale: The Story of √-1_ (libro)

[copertina] A me la storia della matematica è sempre piaciuta, anche perché ogni tanto si scoprono delle chicche niente male. Però in questo caso (Paul J. Nahin, An Imaginary Tale: The Story of √-1, Princeton University Press 2010 [1998], pag. 269, $16.95, ISBN 978-0-691-14600-3) sono stato parecchio sfortunato.
Diciamo che ho apprezzato la prima metà del libro, con i tentativi iniziali di dare un senso ai numeri insensati… pardon immaginari. Ma nella seconda parte Nahin si ricorda che la sua formazione è quella di ingegnere elettromeccanico. Potete anche dire che io sono pieno di pregiudizi, ma sono troppo abituato a vedere vagonate di conti e poi scoprire che dall’altra parte c’è un ingegnere. In un libro di testo i conti me li aspetto, ma in un’opera come questa, che afferma espressamente di non esserlo, vedere pagine e pagine di derivazioni formali che usano i numeri complessi per arrivare a dimostrare, magari in tre o quattro modi diversi, la stessa formula mi dà una crisi di rigetto. Non credo proprio mi comprerò il successivo libro di Nahin sulla costante e, insomma.

Quisss: Test Your Vocabulary

Via Licia, ho trovato e provato Test Your Vocabulary, una pagina web che permette – naturalmente se uno non bara – di stimare il numero di parole inglesi che si conoscono. Il test è semplice: ci sono due liste di parole, di base e avanzate, e uno deve selezionare quelle di cui è certo di conoscere il significato. Una terza pagina richiede alcuni dati demografici che servono agli estensori del test per valutare il livello tipico del segmento di popolazione che fa il test – che naturalmente è diverso da quello globale, si può immaginare che chi si mette a perder tempo a rispondere abbia comunque un vocabolario più ampio di chi Internet la schifa.
Il mio risultato è stato 27700 parole, il che mi porrebbe circa a metà tra gli statunitensi maggiorenni che hanno risposto al test. Naturalmente c’è una distorsione di base: tra le parole più difficili, molte sono di chiarissima origine latina e quindi più facili da conoscere per un italiano di buona cultura generale. D’altra parte i quisss lasciano sempre il tempo che trovano…
(ah, anni e anni di giochini e fumetti sono stati utilissimi per poter cliccare vicino a parole come ajar e weasel :-) )

perché arrestare Papa?

È difficile che io mi trovi d’accordo con Rocca (vabbè, se si parla male dei radicali non c’è nemmeno gusto ad esserlo). Però mi chiedevo anch’ io perché votare per l’arresto (non l’autorizzazione a procedere, si badi bene) di Papa. Con tutta la manfrina che c’è stata “si vota – non si vota”, è chiaro che non c’è né pericolo di fuga né inquinamento delle prove; potremmo forse parlare di reiterazione del reato, ma anche qua – almeno per il momento – la vedo difficile.
Insomma, per una volta si è voluto far vedere che la casta ha meno privilegi di un comune cittadino, ed è quasi alla pari di un extracomunitario. Mi viene quasi da pensare l’abbiano fatto apposta per far dimenticare tutto il resto.

vilipendio al Capo dello Stato

Non ho ben capito se Bruti Liberati ha aperto un procedimento d’ufficio per la vignetta apparsa ieri su Libero, quella coi “papponi di Stato” con le facce di Napolitano, Calderoli, Fini e Bersani (no, nessun esponente PdL: loro pappano a livello più alto, evidentemente); o se sia stata una sua scelta specifica. Io sono comunque generalmente contro l’esistenza dei reati di opinione, almeno fino a che le opinioni non le si vuol sostenere con le bombe. Ma in questo caso c’è anche un’altra cosa da tenere bene in mente, secondo me.
Siete proprio convinti che una vignetta apparsa su Libero possa configurarsi tra le «Offese all’onore o al prestigio del presidente della Repubblica»?

ladri di biciclette

Stamattina io sono a casa malato. Anna scende a portare al nido i bimbi, e mi citofona: “Guarda che ti hanno rubato la ruota della bicicletta!” Sono venuti a fare razzia delle biciclette decenti. La mia forse era ancora sopra il limite della decenza, ma aveva la ruota dietro bloccata con l’archetto antifurto: la bici del vicino aveva la ruota davanti bloccata, e così il risultato finale è stato una ruota senza una bici e una bici senza una ruota (e senza il mio sacchetto di scorta da bicicletta, sgrunt)
La bici di Anna non è stata toccata, probabilmente perché da donna (è tenuta molto meglio della mia) o perché legata anch’essa.

gioco della domenica: Rizk

In Rizk abbiamo un compito da pollici verdi: far crescere e nutrire una pianta. Come avrete capito dal sito, questo è un gioco educativo: ho provato a guardare le istruzioni e mi sono spaventato, il che significa che dovete giocarvelo da soli :-)
(via Smart-Kit)

_Un uomo che dorme_ (libro)

[copertina] Io ho amato alla follia La vita istruzioni per l’uso. Sono convinto che sia una delle opere letterarie più importanti del ventesimo secolo. Pero ho fatto davvero fatica ad arrivare alla fine di questo libro (Georges Perec, Un uomo che dorme [Un homme qui dort], Quodlibet “Compagnia Extra – 7” 2009 [1967], pag. 170, € 12,50, ISBN 978-88-7462-242-9, trad. Jean Talon), che non è nemmeno poi così lungo. Il problema non è certo nella traduzione, con Jean Talon che ha fatto i salti mortali, alcuni dei quali sono evidenziati nella nota finale. Ho molto apprezzato ad esempio la “traduzione” delle definizioni delle parole crociate: come noto, Perec fu un bravo compilatore di cruciverba. Nemmeno la trama del libro, con un giovane che un mattino decide di continuare a dormire e non andare a sostenere l’esame, scegliendo poi di diventare il più neutro possibile, è un problema: le trame perecchiane sono spesso di questo tipo. Quello che non mi è piaciuto è la mancanza di un secondo, per non dire un terzo, livello di lettura. Perec adora la compilazione di nozioni inutili e ammonticchiate a caso, però nelle opere mature il caso in realtà non c’è e tutto è preparato per un fine non necessariamente esplicitato: qui no. L’opera è evidentemente giovanile (è il suo terzo romanzo, ma i primi due erano mainstream), e insomma è chiaro che Perec stava cercando la sua strada ma era ancora bene indietro.
La postfazione di Gianni Celati non è che aggiunga molto, se non una dozzina di pagine :)