Let’s CC

Lo sapete tutti cosa sono le licenze CC, immagino. Aggiungo molto velocemente che, invece che lamentarsi perché quei cattivoni di Rep&Cor scopiazzano le foto dalla rete aggratis, sarebbe bello che noi tutti dessimo il buon esempio, usassimo solo immagini a licenza libera e citassimo correttamente la nostra fonte.
È però vero che non sempre si riesce a capire tra le mille immagini ritornate da Internet quali siano utilizzabili liberamente e quali no. Certo, si può andare su Wikimedia Commons: ma magari il taglio non è quello che vogliamo. Niente paura! Quelli di Creative Commons Corea hanno creato un moore di ricerca, Let’s CC, che non solo ti permette di cercare le immagini libere ma anche di selezionare quelle che permettono un uso commerciale oppure la loro modifica. Quando ho saputo la notizia sono stato felicissimo. Voi?

rassegne stampa offline

Ho letto il testo di Mario Tedeschini Lalli sulla chiusura delle rassegne stampa online. Forse non ve ne siete accorti, o forse sì: ma in queste settimane la FIEG sta man mano facendo bloccare l’accesso pubblico alle rassegne stampa prodotte da enti pubblici e privati, con la giustificazione che tali rassegne danneggerebbero le loro vendite.
Le considerazioni di Tedeschini Lalli sono indubbiamente corrette: peccato siano parziali. Il Vicedirettore del Gruppo Editoriale L’Espresso, direzione Innovazione e Sviluppo, dimentica infatti almeno un paio di cose. La prima è che le rassegne stampa non sono copie verbatim dei quotidiani: quella della Camera, tanto per dire, nella giornata di ieri raccoglieva 197 articoli da credo una ventina di giornali, e le sezioni Prima pagina; Primo piano (Delega Fiscale, IMU, Lavoro); Parlamento e istituzioni; Attualità politica; Politica interna da sole assommavano a 127 articoli. No, non c’era lo sport né la cronaca cittadina. Insomma, il numero di articoli per testata è confrontabile con quello che i quotidiani stessi lasciano a disposizione sul loro sito. La seconda è molto pragmatica: il governo elargisce fondi per la stampa, non si capisce perché non possa avere in cambio la possibilità di fare un servizio per tutti i cittadini… eppure la rassegna stampa di Palazzo Chigi è stata una delle vittime.
Per ovviare a tutto questo, la soluzione più semplice mi parrebbe un accordo tra governo/parlamento ed editori; la rassegna stampa potrebbe diventare “diffusa”, e gli articoli ospitati direttamente sui siti degli editori (con tutto quello che consegue). In questo modo si stabilirebbe il diritto “politico” a offrire contenuti, temperato da un limite alla quantità dei contenuti, e con il vantaggio di una (sia pur piccola) raccolta pubblicitaria per i produttori di contenuti. Il tutto naturalmente legato ai contributi per l’editoria: se non vuoi che ti si legga a sbafo, non prendi i soldi. Troppo semplice?

notizie che non lo erano

Dopo tutte le lamentele giornalistiche e non sul fatto che le parti civili avrebbero dovuto pagare le spese processuali per l’assoluzione degli inquisiti per la strage di Piazza della Loggia, una nota di Palazzo Chigi comunica laconicamente che tali spese saranno a carico dello Stato.
La parte più interessante è la seconda metà del comunicato, che cita la «vigente legislazione sulla tutela delle vittime del terrorismo» per cui «in base alla legge 3 agosto 2004, n. 206, e alla direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27 luglio 2007, le vittime e i familiari di eventi stragisti beneficiano dell’assistenza processuale pubblica in “ogni procedimento giurisdizionale”». Questa legge è precedente alla sentenza fotocopia di assoulzione per la strage di Piazza Fontana, che è del 2005: giusto per ricordare agli amici della Stampa di controllare le date prima di scrivere gli articoli.
Ma c’è un ma: l’articolo 10, comma 1 della succitata legge afferma «Nei procedimenti penali, civili, amministrativi e contabili il patrocinio delle vittime di atti di terrorismo e delle stragi di tale matrice o dei superstiti è a totale carico dello Stato.» (grassetto mio). Patrocinio dovrebbe significare “pago gli avvocati”, non “pago le spese processuali”, giusto? e in effetti spulciando il mio blog scopro che sette anni fa avevo scritto le stesse cose.
Insomma, chi è che ciurla nel manico? il governo che dice che doveva farlo per forza, i giornalisti che non si ricordano le cose, o altri ancora?

Carnevale della Matematica #48: GOTO MaddMaths!

Lo sapevate che aprile è il mese della consapevolezza matematica?
Che lo sapeste o no, andate a vedere cosa i blog matematici hanno prodotto il mese scorso: questa volta l’ospite del Carnevale della Matematica è MaddMaths!, e di dati e statistiche (che poi sarebbero il tema di quest’anno) ce ne sono tanti.
A maggio il Carnevale lo ospito io qui, e parleremo di numeri strani… e di tutto il resto come al solito.

Quizzino della domenica: Sequenza

Come scrisse Wittgenstein, chiedere qual è il valore successivo in una sequenza numerica è una domanda senza senso, perché dato un qualsivoglia numero è sempre possibile inventarsi una regola ad hoc che dia come risultato proprio quel numero. Questa però è la teoria: nella pratica la risposta dovrebbe apparire naturale, almeno se i processi mentali del solutore sono sufficientemente simili a quelli del proponente.
Non so se questo sia il caso, ma potete provare a cimentarvi con questa sequenza (infinita). Qual è il termine successivo?
13 – 92 – 78 – 12 – 43 – 72 – 92 – 18 – 76 – ??
(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/mate/problemi/p030.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì)

_Penna, numeri e fantasia_ (libro)

[copertina] Anche questo libro del centro Pristem della Bocconi (Angelo Lissoni (ed.), Penna, numeri e fantasia, Centro Pristem 2011 [feb 1995], pag. 168, € 10, ISBN 978-88-96181-03-4) è una raccolta di 98 problemi dati durante i campionati internazionali di giochi matematici negli anni 1990. I problemi sono di vario tipo, risolvibili più o meno semplicemente: devo dire che nei primi, quelli più semplici almeno in teoria, le soluzioni sono più che altro delle risposte, e quindi danno pochi indizi su come arrivarci: più avanti fortunatamente la situazione migliora. In fin dei conti chi compra libri come questo spesso vuole imparare i trucchi del mestiere!
Per i professori il libro ha un altro vantaggio: ogni problema ha indicato all’inizio quali sono le tecniche matematiche da usare nella sua risoluzione, e l’indice analitico in fondo permette di trovare facilmente i problemi di un certo tipo, che potranno poi essere assegnati come compiti. Peccato per un paio di errori (problemi 76 e 94) che sono sopravvissuti nelle quattro ristampe, e fanno sbagliare la soluzione…

Word e il copincolla

Qualche giorno fa il mio collega Damiano mi scrive segnalandomi che la procedura che avevo preparato in un documento per generare un certo tipo di report non funziona più. Con la saggezza che mi contraddistingue, rispondo “boh”.
La mattina dopo Damiano mi fa “tutto a posto!” Qual era il problema? Il documento è scritto in Microsoft Word™. La procedura lancia da una finestra di comando un programma con alcuni parametri, qualcosa tipo prog -p1 -p2. Bene: copincollando quel comando il carattere “-” veniva convertito mi pare in “ù”, e capirete anche voi che “prog ù1 ù2” potrebbe avere aualche problema teNNico di esecuzione.
Ora io posso capire che tra i mille “aiuti” di Microsoft Word™ ci sia quello che converte automaticamente un trattino povero e ramingo, incastonato tra due spazi, in un en-dash (o un em-dash, adesso non mi ricordo più quale). Ma quel trattino non se ne stava da solo, ma da un lato era bell’e abbarbicato al suo parametro! Perché mai toccarlo, allora, e soprattutto farlo diventare un carattere assolutamente indistinguibile dal trattino standard?
(La risposta “perché Bill Gates vuole così” viene rimandata al mittente)

a volte (troppo spesso) ritornano

Non so se qualcuno si ricorda delle mie peripezie nel vendere la mia vecchia casa torinese e acquistare quella in cui abitiamo ora. I pochi capelli bianchi che ho derivano da quel periodo.
Bene: qualche mese fa mi contatta l’amministratore torinese dicendo che avevo ancora da pagare una barcata di soldi di spese condominiali, e che le raccomandate speditemi erano sempre tornate indietro. Scopro che – mi sa che nel casino me ne ero dimenticato – non avevo segnalato il mio nuovo indirizzo: mi faccio spedire il tutto, vedo che effettivamente per come erano calcolate le spese condominiali non avevo pagato (perché a dicembre 2009 non avevano ancora preparato i bollettini…) quelle da maggio a dicembre, vedo che mi voleva far pagare anche il saldo 2008-09 che avevo già pagato, invio bonifico pro-rata e copia del bonifico fatto a suo tempo, e dimentico la cosa.
Qualche minuto fa mi telefona di nuovo l’amministratore e mi chiede “ma lei ha venduto l’alloggio a dicembre 2009 o 2010?” Io rispondo “2009, perché?” E lui “Perché il nuovo condomino afferma di essere entrato a dicembre 2010 e non vuole pagare quelle rate”.
Io gli ho semplicemente suggerito di farsi mandare copia del rogito. Resta il fatto che mi è ritornata tutta l’incazzatura di due anni e mezzo fa, e quella non me la toglie più nessuno.
(Ah. Volete sapere l’unica parte comica in tutto questo? Il condomino in questione come lavoro fa l’insegnante di matematica)