Primo approccio con la scuola pubblica

Come probabilmente sapete, per due anni ho mandato i miei gemelli al nido aziendale. Sono stato abituato troppo bene, mi sa.
A settembre i due futuri treenni inizieranno la scuola dell’infanzia, quella che ai miei tempi era l’asilo infantile. A marzo ho debitamente compilato le domande online, dopo essere impazzito per ottenere il magico token per l’accesso certificato. A maggio sono andato a formalizzare l’iscrizione, naturalmente di persona perché il magico token per l’accesso certificato non permetteva cose così complicate. Mentre compilavo i moduli, ho chiesto se era possibile che i gemelli restassero nella stessa classe. Naturalmente la richiesta aveva un suo senso: avevamo chiesto alle educatrici del nido, che li hanno visti per due anni in mezzo agli altri bimbi, cosa ritenevano più opportuno e loro ci avevano risposto che i due non sono così attaccati l’un l’altro, e quindi lasciarli insieme non era di nocumento per il loro sviluppo e anzi sarebbe potuto essere un vantaggio (per la serie “faccio da solo ma so che c’è un compagno se mai servisse”). Avrei dovuto immaginare che ci fosse qualcosa che non andava quando la richiesta era stata aggiunta in un foglietto a parte e non inserita nei moduli veri e propri.
Ieri pomeriggio c’è stata la riunione iniziale coi neogenitori. (Non c’entra un tubo: al nido ho sempre visto praticamente tanti papà quante mamme; qui le mamme erano in preponderanza e i pochi babbi erano in genere come accompagnatori delle mamme, tranne io, il nostro vicino di casa e un terzo papà). Danno tutte le spiegazioni burocratiche, e poi dividono i genitori tra le due classi. Solo in questo momento ho scoperto che Cecilia e Jacopo erano stati messi in sezioni diverse. Alla fine della riunione ho chiesto alla dirigente il motivo di questa scelta. Le risposte sono state “perché noi facciamo così”; “ma le educatrici del nido avrebbero potuto avvisarci di questa loro valutazione” (vi ricordo che i bimbi sono andati a un nido aziendale, e anche se la dirigente ha detto “ma loro sanno dove andranno poi i bimbi” permettetemi di dubitare della cosa e soprattutto chiedermi perché mai dovrebbero fare qualcosa); “adesso comunque ci penso e a inizio settembre vi farò sapere la decisione” (che ovviamente si traduce con “non rompetemi le palle”).
Immaginiamo pure che chissà quali esperienze didattiche pregresse abbiano fatto sì che in questa scuola i bambini debbano essere divisi. Bene: quanto sarebbe costato fare una telefonata o inviare un’email mentre preparavano le classi, spiegando il motivo della loro scelta? I nostri recapiti sono indicati ben chiaramente nei moduli di iscrizione, e naturalmente ho lasciato i permessi privacy non essendo io un talebano della riservatezza. Ecco quello che intendo come “primo approccio”. Chissà come peggioreranno le cose.
p.s.: abbiamo la data del colloquio di pre-inserimento per Jacopo (occhei, è la sera del primo giorno del loro inserimento, ma non disquisiamo). Non abbiamo la data del colloquio di pre-inserimento per Cecilia. Sempre per parlare di organizzazione.

Ultimo aggiornamento: 2012-06-12 13:58

10 pensieri su “Primo approccio con la scuola pubblica

  1. mestesso

    Non mi ricordavo che i bimbi erano al nido aziendale. Vabbè invecchio.
    Cmq, tutti i nidi comunali che io conosco fanno la divisione dei gemelli in classi diverse.
    Non voglio entrare nel merito (della bontà o meno) di questa scelta. Ci sono per quanto mi consta motivi pro e contro in egual misura. Dico solo che la moda attuale (in auge da diversi anni per quel che ne so) è questa.
    I nidi privati sono mediamente più piccoli, con meno classi, e fanno quello che i paganti dicono di fare (pro o contro che siano). I nidi aziendali sono più indipendenti.
    Aspetta di vedere la mensa scolastica di Milano Ristorazione e sopra tutto il suo sito, che un giorno si e due no da errore quando vuoi pagare la retta ;-). Aspetto post in merito :-)

  2. .mau.

    @mestesso: io sto lamentandomi per il metodo, non per il merito. Quanto a Milano Ristorazione, sono anni che ne sento parlare male, non potrà essere chissà quanto peggio delle mie infime aspettative.
    (certo che sapere che è impossibile portarsi cibi propri, anche se confezionati, la dice lunga… non è ovviamente un problema di HACCP)

  3. mestesso

    @.mau.: la PA ha un solo metodo, il suo, non necessariamente razionale e poco funzionale in generale.
    Nel mio Polo Didattico i moduli andavano presentati in Via Giacosa. Là c’erano tre signore anzianotte, ed ognuno doveva fare tre volte la fila, una per tavolo. La prima era per ottenere il modulo stesso. La seconda per consegnare la ricevuta di pagamento e parte del modulo, la terza per consegnare il resto del modulo. Il tutto perché le anziane signore non erano in grado di fare altrimenti (capacità di usare il computer zero, responsabilità civile e sorbirsi le inc*****re degli utenti=questo sistema). Non ce l’ho con le signore, sono vittime tanto quanto noi. Ma coi funzionari responsabili sì: ma loro sono al riparo da tutto e non si sporcano le mani, non li vedi e non li puoi menare. E non cambiano da un sindaco ad un altro ;-).
    Mi stupisce che le tue aspettative sulla PA fossero così alte ;-).

  4. Marco B Rossi

    I miei gemelli, che hanno finito ora la prima media, sono stati nella stessa classe fino alla terza elementare. Dalla quarta in poi li abbiamo divisi, ed è stato bene per entrambi.
    Quanto a Milano Ristorazione, ti garantisco che è sicuramente al di sotto delle tue aspettative, per quanto misere queste siano.

  5. laperfidanera

    Ho lavorato per molti anni e fino a 15 anni fa nelle segreterie delle scuole, se nulla è cambiato ne vedrai delle belle…
    Nell’ultima scuola dove ho lavorato c’era una collega che, lungi dal saper usare un computer, non sapeva neppure usare una macchina da scrivere elettrica e…udite udite, aveva bisogno che qualcuno le cambiasse il nastro dell’antica macchina che usava.
    Un altro collega, in altra scuola, era addetto alla compilazione dei certificati di studio, tra cui il famigerato “certificato sostitutivo del diploma”, nato perché i diplomi originali arrivavano dal Ministero anche anni dopo l’esame di Stato, e per iscriversi all’Università occorreva questo “sostitutivo”, in copia UNICA perché non ci si potesse iscrivere in più atenei alla volta: una volta arrivato il papiro del Diploma originale, occorreva fare il cambio alla segreteria dell’Università. Ebbene, quel collega in tutti gli anni di servizio non ha MAI compilato alla prima un “sostitutivo” bensí un generico certificato di diploma (di cui si possono chiedere tutte le copie che si vogliono): agli ex allievi che tornavano a chiedere il sostitutivo perché l’università non aveva accettato l’iscrizione, rispondeva “si è sempre fatto così” (lo stesso rispondeva a me, quando gli chiedevo perché diavolo si comportasse così!). Ti chiederai quanto fosse difficile compilare il certificato giusto: esattamente quanto aggiungere la dicitura che si trattava di copia unica, sostitutiva del diploma originale, da restituire per ottenere il rilascio dello stesso. Difficile, vero?

  6. Barbara

    A suo tempo ho fatto il giro degli asili prima di iscrivere i bambini, andando a parlare* con le direttrici, e ne ho scelto uno dove mi hanno proposto di lasciarli un anno insieme e poi sentire il parere delle maestre. Sulla base di quel parere, non solo hanno finito l’asilo insieme, ma sono rimasti insieme anche alle elementari. Alle medie penseremo l’anno prossimo.

  7. .mau.

    @Barbara: per come sono le cose a Milano, gli asili vicino a casa sono tutti con la stessa dirigente.

  8. Paolo C

    Sulla base dei consigli pediatrici, nonche’ di qualche lettura (es. la valente torre che citavo nei commenti qualche post fa) avrei mandato in classi separate le mie gemelle sin dalla scuola dell’infanzia. Poi pero’ abbiamo scelto un asilo privato con una sola sezione e quindi non se ne e’ fatto nulla. Al pubblico, dove pure erano state ammesse, mi avevano lasciato la facolta’ di scegliere.
    Sulla base dell’esperienza dell’asilo, non abbiamo avuto dubbi sull’opportunita’ di dividerle alle elementari, tant’e’ che il principale criterio di scelta della scuola e’ stato che avesse 2 sezioni con lo stesso orario. La scuola ha comunque lasciato la scelta a noi. Essendosi conclusa la prima elementare, posso dire che abbiamo fatto molto bene.
    Giustamente non puo’ esistere una regola universale. Pero’ posso dire che l'”usanza” attuale di separare i gemelli e’ tutt’altro che infondata.
    La vecchia maniera, quello di crescere i gemelli “come un’unica persona” era solo un’usanza.

  9. Monica

    Nelle scuole statali, credo l’unica cosa sia chiedere e richiedere più volte, finché non trovi almeno UNA persona di buon senso che sappia tener conto di te e dei tuoi gemelli (l’impersonalità del sistema, nelle grandi città, può raggiungere livelli alienanti… finché un essere umano non decide di spezzare il cerchio)
    (sulla burocrazia in Italia, ancora insuperato per me questo passaggio di Asterix:

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