cadreghini e attak

Ieri, sulla versione cartacea della Stampa, una pagina era dedicata a un codicillo del decreto sulla spending review: non verrà rinnovato l’incarico al Commissario straordinario per il terremoto dell’Irpinia (sul Belice non saprei).
Inutile aggiungere che il commissario attuale, ingegner Filippo D’Ambrosio, non è d’accordo e snocciola i dati sull’ottimo risultato della sua gestione, con 60 progetti su 64 terminati e gli altri quattro appaltati in vari lotti e in fase avanzata di terminazione.
Ma allora, se tutto è a posto, a che serve il commissario?

troppi dati

oggi pomeriggio ho tolto la sim dal telefono, l’ho messa su una chiavetta e mi sono connesso per un’oretta. Ho postato una mail di lavoro, ho fatto tre modifiche a wikipedia, ho risposto a un paio di mail personali, ho inserito un post che avevo scritto offline sul Post, verificando l’url di un altro post, e l’ho pubblicizzato su twitter, facebook e g+: qui avevo spulciato il feed di una persona perché mi serviva un link. Non mi sembrava di aver fatto chissaché, eppure alla fine avevo usato 30 MB in download, e quasi altrettanti in upload. Non potrò mai permettermi un piano dati.

Quizzino della domenica: Parquet

Avete un bellissimo pavimento quadrato di lato n×n che volete tassellare con listelli di parquet di dimensioni 1×2, con l’ulteriore regola che i listelli orizzontali devono essere lo stesso numero di quelli verticali, il tutto ovviamente senza tagliare alcun listello. Qui sotto vedete una soluzione per n=8. Per quali valori di n è possibile?
[tassellazione]
(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p046.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì.)

Agosto, blog mio non ti conosco

In queste settimane l’aggiornamento del blog sarà molto erratico, dipendendo da come la mia chiavetta funzionerà e soprattutto da tempo e voglia che mi rimarranno dopo la gestione dei treenni :-)

Il Perdono d’Assisi

Lo so, oggi si dovrebbe parlare della strage di Bologna. Ci sono tanti blog in giro, che probabilmente sapranno erudirvi molto più di me. Io invece parlo di una cosa di cui sapevo l’esistenza, ma non avevo mai considerato attentamente: il Perdono d’Assisi.
Innanzitutto, per i poco versati nelle cose della chiesa cattolica romana, spiego in due parole che cos’è l’indulgenza plenaria. Per i cattolici la confessione rimette i (manda via la colpa dei) peccati, quindi dopo essersi confessato si rientra in grazia di Dio. Ma resta la pena per i peccati commessi: come diceva il buonanima del mio professore di religione al liceo, io ti posso anche perdonare se con una pallonata hai rotto il vetro della finestra del soggiorno, ma il vetro bisogna comunque ricomprarlo. Risultato? Avrai da stare per un po’ in Purgatorio, ad espiare la pena; a fare lavori socialmente utili, diremmo oggi. Bene: l’indulgenza cancella anche la pena, in parte o – se plenaria – tutta. Essendo Dio infinito, per Lui il costo marginale di un vetro nuovo è nullo, e può permettersi di queste cose.
L’indulgenza si può lucrare (notate il termine) per sé stessi o per i defunti, partendo evidentemente dal principio che non siano finiti all’inferno. Storicamente c’erano due modi per ottenerla: facendo un pellegrinaggio in Terra Santo o altri luoghi importanti e soprattutto sganciando un po’ di soldi alla Chiesa, in un do ut des che ricorda pericolosamente il vigile urbano o il finanziere che si prende la mazzetta se non vuoi avere una multa e che fu una delle cause, anche se non quella scatenante, dello scisma Protestante. Ordunque: leggo da Wikipedia che il Perdono d’Assisi, voluto fortemente da san Francesco che andò appositamente dal neoeletto papa Onorio III, fu il primo esempio di delocalizzazione, e soprattutto gratuità pratica, dell’indulgenza plenaria. Certo furono messi dei paletti, tipo la possibilità di ottenerla solo un giorno ogni anno; però è comunque un segno di quella che poi (non) è stata la Grande Riforma Medievale della Chiesa Cattolica. Sicuramente aiutava il fatto che Francesco, a differenza per esempio di Valdo, stava relativamente vicino a Roma. Però…

parità delle multe

stamattina, mentre passavo al baretto vicino all’ufficio per farmi un cappuccino e cercare di svegliarmi, ho notato un’auto dei vigili urbani (pardon, “Polizia Locale”) che stava facendo manovra. La barista mi ha detto che aveva dato un po’ di multe – nulla di strano, visto che ci sono le strisce blu “di prossimità alla metropolitana” e ora al comune mancano gli introiti di Area C.
Essendo io un tipo curioso, quando sono uscito prima di inforcare la bici ho guardato l’importo della multa affibbiata al tipo che ha parcheggiato sul posto disabili (senza specifica indicazione del numero di permesso, per amor di precisione), e ho scoperto che era di 39 euro: esattamente come per una volgare multa per divieto di sosta. Visto cosa si fa per dare pari diritti?
Aggiornamento: (1. agosto) Ho scritto una cazzata. Stamattina ho controllato: sono strisce gialle, c’è un cartello “parcheggio riservato disabili” ma quello è il parcheggio davanti; il posto dove (a questo punto giustamente) è stata comminata la sanzione da 39 euro è un banale carico-e-scarico.

tagli, sempre tagli

Oggi è l’ultimo giorno del nido aziendale per i miei gemelli. Ormai sono grandi, a settembre inizieranno la Scuola dell’Infanzia (non chiamatela scuola materna né tanto meno asilo, se non volete sembrare davvero out). Sarà anche l’ultimo giorno di gestione del nido da parte di Happy Child, visto che – come abbiamo scoperto abbastanza per caso il mese scorso – c’è stata una gara di appalto e l’azienda vincitrice è romana.
Questo significa tutta una serie di cose: innanzitutto che cambieranno le educatrici (le condizioni offerte sono molto peggiorative, con contratti a progetto e il rischio di doversi trasferire nel Lazio), e che l’offerta educativa sarà ridotta. Qualcuno potrebbe obiettare che quest’ultima cosa per bimbi di tre anni al massimo non sia così importante; forse è vero. Ma per esempio quest’inverno c’è stata una settimana in cui quasi tutti i bimbi erano un po’ sversi. Motivo? Un’epidemia di influenza che aveva decimato le educatrici: erano stati chiamati dei rimpiazzi, naturalmente, ma i bimbi si sono accorti che c’era qualcosa di diverso.
Ma soprattutto la cosa è stata gestita da People Caring (la parte di Telecom che si occupa di queste cose) in maniera assolutamente carbonara, senza dire nulla ai genitori. Soprattutto quelli dei bimbi di due anni si sono risentiti, anche perché avevano magari fatto l’iscrizione avendo visto una certa situazione e adesso non hanno più la possibilità di cambiare scelta. La scorsa settimana è stata anche inviata una lettera alle Risorse Umane Telecom segnalando tutte queste cose: risposte non se ne sono ancora viste.
Io capisco tante cose, ma credo che la trasparenza non sia un costo eccessivo: perché non la si usa mai?