_Il teorema dell’Apocalisse_ (libro)

[copertina] A quanto pare, la fantascienza – a meno che non si parli del buonanima di Asimov, e a ondate di Dick – non tira più: resta ancora la fantasy che però nel gruppo Mauri Spagnol è spesso più appannaggio della Salani, e pertanto l’Editrice Nord ha cambiato un po’ il suo catalogo. Fortunatamente, come scrisse Clarke, “ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia” e così è possibile fare una buona approssimazione di hard SF ambientata nel 2011, come in questo libro (Mark Alpert, Il teorema dell’Apocalisse [The Omega Theory], Nord 2011 [2011], pag. 393, € 18,60, ISBN 978-88-429-1856-1, trad. Roberta Zuppet): secondo volume con protagonista David Swift, e il seguito dell’Ultima equazione. Abbiamo il pronipote autistico di Einstein (cose di famiglia!), i computer quantistici, le interruzioni dello spazio-tempo che in realtà è un computer cosmico, il tutto condito con Qabbalah e fondamentalismo religioso di vari tipi.. Ma se proprio dovessi incasellare il libro in una categoria, direi “thriller” se non addirittura spy story: abbiamo i servizi segreti americani e israeliani, gli iraniani, esplosioni atomiche, e soprattutto la caratteristica principale di questo tipo di libri: i personaggi tendono a morire prima o poi… più spesso prima. La traduzione di Roberta Zuppet è scorrevole: il gergo scientifico sembra essere corretto, per quel poco che io riesco a capire.

moriremo porcelli

Spero mi perdoniate se aspetterò le motivazioni prima di commentare la decisione della Consulta di non ammettere i due referendum sulla legge elettorale: c’è già tanta gente che parla a vanvera, non riuscirei nemmeno ad aggiungere rumore. Mi limito a fare una metafora su cosa forse è successo, perché mi piace fare metafore :-)
Come sapete, la legge elettorale attuale (il Porcellum) è scritta come una serie di modifiche alla legge elettorale precedente (il Mattarellum). Insomma è come dire che il legislatore – permettetemi il parolone associato a Calderoli – ha preso una bicicletta, ci ha lavorato un po’ su e l’ha fatta diventare un triciclo. Questo significa che la bicicletta non c’è più, ed eliminare il triciclo (abrogare tutto il Porcellum) ci lascia anche senza bicicletta. Questo per il primo quesito. Per il secondo, che a furia di tagliuzzamenti toglieva una ruota al triciclo per farlo ridiventare una bicicletta, la risposta potrebbe essere “sì, ma se tolgo una ruota al triciclo mica si riesce a stare in equilibrio con l’altra ruota scentrata!”
Detto questo, non è che ci voglia molto a capire la sparata di Tonino Di Pietro contro Napolitano. È esattamente lo stesso modo di fare della Lega: cercare di recuperare consensi con un’opposizione martellante, e si sa che i martelli non sono esattamente strumenti intelligenti. (Per la cronaca, quella dei radicali che votano contro l’arresto di Cosentino è una posizione leggermente diversa: “parlate anche di noi, non importa se siamo maggioranza od opposizione perché tanto è la stessa cosa”).
Ultima sciocchezzuola: non sono state raccolte un milione e duecentomila firme per questi referendum. Sono state raccolte due volte seicentomila firme, che è una cosa un po’ diversa.

e i blog network?

Nei commenti qui mi si chiede che ne penso dei grandi network di blog, tipo Blogosfere (qui trovate la loro pagina “apri il tuo blog”).
Premessa: come sapete, io in effetti scrivo su una specie di blog network, quello del Post. Ci scrivo assolutamente aggratis, Luca Sofri non mi ha mai offerto nemmeno un caffè. E ci scrivo per una ragione ben precisa: volevo parlare di una mia passione (la divulgazione matematica) e volevo farlo in un posto più visibile di questo blog. Il mio guadagno insomma è questo qui: non è monetizzato, ma non mi importa. Del resto non ho obblighi di sorta, scrivo quel che mi pare quando mi pare.
Premessa 2: come forse non sapete, ora che Telecom Italia ha aperto un blog di dipendenti che parlano al mondo io sono uno di quelli che ci scrive su, e collaboro anche alla “redazione”, anche se è una parolona. Di nuovo, non ci guadagno nulla, anzi spesso le discussioni le faccio per telefono dopo essere tornato a casa. (Scrivere lo devo fare per forza a casa: un conto è chiacchierare a ruota libera, cosa che posso fare a spizzichi e bocconi, altro conto è documentarsi e scrivere qualcosa di serio)
Detto questo, io non mi fido affatto di chi scrive «Veniamo subito alla parte economica: offriamo contratti di collaborazione che vengono valutati singolarmente in base alle caratteristiche di ognuno». Per quanto mi riguarda è la stessa cosa degli articoli di giornale pagati a cottimo (poi immagino che la bloggata sarà pagata anche meno…). Sì, siamo meglio delle case editrici che pubblicano esordienti a fronte di un piccolo contributo per le spese editoriali: ma la cosa è sempre uno sfruttamento del pennivendolo, e in questo caso non si può neppure sapere quanto venga sfruttato, il che mi pare ancora meno serio considerando che «L’impegno richiesto è di scrivere un certo numero di post al mese». Se io avessi bisogno di soldi mi cercherei un tipo completamente diverso di lavoro: è poi chiaro che ognuno ha le sue idee e c’è chi pensa “ma tanto scriverei lo stesso, tanto vale guadagnarci su due euro”, ma non credo proprio che il gioco valga la candela né per lui né per tutti gli altri “concorrenti” blogger.

Diritti acquisiti

L’incrocio tra viale Monza e via Bolzano qui a Milano è notoriamente usato per fare inversione a U e tornare verso piazzale Loreto, nonostante la difficoltà intrinseca della manovra e soprattutto il fatto che si vada contromano (via Popoli Uniti, che è dall’altro lato del viale, è infatti senso unico nell’altra direzione). Stamattina stavo arrivando in ufficio, ero in prima fila al semaforo – i vantaggi della bicicletta – e ho notato una macchina dei vigili urbani milanesi stazionare all’angolo. Un Suv si è fermato dall’altro lato, pronto a fare inversione. Il vigile che era al volante (da solo, non so cosa dovesse fare il suo collega) ha suonato un attimo il clacson: niente. Solo quando ha attaccato per qualche secondo la sirena il guidatore del Suv si è reso conto che forse c’era qualcosa che non andava (no, non il cartello che intimava di andare dritto o svoltare a destra: quello era semplicemente parte del panorama), ha visto il vigile che con la mano faceva cenno di andare dritto, ed è proseguito diritto – se non sbaglio, col rosso: ma de minimis non curat lex.
Chissà gli smadonnamenti :-)

Volunia

Qualche tempo fa è comparsa in rete la notizia del futuro lancio di Volunia, un nuovo tipo di motore di ricerca ideato da Massimo Marchiori. Essendo io una personcina curiosa, ho inserito il mio indirizzo e aspettato. La scorsa settimana mi è arrivata notizia che ero stato selezionato tra i Power Users. Bene: ho completato la procedura, e sapete cosa mi è concesso come Power User? Mandare inviti ai miei amici. Fine.
Non sono un tipo che ha sempre fretta: se il sistema è ancora fragile e gli sviluppatori preferiscono aprirlo al minor numero di persone possibile (senza che io faccia parte di tale minore numero) la cosa mi sta benissimo. Se proprio vuoi farti pubblicità, mi mandi una mail dicendo “sì, lo so che siamo in ritardo, ma non preoccuparti: non ci siamo dimenticati di te”. Ma queste tecniche di multilevel marketing mi scocciano davvero…

guadagna coi blogh!

Grazie a Peppe, ho scoperto questa imperdibile offerta di lavoro postata sul FriendFeed (qui uno screenshot, perché non si sa mai cosa può succedere). Copincollo il testo:

Un nuovo network di blog cerca collaboratori, in quasi tutti gli ambiti. Primo mese di prova 0,50 euro a post (max 3 post a settimana per autore), dal secondo mese post e news saranno pagati da 1 a 2,50 euro in base alla qualità e ai temi trattati. Se interessati inviare curriculum, richieste o articoli di prova a [omissis]

Avete letto bene: zeroeuroecinquanta a post (massimo tre la settimana). Non è uno scherzo, a meno che non sia una campagna di trollaggio in grande stile: il tipo in questione ha commentato scrivendo «Scusa ma secondo te i grandi network quanto pagano i loro blogger??? Manda qualche curriculum e poi ti renderai conto di come girano le cose» e «non si scrive solo per soldi… ma anche per passione. Voi che parlate tanto ovviamente avete tanta esperienza nel settore e di sicuro avrete guadagnato migliaia di euro con i vostri post entusiasmanti!».
Io che sono uno scrittore veloce posso buttare giù un post come questo in un quarto d’ora, il che corrisponderebbe a una paga oraria di 2 euro (adesso, ben 4 euro alla fine del periodo di prova). Quando ero giovane c’erano gli annunci per infilare perline nelle collane: credo che il ricavo fosse più o meno lo stesso ma almeno non venivi preso per i fondelli sulla tua “passione”… La cosa che io trovo davvero triste in questo è l’idea che la passione possa essere acquistata per due noccioline. Certo, io scrivo per passione, sia queste sciocchezzuole fatte con la mano sinistra che i post più seri che mi richiedono varie ore per recuperare, interiorizzare e riformulare il materiale. Il costo virtuale di tutto questo è ben superiore a quello che mi potrebbe venire offerto; perché allora dovrei mercificare il tutto? Non metto nemmeno annunci pubblicitari sul blog per la stessa ragione. Ecco: se uno è davvero convinto del suo progetto e crede che sia qualcosa di innovativo – io ne dubito, ma si sa che sono un bastardo dentro – secondo me ha due scelte. O cerca dei capitali esterni e paga seriamente per un lavoro serio, o chiede esplicitamente un supporto gratuito. La mancetta la può lasciare al figlioletto seienne.
Aggiornamento: (13:30) Toh, il tipo ha disabilitato i commenti e cancellato tutti quelli presenti (che nello spirito del Frenfi erano un tipico esempio di presa per i fondelli… eccetto naturalmente i suoi). Fortuna che Stark ha salvato il tutto (e non è stato il solo)…
Aggiornamento: (15:10) Il tipo (dopo aver cancellato del tutto il post…) mi ha scritto. Non posso citarlo, perché me l’ha esplicitamente vietato; mi sono limitato a cancellare i riferimenti al suo nome e indirizzo email nello screenshot perché non sono certo la cosa più importante. Comunque il tipo continua ad essere convinto di aver ragione e che noi ce la prendiamo con i poveretti e non con i Poteri Forti (no, non l’ha scritto così, ve l’ho detto che non posso citarlo…)

Area C

Lunedì prossimo a Milano partirà l’Area C: in pratica, chi entrerà nella parte centrale di Milano, quella delimitata dalla cerchia dei Bastioni, dovrà pagare 5 euro. Finora c’è stato l’Ecopass: l’area era la stessa, ma chi aveva un’auto benzina Euro3 e Euro4, o un diesel Euro4 con filtro antiparticolato non pagava. Peggio, chi abitava all’interno della cerchia dei Bastioni prima era comunque esentato, mentre ora deve pagare anche lui quando rientra: due euro invece che cinque, con 40 ingressi omaggio, ma deve pagare. Il comune di Milano sta martellando di pubblicità tutto il martellabile, mi è arrivata un’email, Anna in qualità di capofamiglia ha ricevuto una lettera, e hanno persino tentato di mettere il comunicato istituzionale su Wikipedia… E la gente che dice?
Tralasciamo le dichiarazioni di Formigoni, che nella sua intelligenza ha sentenziato che «con Area C si discrimina anche chi non inquina»: la cosa è ovviamente voluta e rispecchia il risultato dei referendum consultivi della scorsa primavera. (Poi le macchine più inquinanti non possono proprio più entrare, tra l’altro…). Vediamo invece cos’è successo nell’assemblea della zona 1 (quella centrale), con l’assessore Maran pesantemente contestato. Mettiamo innanzitutto le cose nella loro giusta cornice: storicamente il centro di Milano è la zona che vota più a destra e “casualmente” si scopre che la contestazione è guidata da tale avvocato Roberto Lassini. Vi dice niente il nome? Vi ricordate i manifesti “via le BR dalle procure”? Ecco con chi si ha a che fare.
Detto questo, ci sono indubbiamente alcuni punti che possono giustamente essere migliorati: se qualcuno abita in una via a senso unico che lo costringe a uscire dall’Area C potrebbe forse aver senso un accesso giornaliero gratuito dall’ingresso più vicino (anche se qualcuno mi deve spiegare perché bisognerebbe girare in auto all’interno di un cerchio di un paio di chilometri di diametro pieno di mezzi pubblici). Più corretto – e sono contento che se ne siano accorti da soli – accorciare la fascia per i residenti in centro, anticipando la fine del blocco dalle 19:30 alle 17:30. Se uno lavora fuori dal centro non è detto che gli sia comodo arrivare con i mezzi, ed è giusto permettergli di tornare a casa a un’ora civile. Però quando leggo che qualcuno si lamenta perché «Chi dovrà invece, per recarsi al lavoro, uscire ogni mattina dalla città per far rientro alla sera (o viceversa) sarà tassato. Per un percorso che per alcuni non supera i 500 metri» mi domando se ha idea di quanto ci si metta a percorrere a piedi cinquecento metri. Probabilmente no, il che dimostra che l’automobile fa male.

Burocrazie

Ieri ho fatto una radiografia al torace a Villa Marelli. Sono passato alle 8.50, in cinque minuti ho prenotato per le 13.25, e alle 13.30 ero già fuori. Il mio medico, a cui arrivano direttamente i referti, alle 18 mi ha scritto che va tutto bene e non ho alcun focolaio di polmonite come temeva possibile. Tutto è bene quel che finisce bene? Non proprio. Qualcuno mi deve spiegare perché io debba aspettare cinque giorni (lavorativi) per ritirare il referto. Le stampanti non funzionano? C’è un unico medico in tutta Milano che deve vistare a una a una le lastre e dare il suo responso?