Teresa Mattei

Non ci sono stati solo i Padri Costituenti: nell’Assemblea erano state elette anche ventun donne. Ieri ci ha lasciato l’ultima ancora in vita, Teresa Mattei: una comunista pura e dura, tanto che nel 1955 fu espulsa dal partito “perché contraria allo stalinismo e alla linea togliattiana” (occhei, la mia definizione di “comunista” è diversa da quella dei “fedeli alla linea”, oltre che naturalmente da quella di B.)
Non sapevo fosse stata lei a proporre la mimosa per la festa della donna, anche se sapevo che era stato scelto perché “fiore povero ed endemico” (diteglielo a quelli che te lo vendono a caro prezzo), al posto della violetta. Vabbè, non glielo conto contro di lei. Non sapevo nemmeno che avesse collaborato con Bruno Munari – trovate tutto sull’articolo di Repubblica. Stamattina ho sentito un’intervista che aveva dato nel 2006, ai tempi della famosa tentata riforma costituzionale di Lorenzago: non le mandava certo a dire a quei quattro tipi che in un weekend im montagna osavano riscrivere la costituzione…
Per la cronaca, restano solo due Padri Costituenti in vita: il divo Giulio (che però mi sa se la passi parecchio male, non ci credo che nessuno se lo fili più) ed Emilio Colombo che è la dimostrazione vivente delle proprietà terapeutiche della coca :-)

ψ day

Ho appena scoperto da Math Munch che oggi è lo ψ Day! E che numero è ψ, vi chiederete voi? Semplice: è la costante di Fibonacci reciproca, data dalla somma degli inversi dei numeri di Fibonacci:

ψ = 1/1 + 1/1 + 1/2 + 1/3 + 1/5 + 1/8 + …

Il numero è circa uguale a 3,35988…; visto che questo è il terzo mese e nella giornata odierna abbiamo toccato il 35,988% del mese (un po’ prima delle 4 del mattino: ecco perché Jacopo stanotte si era svegliato a quell’ora reclamando ad alta voce dell’acqua!) il giorno è stato dedicato a questo numero elusivo. Pensate che solo nel 1989 è stato dimostrato che è irrazionale.
Prima o poi mi deciderò a inventare un calendario di giorni matematici, mi sa :-)

niente probabilità bayesiana, siamo inglesi

Per una volta non punto il dito contro gli italiani; la storia che vi racconto, presa da qui, riguarda un tribunale inglese. In un processo d’appello, gli avvocati dell’imputato, tra le altre cose, rigettarono le conclusioni del giudice di primo grado, che stabilì che un incendio era divampato a causa di un mozzicone di sigaretta: per il giudice la causa era sì improbabile, ma molto meno improbabile delle altre cause possibili. L’appello è stato rigettato per altri motivi, ma il giudice di secondo grado non ha ritenuto ammissibile quanto indicato dal suo collega: cito in particolare una frase incriminata.

«A volte il “bilancio di probabilità” standard è espresso matematicamente come “50% e più di probabilità”, ma questo può portare con sé il pericolo di pseudo-matematica, come l’argomento ha dimostrato in questo caso. Nel giudicare se le ragioni per credere a una derivazione particolare di un evento sono più probabili che le ragioni per non crederlo, il processo non è scientifico (anche se può ovviamente comprendere una valutazione di prove scientifiche); esprimere in termini percentuali la probabilità che un evento sia successo è illusorio.»

David Spiegelhalter, che ha scritto quel post, ha spiegato il concetto che sta dietro a quell’affermazione in poche parole: «Io insegno l’approccio bayesiano agli studenti postdoc che frequentano il mio corso a Cambridge ‘Statistica bayesiana applicata’, e così ora dovrò dire loro che tutta la filosofia dietro il mio corso è stata dichiarata illegale da una Corte d’Appello. Spero che non gli dispiaccia.»
L’approccio bayesiano non è in effetti semplicissimo da capire, soprattutto se uno si trova davanti la formulaccia relativa; prima o poi mi dovrò decidere a spiegarlo in maniera magari non formalmente corretta ma più comprensiile. In due parole, però, il tutto si riduce a partire da una stima e applicare l’evidenza dei fatti per togliere i casi che con la nuova conoscenza si dimostra essere impossibili; esattamente quanto è stato definito “illusorio” dal giudice in questione. Io mi diletto a parlare di temi legali, ma poi accetto le spiegazioni di chi di quei temi è esperto; perché un giudice non può fare lo stesso?

_The Elements of Style_ (libro)

[copertina] Nella quarta di copertina (o era nell’introduzione) di questo libro (William Strunk Jr. e E. B. White, <a href="The Elements of Style, Longman 1999, pag. 109, Lst 8,99, ISBN 978-0-205-31342-6) c’è scritto che è l’unico manuale di scrittura che è entrato nei bestseller in lingua inglese. Sicuramente il libro ha la sua voce sulla Wikipedia in inglese, dove in effetti raccontano che le varie edizioni hanno venduto complessivamente dieci milioni di copie.
Vantaggi: il testo è breve, poco più di cento pagine. Svantaggi: il testo è naturalmente scritto per gli anglofoni, e alcune delle regole sono inutili per chi non deve scrivere nella lingua di Albione. Poi ci sono anche i linguisti che si lamentano perché il testo è troppo prescrittivista, ma questo non ci interessa più di tanto. La terza parte, quella sullo stile di scrittura (e che non faceva parte del testo originale…) è probabilmente la parte meno utile, nel senso che tanto vale andare a cercare qualche libro che tratti apposta il tema. Quella che a mio giudizio vale di più è soprattutto la seconda parte, sull'(ab)uso di certi stilemi che spesso si replicano pari pari in italiano; ma anche nelle regolette della prima parte ce ne sono molte che non sono tanto legate a una specifica lingua ma proprio allo stile di scrittura, come “evita le negazioni per quanto possibile” oppure “non essere generico”.
Insomma il libro non sarà la panacea per imparare a scrivere, ma è comunque utile.

Città della Scienza

In questi giorni non ho parlato del rogo alla Città della Scienza. Non certo perché la cosa non mi abbia toccato, o perché avessi cose più importanti da dire (e quando mai?), quanto piuttosto perché volevo parlare a bocce ferme.
Alla fine però mi ha preceduto Peppe. Invece che piangere per quello che è successo adesso, perché non piangere per i dipendenti senza stipendi da quasi un anno, per i pacchi di debiti, per tutta la gestione fallimentare? Il rogo è un simbolo, ma fermarsi ad esso significa guardare il dito e non la luna; nascondersi dietro la camorra o chissà che altro invece che pensare seriamente che queste attività costano e non hanno nessun ritorno visibile (se fatte bene hanno un bellissimo ritorno, ma appunto non lo si vede).
Ricostruire la Città della Scienza non significherà nulla, se non si ricostruisce anche l’ambiente che permetta di farla fruttare.

Wikipedia e i complotti

Oggi il Corsera riporta un’intervista a Luigi Zingales, co-fondatore di Fare per Fermare il Declino. Zingales parla dello sputtanamento pubblico di Oscar Giannino, e accenna anche a Wikipedia:

Il fatto che in due dall’Italia facessero ricerche su Giannino alla sua università non l’ha insospettita?
«Sul momento sì. Ho cercato di capire chi fossero. Il primo è un giornalista, Alex D’Agosta, collaboratore del Sole 24 Ore nel settore auto. L’altro è un ingegnere appassionato di Wikipedia e questa storia dimostra che Wikipedia è meravigliosa: due fazioni si combattevano sul web sul master di Giannino e entrambi volevano sapere la verità. Poi se qualcun altro da dietro ha mosso Wikipedia non so, ma mi parrebbe una cosa da servizi segreti. Improbabile».

Come i miei ventun lettori ben sanno, negare esplicitamente una cosa che non è stata chiesta è un artificio retorico per mettere la pulce nell’orecchio all’interlocutore. Proviamo a fare un rapido controllo in stile occamistico, e vediamo quanto è probabile che “qualcun altro da dietro ha mosso Wikipedia”. Eccomi qua, uomo o donna dei Poteri Forti, che sta disperatamente cercando un modo per fermare l’inarrestabile ascesa di FFiD. Finalmente ho le prove che il master di Giannino non è mai esistito: però i miei Poteri non sono così forti da intortare un giornalista di un grande quotidiano, e quindi mi rivolgo a Wikipedia dove tanto tutti possono scrivere. O magari il problema è diverso: i miei Poteri non riescono a trovare le prove, e allora vado a sfruttare i wikipediani, che saranno sempliciotti ma quando si lanciano su una pista non la mollano più. Seriamente: vi paiono scenari possibili?
Come avevo scritto su Voices, non è così strano che all’interno di Wikipedia ci siano fazioni che lottano per imporre una loro visione; la perfezione non è di questo mondo. Ma nel caso in questione non stiamo parlando di visioni, quanto di fatti documentati; tanto che una volta che si è avuta la certezza che il master non esisteva la discussione è terminata. Allora, perché tirare in ballo i servizi segreti? Solo per non perdere l’abitudine?

Dal Corriere della Sera

[anno]

«Cominciano e finiscono all’attacco per quello che sono, con quello che *anno.»

Questo è il quotidiano più venduto in Italia (e non venitemi a dire “ma tanto è la pagina dello sport, bisogna adeguarsi”)