Stanotte (quasi stamattina, a dire il vero) ho sognato che non so perché ma parlavo con beppegrillo(tm). Non erano cose che riguardavano M5S, se ben ricordo erano sì “politiche” ma di massimi sistemi. La cosa più strana però era che il vate di Sant’Ilario era insolitamente tranquillo, si stava proprio chiacchierando amabilmente.
Mi sono svegliato un minuto prima che la sveglia non suonasse (non so perché, ma segnava le due del mattino. Dovrò chiedere a Jacopo cosa fa con quella sveglia). Ci dev’essere una logica in tutto ciò, ma mi sfugge.
Ma non basta Google?
Leggo da Mazzetta dell’appello dell’Istituto Centrale per il Catalogo Unico delle Biblioteche italiane e per le Informazioni bibliografiche (www.iccu.sbn.it), che non dispone più dei finanziamenti necessari alla gestione del Servizio Bibliotecario Nazionale (SBN). L’appello lo trovate qua: ai miei ventun lettori non penso sia necessario spiegare cos’è l’OPAC-SBN, ma forse questo post può essere letto da qualcun altro, e quindi due parole sono utili.
In Italia ci sono tante biblioteche. Non tutte hanno naturalmente gli stessi libri, non foss’altro che perché non avremmo spazio a sufficienza; quindi ognuna di esse deve fare un qualche tipo di scelta, che dipende dal pubblico della biblioteca stessa. Quando ero ragazzo io, ogni biblioteca aveva i suoi schedari: file di cassetti con una scheda scritta a macchina per libro, ordinate per autore e per classificazione Dewey. È poi nato uno standard che si chiama OPAC (On-line Public Access Catalogue), che fa la stessa cosa, anzi meglio, in elettronico; e man mano che le biblioteche convertivano in elettronico i loro cataloghi hanno anche pensato di metterli insieme, come per esempio hanno fatto le biblioteche lombarde. Migliaia di biblioteche in tutta Italia si sono poi accordate per fare un gigantesco catalogo elettronico unico: ora è possibile scoprire in quali biblioteche d’Italia si trova il libro che si sta cercando, e se si è fortunati anche ottenerlo con il prestito interbibliotecario. Quando si parla di possibilità di diffondere la cultura, l’OPAC-SBN è insomma uno strumento preziosissimo.
Tutto questo però non funziona da solo: occorrono persone che mantengano l’OPAC, e servono tra l’altro competenze non esattamente banali – e non automatizzabili – per fare un lavoro che sia utile per chi i libri li cerca. Detto in altri termini, non basta prendere Google e dirgli “toh, indicizzami questo”. Non servono tantissimi soldi: le macchine non devono essere supercomputer e anche il software è standard. Però bisogna pagare gli stipendi a chi queste cose le gestisce in pratica, e con gli ultimi tagli al Mibac soldi per loro non ce n’è più. Il guaio è che una biblioteca si vede, ed è facile spiegare cosa succede se non ci sono soldi; un OPAC non si vede, e quindi spiegarlo è più difficile. Iniziamo a parlarne un po’ tutti?
Aggiornamento: (h 20) Sembra che l’allarme stia rientrando almeno in parte, si veda qui.
Informatica dilettevole e curiosa
Io ve lo dico adesso, così non potete dire che non lo sapevate. Mercoledì 29 alle 16 sarò a Informatica qui a Milano (in via Comelico) a tenere un seminario dal titolo come questo titolo. Il seminario è pubblico: sapevatelo :-)
Aggiornamento: le slide annotate del seminario le trovate qui.
Quizzino della domenica: Divinazione
Lo scorso mese ho incontrato per caso una vecchia conoscenza con cui avevo perso i contatti dai tempi dell’università. Chiacchierando, abbiamo scoperto tra l’altro che ci siamo sposati lo stesso giorno, anche se a cinque anni di distanza. Mi ha poi presentato sua figlia, una bimba carina che aveva appena compiuto sette anni. Le ho chiesto “Ciao! Come ti chiami?” e lei mi ha risposto “Alessandra”. “Ah”, replico io, “come la tua mamma!”
Come ho fatto a esserne così certo? Non ci eravamo più sentiti da anni, ben prima anche del suo fidanzamento, e non avevo nemmeno avuto sue notizie da conoscenti comuni.
(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p102.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì)
_Linee tranviarie a Torino_ (libro)
Ognuno di noi ha i suoi interessi, più o meno inconfessabili. Tra le molteplici cose che mi piacciono ci sono le linee tranviarie: essere nato e cresciuto a Torino ed essermi poi trasferito a Milano, due città che nonostante tutto hanno mantenuto una rete abbastanza capillare, probabilmente ha favorito questa mia mania. Se poi aggiungete la mia mania classificatoria, comprenderete senza dubbio quanto io abbia apprezzato questa opera (Antonio Accattatis, Linee tranviarie a Torino : l’evoluzione della rete tranviaria cittadina dalla Sbt al GTT, Phasar edizioni 2007, pag. 236, ISBN 9788885068384).
Accattatis ha raccolto e ordinato tutte le informazioni possibili sull’evoluzione della rete tranviaria di Torino: per dire, in un’appendice vengono persino indicate soppressioni e riparazioni dovute ai bombardamenti alleati nella seconda guerra mondiale. Il libro è diviso in tre parti: la prima tratta del periodo fino agli anni 1920 in cui c’erano ben tre concessionarie, ciascuna con i propri binari che correvano in vie assolutamente improbabili; la seconda racconta della nascita dell’Atm e dell’evoluzione (e successiva involuzione…) della rete fino alla famigerata rivoluzione del 1982, quella per cui si diceva che l’assessor Rolando avesse scoperto che la linea più breve tra due punti fosse il gomitolo; la terza parla della rete a griglia con le modifiche successive fino al 2007, data di pubblicazione del libro. Nella seconda parte si racconta anche delle tranvie intercomunali, che ebbero una vita piuttosto effimera ma lasciarono tracce durature (come mai per esempio i binari in corso Francia erano posizionati su un solo lato della carreggiata?)
Una caratteristica positiva del libro è la visione di insieme, associata poi ad alcune minuzie davvero curiose: per esempio tra le due guerre c’erano vari capolinea “a cappello di prete” dove il tram faceva un piccolo tratto in retromarcia per riposizionarsi, ma con il vantaggio di occupare molta meno sede stradale. L’unico appunto che farei è la mancanza di cartine cittadine per mostrare la rete in momenti topici della storia di Torino, per esempio prima del taglio del 1966. Mi sa che non si può pretendere proprio tutto.
l’abitudine alla lettura
All’asilo i bimbi hanno una bibliotechina, e una volta alla settimana (il martedì per Jacopo, il giovedì per Cecilia) prendono in prestito un libro. Naturalmente, visto che non sanno leggere, si suppone che il libro venga letto dai genitori. Ancora più naturalmente i libri non sono intonsi: è meglio non sappiate quante volte ho dovuto prendere lo scotch magico per rimettere a posto le pagine strappate dal duo, e vi garantisco che non sono l’unico a farlo.
Bene: ieri Cecilia ha portato il suo libro, e ieri sera Anna gliel’ha letto, con qualche difficoltà. La difficoltà è stata chiara alla fine: le pagine del libro erano state separate da qualche altro bimbo, il cui genitore le ha riattaccate con lo scotch… a caso. Occhei, non erano rovesciate, ma erano nell’ordine inverso, come se fosse un manga.
due miliardi di noccioline
Avendo avuto la pessima idea di aprire la homepage del sito di beppegrillo(tm) per la notiziola precedente, mi è saltato l’occhio sulla colonna di destra, con questo post di “M5S Senato” che inizia scrivendo «Il ministro Delrio vuole abolire le province. Farlo è molto semplice: il M5S ha già depositato una proposta di legge costituzionale alla Camera per abolirle.»
Ora, sono andato a fare una ricerca sul sito del Senato, per “leggi costituzionali proposte dal M5S, Camera o Senato” e la risposta è stata “nessun documento”. Ho trovato solo questa proposta di emendamento al DEF, dove i pentastellati scrivono «impegna il governo [omissis] ad adottare un’efficace riduzione dei costi della politica, comprimendo i livelli di Governo adoperandosi, nei limiti delle proprie competenze, affinchè si proceda all’abolizione costituzionale delle province», che non è esattamente la stessa cosa. Ma si sa che i poverini non sono esperti e stanno passando le notti a studiare: magari prima o poi capiranno la differenza. (Ah: il fatto che “affinché” abbia un accento grave e non acuto non è necessariamente loro imputabile). Ma non è di questo che volevo parlare.
Alla fine del post, “M5S Senato” ci spiega che «Abolire le Province porterebbe ad un risparmio annuo di oltre 2 miliardi di euro», però non ci spiega esattamente come, visto che «le competenze ed il personale andrebbero distribuiti a Regioni e Comuni» mentre «Verrebbe invece tagliato il personale politico che fa aumentare la spesa pubblica alimentando la partitocrazia.» Diciamo quindi che gli oltre due miliardi di euro sono legati al personale politico? A cinquantamila euro a cranio[*] fanno quattrocento persone per provincia (comprese Fermo e Ogliastra). Sono certo che “M5S Senato” ha pronta la lista di proscrizione: considerando che il blog di beppegrillo(tm) è (anche) cosa loro, sarebbero così gentili da pubblicare le liste? non c’è bisogno di nomi e cognomi, bastano l’affiliazione politica e il loro compenso.
[*] visto che non stiamo parlando di tangenti, i soldi che tornano come tasse allo stato non devono essere contati nel totale dei risparmi, visto che al momento sono una partita di giro.
Gabibbi d’Italia
beppegrillo(tm) ci ha messo quattro giorni, ma alla fine il suo post razzista l’ha scritto. Eppure non ci sarebbe voluto poi molto: sarebbe bastato ricordare quanti Kabobo sono nati in Italia da genitori italiani, con la pelle del colore giusto, ma risultano comunque invisibili finché non prendono una piccozza e vanno ad ammazzare gente. Ma sicuramente in quei casi la colpa è di altri.