Il nome di Giusi La Ganga dovrebbe essere ben noto ai miei coetanei, soprattutto se piemontesi. Esponente socialista nei ruggenti anni craxiani, patteggiate un po’ di pene per tangenti è tornato a fare politica e ora, stante un paio di dimissioni, è entrato in consiglio comunale torinese come primo dei non eletti del PD. Premesso che, nonostante quanto si potrebbe evincere dal Fatto, il M5S non ha “votato contro” ma è uscito dall’aula al momento della validazione della sua nomina – anche perché votare contro un atto formale sarebbe stata un’idiozia – la polemica su Facebook continua qua e qua.
Il mio pensiero è che una persona che è stata condannata per reati contro la cosa pubblica dovrebbe essere interdetta dai pubblici uffici. Sì, preferisco un omicida. Detto questo, ci sono state 765 persone che hanno esplicitamente scritto “La Ganga” su una scheda elettorale: ognuno può farsi un giudizio su di loro, e già che ci siamo sul PD che l’ha candidato sapendo bene pro e contro, ma il diritto è dalla sua parte. Ma il mio pensiero è anche che l’unico modo per evitare futuri La Ganga è cambiare il codice penale in modo che in futuro (la legge mica può essere retroattiva) certi reati avbiano pene accessorie più severe. Mettersi a polemizzare su cosa è successo ora è solo demagogico, fare presente che nel 2007 M5S ha presentato un’iniziativa di legge popolare che non è mai stata discussa è ancora più demagogico quando ora ci sono quasi duecento Cittadini in Parlamento che possono presentare un ddl fotocopia di quell’iniziativa e non lo fanno. Certo, non mi stupirei che anche il ddl non venisse poi calendarizzato: ma se non ci si prova, tutto il resto sono chiacchiere, cosa su cui a quanto pare M5S è bravo esattamente come gli altri partiti in parlamento.
(ps: ho scoperto che La Ganga è nato il mio stesso giorno dell’anno. Potete sbizzarrirvi con gli oroscopi)
ritardi istituzionalizzati
Il mio amico Luciano ha postato questa foto di un biglietto del cinema che ha acquistato.
A parte che non sapevo che un biglietto costasse dieci euro – ma magari è perché Springsteen & I è stato un evento di un singolo giorno – quello che mi ha lasciato basito è la scritta in piccolo in fondo al biglietto: “il film inizia circa 25 minuti dopo l’orario di proiezione comunicato”.
Lo so perfino io che al cinema ci vado ben poco: gli UCI Cinemas hanno una quantità spropositata di pubblicità, e infatti tendo a evitarli come la peste. So anche che l'”orario di inizio” è in realtà l’orario di inizio della pubblicità. Ma vedere l’istituzionalizzazione di quasi mezz’ora di pubblicità – faccio notare che quella scritta non è stampata sul momento, ma fa parte del biglietto – mi ha lasciato davvero basito. Ma cosa succede se uno compra il biglietto e arriva venti minuti dopo il cosiddetto orario di inizio? Immagino che al botteghino non ti vendano più il biglietto, ma se paghi il pizzo dell’online non possano impedirti di entrare, nel qual caso possiamo considerare l’euro di prevendita il costo del tuo voler evitare la pubblicità. Qualcuno ne sa qualcosa di più?
ascensori pigri
Non so se sia a causa del fatto che il palazzo del mio nuovo ufficio sono in realtà due palazzi adiacenti, ma rispetto al singolo ascensore della vecchia sede qui ne abbiamo una pletora: mi pare di averne contati otto, con pertanto un’ampia scelta.
Stamattina ho preso uno dei due più vicini al mio open space per scendere a prendere un caffè. Schiaccio il pulsante -1, questo si accende ma si spegne non appena tolgo il dito: l’ascensore, inutile dirlo, non si muove. Ci riprovo un paio di volte: nulla. Essendo io un empirista nato (e mio figlio deve avere preso da me), schiaccio il pulsante 0: l’ascensore parte tranquillamente e mi porta al piano terra, rifiutandosi però di scendere ancora manco fosse prodotto dalla Syrius Cybernetic Corporation. L’ultimo piano me lo sono fatto a piedi e ho poi preso un altro ascensore per risalire, ma mi chiedo perché solo quel piano era verboten…
pari o dispari?
Quei fuori di zucca di Science4Fun hanno pubblicato un nuovo videoaperitivo matematico, questa volta sul “pari o dispari” (noto anche come BimBumBam, almeno per noi torinesi).
Potete partire dal loro sito, dove c’è il collegamento al video YouTube e alla spiegazione di cosa si può provare a fare per cercare di migliorare le probabilità di vittoria. La cosa interessante è per l’appunto notare la differenza tra l’approccio teorico (il gioco è assolutamente equo) e quello pratico (la gente tende a non scegliere un numero davvero a caso, e sfruttando questo fatto si potrebbe avere un leggero vantaggio)
In effetti, uno dei problemi :-) con la matematica è che le formule sono indubbiamente corrette se non si sono fatti degli errori di calcolo, ma non è detto che il modello matematico si possa applicare all’esempio pratico. Nel nostro caso, è vero che pari e dispari possono presentarsi esattamente nello stesso numero di modi, ma per dedurre che la probabilità è la stessa dobbiamo presumere che tutti i valori vengano giocati con la stessa probabilità, cosa in cui noi umani non siamo esperti – ne parlavo anche sul Post un paio di anni fa. Insomma, quando la matematica incontra la vita reale il gioco si fa duro!
Quizzino della domenica: Quadrati e cifre
Esistono numeri quadrati che terminano con un numero a piacere di zeri: per esempio, 1002=10000 e 10002=1000000: non consideriamoli perché sennò non ci si diverte. Esistono però anche numeri quadrati che terminano con un certo numero di cifre consecutive (diverse da zero) uguali: per esempio 122=144 termina con due 4. Esiste un numero massimo di cifre consecutive finali possibili. Qual è questo numero, e qual è il più piccolo quadrato con questo numero di cifre consecutive finali possibili? Per esempio, il numero potrebbe essere 5, e il quadrato più piccolo con cinque cifre consecutive finali essere 314155555; peccato che quel numero non sia un quadrato.
(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p111.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema tratto da Henry Dudeney, 536 Puzzles and Curious Problems (n. 104).)
_Le ferrovie_ (libro)
Una decina di anni fa avevo letto la prima edizione di questo libro, e il mio unico cruccio era che il testo era tirato via piuttosto in fretta per quanto riguardava la storia a partire dal secondo dopoguerra. Beh, in questa terza edizione (Stefano Maggi, Le ferrovie, Il Mulino 20133, pag. 226, € 14, ISBN 9788815241771) sono stato accontentato :-), probabilmente perché non ero il solo a essere rimasto un po’ deluso.
Ora che quanche cartina in più c’è – ma è anche vero che per le linee ferroviarie Wikipedia è la vostra amica – è più chiaro notare come la scelta di sussidiare il trasporto su gomma in sostituzione, e non in completamento, di quello su ferro sia stata deleteria; e che la “liberalizzazione” ferroviaria dell’ultimo decennio è stata sostanzialmente un fallimento perché il costo del materiale rotabile è troppo elevato per fare entrare nuovi partner in un mercato in perdita strutturale (altra cosa sono le linee ad alta velocità). Tornando al passato, la parte relativa alle ferrovie preunitarie è pure importante, perché fa capire come certi percorsi fossero nati per caso (e male, vedi la Porrettana: d’accordo che passare gli Appennini non era banale, ma una ferrovia a quote troppo elevate era preoccupante.
Maggi continua ad amare il treno: forse fin troppo, perché ha un po’ glissato sui costi dell’Alta velocità. Però ha la capacità di mostrare le cose in modo non standard, permettendo di vedere le ferrovie nel più ampio quadro della storia italiana; la lettura è caldamente consigliata, insomma.
curiosità linguistiche
GDO cinese
Ieri sulla buca delle lettere (anzi, sul porta-pubblicità di condominio, quello che in genere usiamo per buttare via la pubblicità nella buca delle lettere sempre che qualche anima pietosa butti poi via tutto insieme) mi sono trovato un volantino che segnalava una NUOVA APERTURA, con GRANDE INAUGURAZIONE MARTEDI’ 23 LUGLIO 2013 ORE 10:30, di un centro commerciale (loro lo chiamano “centro per lo shopping! oltre 21 negozi”) Nome? IPERHU.
Sì, è un centro commerciale cinese (“the Oriental Mall”, c’è anche scritto) in piena Chinatown: via Paolo Sarpi angolo via Rosmini, dove prima c’era la Standa e poi c’è stato un outlet Oviesse. A parte che sono tre km da casa mia, che è una distanza discreta per luoghi dove in macchina non ci arrivi, ed è quindi strano che facciano pubblicità sin lì, tra le offerte di apertura ci sono anche prodotti di marca, dalla Nivea al WCNet, cosa che mi perplime ancora di più. Mah…
p.s.: sono indicati due indirizzi email, ma nessun sito web.