la password persa

Ieri mattina mi è stato dato un link di condivisione a un documento GDrive, ma non al mio solito indirizzo email bensì a quello che uso per le cose di Wikipedia (wikimau, sai che fantasia). Quando dopo un po’ ho capito perché non riuscivo a editare il documento, ho pensato “nema problema, cambio account”. E ho scoperto che non mi ricordavo più la password di quell’account; password che era identica a quella del mio account principale prima che cambiassi (almeno due volte) quest’ultima. In realtà non so se mi ero mai connesso a quell’account dopo la creazione: avevo infatti settato le mail perché arrivassero al mio principale, e da lì potevo rispondere come wikimau.
Bene, mi dico, facciamoci rimandare la password. Peccato che quella casella fosse così arcaica che non avevo messo il mio numero di telefonino per farmela inviare. Peccato che l’opzione “manda la password all’email di sicurezza” rimandasse a m**@s******.com: m** era sicuramente mau, ma s****** mi era ignoto. Faccio tutto il giro dell’interrogatorio di terzo grado: so rispondere alla domanda da me prestabilita (la risposta è sempre la stessa), ma devo aver sbagliato qualcos’altro, perché mi sbertuccia. Nel frattempo ricordo cos’è s******.com: è spambob.com, che non esiste più da una vita.
Cerco disperatamente di capire se ci sia un modo per contattare Google – in fin dei conti basta che mi mandino la password al mio indirizzo wikimau e la posso leggere, no? – ma non trovo nulla di nulla. Sto per darmi per vinto, quando all’improvviso mi rammento qual era la password: la digito e finalmente entro, scoprendo che non la toccavo da soli sette anni.
Morale: ricordatevi le password :-) (sì, ho rimesso a posto tutte le password di queste email ausiliarie, e già che c’ero verificato che il telefono fosse indicato. Mi sono arrivati tanti di quegli sms…

Che hanno fatto di male?

Ieri sera, tornato a casa, ho perfidamente chiesto ai miei quattrenni “allora, avete mangiato tutto a pranzo a scuola?” Jacopo, sfrontato come al solito, ha replicato “io non ho mangiato niente!” “Nemmeno la banana?”, commento io: “la banana sì!”. Cecilia, incredibilmente, mi ha detto che aveva mangiato un cucchiaio di pasta (grano saraceno con crema di zucca e zucchine) e tutto il “formaggio” (insalata di tofu: immagino che la salsa di soia, che a lei piace, sia stata sufficiente per non accorgersi di quello che le era stato propinato).
Sì: ieri, in occasione della Giornata mondiale vegetariana – ne parlavo qui – MilanoRistorazione ha deciso di fare un menù vegano. Sì, vegano, nemmeno vegetariano. Ecco il loro reboante comunicato stampa, da cui potete anche scaricarvi il volantino; scoprirete così che ci sarà un menù mediorientale, uno per celiaci, uno siciliano e uno greco. Il tutto “per far conoscere gli stili alimentari”: chissà perché manca allora un menu carnivoro fatto seriamente (gli hamburger con le patate fritte non valgono)…

secessione sarda?

[Casteddu?] Stamattina i miei colleghi hanno notato come la cartina della Sardegna di Google Maps fosse scritta in… sardo, come potete vedere. “Casteddu” è Cagliari, se non l’aveste capito (io non l’avevo capito, per esempio). Se cliccate sulla miniatura avete un’immagine più completa dell'”Isola di Sardegna”.
Non so se sia un problema della nostra connessione dati o una scelta generale, però ammetterete che è piuttosto buffa; e soprattutto penso che gli amici legaioli potrebbero arrabbiarsi molto di questa localizzazione che non ha toccato le belle valli bergamasche!

Spezziamo il monopolio di Repubblica!

E così papa Francesco ha telefonato a Eugenio Scalfari, gli ha detto che aveva voglia di vederlo per parlare un po’ (“lunedì non posso, mercoledì nemmeno… le va bene martedì?”) e ovviamente Repubblica ha le sue tante pagine dedicate alla chiacchierata tra i due. Immagino la gioia di quelli del Corsera, che ormai non sanno più a che santo votarsi.
Ma parliamo seriamente. La scelta di Bergoglio è sicuramente dirompente, ma si basa su una logica ineccepibile (e qui vediamo l’influenza gesuitica…) e a posteriori perfettamente chiara: questo è il modo più semplice per parlare alla gente. Non sto per nulla pensando alla parabola della pecorella smarrita: sono convinto che questo papa sia onesto quando afferma di non voler convertire nessuno, perché sa bene che non si può far convertire nessuno: è la singola persona che decide in piena libertà cosa farà. Ma questo significa che occorre trovare un modo per presentare il pensiero cattolico alle persone. E questo modo non può essere un’enciclica, che è l’equivalente di un discorso programmatico: importantissimo, serve a indicare la linea, ma è per pochi. Il modo più efficace è un’intervista, dove può parlare con un linguaggio più semplice – e probabilmente il fatto che l’italiano non sia la sua lingua madre aiuta. Così c’è stata la prima intervista “in casa”, a Civiltà Cattolica che poi l’ha subito resa disponibile gratuitamente a tutti (vedi anche questo status Facebook di padre Antonio Spadaro). Ma di nuovo il “tutti” qui è comunque da leggere come “tutti i cattolici”, anzi nemmeno tutti: quelli che vanno a messa giusto una volta l’anno non vengono attirati. Il passo successivo è giocoforza cercare un grande quotidiano non cattolico: non che in Italia si legga così tanto, ma un po’ di passaparola c’è già. E se leggete il testo vi accorgerete di come Francesco non solo fa (anche) teologia, ma soprattutto la fa in modo completamente diverso da quello che ci si aspettava da un papa; in un certo senso fa il divulgatore teologico, il che dovrebbe essere una bella cosa per chiunque, cattolico, cristiano, religioso o ateo. La scommessa di Bergoglio è per me chiara, come dicevo: riformare la struttura della Chiesa dall’interno, ma anche spiegare alla gente perché la Chiesa è un posto dove si può stare. Né Paolo VI, né Giovanni Paolo II, né Benedetto XVI avevano osato tanto. In bocca al lupo :-)
(anche se da quanto ho scritto il seguito più probabile dovrebbe essere vedere Bergoglio intervistato in tivù, non credo capiterà… ma questa è solo una mia sensazione personale. Un conto sono i momenti “cogli l’attimo”, un conto sono le interviste dove c’è più tempo per meditare una risposta, ma il papa è troppo saggio per non sapere i rischi del tubo catodico)

mischiare pere con mele

Mi scrive Bistecca:
«Dal “Fatto Quotidiano” di oggi (30/9), pagina 6: “Il prezzo medio della benzina e’ di 1,754 euro; l’accisa interviene per 0,728 centesimi e l’Iva per i restanti 0,304. Senza le imposte la benzina costerebbe 721 centesimi al litro.”
C’è qualcosa che non mi torna. Se l’accisa intervenisse per 0,7 CENTESIMI sarebbe trascurabile, su 1,76 EURO. O no? Ragionevolmente, l’autore ha scritto “centesimi” mentre invece i valori di accisa e IVA erano sempre in euro. Alla fine, 721 CENTESIMI non farebbero 7,21 euro? (Evidentemente voleva dire 0,721 EURO/litro…)
Infine: (1,754-(0,728+0,304)) non fa 0,722?»

Andiamo con ordine: per i curiosi, il testo completo è qui, tra l’altro. Evidentemente il giornalista ha dei problemi non solo con le unità di misura (i 721 centesimi che appunto sarebbero sette euro e rotti…) ma anche con il fatto che si possono avere zero euro e qualcosa. Scrivere 0,728 centesimi non ha nessun senso: né lo avrebbe se pensassimo che intendesse “zero euro e 728 centesimi”. Visto che il prezzo al litro della benzina viene indicato con tre cifre decimali e non due – ancorché non so quale leggina imponga alle aziende petrolifere di rendere la terza cifra diversa dalle altre due, da cui i tabelloni leggermente scuriti – al più avrebbe dovuto dire “zero euro e 72 virgola 8 centesimi”, concetto probabilmente troppo complicato. Peccato che sia il povero lettore a doversi rifare tutti i conti, ringraziando sentitamente il giornalista.
E il millesimo di euro che manca? Ah, lì la cosa è semplice: un errore di arrotondamento, come si evince da questa pagina. Essendo quelli calcolati dei valori medi, ci saranno quasi certamente altre cifre dopo la terza decimale, e magari i valori effettivi sono
1,754, 0,7282, 0,3044 (l’ultimo l’ho calcolato rispetto al primo, per la cronaca). Se ora si fa la sottrazione, abbiamo 0,7214 euro/litro che si arrotondano appunto a 0,721. Ho come il sospetto che nel mansionario di un giornalista non sia contemplato il verificare le sottrazioni che copia in giro :-)

Giornata mondiale della traduzione

[Quanti traduttori ti sei portato a letto?]
Sandra Biondo è stata una tra le tante persone che mi ha ricordato che oggi (30 settembre, san Girolamo) è la Giornata Internazionale della Traduzione. Forse non è inutile ricordare che la giornata di oggi è stata scelta proprio perché si festeggia san Girolamo, che tradusse per la prima volta la Vulgata in latino: un lavoraccio, insomma.
Come probabilmente sapete, io sono un traduttore imbucato: tecnicamente si può dire che faccia parte della categoria, in pratica non è certo il mio lavoro. Quello che però ho provato sulla mia pelle è che tradurre non è affatto semplice, perché un buon traduttore deve essere invisibile. È infinitamente più semplice prendere un testo in inglese e riscrivere gli stessi concetti in italiano; peccato che quello che deve fare un traduttore è scrivere la stessa cosa.
Ecco il motivo per cui nelle recensioni dei libri tradotti che leggo specifico sempre come ho trovato la traduzione: oltre che perché è doveroso ricordare anche il traduttore, è giusto indicare sia quando lo si trova bravo che quando non è così, proprio per rispettare quella parte – spesso ben poco pagata – del lavoro che vi state portando a letto. Ricordatevene :-)

Caro elettore di Forza Italia

(o forse sei ancora elettore del PdL, confesso che non ho ben capito come funzioni la cosa)
Statisticamente è possibile che tu stia leggendo questa mia notiziola, non foss’altro che per il titolo che può spuntare in un motore di ricerca. Ci sono anche discrete probabilità che tu voti Forza Italia (o PdL) perché hai fatto i tuoi conti e hai scoperto che ti conviene: non mi metto a perdere tempo a raccontarti di media, mediana, polli di Trilussa e simili, ma credo sinceramente che qualche altro milione di italiani sia nella tua stessa situazione. In questo caso puoi anche smettere di leggere, perché non mi rivolgo a te.
Non sto parlando a te nemmeno se sei convinto che Forza Italia (o PdL) sia il baluardo contro i comunisti. Già trent’anni fa l’allora PCI di comunisti ne aveva pochi, adesso credo sia improbabile che un comunista legga questa mia notiziola, tanto per dire.
Se però sei convinto (convinta) che il governo sia caduto perché voleva aumentare l’IVA, come strillato dal quotidiano di proprietà del presidente di Forza Italia (o PdL)… ecco, allora due parole con te le vorrei fare. Innanzitutto, il primo aumento dell’IVA (dal 20 al 21%) è stato eseguito dall’ultimo governo Berlusconi, spero non a sua insaputa. Il secondo aumento è stato inizialmente deliberato, e poi ridotto in corsa, dal governo Monti (vedi qua: ci sono i numeri dei testi di legge, se non ti fidi). Il governo Monti aveva nella sua maggioranza il PdL, e si spera che quei rappresentanti sapessero cosa stavano facendo. Probabilmente mi farai notare che dire che in futuro si aumenterà una tassa è solo un modo per poter evitare di aumentarla e sembrare i salvatori della patria; resta il fatto che il governo Letta avrebbe anche congelato l’aumento dell’IVA (in modo sciagurato, non ho problemi a dirlo) ma il PdL ha subito rifiutato la cosa (e lo dice Daniele Capezzone, mica io) perché in questi mesi il governo avrebbe dovuto trovare tagli per un miliardo di euro. Si è solo dimenticato di affermare dove, visto che al governo ci stava anche il PdL e quindi la documentazione ce la doveva avere.
In definitiva, se il tuo motivo per votare Forza Italia (o PdL) è quello indicato dal Giornale forse dovremmo parlarci: ho una favolosa proposta per farti arricchire in fretta.