Dare i numeri con i libri

Ho letto questa anticipazione sul mercato dei libri 2014, e non ho esattamente capito perché l’Associazione Italiana Editori abbia deciso di presentare i conti in quel modo.

Affermare che la spesa per libri “resta stabile” inserendo nel totale quanto pagato per gli e-reader (non so cosa siano i “collaterali”, quindi non li conto) è piuttosto peculiare: perché allora non si contano anche i soldi spesi per acquistare le librerie, intese come mobilio? Sugli altri numeri (i titoli totali cartacei e digitali e le percentuali dei vari canali) sospendo il giudizio per mancanza di dati più specifici: vedrò in giornata se il comunicato complessivo spiegherà meglio cosa è successo. Così però la sensazione è che le carte in tavola siano state messe apposta per far sembrare la situazione più rosea di quanto sia davvero. D’accordo che bisogna pensare positivo, però…

[vedi anche Luca De Biase, che fa giustamente notare come dopo una grossa crisi i lettori forti si siano stabilizzati e si sta perdendo il lettore occasionale (“consultatori di ricette e guide turistiche”)… il che, aggiungo io, è correlato al fatto che il canale di vendita GDO si sia ridotto fortemente. Non so però se questo sia un vantaggio o no per le librerie indipendenti]

Servizio clienti

Un paio di mesi fa avevo scritto al servizio clienti di Esselunga, chiedendo lumi su un prodotto (il “formaggio triangolo”, come lo chiamavano i miei bimbi) che non trovavo più in alcuni punti vendita nonostante ce ne fossero degli altri della stessa marca.
Venerdì pomeriggio mi è arrivata risposta, iniziando con una scusa per il ritardo “dovuto ad un disguido interno” (chissà cosa è successo :-) ) e confermandomi che il prodotto “è stato eliminato dall’assortimento di alcuni nostri punti vendita, tra cui quelli di Milano – Viale Zara e Viale Suzzani, per scelta commerciale.”
Venerdì mattina ero andato in viale Suzzani a far la spesa e mi ero preso un paio di confezioni di formaggio triangolo. Boh.

Strane requisitorie

Oggi parlano tutti della requisitoria del PM Maria Navarro nel processo per il naufragio della Costa Concordia, soprattutto per l’appellativo “incauto idiota” appioppato al comandante Schettino. Sul mio socialino preferito mi hanno spiegato che le definizioni precedenti (“abile idiota” e “incauto ottimista”) sono formule giuridiche standard; resto comunque perplesso dalla crasi fatta dal pubblico ministero.

Ma Roberto Lucchetti mi ha fatto notare come nella requisitoria ci sia una frase ancora più sconcertante, almeno per chi ha un minimo di formazione matematica: «menzogne paradossali, il rapporto tra Schettino e la verità non appartiene a geometrie euclidee». Si apre ora il concorso “da’ un senso a quella frase”. Inizio io con un paio di esegesi:

– Quando Schettino si trova in una data situazione, per lui è possibile affermare più di una verità che va in parallelo ai fatti.

– Schettino era convinto che la somma degli angoli di un triangolo fosse molto minore di 180 gradi, e quindi ha sbagliato manovra.

_Orbis Sufficit_ (libro)

[copertina] Ora posso dirlo pubblicamente: lo sapevo sin dall’inizio, ma era un segreto… I primi due volumetti del ciclo Foederatio Romana sono stati scritti come riscaldamento per questo libro ben più imponente (Paolo Sinigaglia, Orbis Sufficit, 2014, pag. 324, € 12, ISBN 9781502897787) Il libro racconta il tentativo di due navi romane, la Inceptio e la Viatrix, di circumnavigare l’Ecumene, cioè il mondo conosciuto duemila anni fa, in un’esplorazione della durata prevista di cinque anni.
La storia della seconda nave, che tentava di trovare un passaggio a nord-est agli ordini di un comandante troppo preso dal tentativo di vincere la tenzone per accorgersi che c’era qualcosa che non andava, dovrebbe essere basata sull’Anabasi di Senofonte: ma non sono riuscito a seguirla tropo bene. Non ho invece avuto molti problemi con il diario astral… ehm, navale del capitano I. Tiberius Dominicus, con i suoi ufficiali come Caledonius alle macchine e Aktis (che significa “scintilla” in greco: provate a tradurlo in olandese…) sul ponte di comando. Come avrete immaginato, il libro gioca molto sulla parodia e il divertimento del lettore è trovare i tantissimi riferimenti non solo all’universo di Star Trek ma a tanti altri fatti, il tutto per quanto possibile basato su ipotesi verosimili – a parte naturalmente l’assunto di base, che cioè Ottaviano Augusto morì prematuramente e quindi la Repubblica Romana non si trasformò in un impero ma divenne una federazione.

Al Corsera c’è grossa crisi

Dall’intervista di oggi a Bud Spencer (io l’ho letta sul cartaceo, il testo è esattamente questo; solo i grassetti sono miei):

«A 14 anni sono diventato campione del mondo senior nel nuoto a rana.»

«Sono tornato in Italia e ho battuto il record dei 100 metri a nuoto in meno di un minuto

Dev’essere dura non avere più nessuno che rilegga i pezzi prima di impaginarli.

WeDo: crowdfunding sponsorizzato da Telecom

L’azienda dove lavoro, tra le sue iniziative nel quadro della diffusione della cultura e della sostenibilità (sì, malfidenti, ce ne ha. Dal mio punto di vista funzionano meglio che la sponsorizzazione della serie A di calcio, per esempio), ha lanciato il mese scorso una piattaforma di crowdfunding: WeDo.

L’idea è quella di raccogliere proposte di progetti in crowdfunding (dei due tipi “reward” in cui chi caccia i soldi avrà qualcosa in cambio se l’idea andrà in porto, e “donation” in cui si offre e basta) nei tre campi di

– Diffusione della Cultura Digitale: scuola, arte e letteratura, dalla tutela del patrimonio all’innovazione nell’espressione della creatività;
– Innovazione Sociale: da interventi innovativi di solidarietà alla costruzione di nuovi modelli di inclusione e aggregazione;
– Tutela dell’Ambiente: tutto ciò che attiene alla sostenibilità ambientale.

In questo periodo, fino a fine febbraio, i progetti non saranno pubblici: alla fine Telecom ne sceglierà nove che inserirà sul sito. A parte mettere la piattaforma, non si prenderà commissioni sulle somme raccolte e darà un contributo ai progetti che raggiungeranno l’obbiettivo prefissato. (Per raggiungere l’obbiettivo varrà anche il contributo Telecom :-) )

Se avete dei progetti, pensateci su!

Umberto Eco e Numero Zero (con Wikipedia…)

Immagino che sappiate che Umberto Eco non è esattamente un fan sfegatato di Wikipedia: come scrisse lui stesso in una bustina di minerva, «io mi fido perché la uso con la tecnica dello studioso di professione: consulto su un certo argomento Wikipedia e poi vado a confrontare con altre due o tre siti […] Ma io ho fatto l’esempio di uno studioso che ha imparato un poco come si lavora confrontando le fonti tra loro. E gli altri? Quelli che si fidano?». Nulla di così strano: sono più o meno le stesse cose che direi io se mi chiedessero quanto mi fido di Wikipedia. Avendo una certa qual esperienza dell’enciclopedia aggiungerei solo due o tre punti: verificare se le affermazioni presenti hanno indicata una fonte e valutare anche tale fonte, oltre a dare magari un’occhiata rapida alla cronologia che mostra la “storia” della voce per vedere se c’è stato qualcuno che ha voluto fare uno scherzetto. Diciamo però che in definitiva io mi fido più di lui dell’autorevolezza di Wikipedia.

Tra le sue tante attività, Eco è anche uno scrittore, e all’inizio del mese Bompiani ha pubblicato il suo ultimo romanzo, Numero Zero. Stamattina ho trovato su Twitter questo status di Wo1an6, che mette a confronto la parte finale di pagina 176 del libro e la parte iniziale della voce di Wikipedia su Licio Gelli. Toh: sono virtualmente identiche. Sì, qualche differenza c’è: scrive «gli era stato affidato» anziché «gli venne affidato», “Iugoslavia” ha la I e non la J, “Servizio informazioni militare” ha solo la prima parola con l’iniziale maiuscola, dopo “restituito” c’è una virgola. Ma come! Qualcuno ha già copiato il libro e ne ha inserito un brano su Wikipedia! Beh, no. Tornando indietro, ho verificato che un anno fa il paragrafo di Wikipedia era già presente, e non credo che qualcuno avesse rubato le bozze del libro. Addirittura, la prima (sgrammaticata) versione di quelle frasi risale alla fine del dicembre del 2008, come potete vedere voi stessi.

A dire il vero, la storia è un po’ più complicata di come ve l’ho fatta. Come si nota nella foto di Wo1an6, Wikipedia ha una nota a piè di pagina con un collegamento a un articolo di Focus Storia dove quelle frasi sono presenti quasi identiche parola per parola, tanto che a mio parere potremmo avere superato il diritto di citazione ed essere finiti dritti dritti nella violazione di copyright. Peggio ancora, l’articolo originale – come anche il testo di Eco, che a pagina 177 continua con «[…] all’appello mancano 20 tonnellate di lingotti e si dice che Gelli li avesse trasferiti in Argentina.» – non dà come certa l’appropriazione di quei lingotti da parte del Venerabile. (Per i curiosi: ho rielaborato il testo su Wikipedia per evitare questi problemi). Insomma, probabilmente Eco ha seguito il metodo che aveva descritto a suo tempo: è andato a cercare un’altra fonte, cosa facilitatagli dall’enciclopedia stessa; ha valutato che l’informazione, anche se non confermata dal diretto interessato, fosse comunque accettabile come ipotesi, per di più in un romanzo; ha deciso di usarla.

Tutto bene? Non proprio. Quelle frasi, anche se non sono state copiate da Wikipedia ma da Focus, sempre copiate sono. Chissà se non dico Eco ma almeno Bompiani avrà voglia di commentare la vicenda…

Aggiornamento: (21 gennaio) Mi fanno notare nei commenti – qui e altrove – che Eco è uso a comporre centoni recuperando materiale esistente e interpolandolo, e dunque questa copia quasi letterale potrebbe essere voluta. Mi limito a ricordare che il romanzo è ambientato nel 1992, quando Wikipedia (e Focus Storia) non esistevano ancora. Forse che ha voluto emulare il “plagio per anticipazione” oulipiano?

il giardinetto di casa

Leggo sul sito BBC che un leggendario vignettista indiano è in fin di vita.
Ora, RK Laxman ha disegnato vignette (in inglese) per mezzo secolo, ma io non ho mai sentito parlare di lui. (Immagino che tra i miei ventun lettori ora salterà fuori qualcuno che dice “ma come! Non hai mai sentito parlare del Common Man?”), nonostante l’India non sia esattamente una sperduta nazioncina.
Viviamo proprio in un mondo globalizzato.