Quizzino della domenica: polinomi

È ovvio che se prendiamo un polinomio in una variabile x a coefficienti interi, come 3x³+14x²+15x+10, e assegniamo a x un valore intero otteniamo un risultato intero. Ma è vero anche il viceversa? In altri termini: se abbiamo un polinomio in x che ha un valore intero per un qualunque valore intero assegnato a x, possiamo dedurre che quel polinomio è a coefficienti interi?


polinomio

(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p481.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema di David Butler.)

L’equazione degli alef (libro)

[copertina] Vabbè, il titolo ufficiale di questo libro (Carlo Toffalori, L’equazione degli alef, Il Mulino 2019, pag. 134, € 12, ISBN 9788815283696) è 20 = ℵ1. Vi lascio immaginare perché si usi il sottotitolo per indicarlo :-) Come il titolo indica, Toffalori non vuole raccontare l’aritmetica degli infiniti (cardinali, per amor di precisione) quanto la storia dell’ipotesi del continuo. Ho apprezzato alcune sue intuizioni che non avevo mai visto in giro; ma devo dire di essere rimasto un po’ deluso quando ho visto che i teaser che aveva sparso per il testo si sono limitati alla segnalazione di alcuni risultati degli ultimi anni che hanno a che fare con l’ipotesi del continuo, senza però andare non dico nel dettaglio ma almeno un po’ più in profondità. Non garantisco che la cosa fosse fattibile: ma allora sarebbe stato meglio evitare di pubblicizzarla…

Terra e spazio vol. 4 (rivista)

Ultimo volume della raccolta dei racconti di Clarke, qui (Arthur C. Clarke, Terra e spazio vol. 4, Urania Collezione 200, pag. 373, € 6,90, trad. vari) partiamo dal 1960 in poi, stranamente non in ordine cronologico. La vena scientifica appare al massimo: pensate a Vento solare, con le navi spinte dalle vele che catturano la pressione del sole, o La creatura degli abissi, dove si propone di generare elettricità dalla differenza di temperatura tra l’acqua marina superficiale e quella dei fondali (beh, in effetti questa idea non è ancora stata proposta in pratica). Oramai la Luna conta poco, e si può andare su Marte o addirittura su Giove (“Incontro con Medusa”), se non addirittura verso le stelle (“Il continuum del filo”, non mi aspettavo un racconto così bello scritto da Clarke nel 1997). Certo che se in quarta di copertina si parla del racconto “Gli anelli di Saturano” uno può chiedersi quale possa essere la cura nella progettazione; a parte le traduzioni di Abramo Luraschi dove ogni tanto la grammatica salta, come fa Enzo Verrengia a tradurre “for each pound of payload” (presumo) con “per mezzo chilo di carico utile”? Lui compra le cose a mezzi chili?

Amazon ora stampa libri anche in Italia?


Se siete attenti lettori delle mie notiziole, vi ricorderete che un paio di anni fa, in occasione dell’uscita di Scimmie digitali, avevo notato come in certi casi Amazon stampasse in proprio le copie di un libro, anziché farsele arrivare dalla stamperia scelta dall’editore. Non so se vi avevo raccontato che qualche anno fa – prima che uscisse l’edizione 2020 di Matematica in pausa caffè – la prima edizione era esaurita ma in teoria, se proprio qualcuno ne avesse voluta una copia cartacea, sarebbe appunto arrivata in print-on-demand. Di per sé stampare un libro in questo modo costa un po’ di più (il doppio?) che con il classico offset, ma in certi casi può convenire. E a quanto pare conveniva così tanto che le copie stampate da Amazon arrivavano dall’UK e dalla Polonia.

Bene. La scorsa settimana ho ordinato il libro di Leonardo sulle classifiche dei Beatles. La prima tiratura era evidentemente esaurita, e così mi era stata segnata una data di consegna stimata dal 6 al 24 novembre. Poi a inizio settimana improvvisamente la data è stata anticipata a lunedì 2 novembre, poi a domani; alla fine mi è arrivato oggi. Ho immaginato che Arcana avesse deciso di affidarsi al print on demand, e così ho controllato l’ultima pagina e letto quanto riportato su. È vero che di per sé il libro potrebbe anche essere stampato all’estero e semplicemente importato da Amazon Italia Logistica Srl, visto che non c’è scritto il luogo: però mi pare strano che sia così. Insomma, a quanto pare sta diventando economico stampare al volo libri persino in Italia. Chi l’avrebbe mai detto?

(In realtà so che Mondadori lo fa da qualche anno, e immagino che l’attuale Gedi con Il mio libro lo faccia da una quindicina d’anni. Ma lì parliamo comunque di editori)

Amazon antiPrime

A casa nostra è Anna che ha l’abbonamento ad Amazon Prime. (Purtroppo a differenza degli USA non esiste l’account familiare). Questo significa che faccio comprare a lei tutte le cose che mi servono. Ieri, dovendo uscire a recuperare una coperta dalla lavasecco, le chiedo se ci sono problemi con l’arrivo dei corrieri, e lei mi fa “no, ho fatto accorpare tre consegne a lunedì prossimo e mi hanno dato due euro di sconto sul prossimo ordine”.

La logica di Amazon è abbastanza chiara: un solo viaggio anziché tre la fa risparmiare. Anche il traffico è contento, e visto che tanto non era roba che ci serviva al volo non c’è problema ad aspettare qualche giorno. Mi chiedo solo però come la cosa funzioni con la loro logistica interna. Riescono a fare un just-in-time con gli arrivi al magazzino? Hanno magazzini così grandi che possono permettersi di tenere per qualche giorno della roba? Anna è un cliente di test per capire come cambiare Prime?

Alessandro Barbero parla di Wikipedia

Lo scorso weekend si è tenuta la ItWikiCon, la conferenza degli utenti di Wikipedia in lingua italiana. Naturalmente si è tenuta online, con tanti interventi. Uno di questi, per la gioia del suo fan club, è stata la conferenza di Alessandro Barbero (la potete rivedere qui). A parte che Barbero è un chiacchierone, mi ha favorevolmente stupito non solo il suo giudizio positivo su Wikipedia e la sua ammissione di consultarla – e di avere anche fatto delle correzioni… – ma anche l’acutezza nel vederne i punti di forza e di debolezza, pur chiaramente non conoscendo il nostro gergo interno. Sono felice, perché vuol dire che stiamo tutto sommato facendo un buon lavoro.

la colpa non è tua ma di chi ti intervista

quanti sono gli asintomatici?Venerdì scorso il Corsera ha pubblicato un’intervista a Giorgio Palù: «un’autorità indiscussa nel campo della virologia, professore emerito dell’Università di Padova e past-president della Società italiana ed europea di Virologia.» (tradotto: un pensionato.) Palù comincia affermando «Ecco, parliamo di “casi”, intendendo le persone positive al tampone. Fra questi, il 95 per cento non ha sintomi e quindi non si può definire malato, punto primo.»

Bene. Come scrive per esempio su Twitter Lorenzo Ruffino, basta andare a prendere il rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità al 13 ottobre (PDF) e a pagina 21 si legge che a quella data gli asintomatici erano il 55,9%. Non esattamente il 95%, nemmeno sommando i paucisintomatici (che non capisco perché separare da quelli con i sintomi lievi), che sono il 15,7%. È comprensibile che a Palù mancasse il frisson dell’intervista, e quindi si sia subito fiondato a rispondere. È deprecabile che non abbia neppure controllato i dati reali prima di parlare. Ma è inaccettabile che una giornalista del principale quotidiano italiano non abbia pensato di verificare i dati prima di pubblicare l’intervista, dati che per l’appunto non erano poi così difficili da trovare. Ed è inammissibile che a questo momento – e ormai direi in saecula saeculorum – la versione web dell’articolo non abbia una nota in cui si avvisi l’incauto lettore che i dati ivi riportati non corrispondono a verità, nonostante la polemica sia divampata su Twitter. Sì, è anche vero che non è affatto detto che chi ha davvero potere al Corsera legga Twitter, o gliene importi alcunché. Però capite anche voi che non è che si possa piangere per il giornalismo morente quando abbiamo già gli zombie…

brancolare nel buio dopo otto mesi

Le misure decise ieri dal governo saranno inutili nella migliore delle ipotesi. E lo sarebbero state anche se prese due settimane fa, quando era chiaro a tutti quelli che hanno un minimo di dimestichezza con i numeri cosa sarebbe successo oggi. Dico “nella migliore delle ipotesi” per l’ottima ragione che sicuramente sono esiziali per chi è colpito, senza nessuna evidenza che siano loro gli untori. Cinema, teatri, palestre erano controllatissime. Su bar e ristoranti ho il sospetto che la situazione fosse molto più variegata, ma nella maggior parte dei casi le misure fossero rispettate. Poi è ovvio che io ho continuato a trovarmi sui mezzi pubblici gente con mascherina giù, mascherina che lascia il naso fuori, che mangiava (!). Ma nessuno si è messo a sanzionare questa gente, che ha molte più probabilità di portare contagio di chi va al cinema. A questo giro era l’Italia ad avere qualche settimana di tempo in più per stringere le maglie: e tutti quelli che contavano hanno preferito dire “visto come siamo bravi?”. Non solo non c’è un piano B e un piano C da attivare immediatamente a seconda di quanto l’indice di contagio cresca, ma si è visto benissimo che non avevamo nemmeno un piano A. Tutto questo era comprensibile a marzo. A ottobre no. Vedrete che succederà a novembre.
(Parlo male del governo perché sono loro che avrebbero dovuto avere in mano la soluzione. Dell’opposizione taccio per carità di patria)