Scusate il ritardo. Mi sono dimenticato di dire che sabato scorso è uscita l’edizione 180 del Carnevale della Matematica, tenuta da Daniela Molinari. C’è tanta, tanta roba…
OpenAI o1 saprà davvero “ragionare matematicamente”?
Mi pare che la notizia secondo cui OpenAI ha creato un chatbot che “sa fare ragionamenti matematici e scientifici” non abbia avuto grande eco. Può darsi che ciò sia dovuto al fatto che OpenAI o1 – questo è il nome in codice del nuovo progetto – è disponibile solo per un selezionato gruppo di utenti, oppure perché a nessuno interessa davvero avere un sistema che sappia risolvere problemi matematici.
Devo dire che l’articolo del NYT è parco di informazioni. Pare che OpenAI o1 usi l’apprendimento per rinforzo, quindi “premiando” le successioni di passi logici rispetto a un risultato ottenuto di colpo. L’idea degli sviluppatori è che in questo modo ci si avvicinerebbe di più al pensiero umano. Io personalmente non sono molto convinto di questo approccio, che continua a nascondere sotto il tappeto il problema di base degli LLM: non è che avere un approccio passo passo faccia sì che il computer abbia un’idea di quello che sta facendo: per lui continua a trattarsi di un’emissione di simboli secondo una certa logica sintattica e non semantica. Certo, è vero che fare passi più brevi aumenta la probabilità che l’output del singolo passo sia corretta: ma visto che il numero di passi aumenta alla fine la probabilità di un’allucinazione è la stessa.
Il modo migliore per far risolvere problemi di matematica è quello di accorgersi che si parla di matematica e passare a un altro sistema “classico”: se la domanda è “quanto fa 48 per 75?” ci dovrebbe essere un metasistema che si accorge di star facendo un’operazione aritmetica e quindi buttare via tutto l’apprendimento standard, facendo piuttosto partire un sistema classico. Perché è vero che probabilmente ChatGPT ha visto quell’espressione in fase di addestramento e quindi ha la risposta, ma è anche vero che alla domanda “quanto fa 10048 per 13275?” i risultati non possono essere che sbagliati. Eppure il pattern dovrebbe essere chiaro, e quindi passare a un sistema aritmetico dovrebbe essere possibile senza troppe difficoltà: il chatbot continuerebbe a non “pensare”, qualunque significato si dia a questa parola nel caso degli esseri umani, e si troverebbe in difficoltà con un testo del tipo “ci sono 10000 soldati e 48 comandanti, ciascuno dei quali pattuglia una zona rettangolare di lati 59 e 225 metri. Se le zone non si sovrappongono, qual è la superficie totale pattugliata?” (Ho appena provato: ChatGPT 4o si dimentica i 10000 soldati…)
In definitiva, questi chatbot saranno anche più bravi di noi, ma ne hanno ancora di strada da fare.
Vannacci, arrenditi!
Non credo che la sospensione del generale Vannacci dal ruolo di vicepresidente del gruppo parlamentare europeo dei Patrioti sia dovuto alle sue uscite omofobe. Non penso che gli altri partiti in quel gruppo siano così turbati, anzi. Più banalmente, gli altri partiti si sono accorti che Vannacci non ha alcuna esperienza politica ed è in un certo senso un fenomeno mediatico, il che serve a poco in un partito che è stato circondato da un cordone sanitario per evitare che entri nei posti che contano. Ursula è persino riuscita a mettere un altro rappresentante di ECR oltre a Fitto nella commissione, giusto per prepararsi la gestione a due forni: ma c’è un limite a tutto. Aggiungiamo la debolezza intrinseca della Lega e vediamo che quella della sospensione di Vannacci è in fin dei conti una non-notizia, se non per chi vuole tuonare contro gli europei brutti e cattivi anche se sono i fedeli alleaten.
PS: lo so che all’estero anche molti di estrema destra non si preoccupano più di tanto dell’orientamento sessuale, e preferiscono battaglie come quelle delle TERF: ma se il problema fosse solo quello sarebbero riusciti a trovare una quadra.
Internet Archive se la vede brutta
Anche la corte d’appello americana ha dato torto a Internet Archive sulla sua policy di prestito libri. L’unico punto su cui la sentenza è stata cambiata è che è stato escluso il fine di lucro da parte di archive.org.
Se non ho letto male la sentenza, il punto di scontro è che se io prendo in prestito un libro digitale da una biblioteca gli editori ricevono un micropagamento, e quindi non è vero che il Controlled Digital Lending dei libri sia “un fair use di trasformazione che opera come una biblioteca tradizionale e quindi non viola la legge sul copyright”. O almeno questo è quanto appare… a meno che la frase “IA was threatening to ‘destroy the value of [their] exclusive right to prepare derivative works'” non intenda qualcos’altro, che però non mi è chiaro. I libri presi in prestito da IA sono protetti da Adobe Digital Edition esattamente come quelli presi da un altro negozio; gli editori non possono ammettere che i testi possono essere craccati, e quindi hanno cercato una strada diversa per non dire che la vera differenza è che da IA è più facile recuperare un testo.
Poi io mi accontenterei di poter “prendere in prestito per un’ora” un testo, con l’unica possibilità di leggerlo online con il triste browser di archive.org, il che sarebbe in effetti equivalente a quello che mi è capitato di fare in biblioteca quando cercavo una citazione…
Quizzino della domenica: Razzi
I razzi in figura contengono dei numeri che possono essere combinati (sempre nello stesso modo) con semplici operazioni aritmetiche per ottenere un’uguaglianza. Sapete trovare il valore mancante nel terzo razzo?
(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina https://xmau.com/quizzini/p713.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema da Mind Your Decisions)
Scelti per te (libro)
Questo breve testo si occupa di come i diversi social network cercando di accalappiarti e farti restare al loro interno, fortunatamente evitando di usare la trita frase “se non devi pagare, allora sei tu il prodotto” (per dire, mi sa che con X anche se paghi continui a essere il prodotto). Tra i punti positivi c’è il tentativo di spiegare per ciascuno dei principali social network quali potrebbero essere i dati impliciti che vengono raccolti e il decalogo finale (di buon senso) su cosa possiamo fare noi. Ci sono però cose che non mi sono piaciute: se in fondo a pagina 14 un 20% diventa “uno su quattro” o a pagina 20 ci aspettiamo che dopo un po’ che il 10 rosso non è uscito alla roulette allora la probabilità che arrivi è maggiore abbiamo qualche problema matematico. Sono il primo ad affermare che in questi casi la matematica non è tutto e la sociologia è preponderante: ma fare un controllino no?
(Francesco Marino, Scelti per te : Come gli algoritmi governano la nostra vita e cosa possiamo fare per difenderci, Castelvecchi 2021, pag. 115, € 14,50, ISBN 9788832905960 – se acquistate il libro dal link qualche centesimo va a me)
Voto: 3/5
far togliere le bici free floating
Io odio il bike sharing di tipo “free floating”, dove puoi lasciare la bici dove ti pare, e non in apposite stazioni come si fa con BikeMi, a cui in effetti sono abbonato. Il motivo? che queste bici, come del resto anche i monopattini, sono sbattuti davvero in modo osceno.
Erano mesi che vicino a casa mia stazionavano una ventina di bici ridemovi, che praticamente bloccavano il marciapiede. All’inizio pensavo che le lasciasse qualcuno dello scommessificio dall’altra parte, ma la cosa non aveva molto senso (e poi gli scommettitori lasciano la macchina in doppia fila, mica usano la bici).
Alla fine mi sono scocciato, e l’altra settimana ho chiesto ai vigili della pattuglia che presidiava l’ingresso alla mia via bloccato causa esondazione Seveso che si potesse fare. La risposta è stata “scriva ai vigili di quartiere”. Beh, l’ho fatto e quando poi sabato sera sono tornato dalla gita ligure per buttare via roba ho visto che le venti bici erano diventate sette e soprattutto tutte messe contro il muro dell’ex fabbrica. Insomma pare che la mail sia servita :-)
Harris vs Trump (e Taylor Swift)
Se persino Fox News dice che il dibattito Harris-Trump di martedì è stato vinto dall’attuale vicepresidente (pur lamentandosi che i moderatori erano contro l’ex presidente) si può essere ragionevolmente certi che è stato così. Se non ho cqpito male dai commenti che ho letto, però, il dibattito non si è svolto su quello che un osservatore naif avrebbe immaginato (cioè su cosa faranno i candidati nel caso saranno eletti): la strategia di Harris è stata quella di fare arrabbiare Trump – cosa che in effetti non è troppo difficile – per farlo rispondere in modo sconnesso, tipo sugli stati che permetterebbero di abortire dopo la nascita del bambino o sugli immigrati haitiani che mangerebbero cani e gatti (“l’ho visto in televisione!”). Detto questo, non credo però che il dibattito abbia cambiato le carte in tavola: c’è troppa polarizzazione per spostare voti. La gente l’ha guardato, mi sa, come si guarda un match di wrestling, come puro spettacolo.
E parlando di spettacolo noto che l’endorsement di Taylor Swift a Harris ha ottenuto 9 milioni di like su Instagram – e di nuovo questo è puro spettacolo – ma anche 337000 persone che sono andate a vedere come votare. Questo in effetti mi pare molto più interessante, e mi fa pensare che la spettacolarizzazione della politica è ormai completa.