[Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing]
J.L. Yarrow è lo pseudonimo di una coppia (marito e moglie) che hanno scritto insieme questo libro. La storia scorre molto velocemente, e ci ho messo molto poco tempo a leggerla nonostante la mia abitudine di avere sempre più libri contemporanemente in lettura. Essendo basata sui viaggi nel tempo, la trama ogni tanto si ingarbuglia un po’, ma uno se lo aspetta e quindi non si preoccupa più di tanto. Alcune cose del testo non mi sono però piaciute: metto un paio di esempi sperando di non spoilerare l’eventuale lettore. All’inizio troviamo Sylvia Mantua che parrebbe essere non dico una protagonista ma almeno una presenza continua, mentre invece dopo pochi capitoli viene solo menzionata qua e là, giusto per ricordare che esiste. Inoltre vediamo che Hunter riesce a recuperare le proprie forze troppo in fretta per una persona che non è stata sottoposta a trattamenti particolari, e nulla nel libro fa pensare che dal futuro ci siano stati quei trattamenti. Capisco che gli autori pensino a una trilogia, ma questo mi pare piuttosto barare…
(J.L. Yarrow, Future’s Dark Past : , Gramarye Media 2023, pag. 352, € 5,42, ISBN 9781945839702)
Voto: 4/5


Il mio primo incontro con Zellini fu a Pisa, quando io ero un giovane studente di matematica che ogni tanto andava a fare incursioni tra gli informatici, e ho seguito per curiosità personale parte del corso di teoria della complessità che lui al tempo teneva. In effetti mi ero sempre chiesto come mai nei suoi libri scrivesse di temi apparentemente lontani dal suo campo di studi: con questo libro finalmente sono riuscito a comprendere il motivo. La tesi di Zellini è piuttosto spiazzante, e la si può leggere nel titolo dell’ultimo capitolo del libro: “il continuo come approssimazione del discreto”. In pratica, la matematica nacque come discreta e algoritmica, si pensi alle tavolette babilonesi per esempio, e il continuo fu introdotto in età relativamente tarda perché semplificava i conti. Ma adesso la situazione è di nuovo cambiata! Sono i computer a risolvere i problemi, lo fanno con una struttura numerica discreta – quella dei numeri di macchina – e quello che conta è riuscire a dimostrare che si resta vicini alla soluzione teorica, sintetica ma non calcolabile, e che le operazioni sono fattibili in un tempo umano – ciò che studia la teoria della complessità, insomma.