Occidente (libro)

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Cosa ci fanno in Vietnam, insieme agli americani, delle truppe italiane fasciste? In questa ucronia (Mario Farneti, Occidente, Tea – Storia alternativa 20062 (2001), pag. 318, € 8, ISBN 88-502-7705-1) Farneti immagina il 1972 di un mondo dove Mussolini non partecipò alla Seconda Guerra mondiale, terminata nel 1944 col riuscito attentato a Hitler, ma alla Terza, come alleati degli USA contro l’Unione Sovietica che fu sconfitta. Il Duce è novantenne ma ancora arzillo, anche se ha lasciato la guida del governo a Galeazzo Ciano; Umberto II ha abdicato dopo la morte del figlio Vittorio Emanuele in una battuta di caccia in Corsica, e ora regna l’immaginario secondogenito Carlo Alberto II; troviamo Montanelli capo dell’EIAR, Fanfani, Scelba e Spadolini come ministri, il “fascista rosso” Renato Curcio e il dissidente Pannella. Andreotti non poteva mancare, solo che è cardinale. Il libro, primo di una trilogia, si dipana tra i culti romani redivivi e la fantascienza con il metallo Paulinium 232 ed è anche avvincente. Peccato per la prosa che è leziosa come non mai: non tanto nei fascistissimi dialoghi, che di per sé sono naturali – tra l’altro, il libro parte da un punto di vista fascista, per la gioia di Gianfranco de Turris che ne la postfazione – quanto per le descrizioni di cosa pensano i personaggi: diciamo che fanno più che altro ricordare lo stile fotoromanzo. Se si pensa che quella che ho letto è un’edizione rivista e ampliata per meglio inserirsi nella trilogia, viene da lasciarsi cadere le braccia.

ma siamo in pausa caffè?

Le notiziole hanno ricevuto quattro commenti (escluso il mio) in quattro minuti. Credo che sia un record (relativo) che può competere con i picchi stagionali di domanda di corrente elettrica: speriamo che il sito regga :-)
(a parte le battute, ieri pomeriggio il server era cimito: fortunatamente non si è perso nulla)

Frisbee

Secondo Metro, l’assessore alle Politiche della Mobilità del Veneto, Renato Chisso, domani distribuirà personalmente al casello di Mestre il kit antistress agli automobilitsti eventualmente in coda alla barriera. Giuro: hanno scritto “eventualmente”, non “inevitabilmente”. Lasciamo però da parte l’ottimismo e la voglia di protagonismo dell’assessore, che comunque sull’ingorgone di Mestre non ha effettivamente colpe, e andiamo a vedere il contenuto del kit, che in realtà è una borsa. C’è una bottiglia d’acqua; c’è una salvietta detergente; c’è una bandana e una maglietta, che potrebbero effettivamente servire in caso di eccessiva sudorazione. C’è un depliant, che spero spieghi come in Veneto ci sono tante altre mete turistiche che non richiedono di passare da Mestre. E infine c’è… un frisbee. Sì. Quei dischi di plastica che ci si lancia per gioco sulla spiaggia o in un prato, ma che nell’abitacolo di un’auto possono al massimo servire come vassoio o per leggere la pubblicità dello sponsor che presumibilmente ci campeggerà sopra. O mi volete dire che lo sport dell’estate sarà il lancio del frisbee da una macchina all’altra?

Sotto il livello del mare

Fa caldo. Non piove. Fiumi e laghi sono a secco. Ma anche i giornalisti, almeno per i quotidiani gratuiti – ma mi sa tanto che le agenzie sono le prime colpevoli – hanno i neuroni fuori posto. Da Leggo: Il Po fa segnare a Pontelagoscuro «il record di meno 7.41 metri sotto il rivello del mare» mentre il lago Maggiore «a Sesto Calende registra un livello di -23.2 centimetri al di sotto del livello del mare». City riporta solo la notizia sul Po, da fonte Agi, ma con le stesse parole.
Nonostante quanto creda qualcuno, non sono così talebano: posso accettare linguisticamente il pleonasmo “meno xx metri sotto”, anche se di per sé basterebbe usare “sotto”. Ma “sotto il livello del mare”? Il termine corretto è “zero idrometrico”, che corrisponde al livello normale dell’acqua, e che corrisponde all’altezza sul livello del mare delle sponde. Se il Po fosse sette metri sotto il livello del mare, vedremmo il mare stesso risalire il corso del fiume e riempire il vuoto lasciato dall’acqua del fiume; a meno naturalmente che anche il livello dell’Adriatico fosse sceso in corrispondenza, e quindi la spiaggia di Rimini abbia attualmente un paio di chilometri di larghezza. Non parliamo poi del povero lago Maggiore, che secono questi qua si sarebbe trasformato in un orrido: dal lungolago al pelo dell’acqua dovremmo scendere di 200 metri…

il comma 22 di trenitalia

Sto cercando di prenotare due posti sul treno che domenica ci potrebbe riportare a Milano dal mare (impresa improba: l’interfaccia web del servizio acquisti è così intelligente da farti arrivare fino in fondo in un tripudio di javascript ciascuno dei quali ti fa aspettare cinque o sei secondi, per poi dirti “oh, non ci sono posti di questo tipo. Vuoi ricominciare da capo?”) Ma non è di questo che voglio parlare.
Erano alcuni mesi che non mi connettevo al sito, e quando ho messo userid e password mi arriva una finestra che mi dice di cambiarla, perché era di 7 caratteri e adesso ci vogliono da almeno 8. Bene; scrivo password vecchia password nuova e password nuova ripetuta, clicco su “avanti” e … mi arriva la spernacchiata “userid o password errata”.
Dopo avere telefonato al carissimo (nel senso di prezzo) 89.20.21, ho probabilmente capito cosa succede. Il sistema accetta solo password da almeno otto caratteri; visto che la mia vecchia password era di sette, dava una segnalazione di errore. Dopo che da call center mi hanno cambiato la password con una più lunga, la modifica è passata senza alcun problema. Genialità, non c’è dubbio!

Controllori 3

Bisogna dire che luglio è stato un mese in cui ho avuto molti incontri con i controllori! Anche ieri sera, questa volta all’uscita della metropolitana, mi sono trovato il gruppetto di controllori pronti a verificare i biglietti, ormai anche con la macchinetta per leggere il biglietto magnetico.
Però questa volta io ero nei guai: infatti giro ancora con i biglietti cartacei, e la timbratrice del 15 che avevo preso prima della metro aveva segnato come data – in verità sbiadita – le 10:20 del 24 luglio. Come al solito io me n’ero accorto, solo che con gli Eurotram non hai proprio la possibilità di parlare con l’autista, e comunque la risposta sarebbe stata “noi non ci possiamo fare nulla”. Ero già pronto a lanciarmi in un’appassionata difesa, citando il numero della vettura dove avevo timbrato in precedenza (la 7009, per i curiosi), ma non ce n’è stato bisogno: il controllore ha guardato la seconda timbratura e si è accontentato!

ci si contenta di poco

Ieri sera è piovuto (troppo poco, ma almeno è piovuto). In casa verso le 20 faceva un bel freschetto. Guardiamo il termostato per capire di quanto la temperatura fosse scesa: eravamo a 27 gradi.
Vedete che non chiedo poi così tanto, dalla vita?

Mapu. Terra (teatro)

Domenica siamo andati all’ex O.P. Paolo Pini, che come ogni estate ha la rassegna “Da vicino nessuno è normale” – d’altra parte, O.P. sta per “ospedale psichiatrico” – a vedere la rappresentazione di teatro-inchiesta Mapu. Terra, messa in scena dall’associazione Alma Rosé con la collaborazione di Angelo Miotto, ben noto agli ascoltatori di Radio Popolare.
Lo spettacolo nasce dalla denuncia subita da due indigeni mapuche, che erano tornati nella loro terra natia solo per scoprire che era stata comprata dalla Benetton, e si dipana sul concetto nostrano di città e di alienazione da quella che è la “nostra” terra.
Bene. A me non è piaciuto per nulla, e avrei preferito di gran lunga essermene restato a casa. Nulla da eccepire sugli attori, soprattutto su Manuel Ferreira; al limite potrei avere qualche dubbio su Elena Lolli che mi sembra troppo tesa a fare un bel compitino; però è proprio l’impianto dello spettacolo che non regge, e sembra più che altro un’ammucchiata di idee senza un vero filo conduttore, che immagino dovrebbe essere la parte di Miotto. Rimangono così un paio di monologhi carini, ma che sono percepiti più che altro come sketch: proprio il contrario di quello che avrebbero dovuto inviare come messaggio.