Pista pseudociclabile

pista pseudociclabile Martedì sera, mentre uscivo dall’ufficio passando per una volta da via Padova (sulla corsia riservata ai bus, a rischio quindi di multa) mi sono accorto che sul marciapiede dal lato opposto, che in effetti è più largo, erano stati piazzati dei cartelli di pista ciclabile: anzi, per essere più precisi, di “pista ciclabile a fianco del marciapiede” (quello con pedoni e bicicletta a fianco e una riga in mezzo”). Effettivamente, facendo molta attenzione, si vede che le piastrelle posate sul marciapiede sono di due colori leggermente diversi: e inizio anche a capire perché sul lato del marciapiede ci siano delle specie di paletti a forma di ruota da bicicletta – che comunque funzionano perfettamente per legare la bici, e dei quali non mi lamento affatto).
Peccato però che una pista del genere non serva a nulla. Onestamente, non credo che la gente che stia camminando dove in teoria ci dovrebbero essere le biciclette si sia accorta che quello non è un marciapiede. Già nel pezzetto di via Olona, dove pure la pista ciclabile è ribassata rispetto al marciapiede, ogni tanto c’è qualche imbecille che non riesce a comprendere la differenza; qua ci aggiungerei anche un bel numero di persone in perfetta buona fede. Il bello – si fa per dire – è che devono avere speso un bel po’ di soldi per “riqualificare la via”, e con gli stessi soldi si sarebbe potuto fare un lavoro che sarebbe rimasto utile anche ai ciclisti. Ammetto che per farlo ci sarebbe dovuto essere almeno una persona tra committenti, progettisti e controllori che la bicicletta la usi per davvero.
Risultato? le rare volte in cui mi capita di percorrere via Padova continuerò ad andare sulla preferenziale, rischiando doppiamente la multa (sì, doppiamente: in presenza di una pista ciclabile, il codice della strada obbliga il pedalatore a usarla).
Aggiornamento: (18 giugno) Vedi qua per come la situazione è mutata.

Paghiamo di più. Ma quanto?

Dario mi fa notare una chicca di Rep.it, come sempre sulla notizia, a proposito dell’evasione fiscale. L’articolo racconta come nel 2004 l’erario non abbia incassato 270 miliardi di euro, cioè il 19,2% del Pil. Questo significa, sempre secondo l’articolo, che chi le tasse le ha pagate non ha pagato in media il 41.4% del proprio reddito, come da valori ufficiali, ma il 50.7% (occhei, per la precisione hanno scritto 50.74 senza capire che mettere una quarta cifra di precisione in una stima di quel tipo è assolutamente inutile, ma quello sarà l’argomento di un altro mio pippone). Infine, se uno legge l’occhiello dell’articolo, trova la frase «Se tutti i contribuenti fossero onesti le imposte sarebbero ridotte del 10%». Trovate nulla di strano?
Innanzitutto il valore del 10% è stato probabilmente ottenuto arrotondando la differenza 50.7-41.4. Sull’arrotondamento non ho nulla da dire, sul fatto che quella sia la possibile riduzione delle imposte sì. Vediamo infatti di fare davvero i conti, con una stima molto spannometrica.
Poniamo che il PIL sia di 100.000 euro, e le imposte quindi totalizzino 40000 euro. Se il PIL è diviso equamente tra dieci contribuenti, ciascuno di loro avrà un reddito di 10.000 euro e pagherà 4000 euro di tasse. Ma poniamo ancora che due di questi dieci siano evasori parziali: il loro reddito è di 20.000 euro ma ne denunciano solo la metà. Il PIL reale cresce del 20% rispetto a quello ufficiale (infatti è 120.000 euro), e se i due furbetti non avessero nascosto i loro guadagni la pressione fiscale sarebbe potuta scendere al 33% – ricordiamoci che allo Stato continuano a servire 40.000 euro! Gli otto coglioni avrebbero quindi pagato solo 3300 euro di tasse, cioè il 17% circa in meno. (Se si preferisce, si può girare il conto dall’altra parte: devono pagare 666 euro in più, e quindi il 20% di tasse in più di quanto capiterebbe loro se tutti facessero il proprio dovere)
Naturalmente questi sono conti fatti con premesse assolutamente irreali, tipo una tassazione costante e un immediato abbassamento della pressione fiscale, ma spero rendano le due idee di base: che non ha nessun senso parlare di una “tassazione reale al 50.7%”, visto che l’evasione non è calcolata all’interno del PIL, e che la diminuzione delle imposte non si calcola con la differenza dei valori percentuali, ma rinormalizzando quei valori al 100%. Non che creda che Repubblica (o qualunque altro quotidiano) ci arriveranno…

liberalizzazioni per finta

La Camera ha approvato il terzo decreto Bersani sulle liberalizzazioni. In attesa del voto del Senato, si può vedere come l’elefante abbia partorito un topolino, e anche rachitico. L’esempio quintessenziale è che il PRA resterà in vita, data la sua enorme utilità nell’operare in regime di concorrenza con la Motorizzazione Civile. Al momento resiste la norma che permetterebbe ai supermercati che stipendiano un farmacista di vendere i medicinali in fascia C (quelli che tanto si pagano tutti), ma la Turco ha già detto ai proprietari di farmacie di non preoccuparsi, che tanto in Senato la norma verrà stralciata.
Tra quanto rimasto nella conversione del decreto, non si trova nemmeno la norma che permetteva di fare uno sconto superiore al 20% per l’acquisto di libri anche entro i due anni dalla loro pubblicazione. La cosa strana è che il governo era d’accordo sulla norma, ma è andato sotto per un emendamento dell’opposizione (ma come? a destra non sono liberisti?). Ma a dire il vero anch’io non apprezzavo questo tipo di politica di sconti. Perché parliamoci chiaro: chi avrebbe potuto fare sconti maggiori sarebbero stati gli ipermercati, che hanno un potere d’acquisto maggiore e possono permettersi di non guadagnare più di tanto su quello che per loro è un business secondario. Però in questo modo i titoli a prezzo scontato sarebbero stati i soliti noti: qualche bestseller e la peggio robaccia commerciale. E intanto i librai sarebbero stati ancora più strozzati. E le librerie online, qualcuno mi dirà? se vogliono dimostrare di essere convenienti potrebbero anche tagliare i costi di spedizione :-)

Belief-o-Matic™

Test stupido della settimana: Scopri qual è la tua vera fede. Il quisss è composto di venti domande, alle quali occorre dare una risposta e indicare l’importanza relativa della scelta fatta. Alla fine del tour de force, anche se “Belief-o-Matic™ non si assume alcuna responsabilità sul fato della vostra anima”, viene stilata una classifica di 27 religioni, con affiancata una probabilità di appartenenza. Attenzione! la probabilità è normalizzata, il che significa che per definizione la prima delle religioni indicate avrà il 100% di probabilità. L’altra cosa strana è che non è prevista la possibilità di essere ateo, ma c’è “nontheist”, che dal mio punto di vista è una cosa un po’ diversa: ad esempio un deista è un non-teista. Ma magari mi sbaglio.
Ad ogni modo, il mio risultato, completamente secondo le mie aspettative, è “protestante di corrente tendente al liberale”, con uno stranissimo secondo posto per “Quacchero ortodosso”. La cosa più lontana dalle mie credenze è “Testimone di Geova”; il cattolicesimo è al settimo posto, a pari merito con l’ortodossia… e il neopaganesimo. È proprio vero che la religione ha mille vie!
(dimenticavo: ecco il mio risultato completo)

il congiuntivo e l'orecchio

Stamattina ho visto il titolo della rubrica Buongiorno che Massimo Gramellini tiene su La Stampa e sono sobbalzato. C’è scritto infatti “Basta che vi decidete”. Se non siete sobbalzati anche voi, lasciate perdere e passate alla prossima notiziola, garantisco che è più divertente.
Il punto è che in italiano un’oggettiva vuole il congiuntivo, e quindi il titolo sarebbe dovuto essere “Basta che vi decidiate”. D’accordo che abbiamo avuto un ministro della Pubblica Istruzione che era convinto che fossero la stessa cosa, ma è stato un accidente temporale. Il vero punto è però che Gramellini nel suo corsivo si limitava a citare lo spot che sta bombardandoci in questi giorni invitandoci a scegliere la destinazione del nostro TFR, spot the termina appunto con queste parole; e da qua parte il suo pippone sul fatto che uno può anche sbagliare un congiuntivo quando parla, ma lasciarlo così in un prodotto che si suppone essere stato verificato può avere tanti significati, ma nessuno piacevole.
Detto tutto questo, il vero vero punto, guardando il mio ombelico, è che io lo spot l’ho sentito più volte alla radio, ma non mi sono mai accorto dell’uso dell’indicativo al posto del congiuntivo. Solo il vederlo scritto, come ho raccontato sopra, mi ha fatto scattare la molla della maestrina dalla penna rossa. Sono certo che tutto questo abbia un senso, ma non ho idea di quale sia.

Breve storia del mondo (libro)

[copertina] Questo libro (Ernst Gombrich, Breve storia del mondo [Eine Kurze Weltgeschichte für junge Leser], Salani 1997 [1985], pag. 338, € 9, ISBN 9788884516015, trad. Riccardo Cravero) è stata la prima opera di Gombrich ad essere pubblicata, subito dopo la sua laurea. La leggenda vuole che avessero chiesto a Gombrich di tradurre in tedesco un libro di storia per ragazzi; lui, dopo averne visto qualcuno, aveva commentato che non gli piacevano per nulla e che l’avrebbe scritto meglio lui; al che l’editore lo prese in parola, e gli fece scrivere un capitolo di prova che fu accettato. L’unica fregatura fu che il libro sarebbe dovuto essere completato in trenta giorni, al che Gombrich seguì lo stile dei suoi vicini tedeschi e si mise a scrivere un capitolo ogni giorno, tranne la domenica in cui faceva leggere i suoi parti alla moglie.
Il risultato secondo me è affascinante: il libro è indubbiamente scritto in modo che possa essere compreso da un ragazzo, ma ha una freschezza – mantenuta nella traduzione – che lo rende apprezzabile anche da chi ragazzo non lo è piu da qualche decennio. Aggiungo anche che in qualche punto mi sono stupito di avere imparato qualcosa di nuovo! L’unico neo a mio parere sono le illustrazioni di Fabian Negrin. Quelle proprio non sono riuscito a sopportarle: inutile, non mi piacciono.

intercettazioni osmotiche

Avete presente come funzionano le membrane osmotiche? Ci sono due liquidi dai lati opposti della membrana, e i liquidi si spostano da una parte all’altra, permettendo di separare alcuni composti. Wikipedia racconta qualcosa in più, e fa notare che non solo la dissalazione dell’acqua marina ma anche la salamoia funziona per osmosi.
Sono lieto di segnalarvi che è stato osservato un nuovo processo osmotico. Le intercettazioni della Procura di Milano rese “quasi pubbliche” ieri, infatti, riguardavano sei parlamentari: tre Ds (Fassino, D’Alema, Latorre) e tre di Forza Italia (Grillo, Comincioli e Cicu). Mirabile dictu, la membrana giurisprudenziale ha fatto in modo da separare le due appartenenze politiche: le intercettazioni dei Ds sono apparse su tutti i giornali, quelle di Forza Italia sono rimaste al loro posto nei faldoni.
Dopo le doverose verifiche incrociate, una spiegazione del fenomeno sarà pubblicata su Nature: tenetevi pronti!
Aggiornamento (13 giugno) Con calma, sta filtrando anche qualcosa del resto. Sempre di osmosi si tratta, comunque!