Avete presente quei ristoranti giapponesi dove il cibo ti arriva sui piattini che girano amabilmente su un sistema a rotaie? Bene. In Germania sembrano avere fatto le cose ancora più in grande, a giudicare da questo articolo della BBC comprensivo di video. In pratica c’è tutto un sistema di ottovolante che dalla cucina (in alto) manda giù i vari piatti, ma anche le bevande, al cliente; in questo modo non c’è più un cameriere, e non ci si può più lamentare con nessuno dell’attesa indefinita! No, non è vero: un po’ come quando da noi misero i primi distributori self-serve di benzina, ci sono alcune persone lì per spiegare il funzionamento del marchingegno a chi non è nato a pane e Pac-Man. Ma l’idea è quella.
Dal mio punto di vista è un po’ esagerato, però devo ammettere che se mi capitasse di dover tornare a Norimberga un saltino là ce lo farei anche…
dimissioni telematiche – 3
A un mese abbondante dalle mie notiziole in merito (1 – 2) torno a parlare delle famose “dimissioni telematiche”, citando un articolo di lavoce.info.
La situazione è ancora peggiore di quanto immaginassi. Innanzitutto il modulo di dimissioni non deve essere usato quando le dimissioni sono consensuali: come si poteva banalmente immaginare, chi voleva fare il furbo adesso è passato a fare firmare in bianco, al momento dell’assunzione, un accordo di risoluzione consensuale.
Peggio ancora, con una seconda circolare del 25 marzo (tre mega di PDF, non chiedetemi come mai sia così grande) è stato tolto l’obbligo di andare dai Centri per l’Impiego a farsi dare il modulino datato: puoi farti dare il numero dal tuo PC connettendoti al sito. Peccato che in questo modo il datore di lavoro, che i dati del lavoratore ce li ha, può farsi dare l’identificativo e compilare lui stesso il modulo di dimissioni per quando gli serve. Insomma, ci vorrebbe la firma digitale… che ovviamente non esiste per nulla all’atto pratico.
Resta insomma il mio solito triste commento: l’idea era buona, la realizzazione no.
Aggiornamento: (4 luglio) è di nuovo cambiato tutto. Vedi qua.
accessori fotocamera cercansi
qualcuno di lor lettori (ma anche di lor lettrici) sa dirmi dove trovo un cavo USB per la mia Lumix DMC-TZ1? è un cavetto più piccolo di quello miniUSB che si usa di solito: soprattutto più sottile e da 8 pin. E già che ci siamo, qualcuno sa dove trovi una batteria?
In realtà la batteria è qua e il cavo qua, ma io vorrei un unico posto :-(
BidPlaza
Niente roba mia questa volta, ma un ottimerrimo articolo segnalatomi da Marco d’Itri.
Non so se avete visto la pubblicità di BidPlaza.it, qualcosa tipo “la prima asta dove vince chi fa l’offerta più bassa”. Magari vi siete anche chiesti come può funzionare tutto il sistema (dal punto di vista di quelli di BidPlaza, intendo). Bene, silentman spiega tutto, ma proprio tutto. Per chi ha fretta, ecco qua l’executive summary.
Innanzitutto, non vince chi fa l’offerta più bassa ma chi tra le offerte uniche ha fatto quella più bassa, un po’ come quando si giocava a fiori frutti mari monti e si cancellavano le risposte uguali. In secondo luogo, tu i soldi della tua offerta i due euro per il privilegio di avere fatto un’offerta comunque li devi cacciare, anche se non hai vinto. Infine, gli esseri umani non sono capaci di scegliere dei numeri a caso.
Risultati pratici: BidPlaza ci guadagna qualcosa tipo il 1000%, sommando tante cifre piccole; se uno fa un’offerta è quasi certo che non vincerà; qualcuno al momento ha buone probabilità di vincita facendo tante offerte e scegliendo statisticamente quelle meno probabili.
Possibili sviluppi: più persone inizieranno a seguire la stessa logica, che quindi diventerà impraticabile. Lasciate pure perdere, insomma :-)
Di virus e altro
Inizio con una notizia di servizio, anche se probabilmente inutile visto che i miei lettori sono italianofili. Se vi arriva un mail scritto in portoghese/brasiliano dal titolo Telegrama Urgente!, non cliccate sopra il Telegrama, anche perché il file index.php invia immediatamente uno .scr che è il troiano Mal.Banker.
Aggiungo poi che l’ultimo phishing sulle Poste Italiane non è nulla di particolare, se non per l’indirizzo di invio che è posTTe.it, probabilmente la versione finnica; altrimenti le Poste ItaliEne sono sempre una sicurezza.
Ma la parte più divertente è sicuramente lo spam dei riciclatori russi di denaro dalla provenienza non ben determinata. ll messaggio, che mi è arrivato sulla casella di posta aziendale subito prima delle scuse di Luca Luciani (non credo però ci sia una correlazione) era scritto centrato come una poesia sperimentale anni ’60 e il traduttore automatico aveva fatto del suo meglio per generare del lirismo degno di ben altri scritti. Vi lascio alcune chicche per farvi iniziare meglio la giornata:
– Noi siamo la società sviluppata con il ricco di movimento nel campo di finanzaria!
– Per rafforzare la nostra società noi stiamo cercando dei professioniste [però il femminile genera qualche equivoco…]
– Le suggeriamo del stipendio quello dipende da volume del vostro lavoro
Ma il meglio è alla fine, quando mi viene detto a quale indirizzo scrivere per “chiedere le dettagli oppure fare le domande”: la frase inizia con “Se Lei è interessante”. Sono già tagliato fuori in partenza.
Silvie Berlusco, quomodo Latine loqui?
È vero che nel weekend l’unico quotidiano che ho letto è stato La Stampa, però mi sa che la notizia non è apparsa sui soliti giornali che scorro: la si trova solo sul quotidiano di famiglia, oltre che ad esempio sulla BBC dove stamattina l’ho letta. L’articolo britannico termina con “A trial for alleged fraud is set to resume after the legislative elections”, ma quelle sono le solite cattiverie comuniste, e non è di questo che voglio parlare.
In una delle sue interviste a braccio che tanto piacciono soprattutto ai corrispondenti esteri, il presidente latinista ha ricordato che a scuola dai salesiani era lui quello deputato a fare i discorsi in latino agli ospiti illustri (tipo i cardinali), e termina dicendo «Il mio latino dunque credo che mi permetterebbe anche un pranzo con Giulio Cesare». A parte i problemucci con l’italiano – avrebbe dovuto dire “Credo che il mio latino mi permetterebbe…” oppure “Il mio latino credo mi permetterebbe…” – e a parte la scelta di una persona il cui latino era piuttosto secco, mi chiedo quali voti in più dovrebbe portargli una simile affermazione. È forse convinto che l’elettore quadratico medio rimanga folgorato da tale sfoggio di (supposta) cultura? O non riesce proprio a fare a meno di farsi notare in ogni modo possibile e immaginabile? Il tutto, naturalmente, tralasciando la banale constatazione che probabilmente Silvio non capirebbe una parola di quanto Cesare pronunciasse, considerando che il latino che insegnano alle scuole italiane va appunto bene per parlare con i cardinali ma ha una pronuncia completamente diversa da quella probabile ai tempi dell’Impero sui fatali colli…
Il blackout dei sondaggi
La legge italiana vieta la pubblicazione di sondaggi nei quindici giorni precedenti le elezioni. Fin qua nulla di male, anche perché un sondaggio bene esposto può cambiare di molto le carte in tavola, convincendo molta gente che andare a votare è inutile.
Più precisamente, la legge 28/2000 all’articolo 8, comma 1 recita:
«Nei quindici giorni precedenti la data delle votazioni è vietato rendere pubblici o, comunque, diffondere i risultati di sondaggi demoscopici sullesito delle elezioni e sugli orientamenti politici e di voto degli elettori, anche se tali sondaggi sono stati effettuati in un periodo precedente a quello del divieto.»
A me sembra chiaro che lo spirito della legge è di dire “non è che tu puoi fare un sondaggio sedici giorni prima del voto, tenertelo in saccoccia e pubblicarlo tre giorni prima del voto”. Però, se il sondaggio è stato reso pubblico prima dello stop ufficiale, non vedo nulla di male a lasciarlo pubblico. Per la PresConsMin, invece, non è così. Come potete vedere andando su www.sondaggielettorali.it, trovate questo avviso: «L’attività del sito www.sondaggipoliticoelettorali.it è sospesa in applicazione dell’art.8 della legge 22 febbraio 2000, n.28 e delle delibere dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni n. 33/08/CSP del 21 febbraio 2008, pubblicata sulla G.U. n.47 del 25 febbraio 2008 e n. 34/08/CSP del 6 marzo 2008, pubblicata sulla G.U. n.59 del 10 marzo 2008.. Sono andato anche a leggere la delibera del Garante, che continua a dire semplicemente “è vietato rendere pubblici o comunque diffondere i risultati, anche parziali, di sondaggi demoscopici sullesito delle elezioni e sugli orientamenti politici e di voto degli elettori”. A questo punto tutte le mie notiziole sugli scenari possibili nelle varie regioni sono evidentemente fuorilegge, visto che sto “diffondendo” i risultati. C’è qualche avvocato che mi può fare da patrocinatore?
Ah, la legge 28/2000 è quella della par condicio. Una ragione in più per SilvioB per eliminarla.
Perché tanta voglia di rifare le schede elettorali?
Dopo Pizza che rivuole il simbolo e SilvioB (ma anche Di Pietro) che afferma che le schede elettorali inducono in confusione e devono essere rifatte, ecco alcune ipotesi che mi sono venute in mente per la Vera Ragione dietro questa richiesta.
– L’economia italiana sta rallentando, ma si può dare un forte impulso almeno alle tipografie, sperando che diventino il volano di un Nuovo Miracolo Economico.
– Per invogliare la partecipazione, all’elettore saranno mostrate cinque schede diverse e gli si chiederà di indovinare qual è quella corretta: simpatici gadget a chi indovina.
– Con tutte le schede che verranno stampate, cosa volete che sia scambiarne qualcuna nel segreto dell’urna elettorale?
– Le schede inutilizzate potranno essere riciclate come cartapesta, per coprire i cumuli di spazzatura nel napoletano.
Detto tutto questo, mi spiace molto notare come in questa nazione si facciano sempre delle preferenze (tranne quando si esercita il diritto di voto, ma questa è un’altra storia) e ci si dimentichi dei veri protagonisti.
Spero che qualche politico si inalberi contro le matite copiative.