Noi parliamo tanto dello stato pietoso della ricerca in Italia: non so come vadano le cose nel Regno Unito, ma i ricercatori inglesi sembrano avere delle capacità non comuni di convincere i finanziatori che i propri lavori sono meritevoli.
Oggi il Corsera traduc… ehm. riporta un articolo del Daily Telegraph che riporta lo studio del professor Jens Krause dell’Università di Leeds, che spiega come «Quando si trovano in mezzo alla folla, le persone tendono a comportarsi come le pecore, ovvero a seguire ciecamente colui o coloro (al massimo si tratta di due individui) che sembrano sapere esattamente dove stanno andando (anche se magari non è affatto vero)». Una scoperta che forse più che il Nobel permetterà al professore di vincere il premio Ig Nobel, ma intanto un po’ di soldi se li sarà portati a casa.
Chi mi conosce sa che io affermo da anni che la stragrande maggioranza della gente sono dei pecoroni: peccato che non io abbia mai pensato di proporre un articolo sulla prestigiosa rivista Animal Behaviour. Vorrei però aggiungere che in ogni caso c’era della letteratura precedente riguardo al fatto che la gggente si metta a seguire chi sembra sapere dove sta andando. Il buonanima di Douglas Adams, in The Long Dark Tea-Time of the Soul, introdusse il concetto di navigazione Zen che funziona esattamente in quel modo: “trovare qualcuno che sembra sapere dove sta andando, e seguirlo. I risultati sono in genere più sorprendenti che di successo, ma in genere vale la pena di provarci per quelle rare occasione in cui sono entrambe le cose”.
Ora, cari i miei fortunati lettori, avete un altro argomento per sfoggiare le vostre conoscenze davanti alla macchinetta del caffè!
P.S.: non c’entra un tubo, ma vorrei elogiare il fatto che sul Corsera stanno apparendo i link cliccabili.
Parole matematiche: derivata
(la lista delle parole matematiche si trova qua!)
Oggi, più che di derivata, si sente parlare di derivati: quei contratti finanziari il cui valore dipende dall’evoluzione di un altro valore. Detto così non significa molto, ma se ce lo traducessero in “se l’azione X cresce dell’1% allora guadagnerai il 10%, ma se l’azione cala dell’1% allora perderai il 10%” magari inizieremo a capire che operare sui derivati non è effettivamente una cosa così bella. Ma che c’entra tutto questo con la derivata, intesa come funzione che viene calcolata mediante dei procedimenti che sembrano tanto esoterici (mai come gli integrali, ammetto però)? Beh, la storia è lunga.
In latino esisteva già il verbo “derivare”, ma con un significato ben diverso. Il termine infatti deriva :-) da “rivus”, ruscello, e aveva il significato di “condurre le acque fuori da”. Questo significato è rimasto ancora oggi nella parola “derivazione”, anche se più che alle acque di un canale si pensa oggi all’aggiunta di un cavo elettrico. Dante usò il verbo con il valore di “avere origine”, ma già nel XVI secolo per Annibal Caro c’era il significato traslato di “trarre, dedurre”. Ed è effettivamente questo il significato che è passato in matematica… solo che all’inizio si parlava di funzioni derivate “in genere”, cioè funzioni che si ottenevano a partire da altre funzioni usando un operatore. Perché poi ci si sia limitati a chiamare così unicamente la funzione ottenuta con l’operatore di differenziazione… mi spiace, ma questa volta non sono riuscito a scoprire il perché. Oggi dev’essere una giornata non delle migliori. Mi sa che dovrà passare ancora un bel po’ d’acqua sotto i ponti (magari deviata…)
Da un certo punto di vista, però, il significato più vicino a quello etimologico resta quello dei prodotti finanziari: basta pensare come posono scorrerci via i soldi se ci mettiamo a giocare pericolosamente in borsa.
pensieri cattivi
a margine del tragico incidente di oggi (rep.it, – corsera):
– nessuno sbraiterà contro gli extracomunitari al volante (il Cayenne che ha originato l’incidente è svizzero)
– nessuno commenterà sul fatto che corso di Porta Vittoria, per come è fatto (parte centrale con la corsia preferenziale leggermente sollevata, e pochissimo spazio tra la preferenziale e le macchine parcheggiate da cane sul fianco) dovrebbe avere un limite di velocità di trenta all’ora, e probabilmente con i dossi artificiali. Le per fortuna rarissime volte che sono dovuto passare di là in bici, mi sono sempre piazzato sulla preferenziale che comunque è generalmente più sicura nonostante tutto.
– qualcuno si è in effetti chiesto che diavolo siano andati a fare lì la Moratti e il De Corato. La cosa strana è che gli strali contro sindaco e vicesindaco (Un gruppo di cittadini radunati a margine della strada hanno gridato: «Vergogna, vergogna. Non è questa la sicurezza che vogliamo» all’indirizzo della Moratti e De Corato.) in questo momento sono riportati dal Corsera e non da rep.it.
– in compenso, a rep.it iniziano la galleria di immagini (si sa che lo splatter fa sempre bene) con la scritta “questa galleria contiene immagini drammatiche”. Scritta che non appare cliccando a partire dall’articolo, visto che viene linkata l’immagine numero 2 – che per me è già stata più che sufficiente, pur non vedendosi nulla. (P.S.: adesso (19:40) qualcuno se ne è accorto, e la galleria parte dall’avviso)
hai avuto una giornata pesante?
Beh, in questo caso, prima di farti scoppiare la bile in corpo, cosa che generalmente non ti migliora affatto la situazione, ti consiglierei questo simpatico giochino, che finalmente vendica la dissennata decisione di Microsoft di rinominare il campo minato in “prato fiorito” per timore che le malleabili menti degli utenti Uindous potessero essere turbate da qualche pixel colorato di rosso e un eventuale rumorino.
Nel gioco ci sono solo e unicamente delle mine che si muovono qua e là per lo schermo, e lo scopo del giocatore è quello di farle scoppiare. Per riuscirci, ha una sola mossa a disposizione: cliccare su una delle mine, che scoppierà. L’onda d’urto si propagherà alle mine vicine: bisogna quindi scegliere opportunamente il primo brillio, per ottenere una reazione a catena sufficientemente duratura per riuscire a passare il livello. Io mi sono fermato al settimo livello, e già per arrivare fin lì mi sembrava di essere uno studente fuoricorso che si ostina a ripetere sempre lo stesso esame, rimanendo ogni volta trombato: voi magari riuscite a fare meglio.
PS: si può togliere il suono, ma mi sa che l’utilità del giochino come sistema antistress cali molto.
The Meaning of It All (libro)
Il secondo libro di Feynman che ho recentemente letto (l’altro è recensito qua, giusto per la cronaca) raccoglie tre conferenze – le Danz Lectures – tenute da Feynman nel 1963 su scienza, filosofia, religione e società (Richard P. Feynman, The Meaning of It All, Penguin Book 2007 [1988], pag. 133, Lst. 7.99, ISBN 978-0-141-03144-6). Il risultato a mio parere è molto inferiore; ci sono degli ottimi spunti, soprattutto nella prima parte in cui spiega come funziona il metodo scientifico, ma poi si perde parecchio nella seconda parte, in cui cerca di spiegare perché la religione non è scientifica, cosa sulla quale tutti credo siano d’accordo. La terza e ultima conferenza, messa su in fretta e furia perché aveva finito gli argomenti che si era preparato, è interessante come fonte di aneddoti e per come Feynman cerchi di applicare il metodo scientifico alla sua stessa conferenza, per la precisione ai suoi pregiudizi anticomunisti: il fatto che non ci riesca poi così bene è assolutamente illuminante su come il metodo scientifico non sia affatto facile da seguire ;-)
PS: Almeno per me, l’accenno finale all’enciclica di Giovanni XXIII (immagino la Pacem in terris) è assolutamente incredibile. Probabilmente – per uno come me che nel 1963 è nato, figuriamoci per i più giovani – è difficile capire come il suo papato, e la presidenza di Kennedy, siano stati visti come una rottura completa col passato.
The Pleasure of Finding Things Out (libro)
(se vuoi una mia recensione più seria di questo libro e del seguente, va’ su Galileo!)
Feynman è un nome che dovrebbe essere relativamente noto a chiunque sia interessato alla scienza, e per la precisione alla fisica. Ma è anche stato un oratore sempre pronto a stupire il pubblico con i suoi effetti speciali, e le sue conferenze erano scoppiettanti. Nel primo dei suoi due libri che ho ultimamente letto (Richard P. Feynman, The Pleasure of Finding Things Out, Penguin Book 2007 [1999], pag. 270, Lst. 8.99, ISBN 978-0-141-03143-9) Jeffery Robbins raccoglie una “dozzina del fornaio” (cioè tredici) discorsi tenuti dal Nobel presso varie sedi, in modo da dare un’idea della sua arte oratoria… e naturalmente dei suoi pensieri e delle sue idee provocatorie. Rispetto ad altre raccolte, qui si parla più del suo approccio alla scienza, da quando suo padre – che aveva detto a sua madre incinta “se sarà maschio dovrà diventare uno scienziato” – gli insegnava ad osservare il mondo a come lui concepiva l’insegnamento, senza naturalmente riuscire mai a metterlo in pratica. La sua relazione di minoranza per il disastro del Challenger resta però un esempio da leggere e rileggere, anche e soprattutto in Italia.
Ah: come scritto nella prefazione, non cercate di imparare l’inglese da come lui parlava; il suo inglese era molto colloquiale.
È sanvalentino®
Questa (cliccaci su per vederla un po’ meglio) è la schermata che stamattina mi è apparsa quando mi sono connesso su Google Docs (quello funzionava, sì).
Già mi sarei arrabbiato a leggere “Happy Valentine’s Day!” su sfondo rosa in cima alla schermata. Ma trovarmi tutto in rosa, e le stelline che sono diventati cuoricini mi fanno pensare che la melassa ci ha ormai sopraffatto.
Giusto per riempire un po’ la colonna dei commenti: che ne pensate, voi? (no, non della festa di sanvalentino®, sparlare di essa è troppo mainstream! Parlo proprio della trasformazione odierna di Google Docs)
(Nota che non c’entra nulla con il resto, ma tanto sono qua a scrivere… In compenso, oggi il proxy fa passare i viedo di YouTube. Sarà un altro effetto di sanvalentino®?)
Il mio Gmail non si sente bene
Stamattina d’un tratto Gmail ha deciso di non funzionare, nel senso che se clicco sopra un messaggio non me lo apre, se provo a cliccare su un folder non me lo apre, eccetera eccetera. Però ad esempio se clicco su “seleziona tutto” vengono effettivamente selezionati tutti i messaggi: quindi sono solo relativamente poche le azioni che non fa. Peggio ancora, se ad esempio posiziono il puntatore su un messaggio, questo si trasforma in un ditino, proprio come un link: è solo il clic che non fa nulla.
Ho provato la tecnica dell’informatico: nulla. Ho disabilitato Better Gmail: nulla.
Sempre peggio: facendo uno strano giro per arrivare ai setting gmail (mica posso cliccare sulla pagina!) mi arriva questo minaccioso messaggio:
Were sorry, but your Gmail account is currently experiencing errors. You wont be able to use your account while these errors last, but dont worry, your account data and messages are safe. Our engineers are working to resolve this issue.
ma se uso (ehm…) Internet Explorer funziona tutto.
Mo’ che faccio?
Aggiornamento: (21 febbraio) Lunedì era tutto a posto, ma stamattina è di nuovo bloccato. Giovedì Guai Gmail, insomma.